il falo delle vanita bruce willis

IL DIVANO DEI GIUSTI - STASERA MI PIACEREBBE MOLTO VEDERE ALMENO I 4’30” DI STEADYCAM CON CUI BRIAN DE PALMA SEGUE BRUCE WILLIS CHE ENTRA NEL WORLD TRADE CENTER IN UNA SCENA RIMASTA STORICA DI UN FLOP MOSTRUOSO SOTTO OGNI ASPETTO COME “IL FALO DELLE VANITÀ”, IRIS A MEZZANOTTE IN PUNTO, TRATTO DAL CELEBRE ROMANZO DI TOM WOLFE SULL’AMERICA CLASSISTA DI FINE ANNI ’80…

Marco Giusti per Dagospia

 

IL FALO DELLE VANITA

Stasera mi piacerebbe molto vedere almeno i 4’30” di steadycam con cui Brian De Palma, ripeto Brian de Palma, segue Bruce Willis che entra nel World Trade Center in una scena rimasta storica di un flop mostruoso sotto ogni aspetto come “Il falo delle vanità”, Iris a mezzanotte in punto, tratto dal celebre romanzo di Tom Wolfe sull’America classista di fine anni ’80.

 

Un film da 47 milioni di dollari che ne incassò solo 15 e non piacque a nessun critico in America. Nato malissimo, affidato prima a Mike Nichols, che voleva protagonisti Steve Martin e Walter Matthau, poi passato a De Palma, al quale vennero imposti Tom Hanks, che non era così giusto nel ruolo del tycoon di Wall Street, e Melanie Griffith come la sua amante di Fifth Avenue, lui voleva Uma Thurman, e scelse un ottimo Bruce Willis come il reporter pistarolo, meriterebbe una seconda visione.

 

pirati dei caraibi ai confini del mondo

Devo dire che me lo ricordo pochissimo. Non mi ricordava nemmeno la celebre scena dei 4’30”. Alle 21 tra un sempre divertente “Pirati dei Caraibi. La Maledizione della Prima Luna” di Gore Verbinski con Johnny Depp, Orlando Bloom e Geoffrey Rush, Italia 1 alle 21, 20, un bellissimo film di Roman Polanski, “Il pianista” con Adrian Brody, Iris alle 21, l’ottimo “Tra le nuvole” di Jason Reitman, Nove alle 21, 15, con George Clooney cacciatore di teste nell’America della crisi economica, confesso che mi incuriosisce di più rivedere un vecchio giallo-comedy di Ettore Scola, “Il commissario Pepe”, Rai Storia alle 21, 15, con uno strepitoso Ugo Tognazzi alle prese con i vizi del Veneto bigotto più profondo.

 

Il commissario Pepe

Silvia Dionisio nel solito ruolo della ragazzina un po’ ambigua, la straripante Véronique Vendell (“sa fare i bigoli” la descrive Tognazzi-Pepe), caratteristi meravigliosi come il messinese Tano Cimarosa, Giuseppe Maffioli in carrozzella che impreca in veneto, Elsa Vazzoler come domestica di Tognazzi che alterna il bresciano al veneto (scrive Buono Legnani), e a un certo punto appare pure Ungaretti in tv.

 

Non lo vedo da allora ricordo bene il nudo di Silvia Dionisio, una fotografia un po’ slavata, e ricordo che a Trieste, la vedova di un commissario, che si chiamava Pepe, diceva che il film era dedicato al marito. Ma non era così vero. Sembra che non sia un granché questo thrillerone delle 21,20 su Cielo, “Legami di sangue” diretto dal buon regista austriaco Stefan Ruzowitzky (quello de ”Il falsificatore”) con due fratelli, Olivia Wilde e Eric Bana, che hanno appena fatto una rapina. Si dividono.

Il commissario Pepe

 

Poi lei si innamora chiede un passaggio a un pugile, Charlie Hunnan, che sta andando a casa per il Ringraziamento. E si innamora. Mai visto, Pessime critiche, molto violento leggo, ma ha un grande cast, ci sono anche Sissy Spacek, Kris Kristofferson e Kate Mara. Mi incuriosisce anche “Enid” di James Hawes, Tv2000 alle 21, 20, dedicato alla celebre scrittrice inglese di libri per l'infanzia Enid Blyton, interpretata qui da Helena Bonham Carter.

 

Ma il film più stracult della serata non può che essere, Cielo alle 23, l’esotico-erotico “Il dio serpente” diretto dal geniale Piero Vivarelli con Nadia Cassini ventenne nel suo massimo splendore, che diventa adepta del dio serpente che si incarna nel gigantesco e dotatissima Evaristo Marquez, già protagonista di “Queimada”. Ci sono anche Beryl Cunningham, allora moglie di Vivarelli, che instrada la Cassini al culto del dio serpente, e Galeazzo Benti come marito.

 

Il dio serpente

Rivisto oggi è lento e un po’ ingenuo, ma allora fece davvero colpo perché toccava l’erotismo femminile, la musica funzionava e la Cassini era praticamente inedita. Ricordo la grande proiezione a Venezia con Vivarelli e Tarantino ai tempi della mia rassegna “Italian Kings of B’s”. Su Tv2000 passa alle 23, 10 un da me mai visto “Elsa & Fred”, storia d’amore tra anziani con due star del calibro di Shirley MacLaine e Christopher Plummer girato nel 2017 da Michael Radford (“Il postino”) che lo ha scritto assieme alla nostra Anna Pavignano.

 

E’ bellissimo, e come spesso accade con i film di Kathryn Bigelow, davvero anticipatore di altri eventi, “Detroit”, che vedemmo nel 2017 alla Festa di Roma. La Bigelow, col suo stile asciutto e violento porta sullo schermo, prima delle rivolte del Black Lives Matter, un crudele fatto di sangue che riguarda la polizia di Detroit e una sanguinosa rivolta della comunità nera nel non così lontano 1967, quando molti leader, come Stokely Carmichael, iniziarono a pensare che c’era solo la lotta come risposta al razzismo bianco. 

Il dio serpente

 

Nel pieno della sanguinosa rivolta dei neri di Detroit nel 1967, insomma, un gruppo di poliziotti bianchi, capitanata dal malefico Krauss, entra di notte in un piccolo motel per neri, l’Algiers, pensando che da lì siano partiti i colpi di un cecchino contro di loro e massacra di botte i giovani che erano rinchiusi nelle camere. Anche perché trovano nella camera di uno di loro, veterano del Vietnam, due ragazze bianche. Nel crescendo della follia razzista, Krauss e i suoi uomini lasceranno dei morti a terra.

 

the hurt locker 1

La storia, mai chiarita fino in fondo per proteggere sia i neri sopravvissuti sia i poliziotti colpevoli, viene messa in scena dalla Bigelow e dal suo sceneggiatore Mark Boal con la stessa tecnica da film verità già sperimentato in “The Hurt Locker”. Massima libertà d’azione agli attori, quattro cineprese che li riprendono costantemente, tutto girato in sequenza cronologica, un grande lavoro di montaggio. Inoltre muove benissimo i suoi attori, dal giovane Algee Smith, il figlio di Will Smith, nei panni del cantante Larry Cleveland che sogna di finire alla Motown, al satanico Will Poulter, da John Boyega come Dismukes, il testimone nero dei fatti, a Anthony Mackie, il veterano del Vietnam, Greene, alle due ragazze bianche, Kaitlyn Dever e Hannah Murray.

 

THE HURT LOCKER

Nella notte vedo che passa su Rai Tre alle 2 un piccolo capolavoro come “Il minestrone”, diretto da Sergio Citti che lo aveva scritto a Vincenzo Cerami. Un film sulla fame che vede protagonisti Roberto Benigni, Franco Citti, Daria Nicolodi, Giorgio Gaber, Ninetto Davoli. Andrebbe visto con un o’ d’attenzione e magari anche restaurato.

 

Non posso non segnalarvi anche “I prosseneti” di Brunello Rondi, erotico di denuncia con la coppia borghese perversa, Alain Cuny Juliette Mayniel, che protegge i depravati e li rifornisce di ragazze disponibili. Grande sfoggio di bellezze d’epoca, Rondi era davvero un maniaco in questo, da Stefania Casini a Ilona Staller, da Sonia Jeannine a Silvia Dionisio a Marina Pierro. C’è di tutto, la sana lettura di Jacula, Luciana Salce che corregge la prostituta (“sùggerla e non suggérla”).

 

Un delirio. Su Rai Movie alle 2, 10 passa “L’enfer”, opera seconda di Danis Tanovic con Emmanuelle Bèart, Karin Viard, Marie Gillain e Carole Bouquet. Non bello come “No man’s Land”, però… Rete 4 alle 2, 15 lancia invece un film di Roberto Andò, “Viaggio segreto”, tratto dal romanzo “Ricostruzioni” di Josephine Hart, complesso, drammatico con un bel cast di attori, Alessio Boni, Emir Kusturica, Valeria Solarino, Donatella Finocchiaro e una Claudia Gerini che ricordo molto nuda. Chiudo con il “King Kong” di John Guillermin prodotto da Dino De Laurentiis, Iris alle 2, 30, con Jessica Lange, Jeff Bridges e il gorillone costruito da Carlo Rambaldi che vinse l’Oscar nel lontano 1977.

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."