raffaella carra

CHE CARRA’RMATO! – LE MOLESTIE? RACCONTAVA DI AVERNE SUBITE E DI AVER REAGITO CON "LA CURA RAFFA": UNO SMATAFLONE, IN EMILIANO E' IL CEFFONE DI QUELLI BELLI SONORI, E VIA - E POI LA RIVOLUZIONE SESSUALE DEL TUCA TUCA, LA PRESUNTA RIVALITA’ CON MINA (“DOPO LO SPETTACOLO GIOCAVAMO INSIEME A SCOPONE SCIENTIFICO”), L' AMORE PER I NIPOTI, FIGLI DI UN FRATELLO MORTO GIOVANE, LA SUPERSTIZIONE: ALLA VIGILIA DI NATALE, SEMPRE PASTA CON IL TONNO PERCHÉ PORTA BENE, GLIEL'AVEVA DETTO MASTROIANNI - VIDEO

 

 

 

Alberto Mattioli per "la Stampa"

carra 9

 

Ma da dove incominciare? Dal Tuca Tuca o da Ma che mu, ma che mu, ma che musica maestro, da Maga Maghella o dai fagioli di Pronto Raffaella, da Com' è bello far l' amore da Trieste in giù fra l' Italia in miniatura di Rimini o da Begnini che l' abbranca a Fantastico declamando tutto il dizionario dei sinonimi e dei contrari della corporeità riproduttiva? Dai bianco-e-nero superchic di Antonello Falqui o dalle carrambate, da Topo Gigio o da Henry Kissinger (sì, intervistati entrambi), dal caschetto biondo o dalla Grande Bellezza, dalle censure democristiane o dall' icona gay, dal consenso delle casalinghe o da quello degli intellettuali, entrambi comunque plebiscitari?

 

Ci sono vite che racchiudono tutte le vite, canzoni che sono la colonna sonora di infinite esistenze, immagini che diventano i ricordi di tutti.

 

Difficile capire perché, ma succede. È una storia magari minima, ma è pur sempre storia. E così capita che sessant' anni abbondanti di identità italiana, di quello che siamo stati e che siamo, si ritrovino in vita e opere di Raffaella Maria Roberta Pelloni in arte Carrà, venuta al mondo il 18 giugno 1943 a Bologna, la leggenda narra durante un terribile bombardamento, e uscitane ieri a Roma.

carra

 

Famiglia non povera come da favola che si rispetti, ma disfunzionale, sì. Il matrimonio fra mamma e papà va male da subito, la coppia scoppia presto e lei cresce a Bellaria. La Romagna le dà l' imprinting che l' accompagnerà sempre: sorrisi e simpatia, ottimismo e voglia di vivere, ma anche volontà di ferro e passione per il lavoro, quello fatto bene. E una fede politica di sinistra.

 

Nella bella stagione del boom, nella nostra età dell' innocenza, quando tutto in Italia sembra possibile, perfino facile, la ragazzina già tostissima decide che vuole ballare. A otto anni è a Roma ad alzarsi sulle punte, poi le dicono che ha le caviglie troppo piccole per il balletto e lei, da brava piccola rezdora che non si dà per vinta, dirotta sul cinema.

 

carra3

Diploma al Centro sperimentale di cinematografia (ma aveva già debuttato nel '52, a otto anni, in un melodramma tremendo fin dal titolo, Tormento del passato), particine fra cinema, teatro e rivista, la grande occasione nientemeno che a Hollywood e nientemeno che con Frank Sinatra. Titolo del film: Il colonnello von Ryan.

 

Ma la signorina Pelloni non ancora Carrà capisce che la sua strada è un' altra. La televisione è ancora un approdo di talenti, non il rifugio di chi non ne ha. Lei sa ballare, cantare, recitare, è istintivamente simpatica e sexy per quanto è possibile in un' Italia ancora democristiana ma già squassata dalle folate liberalizzatrici del Sessantotto.

Raffaella Carra - Foto Farabola

Non a caso, il primo successo arriva nel '69 con Io, Agata e tu. La consacrazione, l' anno seguente, con la Canzonissima griffata Falqui in coppia con Corrado dove lei, per la prima volta nella storia della Telepatria, mostra l' ombelico. I padri sognano, le figlie imitano, i gay giubilano, i moralisti protestano, tutti la guardano.

 

Gli Anni Settanta sono una marcia trionfale. Nel '71, il Tuca tuca è una piccola rivoluzione sessuale, uno choc di costume, altro che il Benigni che sarà. Coreografia di Don Lurio, testo allusivo di Boncompagni («Mi piaci, ah, ah!»), le mani di Enzo Paolo Turchi che si muovono roventi come piadine sul corpo della soubrette più amata. Per i mitici «dirigenti» diccì è troppo e scatta la censura, ma poi arriva per un' ospitata Alberto Sordi al quale non si può dire di no, e infatti rituca sornione la Carrà. Ed è subito icona nazionale, a furor di popolo.

Raffaella Carra e Mina - Foto Farabola

 

Nel '74 c' è Milleluci, secondo molti il più bel varietà della tivù italiana, pimentato dalla rivalità vera o presunta con Mina. Presunta, secondo Raffa: «Ma no, dopo lo spettacolo giocavamo insieme a scopone scientifico».

 

Lei riesce nella missione impossibile di rinnovarsi di continuo restando sempre sé stessa, il caschetto biondo inventatole dal parrucchiere Vergottini e tagliato in modo da tornare al suo posto dopo ogni scuotimento della testa sui due accordi dell' orchestra, i costumi di Luca Sabatelli e Corrado Colabucci che sono il trionfo del lustrino, tutto un kitsch consapevole e perfino ironico, già pronto per i Gay Pride prossimi venturi. E lei, intelligente come al solito: «Macché stilisti, io devo vestire da Carrà». Bilancio: tre Canzonissime, due Fantastico, un Sanremo, una Domenica in, cinque Carramba (nella doppia versione Carramba, che sorpresa e Carramba, che fortuna), dodici Telegatti. Ah, e anche 51 album pubblicati, 22 dischi di platino o d' oro, 60 milioni di copie venduti, molti in Spagna e in America latina dov' è una superstar. E infatti lancia pure Fiesta!

Raffaella Carra - Foto Farabola

 

Nell' 87, Nostra Signora della Rai cede alle lusinghe e ai milioni di Berlusconi e trasloca alla Fininvest, un altro segno dei tempi, ma l' esperienza non è felice. Il ritorno in Rai è una mutazione genetica: addio al sabato sera e alla soubrette volteggiante e sberluccicante, adesso Raffaella risponde al telefono a mezzogiorno accompagnando la cottura della pasta con quiz surreali sul numero dei fagioli contenuti in un vaso o massime di buon senso spicciolo per un pubblico bon enfant (quante solitudini alleviate o piccoli conforti quotidiani, però).

 

Arriva la tivù delle lacrime e delle agnizioni prêt-à-pleurer e lei naturalmente c' è con le sue carrambate, il mélo più spudorato che però, fatto da lei, risulta stranamente sincero, una tivù tutto sommato onesta che non cerca di spacciare i suoi casi umani per spaccati sociologici o inchieste giornalistiche. Ormai è oltre la cronaca, «icona culturale», si sbilancia il Guardian, mentre il dj alla moda Bob Sinclair remixa A far l' amore comincia tu che diventa un successo planetario, finisce nella Grande bellezza di Paolo Sorrentino e vince un' Oscar (il film, certo, ma con la canzone dentro).

Raffaella Carra - Foto Farabola

 

Ma i suoi ritornelli sono già la colonna sonora di tutti i Gay Pride del mondo, senza che lei riesca a spiegarselo ma rendendola comunque felice. Figuriamoci i diretti interessati, che adorano senza se e senza ma. Saggia, superRaffaella capisce anche quando è il momento di sparire, salvo poi tornare puntualmente alla ribalta: «Ho più paura che la gente dica: ancora lei! piuttosto che: dov' è andata a finire?». E all' incauto soprascritto che, quando venne all' Auditorium Rai di Torino per Gran concerto condotto dal suo protegé Alessandro Greco, aveva retrodatato il suo debutto rispose ironica: «No, le sembrerà strano ma a quell' epoca io non c' ero ancora».

 

Anche la vita privata racconta com' è cambiata l' Italia.

Raffaella Carra - Foto Farabola

 

Niente marito e niente figli (ma molto impegno in prima persona e come testimonial per le adozioni a distanza), qualche relazione stabile di cui due importantissime, di vita e di lavoro insieme: Gianni Boncompagni e Sergio Japino. Finite entrambe, continuarono poi a vivere tutti e tre nello stesso condominio.

 

raffaella carra 22

E le molestie? Raccontava di averne subito e di aver reagito con «la cura Carrà: lo smataflone» che, traduco per i non emiliani, è il ceffone e di quelli belli sonori. E poi l' amore per i nipoti, figli di un fratello morto giovane, la superstizione (alla Vigilia di Natale, sempre pasta con il tonno perché porta bene, gliel' aveva detto Mastroianni) e tutto sommato una grande riservatezza: ha dato centinaia di interviste, ma senza mai svelarsi completamente. È un' altra vita che se ne va portandosi via un pezzo della nostra. Come diceva Flaiano: coraggio, il meglio è passato.

Raffaella Carra - Foto FarabolaRaffaella Carra - Foto Farabolacarra boncompagni 9boncompagni carra japinoARBORE CARRA BONCOMPAGNI ARETHA FRANKLINraffaella carra 6raffaella carra 7topo gigio e raffaella carraraffaella carra 8Raffaella Carra - Foto FarabolaRaffaella Carra e Corrado - Foto FarabolaRaffaella Carra e Raimondo Vianello - Foto FarabolaRaffaella Carra - Foto Farabola

Ultimi Dagoreport

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…