fran lebowitz

COME FUNZIONA LA REALTÀ OGGI? – RISPONDE FRAN LEBOWITZ: “IL DIVERTIMENTO NON UCCIDE LE PERSONE, ANCHE SE VIVIAMO IN UN MONDO IN CUI LE PERSONE NON SI SENTONO IN COLPA PER AVERNE UCCISE ALTRE” – “ANDARE AL RISTORANTE È COME RICOVERARSI IN CLINICA, COI CAMERIERI CHE CHIEDONO A COSA SEI INTOLLERANTE” – ‘’LA GENTE SULLE COSE IMPORTANTI HA PAURA DI DIRE QUALCOSA CHE URTI LA SUSCETTIBILITÀ DI CHIUNQUE, SULLE PICCOLE COSE È FOLLEMENTE CRITICA ANCHE SE SONO LE PIÙ IDIOTE, L’ESTETICA, I VESTITI” – “MI IRRITA CHE LA GENTE CONSIDERI LA PROPRIA VITA PSICHICA COME SE FOSSE PUBBLICA E NON POSSONO FARE A MENO DI FAR SAPERE AL MONDO L’ELENCO DELLE LORO PREFERENZE SESSUALI, COME QUELLO DELLE ALLERGIE”

fran lebowitz

Laura Piccinini per “la Repubblica - D”

 

Si può in 30 minuti fare il punto sullo stato del mondo post lockdown (prima di doverlo rifare nel dopoguerra in Ucraina, quindi speriamo presto)? Probabilmente sì. Soprattutto se sei Fran Lebowitz, la conversatrice pubblica più esilarante, inesauribile, caustica e per questo amata che ci sia su piazza, molto più che una stand up comedian.

 

Calcolando che i suoi 30 minuti ne valgono 50, visto il numero di battute che infila (al 97% inedite, con una o due gia sentite a rimarcare l’iconicita del personaggio). Da ex “santa patrona dello stare a casa senza far niente” durante i mesi piu duri della pandemia, lei che amava e adesso odia viaggiare, e nel pieno di un tour mondiale dall’America all’Europa (Copenaghen, Atene e a luglio Londra) quasi tutto sold out. 

Il libro di Fran Lebowitz

 

A testare la dose booster di successo ricevuta grazie alle detestate tecnologie e in quanto affetta da blocco dello scrittore cronico (a parte il suo pressoche unico libro: La vita e qualcosa da fare quando non si riesce a dormire, uscito in Italia per Bompiani, e la docuserie su Netfilx Una vita a New Yorkcon l’amico “Marty” Scorsese, che non riesce a non ridere alle sue battute, diventata un classicone da lockdown, consumata massivamente in streaming). 

 

Dopo i vari Four Seasons e i telefoni spesso rotti nella stanza visto che non li usa piu nessuno, e tornata per qualche ora alla segreteria telefonica – che lei considera la sua Alexa – del suo appartamento volutamente esoso a Manhattan, anche a fare il ricambio di jeans. L’unica cosa con lei e ascoltare, le domande sono un dettaglio. Nel frattempo e scoppiata la guerra in Ucraina, ma il tour deve continuare, e «il divertimento non uccide le persone, anche se viviamo in un mondo in cui le persone non si sentono in colpa per averne uccise altre».

pretend it’s a city

 

Di cosa si parla oggi, quali i nuovi argomenti di conversazione a cena per strada o in tv, cosa si dicono, ci diciamo, di nuovo? 

«Di cosa? Di chi! Quando torno da una cena quello che mi ricordo – cioe mi scordo regolarmente – e di chi si e parlato stavolta. E c’e comunque troppa enfasi sul dire rispetto al fare. La salute mentale e l’argomento di conversazione che circola ovunque. La propria, soprattutto. 

 

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La gente oggi tende a dirti cosa prova, mica cosa pensa, dimostrando che sta scambiando il sentire per il pensare. La mia risposta qui e sempre: “Ma chi e che e normale”. Non sto parlando ovviamente di disturbi seri. E come se si aspettassero di raggiungere chissa che stato di serenita.

 

Anche alla gente del pubblico interessano le emozioni, le loro. E le mie, cosa di cui non ho mai parlato e non ho la minima intenzione di cominciare a farlo ora. Credo nella privacy e non dover rispondere sempre a tutti come quando sei una giovane comica e devi accettare ogni intervista e fare la maestrina.

pretend it’s a city 1

 

E il vantaggio dell’essere vecchi (che per il resto fa ovviamente schifo). Non puoi separare qualcuno dalla propria era. Una volta dal pubblico ti facevano domande assurde, ma almeno non emozionali. Tipo, ai tempi della crisi degli ostaggi in Afghanistan: “Chi e il suo ostaggio preferito?”. 

 

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La tragedia dell’Ucraina e un’incognita troppo grande e in atto, ma chissa. Mi irrita che la gente consideri la propria vita psichica come se fosse pubblica. In altre parole, escono di casa in ciabatte, emozioni e pigiama e non possono fare a meno di far sapere al mondo l’elenco delle loro preferenze sessuali, come quello delle allergie. Francamente non so se mi interessa».

 

Dove e come cerca materiale per i suoi monologhi adesso? E resta una non-connessa, senza telefonino e computer? Come mostra cose tipo il vostro Green Pass?

«Io non cerco materiale per i miei monologhi, e il materiale a trovare me! La vita ti si piazza davanti – a volte purtroppo – senza che tu faccia il minimo sforzo. Si chiama guardarsi intorno e dovrebbe essere normale. E volete sapere perche a me viene incontro? Perche non ho un quadratino su cui tenere parcheggiata la faccia come gli altri. Che a quel punto cosa vuoi che gliene freghi di dove stanno andando o sono (detto cartesianamente)? 

 

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Io non ho un telefonino, quindi non lo fisso, e se non lo fisso posso fissare il mondo, e se nessun altro lo fissa e come se me lo avessero lasciato tutto. Quanto ai vaccini, ho una card vera e propria che sta nella tasca dei miei jeans da quando esco di casa al supermarket (non che faccia la spesa di frequente). 

 

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I piu giovani non maneggiano card, e cosi che si svuotano certe parole. Ma la cosa buffa e quando entro in un ristorante dove e richiesto un documento d’identita extra, che sia la patente o la tua Id. E loro, “Oh Hello, Ms Lebowitz! Posso vedere gentilmente la sua carta d’identita?”. 

 

In pratica, prima ti salutano (dimostrando chiaramente di averti riconosciuta), poi ti chiedono chi sei, ahah (peggio che quando la scambiano per Annie Leibovitz, la fotografa, che «e solo biondo platino e con zigomi irraggiungibili», ndr). 

 

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Sanno che devono fare cosi e lo fanno senza una piega. Ma e la prova di come funziona la realta oggi, la gente si e disabituata a guardarsi in faccia e si e abituata a credere che quella che ti fanno vedere i media e fake, manipolata, non si fidano piu nemmeno delle videocamere di sorveglianza (ragion per cui la piccola criminalita, se e in aumento e perche ruba dagli scaffali tranquilla sapendo che nessuno ci crede). 

 

Per un giornalista, cosa che fortunatamente non sono, dovrebbe essere facile raccontare l’evidenza dei fatti con gli strumenti che ci sono, invece deve fare i conti con questo».

 

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E la sua New York, come sta? A un anno dal virus diceva che una cosa buona era che non inciampava piu nei turisti, e adesso? 

«Intanto nelle ultime settimane non ci sono quasi mai stata a causa del mio tour, e la certezza di ogni newyorkese e che mentre sei via la tua citta sta cambiando e chissa come diavolo la ritrovi. E non e mai stato impossibile come adesso predire il futuro. Loro, i turisti, sono tornati, neppure lontanamente nei numeri di prima e personalmente preferirei che non tornassero piu, ma New York ha bisogno di loro. 

 

Ci sono ancora le mille possibilita per cui era nota, saro stata in un bilione di aeroporti e ho visto un bel muoversi da una citta all’altra. Lo choc e continuare a vedere gli uffici vuoti. New York e niente senza la vita la dentro, e di gran lunga piu importante dei teatri riaperti a Broadway, e so di mettermi contro la mia categoria. 

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A chi volete che freghi di Broadway se abbiamo perso Midtown, il motore economico?! Le uniche zone dove vedi abbastanza folla – piu che abbastanza per i miei gusti – sono i quartieri residenziali, Brooklyn e le sue scuole. Non che ami particolarmente il genere».

 

Come i migliori comici e scrittori satirici, e una maestra nell’arte dell’osservazione sociale. Come si fa a decifrare il mondo, anticiparlo? A inciampare nelle nuove abitudini, o come li chiamavano una volta i trend, quelli che adesso ce li anticipano gli algoritmi che sanno prima di noi cosa ci piacera spiando i nostri data (suoi esclusi, certo). 

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«Ripeto, non bisogna agitarsi tanto. Ho letto anch’io il pezzo del New York Times che annunciava il ritorno delle sigarette tra i giovani, quelle vere, non il vaping o la cannabis alleggerita di questo e di quello. Tra gli intervistati – tutti col loro vero nome – c’era una ragazza di cui conosco bene il padre, che e il piu fanatico antifumo dell’universo. Ma io lo sapevo da 10 anni che avrebbero ripreso a fumare! 

 

E la ragione e che ogni volta che sono uscita ad accendermi una sigaretta fuori da una galleria o da un party, il resto della compagnia aveva almeno 50 anni meno di me. Ed e da prima della pandemia che andare al ristorante e come ricoverarsi in clinica, coi camerieri che chiedono a cosa sei intollerante. Cosa che toglie il piacere dell’andare a cena, piu delle ere avanti-Omicron e dopo Omicron».

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E il piacere di viaggiare, contenta di essere tornata a farlo, dopo 2 anni “a terra”?

«No, e orribile! Anche se il settore aereo sono 20 anni che e peggiorato, prima di tutto a causa del terrorismo globale. Pero adesso fa talmente schifo che ti fa fantasticare su come viaggiare 5 anni fa fosse un’esperienza deliziosa. 

 

Meno cibo, meno servizi, aree chiuse. Ma quello che mi fa imbestialire davvero e che hai regolarmente a che fare con quelli che si fanno penzolare addosso la mascherina, per bere incessantemente. E tu ti rivolgi all’assistente di volo, che pero ha talmente paura di scatenare una rissa, che si limita a fare l’annuncio sulle regole a bordo che alla fine ascolti solo tu.

 

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Al Salt Lake Airport la macchina dei raggi X non era in funzione e loro ti facevano togliere cose a caso, e io “come fa a dire che c’e del metallo nei miei stivali’? Adesso mi tolgo tutto senza che me lo chiedano. E c’e una tensione che fa passare la voglia a chiunque di “godersi l’esperienza”».

 

Ma il senso dell’umorismo, l’ironia, la satira, sono cambiati? Si ride o si puo far ridere allo stesso modo, per lei e tra i colleghi in generale? 

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«Si cambia, si susseguono delle specie di mode, ma sostanzialmente si resta sempre quel che si e. Una novita che ho notato e non su di me e che la gente piu giovane e piu soft, accondiscendente (mollacciona?), molto meno critica essendo stata educata a non esserlo. 

 

O almeno, sulle cose importanti hanno paura di dire qualcosa che urti la suscettibilita di chiunque, sulle piccole cose sono follemente critici anche se sono le piu idiote, l’estetica, i vestiti. Non c’e bisogno di stare sui social per saperlo, dove ci sono solo frammenti di un pensiero compiuto. 

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Ma lo vedo nella critica letteraria, non se ne fa quasi piu. E tutto cosi noiosamente fair, fanno tutti i gentili! Addolciti per paura di sembrare tromboni. Quando ero giovane io i grandi romanzieri americani, Norman Mailer, Gore Vidal, stavano sempre a litigare pubblicamente, criticandosi e “scannandosi” a vicenda. Non vedi nessuno farlo adesso».

 

Si parla tanto di eccesso di politicamento corretto, cancel culture, lei e amata in quanto comica che ha sempre parlato senza censurarsi. Non si puo dire piu niente? Se le dico woke, che mi dice? 

«So molto molto bene di cosa stiamo parlando. Sono perfettamente consapevole di cosa significhi la parola woke e so cosa vorreste che rispondessi. In parte e ridicolo, ma finche rimarra gente che ha bisogno di essere “svegliata”, awake, perche e da qui che proviene il neologismo, c’e poco da scandalizzarsi o indignarsi. 

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Sfortunatamente siamo il Paese dove meta della popolazione ha votato e probabilmente ancora crede in Trump, e le parole di quella meta vanno respinte al mittente perche le ritiri. Perche finche restano considerazioni individuali io me ne frego e per me sono degli sfigati, ma se sono sostenute da un movimento politico e parecchio pericoloso. E la stessa cosa vale se diventa un movimento quello degli antiwoke. Quanto al #MeToo, non penso che sia superato, ma la gente pensa sia stata una moda idiota. E stato riconoscere dopo secoli che un certo modo di comportarsi non lo doveva essere piu, ed e solo una buona notizia. 

 

In genere sono gli uomini che mi dicono, lamentosi o ironici, che basta, e diventata una farsa. Ne la prima ne la seconda cosa: poi certo si e fatto un mischione tra chi dice cose offensive e chi le fa, manine e stupro, ma se essere donne e rimasto sostanzialmente invariato da Eva al dopo #MeToo... To me, per me, che continui pure».

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Dove va l’entertainment post Netflix che l’ha resa definitivamente una global star?

«Degli Oscar che quest’anno non guardero tantomeno dalla platea (dovendo essere a Stoccolma, non per il Nobel, per il mio tour), io temo che alla gente non del settore non interessi piu di tanto, a parte lo show. 

 

Per me questo tipo di premi oggi e ridicolo, chi e il migliore attore, non e come stabilire il piu veloce, che e un numero. E con la morte dei cinema, sono praticamente certa che ai giovani non gliene freghi nulla del tutto. 

 

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Come non e importante che la cultura americana non sia piu al centro, uccisa dal K-pop o “Squid” qualcosa. Questa idea che ci sia un nuovo centro dominante e ridicola. Io resto monolingue, se traducete, guardo o leggo. Sto provando a pensare a un libro recente che ho amato e mi viene in mente solo Il ritmo di Harlem, di Colson Whitehead, non cito quelli che non mi sono piaciuti, non perche sia una “mollacciona” anch’io».

 

E l’economia, come e messa, anche la sua personale? E la politica? 

«Primo. Se stai a New York non puoi non avere problemi di soldi. Non sono una grande shopper, eccetto che per i libri, quando erano chiuse le librerie ho chiesto agli amici di ordinarmeli su Amazon. Finendo per ritrovarmi con libri che non mi piacevano. La politica e una questione di soldi, di distribuzione del reddito. 

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Ok c’e questo 1% che ha in mano tutto, che fare? Leggi che vietino, e dannatamente semplice, che il capitale privato diventi piu potente dello Stato. E adesso il business e il governo. Anche l’America democratica e spaccata in due partiti, quello di Biden e quello molto piu a sinistra dei giovani. 

 

E, al contrario del cliche che prevede che piu si invecchia piu si diventa conservatori, se l’intero Paese si e spostato a destra, io, scusate, ma mi sposto tutta a sinistra». E si ritrovera a fumare, e a discuterne, con i giovani fuori dal bar.

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