CONTROLLATI E CONTROLLORI - IL SOCIOLOGO KERCKHOVE CI ANNUNCIA IL FUTURO CHE VERRÀ: CON LA RETE SARÀ TUTTO TRASPARENTE: CHIUNQUE VEDE ED È CONTEMPORANEAMENTE VISTO. - SUL DIRITTO ALL’OBLIO: INUTILE, SERVE EDUCAZIONE DIGITALE

Alessandro Gilioli per "L'Espresso"

Derrick de Kerckhove, 70 anni tra pochi giorni, è uno dei più conosciuti sociologi di Internet a livello internazionale. Già allievo di Marshall McLuhan, docente universitario a Toronto e a Napoli, studia da anni gli effetti della rivoluzione digitale nei comportamenti umani e nell'interazione fra persone.

In questi giorni incontrerà il pubblico italiano in due occasioni: sabato 24 sarà a Padova per il Festival Biblico, e parlerà sul tema "Dalla Bibbia al selfie: l'inconscio connettivo"; domenica 25 invece a Pistoia, nell'ambito dei "Dialoghi sull'uomo", per un incontro pubblico sulle conseguenze sociali della condivisione di massa di contenuti e dati.

Professor de Kerckhove, nelle sue ultime riflessioni lei ha elaborato il concetto di "inconscio digitale". Che cos'è?
«La quantità di dati che appare on line su di ciascuno di noi crea un'identità di cui nessuno è pienamente consapevole. Un nostro io digitale tracciabile da chiunque ma che sfugge, appunto, alla nostra coscienza. Questo inconscio digitale che si trova nel Big Data e ha effetti sulla nostra vita paragonabili a quello scoperto da Freud».

Perché?
«Perché la sua esistenza incide sul nostro capitale di reputazione, quindi sulla nostra vita relazionale, professionale, emotiva, sentimentale e così via. E tutti questi aspetti cambiano a seconda della nostra capacità di curare la nostra personalità digitale, cioè tutti i nostri avatar, i nostri profili sui social network, i contenuti che contengono pezzi della nostra identità diffusa».

Ecco: come cambia l'identità dell'essere umano?
«Diventa più fluida, mobile, plurale, parcellizzata: perché le componenti del nostro io - quelle che creano l'inconscio digitale e a cui chiunque può accedere - sono tante, sparpagliate e magari anche contraddittorie. È l'effetto di una tracciabilità completa. Lo diceva già McLuhan: la natura dell'elettricità è di portare alla trasparenza».

Cioè un mondo in cui ciascuno di noi è spiato da tutti gli altri?
«Il concetto di spiare implica che uno è visto (lo spiato) e uno non è visto (chi spia). Invece qui dobbiamo pensare a una società reciprocamente trasparente: chiunque vede ed è contemporaneamente visto.

Quindi si crea una trasparenza simmetrica: ad esempio, il cittadino non può più evadere le tasse, perché il suo reddito e i suoi consumi diventano pubblici e l'etica della trasparenza farà sì che non pagare le tasse diventi una "vergogna pubblica"; per contro, lo Stato non può più sprecare le sue tasse, perché i cittadini ne controllano l'utilizzo».

Ma quello in cui tutti guardano tutti è uno scenario augurabile o no, nel suo complesso?
«Non è uno scenario: è un treno ad altissima velocità e in piena corsa, da cui quindi non si può scendere. Quello che possiamo fare, semmai, è imparare a gestire e a curare in qualche modo i dati pubblici su di noi, a partire da quelli che mettiamo noi stessi.

Questo è uno dei settori educativi su cui una società matura dovrebbe investire di più, invece siamo lasciati soli di fronte a questo compito. Ma la trasparenza è la condizione dell'uomo del futuro. E sto parlando di un futuro molto prossimo».

Però si parla molto di diritto all'oblio, cioè della possibilità di un utente di far sparire alcuni suoi dati vecchi. La Corte di giustizia dell'Unione ha appena emesso una sentenza contro Google su questo...
«Resistenze residuali. Il diritto all'oblio era un concetto sbagliato dall'inizio: invece di educare le persone a gestire i dati su di loro, si è pensato che bastasse cancellarne alcuni con una legge o una sentenza. Ma è come svuotare il mare con le mani. Caso mai la decisione della Corte di Bruxelles pone un'altra questione più interessante, di carattere storico».

E cioè?
«Quali e quanti tentativi di resistenza incontrerà il treno della trasparenza e della tracciabilità? In passato ci sono state guerre secolari per l'affermazione culturale della preminenza dell'individuo sul gruppo: oggi c'è da chiedersi se e quali conflitti incontrerà il percorso opposto, cioè la prevalenza del gruppo sull'individuo, che è uno dei più immediati effetti della trasparenza».

«Perché le affinità condivise e trasparenti portano le persone a farsi gruppo, tribù. Che poi questi gruppi si formino su un'idea politica, su un prodotto, su una squadra di calcio o un abitudine alimentare, è secondario. Andiamo verso una società formata meno da individui e più da tribù. Ma questa è solo una delle conseguenze del percorso che stiamo vivendo. Ce ne sono anche altre».

Ad esempio?
«La prevalenza emotiva: la Rete diventa sempre di più una sorta di sistema limbico sociale, in cui cioè le emozioni sono preponderanti. E poi diventeremo per forza di cose meno ipocriti e più indulgenti con gli altri, cioè ci sarà un'accettazione reciproca maggiore; in piu è probabile che la problematica sessuale non avrà la stessa forza d'attrazione sull'immaginario comune; se tutti sanno che io vado a vedere un sito pornografico o che tradisco il mio partner, queste cose non susciteranno più la stessa riprovazione sociale».

E dal punto di vista politico?
«Anche chi prende decisioni diventa tracciabile quindi è costretto sempre di più a rispondere in modo continuo e trasparente: questo diventa il principio di base della legittimazione politica, che passa attraverso la fiducia mutuale e un equilibrio via via più simmetrico fra utenti e potere. Vale per i politici ma anche per le corporation, le aziende: La tracciabilità dei comportamenti riguarda tutti».

Un bene, per la democrazia?
«La democrazia come viene concepita oggi corrisponde a un'etica sociale nata con la Rivoluzione Francese. Ma adesso sta cambiando l'etica sociale: e il ruolo dei gruppi nel controllo dei servizi, dell'amministrazione e delle decisioni diventa talmente continuo e in tempo reale che forse bisogna pensare a una nuova parola. "Democrazia" non basta più, è diventato un termine troppo debole.

Come si può chiamare una società in cui appena due operai del Comune scavano una buca per strada tutti sanno immediatamente a che cosa serve, quanto costa, quanto devono durare i lavori, quanto sono pagati quegli operai, com'è stato deciso l'appalto e così via? E ancora: la democrazia attuale è impostata sull'individuo e sui suoi diritti, mentre quella di domani - comunque la si chiami - sarà basata sui gruppi, sulle rete di connivenza, sulle tribù e sui loro interessi».

Ma la felicità delle persone, in questo quadro di tracciabilità e di trasparenza reciproca, aumenta o diminuisce?
«La felicità è una predisposizione interiore: non c'entra con la Rete, con la trasparenza, con la tracciabilità. Né con i loro effetti sociali, politici o culturali. Internet non porta né felicità né infelicità».

 

Derrick de Kerckhove Derrick de Kerckhovesesso INTERNET E MINORI DIRITTO ALL OBLIO SU INTERNET diritto all oblio

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…