marco carlo rodolfo edoardo de benedetti

CARLO, PERCHÉ NON GEDI IL COMANDO? - LE 10 DOMANDE DI MADRON A DE BENEDETTI: ''DALLE INDISCREZIONI FILTRATE, LA SUA ''REPUBBLICA'' PREVEDE L’INSEDIAMENTO DI EZIO MAURO ALLA PRESIDENZA DI GEDI E LA GUIDA OPERATIVA AFFIDATA ALL’ATTUALE DIRETTORE GENERALE CORRADO CORRADI. LA SUA MOSSA ERA DIMOSTRATIVA OPPURE…'' - IN QUESTO MOMENTO RIUNIONE ''DI EMERGENZA'' DEI CDR DI ''ESPRESSO'' E ''REP'' - CAIRO: ''UNA MOSSA ROMANTICA CHE MI È PIACIUTA''

 

  1. GEDI: CDR ESPRESSO, IMPEGNO PER SALVAGUARDARE IDENTITÀ

 (ANSA) - Il Cdr dell'Espresso - si legge in una nota - prende atto dell'importante novità relativa agli assetti proprietari del Gruppo Gedi, comunicata dall'ingegner Carlo De Benedetti. "Come sempre, il Cdr - continua il comitato di redazione - si impegnerà per salvaguardare l'identità, i valori e il lavoro della redazione dell'Espresso, il settimanale che ha dato origine al Gruppo editoriale. Settimanale che, sin dalla sua fondazione, ha raccontato i grandi avvenimenti sociali e politici dell'Italia, portando avanti battaglie civili fondamentali per il Paese". Per discuterne l'assemblea dei giornalisti dell'Espresso è convocata oggi, lunedì 14 ottobre alle ore 15.

 

  1. GEDI: CAIRO, DE BENEDETTI? MOSSA ROMANTICA CHE MI È PIACIUTA

 (ANSA) - "Mi è piaciuta, mi sembrava una cosa bella che avesse voglia di ritornare a una sua seconda giovinezza, Carlo de Benedetti. Non so tutti i passaggi, quello che è accaduto prima e non voglio entrare in quelle che sono le vicende del gruppo Gedi". Lo ha detto Urbano Cairo, presidente e ad di Rcs, commentando l'offerta di De Benedetti a Cir, a margine della presentazione del Premio Cairo, a Palazzo Reale a Milano. "La considero una mossa romantica, di una persona che ama l'editoria, ama Repubblica e ama i giornali del Gruppo Gedi", ha aggiunto.

 

 

  1. DIECI DOMANDE A CARLO DE BENEDETTI

Paolo Madron per www.lettera43.it

 

Domenica 13 ottobre Carlo De Benedetti ha reso noto con un comunicato rilasciato all’agenzia Ansa (e anticipato da Dagospia) di aver lanciato un’offerta per il 29,9% delle azioni del gruppo Gedi a un prezzo di 0,25 euro, ovvero l’equivalente di quanto quotava in Borsa il titolo alla chiusura di venerdì 11 ottobre.

 

La mossa dell’Ingegnere ha spiazzato tutti. Non solo i figli che pure si stavano interrogando sul futuro del gruppo editoriale di cui Cir, la loro capofila industriale, detiene la quota di controllo, ma anche l’altro socio di peso, diventato tale dopo la fusione con La Stampa, John Elkann, per il quale l’iniziativa di Carlo De Benedetti è suonata come un fulmine a ciel sereno.
 

 

 

Per la verità sereno è una parola grossa, visto che da tempo i De Benedetti e John meditavano di incontrarsi per decidere sul futuro di una aggregazione per ora rimasta in gran parte sulla carta. Ma l’irrompere sulla scena dell’Ingegnere ha scompaginato (oppure accelerato, questo lo si vedrà presto) i piani. Tuttavia, fin da subito, l’iniziativa del presidente onorario di Gedi ha suscitato non poche perplessità e domande. Siccome nessuno meglio di lui può rispondere, noi gliene abbiamo formulate 10 che, peccando di immodestia, riassumono un po’ lo sconcerto di tutti coloro che si interessando di editoria. Eccole di seguito.

 

1 – Carlo De Benedetti dal punto di vista finanziario è uno degli imprenditori più dotati. Pochi come lui sanno leggere al primo sguardo un bilancio e coglierne criticità e punti di forza. Risulta perciò incomprensibile un’offerta come quella da lui avanzata, che non valorizza il titolo e, se mai accettata, costringerebbe Cir a segnare una drastica svalutazione della quota di Gedi in portafoglio (siamo nell’ordine dei 150 milioni). Quindi nel momento in cui l’ha resa pubblica, l’Ing già sapeva che le possibilità che venisse accolta erano pari a zero.

 

2 – E allora perché l’ha fatto? Chi lo conosce bene propende per la tesi dell’azione dimostrativa. De Benedetti ha voluto lanciare un monito ai figli per dire loro che mai avrebbe consentito l’uscita di Cir dall’editoria, quindi l’addio a Repubblica, il quotidiano la cui storia intreccia per la gran pare la sua di imprenditore. Ma le azioni dimostrative se non danno seguito poi a una vera guerra restano tali. L’Ingegnere si accontenterà dunque di aver fatto esplodere i petardi o andrà oltre?

 

3 – Armi per procedere, adesso che Cir ha respinto le sue profferte, ne dispone in abbondanza. Come passo successivo potrebbe ritoccare al rialzo l’offerta, ovvero mettere sul piatto ben più di quei 38 milioni di euro che, agli attuali corsi di Borsa, è il valore di quel 29,9% che vuole comprare. Ha intenzione di farlo?

 

4 – Naturale dunque la domanda, ma anche il dilemma. Alzerà il prezzo mantenendo inalterata la quantità richiesta, oppure si lancerà in un’Opa totalitaria sull’intero capitale? Con il balzo di lunedì 14 ottobre conseguente alle notizie del fine settimana, Gedi capitalizza in Borsa (dove il titolo è stato anche sospeso per eccesso di rialzo) 129 milioni di euro. Teoricamente le risorse dell’Ingegnere gli consentono di spendere anche il triplo. Gli analisti infatti stimano il suo patrimonio personale, quel numerino che fa la gioia delle classifiche dei Paperoni, di poco superiore al miliardo di euro.

 

5 – Che farà dunque Carlo, che il 14 novembre compirà 85 anni, e che almeno ufficialmente si è da tempo ritirato lasciando, sarebbe meglio dire donando, le sue attività ai figli? Avrà voglia, dopo aver detto e ridetto di volersi godere una vecchiaia serena e da padre nobile, di rigettarsi nella mischia compromettendo così definitivamente il già precario rapporto con i figli?

 

6 – Domanda col senno di poi. Se, come ha scritto nel comunicato e poi dichiarato senza mezzi termini, ritiene i figli totalmente inadatti a gestire il business editoriale e insensibili al giornaliero profumo della carta che esce dalle rotative, perché ha deciso qualche anno fa di passare loro la mano?

 

7 – Perché questa mossa adesso? In un suo recente intervento da Lilli Gruber, l’Ingegnere si è detto pienamente soddisfatto della linea imposta da Carlo Verdelli Repubblica dopo che, a suo dire, Mario Calabresi l’aveva stravolta fino a perdere i contatti con i suoi lettori tradizionali. Non crede che questa iniziativa, comunque vada a finire, crei un clima di destabilizzazione in un momento non facile (come del resto per tutti i giornali) della sua storia editoriale?

 

8 – In molte conversazioni, anche pubbliche, De Benedetti senior non ha mai mostrato di credere nelle magnifiche sorti e progressive del settore. Per i giornali di Gedi, e lo stesso vale per altri, la prospettiva è quella di una irreversibile contrazione progressiva delle copie e della pubblicità destinata a ripercuotersi negativamente sul conto economico. Scenari maturati in casa fanno presagire che, a meno di interventi drastici sui costi fissi e di riorganizzazione, il gruppo Gedi rischia di perdere una ventina di milioni di euro all’anno. L’Ingegnere non è certo uno cui piaccia scialare i propri soldi, pur avendone tanti. Perché dunque vuole riprendersi un business che dal punto di vista economico sarà tutt’altro che prodigo di soddisfazioni?


9 – Per passione, risponde Carlo, perché quel giornale è consustanziale alla sua storia, perché tuttora gli consente di avere un formidabile strumento di pressione che incute timore negli avversari. Ma davvero è ancora così? Davvero l’Ingegnere crede che il giornale-partito, come teorizzato dal fondatore Eugenio Scalfari e perpetuato poi da Ezio Mauro e adesso in parte da Verdelli, abbia ancora il ruolo e la presa di un tempo?

 

10 – A che tipo di giornale pensa De Benedetti, ammesso e non concesso che ne riprenda il controllo? Dalle indiscrezioni filtrate, la sua Repubblica prevede l’insediamento di Ezio Mauro alla presidenza di Gedi e la guida operativa affidata all’attuale direttore generale Corrado Corradi. Un ritorno al passato, al di là del valore e la caratura degli uomini, che altri imprenditori giunti alla sua età hanno perseguito convinti di poter rinverdire gli antichi fasti. Lo ha fatto, da ultimo, Luciano Benetton, che ha riproposto il sodalizio con Oliviero Toscani che oltre 30 anni fa portò la Benetton al successo mondiale.

 

Con risultati, purtroppo, ben lontani dalle ambizioni. Carlo De Benedetti, per come lo conosciamo, è un uomo la cui impulsività, specie ora che gli anni avanzano, è mitigata da un fondo di saggezza e disincanto. Gli diamo un consiglio, non richiesto. Non si lanci in battaglie sanguinose che possono compromettere gli affetti. Faccia tesoro, anche se può far male ammetterlo, di quell’aforisma di Nietzsche: «Non si torna mai dove si è stati felici». Vale sempre. Anche in amore. Quello per i giornali, naturalmente.


 

 

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