richard wagner

LA CAVALCATA DELLA PROPAGANDA – RICHARD WAGNER È STATO L’UNICO COMPOSITORE CHE SIA RIUSCITO (INVOLONTARIAMENTE) A METTERE D’ACCORDO TUTTI DAL PUNTO DI VISTA POLITICO, RELIGIOSO E SOCIALE – LA SUA MUSICA FU STRUMENTALIZZATA SIA DAI BOLSCEVICHI IN RUSSIA CHE DAI NAZISTI IN GERMANIA, MA NEGLI ANNI È STATA LA COLONNA SONORA ANCHE DI FILM, MOVIMENTI POLITICI E RELIGIOSI  – IL SAGGIO “WAGNERISMI" RACCONTA COME IL GENIO TEDESCO SIA ARRIVATO A RAPPRESENTARE L'INCONSCIO CULTURAL-POLITICO DELLA MODERNITÀ…-VIDEO

Mattia Rossi per “il Giornale”

 

richard wagner 2

Musica e politica: il tema è antico eppure così d'attualità. Quella sorta di abiura richiesta al maestro scaligero Gergiev dal sindaco di Milano Beppe Sala, non più tardi dello scorso febbraio, non che è l'episodio ultimo in ordine cronologico e che, a ben vedere, conosce radici ben più profonde. A stupire, forse, è che ad avanzare quella richiesta sia stato quell'Occidente che fonda sé stesso sul dialogo e sulla libertà. 

 

Ma a ripercorrere quelle trame così fitte e così uguali della storia, ci si accorge che l'intreccio tra musica e politica, tra arte e propaganda, molto spesso si ripete tal quale. Guardate. Francia, anno 1916, siamo in pieno primo conflitto mondiale: nasce la Ligue nationale pour la défense de la musique française, un nome solenne ed elegante per un sodalizio di compositori e musicisti sorto con lo scopo di «condannare al silenzio la moderna nazione tedesca pangermanista». 

 

richard wagner

Lo si legge nello stesso delirante appello fondativo: «Bisogna innanzitutto allontanare da noi per lungo tempo l'esecuzione in pubblico delle opere austro-tedesche contemporanee, non ancora di pubblico dominio, i loro interpreti, Kapellmeister e virtuosi, le loro operette viennesi, le loro pullulanti pellicole cinematografiche, i loro dischi Si tratta, insomma, di vegliare affinché il nemico non passi». Il nemico politico che diventa nemico artistico.

 

La musica è uno strumento privilegiato, con la sua alterità del linguaggio e le sue liturgie, per essere fidata ancella della politica. Lo sapevano bene nell'Unione Sovietica del Pcus dove vennero affinate infallibili tecniche di controllo e boicottaggio. Basta leggere le memorie di Andrej Gavrilov, pianista perseguitato dal regime rosso con sabotaggi e attentati, per farsi un'idea.

 

wagnerismi

Ma non è solo questo l'utilizzo propagandistico della musica. Il caso di Richard Wagner è emblematico di come la politica, già ben prima di Hitler e della sua nazificazione, abbia sfigurato un assoluto genio e, di fatto, lo abbia ammantato di ideologia immediatamente dopo la sua morte. È la storia ricostruita da Alex Ross, musicista e critico statunitense, in Wagnerismi (Bompiani, pagg. 1184, euro 35). 

 

E per farlo, Ross parte proprio dal 1883, anno in cui il compositore rese la vita a Dio a Venezia, ovvero in quel momento individuato come origine di quello che sarà l'uso politico della sua musica: «Il caotico culto postumo che divenne poi noto come wagnerismo non fu certo un fenomeno puramente, e neppure principalmente, musicale. Abbracciava l'intera sfera delle arti: poesia, letteratura, pittura, teatro, danza, architettura, cinema. Irruppe anche nel regno della politica: sia i bolscevichi in Russia sia i nazisti in Germania utilizzarono la musica di Wagner come colonna sonora per i loro tentativi di riplasmare l'umanità».

 

Nel giro di una quindicina d'anni dopo la sua morte, nel 1900, Wagner era diventato una sorta di Leviatano in grado di «rappresentare l'inconscio cultural-politico della modernità».

 

richard wagner 4

Certo, la sua declinazione nazista è la più nota - e, qui, nota Ross, «un artista che aveva conseguito il genere di universalità attinta da Eschilo e Shakespeare fu di fatto ridotto a un'atrocità culturale: la musica di sottofondo del genocidio» - ma non fu l'unica (benché ciò sia spesso ignorato): il Wagner teosofico, il Wagner esoterico, il Wagner satanico, il Wagner femminista, il Wagner gay, il Wagner ebreo, il Wagner nero, il Wagner fantascientifico. 

 

Ed è, forse, questo, uno dei punti di forza di questo mastodontico libro che - pur nella consapevolezza che non si tratti di una lettura facile di quasi 1.200 pagine - non si limita meritoriamente alla trattazione, reale fin che si vuole, di un Wagner rimodellato a un solo e preciso uso e consumo. 

 

richard wagner 3

Del resto, il contraltare sanguinario del nazismo, il comunismo, nacque proprio affiancando Marx e Wagner: pur avversato dal fondatore del comunismo, quello che Ross definisce il «Wagner socialista» fu ampiamente idolatrato dai rivoluzionari e dal proletariato che vide nel Ring un'opera socialista.

 

Quando, poi, a occuparsi di Wagner fu George Bernard Shaw e la sua Fabian Society, l'interesse della sinistra si assommò a quello del mondo teosofico e occultista. Addirittura, Aleister Crowley, il padre dell'esoterismo, affermò che Parsifal era stato composto su esortazione dell'occultista tedesco Theodor Reuss, gran maestro dell'Ordo Templi Orientis.

 

 E non solo: Ross rivela che il nome di Wagner apparve pure in un bizzarro elenco di membri dell'Ordine accanto a Siddharta, Osiride, Orfeo, Maometto, Merlino, Dante, Goethe e Nietzsche. Insomma, il culto esoterico «non aveva esempio migliore del Mago di Bayreuth».

 

richard wagner 1

E ancora. Se sul Wagner antisemita vs il Wagner ebreo la letteratura abbonda, ben più pionieristica è l'esistenza di un «Wagner nero»: «All'inizio del XX secolo, il compositore era divenuto ormai un punto di riferimento della cultura afroamericana» al punto che pure Martin Luther King, in un suo sermone del 1957, arrivò a sostenere che «certe forme di ricezione estetica possono avvicinarsi all'esperienza del divino, per esempio ascoltare un'opera di Wagner o una sinfonia di Beethoven». 

 

Stessa insolita scoperta per le varianti femminista e gay benché Wagner sia considerato campione di misoginia e omofobia: se per Joyce «Wagner puzza di sesso», in un questionario contenuto in un manuale del 1908, per autodiagnosticare la propria omosessualità, si chiedeva se ne avesse una «passione particolare».

richard wagner 2

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."