Michele anselmi per "il Riformista"
Ma "Natale a Beverly Hills" non era il peggio del peggio per i due principali quotidiani di centrodestra, cioè "Libero" e "il Giornale"?
Scorriamo le recensioni dei rispettivi critici. L'uno, Giorgio Carbone, il 20 dicembre stroncava, sotto il titolo "De Sica è finito in una latrina. E non è una metafora": "A metà una risata totale, omerica, da ultimo giorno da asilo. Che non s'attenua nemmeno quando uno spettatore indignato si alza. ‘Basta, mi sono rotto. Lo sapevo che il film di Natale finiva nella ...erda'. Non era un modo dire" (per via del fiotto di liquami sulla faccia di Massimo Ghini, ndr).

L'altro, Maurizio Cabona, scriveva rassegnato il 19 dicembre: "Sono tanti i marchi reclamizzati che ‘Natale a Beverly Hills' dovrebbe essere in attivo ancora prima di vendere un biglietto". E più in là: "Il castello di sogni del film è un'esemplare rimozione della realtà, tipica dei momenti di angoscia".

Tutto questo prima di Natale. Poi, a Santo Stefano, è successo che, nel fiorire delle polemiche legate al buffo interesse culturale nazionale chiesto da Aurelio De Laurentiis per il suo 26esimo cinepanettone, si sia fatta sentire pure la Fondazione Farefuturo vicina a Gianfranco Fini.
Il blando invito al boicottaggio sembrava solo un modo per inserirsi nel dibattito, al pari dell'appello al ministro Bondi perché non confondesse "la cultura con il trash, anche se rigorosamente made in Italy". Insomma, una mezza sciocchezza, tra le tante lette in questi giorni. Ma non per "Libero" e "il Giornale".


Fiutata la preda, ovvero l'odiato presidente della Camera, zac è partita l'unghiata. Così domenica 27 l'immemore giornale di Belpietro titolava infatti: "Viva i cinepanettoni che disgustano gli snob", parlando addirittura di "nuovo razzismo chic che arriva al cinema". Francesco Specchia fingeva di avercela un po' con tutti, incluso l'ex ministro Urbani ormai in disgrazia, ma in realtà l'obiettivo principale, ancor prima di Galli Della Loggia e il "Corriere della Sera", era ovviamente Farefuturo, cioè Fini, la bestia nera del centrodestra.
Mentre Paolo Giordano, sul quotidiano di Feltri, proprio lo stesso giorno ironizzava sugli "snob di destra e di sinistra": ma s'intende, quelli di destra erano presi di mira con più gusto. Non bastava, però. Sicché "il Giornale" ha fatto il bis lunedì piazzando in prima pagina un commento di Francesco Cramer intitolato "Destra in cachemire: gli snob di Farefuturo".


Aridànghete! Chiaro il senso dell'affondo: "La fondazione di Fini è diventato il pensatoio del politically correct e dei cliché. Tutti rigorosamente contro la maggioranza silenziosa". Maggioranza silenziosa?
A ieri, dati Cinetel alla mano, "Natale a Beverly Hills" ha incassato oltre 14 milioni di euro, il doppio del moscio rivale "Io & Marilyn". Finirà a 24-25, come al solito, giusto in tempo per lasciare il campo, il 5 gennaio, al Verdone di "Io, loro e Lara". Poi il 15 uscirà "Avatar" di Cameron e sarà l'apocalisse.
Nel frattempo la commissione ministeriale avrà negato l'interesse culturale al cinepanettone per togliere Bondi dall'imbarazzo di scrivere lettere al "Corriere" il cui senso resta sempre enigmatico. Quanto a Fini, ci si chiede: dopo "comunista", "traditore", "snob", "radical chic", cos'altro inventeranno per lui i colleghi di "Libero" e del "Giornale"?