john elkann giornali quotidiani fiamme

CARTA STRACCIA - IN DIECI ANNI L’EDITORIA ITALIANA HA PERSO RICAVI PER 2,4 MILIARDI DI EURO: I GIORNALI VIVONO UN DECLINO INESORABILE DI COPIE VENDUTE E IL DIGITAL NON RIESCE A RIMPIAZZARE I RICAVI - IL RECORD NEGATIVO È DEL “SOLE 24 ORE”, CHE HA CUMULATO UN PASSIVO DI OLTRE 300 MILIONI. LA DRAMMATICA PARABOLA DI GEDI, CHE CON LA GESTIONE AGNELLI HA SUBITO UN TRACOLLO (E ORA SI PREPARA A UN PIANO LACRIME E SANGUE) - TIENE BOTTA RCS BY CAIRO…

Fabio Pavesi per www.ilfattoquotidiano.it

 

quotidiani1

Il decennio che si è chiuso da poco passerà alla storia come il più grave dissesto dell’editoria italiana. Dieci anni in cui i giornali hanno visto un calo continuo e inarrestabile delle copie vendute nelle edicole, rimpiazzate solo in minima parte, quanto a ricavi, dalle edizioni digitali.

 

quotidiani italiani 2

È un cambio di paradigma drammatico che non potrà che accelerare in futuro, con la fruizione dei giornali che passa dalla copia fisica a quella consultabile sui dispositivi. Ma come tutte le transizioni da un modello di business all’altro, prima che il passaggio si completi lascerà dietro di sé una scia di distruzione creativa. Per ora si raccolgono solo i cocci della rivoluzione digitale per l’industria dei giornali.

 

Ricavi a picco e perdite per 2 miliardi di euro – I ricavi da vendita, in media, per i più grandi gruppi quotati si sono più che dimezzati dal 2010 al 2020. A inizio decennio valevano 4,4 miliardi, a fine 2020 il fatturato si è fermato a soli 2 miliardi.

EDICOLA CHIUSA ROMA 2

 

Con i ricavi crollati era inevitabile continuare a segnare perdite. Nel decennio il sistema dell’informazione ha prodotto oltre 2 miliardi di passivo. Un’ecatombe mitigata, ma solo in minima parte, dalle centinaia di pre-pensionamenti e dal continuo ricorso agli ammortizzatori sociali per giornalisti e poligrafici e da un complessivo taglio dei costi, che poco hanno potuto nel frenare la caduta.

 

Un bagno di sangue in cui, salvo pochissime eccezioni come vedremo, le aziende hanno inanellato perdite su perdite. Un excursus sui principali gruppi, tutti quotati, aiuta a comprendere la portata drammatica della crisi strutturale della stampa.

 

IL SOLE 24 ORE.

Il giornale degli imprenditori fa peggio di tutti – Il gruppo che edita il primo giornale economico-finanziario del Paese, posseduto da Confindustria, è il campione indiscusso dell’incapacità imprenditoriale di fermare il declino.

 

Dal 2009 (prima perdita di bilancio) ha chiuso in utile (per soli 7,5 milioni) un solo anno, il 2017. Per il resto è stata una via crucis. Un filo rosso di perdite che dal 2010 al 2020 hanno cumulato un passivo di oltre 300 milioni. Bruciate per quasi due volte tutte le risorse raccolte dalla quotazione del 2007. I ricavi, che valevano nel 2010 472 milioni di euro, a fine del 2020 si collocano sotto i 200 milioni. Una crisi che non ha mai trovato soluzione.

roberto napoletano foto di bacco (1)

 

Solo dal 2018 Il Sole24Ore ha ritrovato un margine industriale positivo, ma a livello dell’ultima riga di bilancio il rosso non è scomparso. Anche nei primi sei mesi del 2021, pur con il margine operativo lordo a 7,3 milioni su ricavi per 97 milioni, il gruppo ha chiuso ancora in perdita per 3,3 milioni. Nel mezzo della lunga crisi il giornale di Confindustria ha usufruito, come tutti, di tutte le tipologie di ammortizzatori sociali: dalla cassa integrazione, ai contratti di solidarietà ai prepensionamenti.

quotidiani italiani

 

E sempre in quegli anni ha dovuto affrontare lo scandalo delle copie digitali farlocche che hanno visto patteggiare il presidente e l’ad del gruppo e finire a processo l’ex direttore Roberto Napoletano.

 

Rcs, la svolta nei conti con l’arrivo di Urbano Cairo – E’ una vicenda a due facce quella di Rcs, il gruppo che edita tra le altre cose il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Un decennio diviso in due. Prima la gestione fallimentare degli azionisti dell’ex salotto buono che hanno visto cumulare perdite colossali.

 

URBANO CAIRO CORRIERE DELLA SERA

Dal 2010 al 2015 è andata in scena la più grave crisi del gruppo che edita il primo giornale italiano. Le perdite, continue, sono state di 1,3 miliardi con ricavi crollati da 2,2 miliardi a solo 1 miliardo e con una situazione debitoria finanziaria sempre più grave con debiti a oltre mezzo miliardo.

 

La svolta è arrivata con la presa di possesso di Rcs da parte di Urbano Cairo nell’agosto del 2016. Da lì in poi ecco ritrovare l’utile. Il primo già a fine del 2016 per 3,5 milioni. Poi una progressione invidiabile – non senza, anche qui, prepensionamenti e cassa integrazione per i lavoratori – con una dote cumulata dal 2016 al 2020 di ben 260 milioni di profitti netti.

 

Anche Rcs ha sofferto del calo dei ricavi, passati dai 940 milioni del 2016 ai 750 milioni del 2020. Ma nel 2021 c’è già stato un forte rimbalzo con un recupero di 100 milioni di ricavi e il gruppo si appresta a chiudere l’anno, secondo le stime, con un fatturato intorno agli 880 milioni.

URBANO CAIRO CON CORRIERE DELLA SERA

 

Con il balzo dei ricavi di quest’anno è tornata anche la marginalità lorda che ora è sopra il 15% dei ricavi e anche l’utile netto a 39 milioni solo nei primi 6 mesi del 2021. Al netto dell’affaire Blackstone e della relativa causa milionaria, Rcs è oggi, tra i grandi gruppi editoriali, quello con le performance di gran lunga migliori del settore.

 

quotidiani

La parabola di Gedi, dal successo al crollo della gestione Agnelli – Rispetto a Rcs, Gedi, cioè l’ex gruppo L’Espresso Repubblica, oggi controllato all’89% dalla Exor della famiglia Agnelli e che ha assorbito sia La Stampa sia Il Secolo XIX, ha compiuto il percorso inverso. Nei primi anni del decennio era il gruppo editoriale più in salute.

MAURIZIO SCANAVINO E JOHN ELKANN

 

Tra il 2010 e il 2016 era riuscito a collezionare 160 milioni di utili, mentre Rcs perdeva oltre 1,3 miliardi. Poi l’inizio della crisi che ha ribaltato il quadro. Dal 2017 al 2020, complice la grave crisi di diffusione de La Repubblica, ma anche de La Stampa e Il Secolo, la società che era dei De Benedetti ha cumulato 450 milioni di perdite. Solo nel 2020, l’anno del passaggio da Cir alla famiglia Agnelli, le perdite sono state di ben 166 milioni. A pesare non solo il calo potente dei ricavi che nel decennio hanno perso 385 milioni, ma anche le pulizie sul valore delle testate.

 

JOHN ELKANN MAURIZIO MOLINARI

Solo tra il 2019 e il 2020 Repubblica è stata svalutata di oltre 130 milioni, portando il valore del brand da oltre 200 milioni a solo 80 milioni. Sorte analoga anche per la divisione Gnn che edita i giornali locali, oltre a La Stampa e Il Secolo XIX, svalutati solo nel 2020 di 48 milioni. E che anche la gestione industriale vada assai male lo dicono i conti.

Alla Divisione Repubblica (il giornale più gli allegati più il settimanale L’Espresso) i costi superano i ricavi e il margine è negativo. Meglio la divisione Gnn (giornali locali più La Stampa e il Secolo) che ha un margine di 14 milioni su 206 milioni di ricavi, ma le svalutazioni hanno portato in rosso anche i conti di Gnn.

 

 Tengono solo le radio pur con ricavi crollati da 64 milioni a 45 nell’ultimo anno con un utile operativo sceso a solo 1,2 milioni dai 15 milioni del 2019. Ora l’amministratore delegato Maurizio Scanavino chiede un taglio massiccio dei giornalisti a Repubblica e ha societarizzato i periodici tra cui L’Espresso, segno prodromico a una cessione o a una chiusura futura.

CALTAGIRONE E IL MESSAGGERO

 

Perdite da 400 milioni per le testate di Caltagirone – Una serie decennale di perdite per 394 milioni per il Caltagirone editore. I suoi giornali (Il Mattino, il Messaggero, il Gazzettino) che fatturavano 242 milioni nel 2010 ora fanno ricavi solo per 119 milioni. Non solo la crisi delle entrate ha prodotto le perdite, ma anche le continue svalutazioni delle testate del gruppo. Meno copie, meno ricavi, valore dei marchi che scende inesorabilmente.

 

andrea riffeser monti

Monrif, il rosso è contenuto ma mancano le svalutazioni – Stesso film per Andrea Riffeser Monti, l’editore del Giorno, di Qn, e del Resto del Carlino, nonché presidente della Fieg, la Confindustria dei padroni dei giornali. I ricavi sono scesi da 252 milioni a solo 143 milioni nei dieci anni. Le perdite sono più basse rispetto a Caltagirone, solo 40 milioni, ma va anche detto che Riffeser ha fatto molte meno svalutazioni delle sue testate.

 

giornali

Class, la finanza non paga – Il gruppo Class, che edita tra gli altri Milano Finanza e Mf, non è stato immune alla crisi dei giornali. Fatturava nel 2010 128 milioni, ora i ricavi sono scesi a 64 milioni. La striscia delle perdite dice che nel decennio sono state di 140 milioni. Non solo, ma la casa editrice ha dovuto rinegoziare più volte il debito con le banche.

 

MARCO TRAVAGLIO E CINZIA MONTEVERDI

Seif sempre in utile, tranne che nel 2019 – Seif, editore de Il Fatto Quotidiano e Ilfattoquotidiano.it nati rispettivamente nel 2009 e 2010 prima della crisi dell’editoria italiana, ha chiuso sempre in utile nel decennio con la sola eccezione del 2019, anno della quotazione sul listino Aim (rosso di 1,49 milioni). Nel 2020 i ricavi sono saliti da 32 a 38 milioni con margine industriale a quota 5,2 milioni e un utile netto di 300mila euro.

quotazione del fatto quotidiano marco lillo antonio padellaro peter gomez cinzia monteverdi marco travaglioEDICOLA CHIUSA ROMAMILANO FINANZA jpegandrea riffeser monti 1edicola a veneziacinzia monteverdi marco travaglio giorgia solariquotidiani.

Ultimi Dagoreport

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…