marialba russo cult fiction

IL CINEMA DEI GIUSTI – TRA IL 1978 E L 1980 L’ITALIA SEMBRAVA INVASA DA UNA VENTATA DI FOLLIA LIBERTARIA O PSEUDO-LIBERTARIA DI OGNI TIPO. CHE NEL CINEMA SI TRADUCE IN UNA SORTA DI DELIRIO DA DESIDERIO DI CINEMA EROTICO DI OGNI TIPO. LO SPIEGAVA BENE UN EPISODIO DEL FILM DI ALBERTO SORDI “IL COMUNE SENSO DEL PUDORE”. E TORNA A SPIEGARLO ANCHE MEGLIO, CON 60 FOTO VERAMENTE MAI VISTE E SPETTACOLARI DI CARTELLONI DI FILM EROTICI SCATTATE NELLE STRADE DI NAPOLI E AVERSA DAL MARZO 1978 AL DICEMBRE 1980, MARIALBA RUSSO CON LA MOSTRA “CULT FICTION”, A CURA DI CRISTIANA PERRELLA, CHE SI APRE OGGI AL MUSEO PECCI DI PRATO….

marialba russo

Marco Giusti per Dagospia

 

C’è stato un periodo, diciamo alla fine degli anni ’70, quando ancora si discutono e si processano i pur precedenti “Decameron” di Pier Paolo Pasolini, 1971, il primo film che sfondò il muro del membro eretto,e “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci, 1972, cioè i due massimi incassi del cinema italiano, mentre Tinto Brass mette in scena un kolossal erotico da 7 miliardi come “Caligola”, che verrà poi massacrato dal produttore Bob Guccione, e che termina con l’inizio del vero cinema hard con apposite sale a luci rossi, diciamo quindi tra il 1978 e il 1980, dove l’Italia sembra invasa da una ventata di follia libertaria o pseudo-libertaria di ogni tipo.

pasolini decameron

 

E che nel cinema si traduce in una sorta di delirio da desiderio di cinema erotico di ogni tipo, come se dovessimo finalmente liberarci di qualsiasi voglia dopo secoli di repressione sessuale.

 

io, caligola di tinto brass

Lo spiegava bene, anche se in maniera comica, un episodio in particolare del film di Alberto Sordi “Il comune senso del pudore”, dove la vecchia coppia Sordi-Anna Longhi va al cinema per festeggiare l’anniversario di nozze e si ritrova Roma invasa da cartelloni di film erotici di ogni tipo riguardanti nipotine e contessine e le sale che proiettano solo film zozzi.

 

il comune senso del pudore

E torna a spiegarlo anche meglio, con 60 foto veramente mai viste e spettacolari di cartelloni di film erotici scattate nelle strade di Napoli e Aversa dal marzo 1978 al dicembre 1980, Marialba Russo con la mostra “Cult Fiction”, a cura di Cristiana Perrella, che si apre oggi al Museo Pecci di Prato.

 

In pratica, la Russo, proprio in quel delirante periodo di cinema contaminato, dove tutto, anche vecchi soft anni ’60, soft erotici orientali, vengono immaginati come hard dai cartellonisti, dai distributori, che spesso aggiungono veri spezzoni hard a piacimento, e ovviamente dagli spettatori, che se non trovavano ciò che cercavano erano pronti però a sfasciare i locali, è riuscita a fotografare, riportandocelo intatto, quello che il cittadino trovava per le strade riguardo al cinema erotico di quel preciso periodo. Proprio come facevano Sordi e signora.

Luce rossa

 

 

Il primo hard che si vide in Italia, secondo il fondamentale libro di Franco Grattarola e Andrea Napoli “Luce rossa”, sembra che sia stato “Rosa Bon Bon fiore del sesso” di Werner Hedman, con prima a Milano il 12 aprile del 1978. Lì si vede il primo blow job sui nostri schermi.

 

marialba russo, cult fiction (della serie), 1978 80. stampa su carta blueback. courtesy l'artista. 2

Ma la confusione di quel periodo, specialmente del 1978, è tanta.

 

Perché da lì in poi i film, anche film normali come “Il pornografo” di John Byrum e addirittura “Mica scema la ragazza” di François Truffaut, vengono rinforzati da distributi e perfino dai gestori delle sale, di ogni tipo di inserto erotico hard.

 

Al tempo stesso veri e propri film hard, soprattutto stranieri, vengono tagliati da scene hard alle quali si sostituiscono scene erotiche soft provenienti chissà da dove. Una pazzia.

 

Nel 1979 e da lì in poi nei primi anni ’80 i film hard avranno il loro sfogo, prima di essere rinchiusi nei ghetti delle sale a luci rosse.

Mica scema la ragazza

 

Ma, curiosamente, sono proprio gli anni del periodo intermedio quelli più interessanti per gli storici della materia. Segno, magari, di un decadimento del buon proposito libertario che immaginava Pasolini. Ma anche di un liberi tutti di un’Italia in cerca di rompere con qualsiasi tabù cattolico e democristiano.

marialba russo, cult fiction (della serie), 1978 80. stampa su carta blueback. courtesy l'artista.

 

Più i censori tagliavano più gli esercenti aumentavano le scene hard. Curiosamente in quel periodo, come chi lo ha vissuto ben si ricorda, la cartellonistica rimaneva non solo immatuta, sia sui flani, soprattutto nei giornali del sud, le piazze calde formate da Puglia, Sicilia e Campania, ma rafforzata nel far vedere su carta quel che, magari solo in parte, si sarebbe visto in sala. I ragazzini del tempo andavano al cinema sognando.

 

Ma anche i dotti professori e studenti delle dotte università italiano, ricordo, riempivano le sale dei porno o simil porno. Il Majestic a Milano veniva assaltato, i primissimi tempi, da un pubblico di maschi di ogni classe e cultura.

 

marialba russo 1

Al di là di ogni coloritura sociologica o femminista, insomma, alla faccia delle lezioncine critiche di Fofi e soci, quello che ha immortalato e conservato con cura Marialba Russo, che fu testimone anche di un set napoletano proprio del “Decameron” di Pasolini, è un documento incredibile della follia del tempo e di quello che solo allora si è visto sui muri delle città e della provincia in Italia.

 

E più a sud andavi, dove già la praticaccia delle commedie sexy di Edwige aveva sfondato con cifre incredibili di incassi, incassi inoltre che andrebbero al minimo raddoppiato visto che non sempre le cifre considerate ufficiali erano davvero reali, più la situazione si faceva disinibita e accattivante.

 

edwige fenech innocenza e turbamento

Chi abitava al nord, insomma, non vedeva le stesse cose che si vedevano a sud. E per questo trovo incredibili queste foto, prima di tutto come testimonianza diretta di una situazione che presto cambierà totalmente.

 

Con la cancellazione pressoché totale, per decenza, di ogni vera cartellonistica. E l’arrivo di manifesti che sbandieravano solo un titolo e magari un’attrice o un regista. Ma nessuna immagine, ahimé, legata al film o al suo titolo.

 

Il fascino che hanno questi scatenati manifesti in gran parte mai visti dai cinéphiles del nord, “La contessa, la contessina e la cameriera”, “Ho diritto al piacere”, “Rivelazioni erotiche di una governante”, soprattutto perché contestualizzati sui muri con tanto di nomi delle sale e divieti, è davvero un ritorno a un passato se volete assurdo, ma certo ancora da digerire e da metabolizzare.

marialba russo, cult fiction (della serie), 1978 80. stampa su carta blueback. courtesy l'artista. 1

edwige fenech pippo franco quel gran pezzo dell ubalda edwige fenech quel gran pezzo dell ubalda tutta nuda e tutta calda Mica scema la ragazza renzo montagnani edwige fenech la moglie in vacanza… l’amante in citta pippo franco edwige fenech quel gran pezzo dell ubalda edwige fenech i peccati di madame bovary 1edwige fenech i peccati di madame bovary 0edwige fenech i peccati di madame bovary 3edwige fenech perche quelle strane gocce di sangue sul corpo di jennifer? 1edwige fenech adriano celentano asso 1edwige fenech cinque bambole per la luna d’agosto

marialba russo cult fiction

marialba russo, cult fiction (della serie), 1978 80. stampa su carta blueback. courtesy l'artista. 3marialba russo, cult fiction (della serie), 1978 80. stampa su carta blueback. courtesy l'artista. 6marialba russo, cult fiction (della serie), 1978 80. stampa su carta blueback. courtesy l'artista. marialba russo, cult fiction (della serie), 1978 80. stampa su carta blueback. courtesy l'artista. marialba russo, cult fiction (della serie), 1978 80. stampa su carta blueback. courtesy l'artista. marialba russo, cult fiction (della serie), 1978 80. stampa su carta blueback. courtesy l'artista.

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