diego armando maradona 1991

CHI HA INCASTRATO MARADONA? - IL LIBRO DI MARCELLO ALTAMURA, "L'IDOLO INFRANTO", RIPERCORRE GLI EVENTI CHE PORTARONO ALLA SQUALIFICA DEL CAMPIONE ARGENTINO DOPO LA PARTITA NAPOLI-BARI DEL 1991 - IL PROCESSO LAMPO, L'ATTEGGIAMENTO PASSIVO DI FERLAINO, LE PROVETTE CON I CAMPIONI DI URINA CHE NON ERANO CHIUSE ERMETICAMENTE - IL TRASPORTO E LA CONSERVAZIONE DELLA PRIMA PROVETTA AVVENUTI IN MANIERA DIVERSA DA QUELLA PRESCRITTA DALLA PROCEDURA E QUEI CONTENITORI ARRIVATI DAL BRASILE CON UNO STRANO TEMPISMO…

Da www.ibs.it

 

L IDOLO INFRANTO - CHI HA INCASTRATO MARADONA

Questo libro getta una luce sui tanti misteri irrisolti degli anni napoletani di Diego Armando Maradona: dall’estate del 1984, con la presentazione trionfale allo stadio San Paolo (oggi intitolato a lui), alla primavera del 1991, con la fuga solitaria, di notte in una macchina scura, verso Roma, Fiumicino, l’Argentina. Ciò che è successo in quelle sette stagioni è nella storia dello sport. E, in parte, in quella giudiziaria.

 

Ma molto è ancora da chiarire, e Marcello Altamura, fra i massimi esperti di Maradona e giornalista di razza, in questo libro indaga a fondo nella vita di Diego, in quella Napoli e in quel Napoli: l’esistenza sregolata del campione, i suoi vizi, i suoi contatti con la malavita; un «sistema calcio» capace di fingersi cieco e sordo finché c’è da spremere, e all’improvviso severo e moralista quando il succo è finito. Che cosa è successo davvero?

 

L’idolo infranto è un’inchiesta rigorosa, che però si legge con l’emozione del thriller e l’indignazione di chi, tifoso e no, vuole riscattare la memoria del più grande giocatore di ogni tempo. È la storia di un uomo dalla generosità debordante e dai numerosi difetti, circondato da «amici» ma tremendamente solo. Dotato di un talento incredibile, è diventato un idolo per milioni di persone: un idolo che qualcuno, come spiega Marcello Altamura, ha provato ad abbattere.

 

MARADONA 17 MARZO 1991

2 - ESTRATTO DEL LIBRO "L'IDOLO INFRANTO - CHI HA INCASTRATO MARADONA" DI MARCELLO ALTAMURA

 

I GIORNI DEL GIUDIZIO

Il primo provvedimento è l’immediata sospensione dall’attività agonistica per violazione dell’articolo 32 del Codice di giustizia sportiva, «per aver prima della gara Napoli-Bari assunto cocaina, sostanza vietata dalle vigenti disposizioni in materia». Un’accusa che non lascia speranze e che tuttavia è imprecisa. Perché la cocaina, Maradona, non l’ha mai assunta per migliorare le prestazioni sportive.

joao havelange

 

E infatti, lo abbiamo già visto, quello di Maradona è un processo lampo, concluso il 6 aprile 1991 con la squalifica per 15 mesi. Una sentenza attesa, non solo Italia.

 

I giornali argentini riportano di contatti del presidente della Federcalcio Matarrese con Grondona, il suo omologo argentino, e Havelange, presidente della FIFA. Diego intanto rompe il silenzio: mi hanno sottoposto a 25 antidoping ma perché proprio l’ultimo è risultato positivo? L’obiettivo è raggiunto: Maradona stava pagando il conto.

MARADONA

 

UNO STRANO PROCESSO

Davvero non si poteva far nulla per difendere Maradona dall’accusa di doping? L’avvocato Vincenzo Maria Siniscalchi era il legale del campione e fu presente anche al processo sportivo: "Quello che mi colpì e che mi rimane impresso dopo tutti questi anni è l’atteggiamento del Napoli in udienza. Mi sarei aspettato che il club facesse carte false per difendere Diego, il suo giocatore più forte, il capitano della squadra. Invece, nulla, il Napoli partecipò al processo in maniera acquiescente. È solo una mia sensazione, sia chiaro, ma mi venne da pensare che fosse indifferente alla sorte del calciatore".

 

Maradona è difeso anche dal professor Giovanni Verde, docente universitario di Diritto civile e successivamente membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Il professor Verde ricorda molto bene il processo del 1991: "Sono stato il legale di Maradona in tutta la vicenda doping e la mia difesa era basata su un fatto preciso, e cioè che i residui di cocaina trovati nelle urine dell’atleta risalissero ai giorni precedenti la partita.

 

diego maradona nel documentario di asif kapadia

Questo rappresentava la prova che la droga non era stata assunta dal calciatore per migliorare o alterare le prestazioni sportive ma per uso personale slegato rispetto alla sua attività. Una tesi che in effetti fu accolta nel giudizio e infatti Maradona fu condannato non per doping ma per la slealtà sportiva e tutto sommato ebbe una pena lieve, il minimo previsto per casi del genere. Ricordo che il professor Donike aveva insistito sulla questione dei macchinari e delle provette ma il collegio non la considerò particolarmente".

diego armando maradona allo stadio san paolo

 

Il professor Manfred Donike, direttore del laboratorio antidoping di Colonia, massimo esperto mondiale in questa materia, è uno dei periti di parte di Maradona, insieme al professor Angelo Fiori. Riletta oggi, a trent’anni di distanza dai fatti, la loro relazione è un’anatomia del complotto che incastrò Maradona.

 

Donike, infatti, sottolinea che la provetta di Diego contenente l’urina usata per le controanalisi, quelle decisive per la squalifica, non era chiusa ermeticamente: i sigilli di piombo si potevano sfilare e richiudere tranquillamente. Una condizione, questa, che avrebbe potuto come minimo esporre a un rischio di inquinamento i campioni.

 

maradona 23

Ma non è tutto: Donike e Fiori scrivono anche che il trasporto e la conservazione della prima provetta, quella cioè contenente l’urina di Maradona prelevata dopo Napoli-Bari, sono avvenuti in maniera diversa da quella prescritta dalla procedura. Il secondo campione, quello utilizzato per le controanalisi, sarebbe stato conservato meglio. Impossibile qui non pensare alle accuse di Gianni Minà anche per una notizia curiosa, riportata da La Gazzetta dello Sport il 9 marzo 1991 in breve: "Nuovi contenitori antidoping. La Figc li importa dal Brasile".

 

il lifting di maradona 10

Dunque, con tempismo perfetto, la Figc introduce nuovi contenitori per i flaconi d’urina dei calciatori proprio otto giorni prima di Napoli-Bari. Il trafiletto parla di una striscia di plastica per sigillare i flaconi, mentre nella relazione Donike e Fiori parlano invece di sigilli di piombo. Le provette contenenti l’urina di Maradona sono diverse da quelle federali? Le corrette procedure non sono seguite sin dall’inizio del controllo?

 

Nella relazione di Donike e Fiori c’è anche dell’altro. Confrontati, i risultati dei due esami dell’urina di Diego sono diversi. Nel primo test, infatti, si parla solo di cocaina, nel secondo di cocaina e dei suoi metaboliti. I due controlli sono stati eseguiti con metodiche e tecnologie diverse, circostanza sufficiente per invalidarli del tutto. Non solo: in sede di controanalisi, il professor Donike chiede di effettuare una gascromatografia per stabilire proprio la corrispondenza tra il risultato dei due test.

 

napoli ricorda maradona 8

Nella relazione, si mettono a confronto gli esiti dei due test e si evidenzia che le tracce di cocaina e dei suoi metaboliti non sono costanti, sembrano apparire per poi scomparire e infine riapparire nell’ultimo esame, quello decisivo. Come può essere? Nella relazione, i periti parlano di «possibile contaminazione della colonna», cioè di una componente del macchinario utilizzato per effettuare le analisi. Torniamo nel laboratorio del Coni all’Acqua Acetosa, dove siamo entrati all’inizio della nostra storia. Donike e Fiori, dopo le controanalisi, confermano tracce di cocaina, chiedono un test di prova su un campione ‘pulito’, cioè non appartenente a Maradona. Incredibilmente, anche questo segnala tracce di cocaina. Com’è possibile?

BIANCHI MARADONADIEGO MARADONA E CORRADO FERLAINO maradonaMARADONAhugo e diego maradonadiego armando maradona santo

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”