agnelli rizzi

DAGOREPORT - LA DISAVVENTURA CHE VIDE GIANNI AGNELLI E IL PLAYBOY GIGI RIZZI FINIRE PER TRE GIORNI IN UNA GALERA FRANCESE - UNA BOMBASTICA STORIA RACCONTATA DA UN EX DIRIGENTE FIAT CHE, VA AMMESSO, NON È SOSTENUTA DA UN DOCUMENTO O INDISCREZIONI GOSSIP - IL FATTACCIO AVVENNE NEL1969 A CAP FERRAT: LA TRUPPA SBRONZA E SU DI GIRI CAPITANATA DA GIGI RIZZI, RINFORZATA DALLA PRESENZA CHIC DELL’AVVOCATO, MISE SOTTOSOPRA UN NIGHT CLUB. CI VOLLE L'INTERVENTO DELLA POLIZIA PER FRENARE LA BABILONIA DEGLI "ITALIENS” - RIZZI E AGNELLI FURONO BECCATI IN POSSESSO DI DOSI DI COCAINA E FINIRONO IN GATTABUIA...

gianni agnelli in costa azzurra

DAGOREPORT

La recente pubblicazione, per i tipi Solferino, del ben documentato libro di Jennifer Clark, “L’ultima dinastia – La saga della famiglia Agnelli da Giovanni a John”, ha riacceso di colpo la memoria di un vecchio dirigente Fiat che ha conosciuto, e bene, fatti e misfatti, opere e miracoli dell’“Avvocato di panna montata” (come lo sbertucciò nel 1974 su “L'Espresso" Eugenio Scalfari, quando Agnelli uscì dall'azionariato del Corriere della Sera). 

 

pamela churchill gianni agnelli

Un passo indietro. Dal dopoguerra fino alla fine anni Sessanta, la gestione dell’azienda torinese era ancora nelle salde mani di Vittorio Valletta che consigliò all’erede scelto da nonno Giovanni di togliersi dai piedi (“Prenditi qualche anno di libertà prima di immergerti nelle preoccupazioni dell'azienda”), e Gianni non se lo fece ripetere due volte.

 

Insieme al suo amico e “naso comunicante” Raimondo Lanza di Trabia, il futuro timoniere della Fiat era libero e bello di scorrazzare su e giù per le feste e i locali della Costa Azzurra alla ricerca continua di femminili godimenti di breve durata. E cocaina a volontà, ma non per vizio come l’amico Raimondo, ma per divertimento.

RAIMONDO LANZA DI TRABIA

 

Con in tasca una rendita di 600 milioni di lire l’anno, confortato da ville sfarzose, yacht doviziosi e aeroplano personale, l’erede Fiat viaggiava in continuazione in tutto il mondo, frequentando le persone più famose del jet-set internazionale: attrici, principi, magnati, uomini politici (i suoi rapporti di amicizia con John Fitzgerald Kennedy, allora senatore democratico, risalgono a quegli anni come pure la frequentazione dei banchieri David Rockefeller e André Meyer della banca d’affari internazionale Lazard, conosciuti attraverso Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia).

 

Fino a 45 anni, quando nel 1968 l’ultra-ottantenne Valletta passò il testimone del comando dell’azienda di famiglia, l’Avvocato ha vissuto scopando e pippando, come se ogni giorno fosse l’ultimo. Malgrado che nel 1953 si fosse unito in matrimonio con la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, è sempre stato un “adorabile infedele” (Enzo Biagi in "Dinastie"). E lo ammetteva senza ipocrisie: "Sono sempre stato un marito devoto. Ma se pretendessi di essere fedele direi una bugia. Nella vita mi è sempre piaciuto tutto ciò che è bello, e una bella donna è la massima espressione della bellezza”.

 

ANITA EKBERG - GIANNI AGNELLI

A proposito della sua leggenda di sciupafemmine, sottolineò i valori della tradizione: “Si può far tutto, ma la famiglia non si può lasciare". Quindi: “Ci sono due tipi di uomini: gli uomini che parlano di donne, e gli uomini che parlano con le donne; io di donne preferisco non parlare". Amorale della favola: "Ho conosciuto mariti fedeli che erano pessimi mariti. E ho conosciuti mariti infedeli che erano ottimi mariti. Le due cose non vanno necessariamente insieme".   

 

Torniamo a bomba, per svelare ai lettori di Dagospia una bombastica storia del tutto inedita, ma, allo stesso tempo, va ammesso, che non è mai stata sostenuta da uno straccio di documento e nemmeno da indiscrezioni gossipare, data la strettissima vigilanza sugli organi di stampa da parte della Famiglia Agnelli (con la pubblicazione di articoli e foto non graditi a Torino si rischiava di veder sfumare le inserzioni pubblicitaria Fiat).

gianni agnelli

L’unica voce a sostegno della storia arriva dalla vecchia e scomparsa Torino Fiat-dipendente, un ex dirigente apicale del Lingotto dotato ancora di buona memoria che ricorda bene la brutta disavventura che vide l’Avvocato e il famoso playboy Gigi Rizzi finire per tre giorni in una poco chic galera francese.

 

Stando alle cronache il Gigi da Piacenza, ma genovese d'adozione, bellissima presenza, simpatia a presa rapida, parlantina sciolta con erre arrotata alla Gianni Agnelli, aveva già fatto, come si suol dire, strage di cuori. Con Beppe Piroddi e Franco Rapetti e un altro paio di più oscuri collezionisti di pupe, formava il rinomato, o famigerato, gruppo ‘’des Italiens’’. Con il flirt con Brigitte Bardot nel 1968, Rizzi era salito alla ribalta mondiale, ma l’anno prima aveva lanciato una discoteca in Italia, il Number One di Milano che nel 1969 replicò anche a Roma.

 

il tuffo di gianni agnelli 3

Ma la discoteca romana, che ebbe subito un grande successo, durò poco: una retata della narcotici nel 1972 portò alla chiusura. Ricorda Rizzi: “Purtroppo il Number One scaricava anche montagne di cocaina nelle narici più o meno nobili dei suoi frequentatori. Tiravano tutti, attorno a noi la polvere bianca era come la nuvola radioattiva di Chernobyl, ti contaminava dentro e fuori. Poi cominciarono le prime retate eccellenti...”.

 

gerald ford gianni agnelli e jesse warner

Detto questo, cosa opportuna per comprendere il clima sfrenato di quegli anni e inquadrare il luogo avvenne misfatto con Agnelli, è bene riprendere in mano l’autobiografia di Gigi Rizzi, dal titolo “Io, BB e l’altro ’68”.

 

gianni agnelli e heidi von salvisberg-1967

“Mettiamo una data e qualche punto all’estate più lunga della mia vita: 23 giugno 1968, festa per il mio compleanno, cena al Cafè des Arts, una ventina di amici, champagne a fiumi, solita caciara contagiosa, follie in vista. Improvvisamente appare Gianni Agnelli, in jeans, blazer, la camicia bianca aperta sul petto. Era arrivato a Saint-Tropez con la flotta: il GA 30, il GA 50, velocissimo, e l’Agneta, un due alberi in legno che entrava in porto a vele spiegate, una manovra eccezionale e spericolata, che molti cercavano di imitare rischiando di sfracellarsi sul molo.

 

L’Avvocato era un mito per la mia generazione, le sue apparizioni lasciavano sempre il segno. Stava con Dino Fabbri, Renzino Avanzo e Paolo Vassallo, avevano un tavolo prenotato all’Escale, ma in pochi minuti aveva liquidato tutto: “Che cosa facciamo in questa tea room, andiamo anche noi alla festa di Gigi”. Al mio compleanno c’erano Jacqueline de Ribes, Marina Cicogna, una Florinda Bolkan agli albori e il resto della banda.

Gianni Agnelli con Marella

 

La notte di Saint-Tropez ha delle scadenze precise e quella sera l’itinerario era segnato. Avevamo stabilito noi le fermate dell’autobus. Perché se vai a mezzanotte all’Esquinade è un errore mortale. Se vai alle due al Papagayo è un altro errore mortale. Perché a mezzanotte o all’una all’Esquinade non trovi nessuno, alle due al Papagayo ci sono milioni di persone, insopportabile. Noi ci smarcavamo sempre, gli altri ci seguivano.

gigi rizzi brigitte bardot

 

Trascinammo anche l’Avvocato nel tour delle boîtes, la sua presenza era certamente casuale ma in quei giorni di euforia mi sembrava un segnale, il segnale che l’Italia era con noi. Non ce n’era per nessuno quando arrivavano gli azzurri”.

 

Il fattaccio avvenne in una boîte di Cap Ferrat, baia dei miliardari che non ha mai portato molta fortuna all’Avvocato: proprio nelle acque dorate di Cap Ferrat che l’obbiettivo di Daniel Angeli rubò il celebre scatto di un Gianni Agnelli desnudo col pisello al vento che si tuffava dalla sua barca a vela.

gigi rizzi con brigitte bardot

 

Una volta occupato il night club di Cap Ferrat dalla truppa sbronza e su di giri capitanata da Gigi Rizzi, rinforzata dalla presenza chic dell’Avvocato, sarebbe successo di tutto e di più, fino al punto che i proprietari del locale chiesero l’intervento delle forze dell’ordine per frenare la babilonia “des italiens”.

 

Una retata che trovò i nostri eroi in possesso di dosi di cocaina e Gigi e Gianni finirono in gattabuia (nel ’69 ancora doveva entrare in vigore l’uso personale di stupefacenti).

 

gigi rizzi brigitte bardot

L’ex dirigente del Lingotto ricorda bene che la notizia del presidente Fiat agli arresti per droga mise sottosopra l’austero vertice dell’azienda: da Torino partirono immediatamente plotoni di legali per farlo uscire subito dalla prigione francese e di lobbysti impegnati a soffocare lo scandalo sulla stampa.

 

Se il secondo compito andò a segno, e la notizia non trapelò su nessun giornale, il primo, quello degli avvocati per farlo uscire subito, sbatté sul rigido ordinamento giudiziario francese. E ci vollero ben tre giorni di trattative per far rivedere il sole senza sbarre a Gianni Agnelli.

Gianni Agnelli fabbrica-FIat

gianni agnelli in copertina su il male andrea pazienza 1979GIGI RIZZI BRIGITTE BARDOTrodolfo parisi franco rapetti beppe piroddi gigi rizziGianni Agnelligianni agnelli e il nonnoJackie Kennedy, Suni e Gianni Agnelli, Benno Graziani, Stas Razdwill gianni agnelli in barca con kennedyL ultima dinastia - jennifer clarkgianni agnelli capriGIANNI AGNELLI AL TIMONE GIGI RIZZI E BRIGITTE BARDOT FRANCESCA VACCA AGUSTA E GIANNI AGNELLIgigi rizzi a montecarlo per il libro di maria gabriella di savoia Gigi Rizzi e Brigitte Bardot gigi rizzi a montecarlo per il libro di gabriella di savoia gianni agnelligianni agnelli jackie kennedy silvio berlusconi gianni agnelli in barcagiggi rizzi e minnie minoprio Gigi Rizzi gianni agnelli nel ritratto di andy warholGigi Rizzi con Brigitte Bardot Beppe Piroddi e Odile Rodin in una delle notti scatenate a Saint Tropez MARELLA CARACCIOLO IN AEREO CON MARGHERITA, EDOARDO E DI SPALLE GIANNI AGNELLI gigi rizzi e ira furstenberg gianni agnelli jas gawronski gianni e susanna agnelliGianni Agnelli Guido Carli Emilio ColomboGIANNI AGNELLI MONICA GUERRITOREgianni agnelli ph giuseppe pino RAIMONDO LANZA DI TRABIA E OLGA VILLI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”