the forgiven

IL DIVANO DEI GIUSTI/1 - CHE VEDIAMO STASERA SULLE PIATTAFORME? IERI MI SONO VISTO SU SKY IL FILM “THE FORGIVEN", DEDICATO AI RAPPORTI FRA I RICCHI E ANNOIATI OCCIDENTALI IN MAROCCO E GLI ABITANTI DEL DESERTO. L’IMPERIALISMO E LA LOTTA DI CLASSE SONO TEMI ORMAI ABITUALI, COME SE I GOVERNI DI DESTRA AVESSERO AUMENTATO NEGLI AUTORI DI CINEMA LA VOGLIA DI RILETTURE POLITICHE DI QUELLO CHE SI STA VIVENDO. UN AVVISO AL GOVERNO MELONI, A GENNY SANGIULIANO E ALLA RICERCA DI UNA NUOVA NARRATIVA DI DESTRA NEL NOSTRO PAESE. LE STRETTE A DESTRA PRODUCONO UNA NARRATIVA ESATTAMENTE CONTRARIA… - VIDEO

Marco Giusti per Dagospia

 

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Che vediamo stasera? Ieri sera, oltre alla seconda puntata di “Silo” su Apple Tv, bellissima nuova serie fantascientifica con Rebecca Ferguson e David Oyelowo diretta da Morten Tyldum dove i protagonisti cercano di capire esattamente dove sono e perché, ma andando a vanti a una puntata a settimana non ce lo spiegheranno mai, mi sono visto su Sky “The Forgiven”, un film, scritto, prodotto e diretto da John Michael McDonagh, fratello di Martin McDonagh oltre che autore degli interessanti “The Guard” e “Calvary”, tratto da un bestseller del 2012 di Lawrence Osborne dedicato ai rapporti fra i ricchi e annoiati occidentali in Marocco e gli abitanti del deserto.

 

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L’imperialismo europeo in Africa, la lotta di classe, le differenze sociali e culturali sono temi ormai abituali soprattutto del cinema inglese post-Brexit. Come se i governi di destra avessero aumentato negli autori di cinema la voglia di riletture politiche di quello che si sta vivendo. Un avviso al governo Meloni, al Genny Sangiuliano e alla ricerca di una nuova narrativa di destra nel nostro paese. Le strette a destra producono una narrativa esattamente contraria a quelle che ti aspetti.

 

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Nel film di McDonagh sono di scena una coppia di ricchi annoiati londinesi in viaggio nel deserto marocchino, il medico per vecchi e vecchie miliardarie David Henninger, un disincantato e avvinazzato Ralph Fiennes che barcolla e non fa altro che riempirsi il bicchiere, e sua moglie Jo, bellissima americana che inizia a non reggere più il marito, la sempre stupenda Jessica Chastain. Sono stati invitati a un megaweekend nella villa di una coppia di amici gay, interpretati da Matt Smith (il Daemon Targaryen di “House of the Dragon”) e Caleb Landry Jones, assieme a altri ricchi fannulloni dediti alla coca e all’alcol. Solo che David, guidando ubriaco, ha investito un ragazzo marocchino che vendeva rarità archeologiche e lo ha ucciso.

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 Questo sconvolgerà non poco il suo weekend, perché il padre del ragazzo, Ismael Kanater, gli chiederà di accompagnarlo nel deserto a seppellire il ragazzo, mentre Jo rimarrà alla festa inseguita da un ricco americano, Christopher Abbott. Abituati ai ricchi annoiati di Antonioni e Bertolucci, per non pensare al modello rosselliniano di “Viaggio in Italia”, siamo per dire abituati alle coppie in crisi altoborghesi che attraversano panorami antichi o antichissimi per fare esplodere le loro contraddizioni. La differenza tra i ricchi di Rossellini e quelli di McDonagh è semmai nei dialoghi, scritti per i primi da Brancati e Pietrangeli e qui dallo stesso regista.

 

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 Sappiamo da subito che la coppia degli Herringer si potrà spaccare perché, a contatto con la realtà e la gente del posto, a contatto col sangue di un innocente, il personaggio di David subirà un’evoluzione inaspettata, che coinvolge il suo latente razzismo e classismo da londinese snob, mentre per la gran massa di personaggi che danno vita alla festa si tratta di descrivere dei modelli anche un po’ facili di occidentali da alta società.

 

La macchina narrativa di McDonagh non sempre funziona, a volte esagera nel macchiettismo di certi personaggi, ma Fiennes e Chastain sono bravissimi come coppia in crisi che deve scontare tutti gli orrori di secoli di imperialismo occidentale. E l’idea che il razzismo inglese non sia più qualcosa da nascondere nell’Inghilterra post-Brexit è notevole.

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