UNA DONNA IN BATTAGLIA (IMMA) - “ERO LO ZIMBELLO DELLA CLASSE: I BULLI MI DICEVANO "ZITTO MASCHIO" E MI ASPETTAVANO FUORI COI BASTONI” – HO CONOSCIUTO DONNE CHE VOLEVANO DIVENTARE UOMINI. IO PERÒ NON VOGLIO ESSERE MASCHIO, A ME I PELI NON PIACCIONO" – MARRAZZO MI DISSE: "PECCATO CHE SEI LESBICA" - "IL FALLIMENTO DEL GAY VILLAGE? COLPA DEI CASAMONICA – QUANTO ODIO CONTRO DI ME E EVA GRIMALDI. HO SPEZZATO PIÙ CUORI CHE PAGNOTTE DI PANE MA SENZA VOLERLO…”

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Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”

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«Ricordo come oggi il primo giorno di liceo. Il prof di Lettere fa l' appello, chiama Battaglia Immacolata, mi alzo e lui: "Siediti che non sei tu, tu sei maschio". Tutti a ridere. Divento lo zimbello della classe, i bulli mi dicevano "zitto maschio" e mi aspettavano fuori coi bastoni».

 

L' hanno mai picchiata?

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«No, perché abbassavo la testa e filavo via. Però, reagisco mettendomi a studiare: essere la più brava a scuola diventa l' arma con cui combatto scherno e violenza. Poi, giocando a pallamano fino in Nazionale, mi costruisco un fisico forte, per sentirmi più sicura. Ho avuto un' adolescenza tutta libri, allenamenti, solitudine. Il mondo fuori non m' interessava, però non volevo essere guardata e questo non mi è passato. Se mi guardi negli occhi, ci sono, ma se mi sento osservata con morbosità, ancora mi volto e dico: che guardi, che vuoi?».

 

Perché non sopporta essere guardata?

«Perché sento rimbombare le parole "fai schifo, sei un maschio sbagliato". Oppure: "perché non fai niente per sembrare una donna?". Ma che significa sembrare una donna?».

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Imma Battaglia, 60 anni il 28 marzo, fondatrice dell' associazione Di' Gay Project, è l' attivista che, nel 2000, ha portato il WordPride nella Roma del Giubileo. È lei che ha ideato il Gay Village nella capitale e che per prima ha celebrato un matrimonio simbolico fra due donne.

È stata in prima linea nella «guerra dei prefetti» per registrare in Italia le unioni omosessuali fatte all' estero. Il 19 maggio dell' anno scorso, ha sposato Eva Grimaldi, attrice, sex symbol, ex storica di Gabriel Garko.

 

Come e dove nasce Imma la pasionaria?

«A Portici, provincia di Napoli, seconda di quattro figli, famiglia molto tradizionale, papà impiegato, mamma casalinga, io destinata a sposarmi, avere figli. Ma, a tre anni, mi regalarono una carrozzina e la distrussi. Avevo già un destino: probabilmente, quello della libertà».

 

Il primo assaggio di libertà?

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«All' università, dove mi laureo in Matematica. La matematica permette di volare, di scappare ragionando. Studiavo fino all' alba, facevo sport, avevo fidanzatini. Poi, a 19 anni, m' innamoro di una compagna di studi. Un amore folle, una favola nascosta. Non mi feci domande.Le domande iniziano quando arrivo a Roma, nell' 86, e inizio a frequentare il movimento».

 

Che domande?

«Ho conosciuto donne che facevano la transizione per diventare uomini e mi sono chiesta se non fosse la mia strada. Mi tornava con quel "sei un maschio sbagliato". Io però non voglio essere maschio. Alle riunioni, dicevo "a me i peli non piacciono" e tutti: "sei matta". Non sa le discussioni. Ma cos' è il femminile? C' è una sola forma? Io volevo essere io, punto. La mia non è una battaglia per gli omosessuali, ma per la libertà di essere come ci si sente».

 

Quanto si è sentita isolata nel movimento?

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«Tanto, perché non stavo dentro una casella. Tipo: se sei bisessuale, è perché non accetti la tua omosessualità. Io, anche oggi, se ho un pensiero erotico, è verso un uomo, però mi innamoro solo di donne. Insomma, uscita dalla lotta a stereotipi di genere e tradizione, finivo negli stereotipi omosessuali. Per esempio: se sei gay, devi essere contro la chiesa e la destra. Liti furibonde. Fu eletto sindaco Francesco Storace, dissi "sarà fascista, ma io vado a parlarci". E tutti: "Coi fascisti non si parla"».

 

Ci andò, da Storace?

«Sì e mi mostrò grande stima. Idem Gianni Alemanno. Con quelli di sinistra, non è andata sempre così. Io sono manager in un' azienda di informatica. Un giorno, propongo un progetto al governatore Piero Marazzo, che mi fa "quanto sei brava, peccato che sei lesbica"».

 

Altre delusioni da politici di sinistra?

«La battaglia dal '98 per organizzare il WorldPride. La portai avanti dopo aver rotto con l' Arcigay di Franco Grillini, che sosteneva che non ce l' avrei fatta. Ricordo lo scetticismo di tutti. Solo Fausto Bertinotti e Nichi Vendola mi sostennero senza paura. Il sindaco Francesco Rutelli ci tolse i fondi all' ultimo. E sotto data mi fa una telefonata incredibile: dice che il Papa andrà in vacanza e mi chiede di spostare il WorldPride, per farlo con lui assente. Dico "ma come fa chi ha prenotato i voli? Non fai prima a chiedere al Papa di spostare le ferie?"».

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Come resse la tensione di quei mesi?

«Ero la stessa Imma che a 13 anni tutti vessavano e che già non era comprabile, perché si costruiva le sue sicurezze. Il WorldPride l' ho inventato io. A Washington, alla Millennium March con Ellen DeGeneres e Martina Navratilova, ho urlato a un milione di persone: la nostra libertà è oppressa dalle religioni, dobbiamo andare tutti a Roma come soldati pacifici».Papa Wojtya disse: offendono la Chiesa. «Offendere qualcuno non era proprio nei miei pensieri».

 

Come arriva l' idea del Gay Village?

«Prima di quel 2000, a Roma, i gay stavano ancora nascosti nei locali di notte e io volevo che fossimo sempre visibili. Nacque un luogo dove ci si divertiva e si faceva cultura».

 

Perché, nel 2018, fallisce?

«Roma si è riempita di eventi gratuiti ed è diventata gayfriendly. Noi abbiamo avuto un anno in rosso e sono arrivati i Casamonica. Un giorno, mi trovo circondata da una loro banda. Uno mi fa "qua comando io, levati ". Li ho fatti cacciare, ma sono cominciati furti, risse, un accoltellamento. Ogni sera, dovevi buttare fuori gente. Una mattina, qualcuno ha sparato. Ho detto basta, non ho mai saputo che volessero»

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Perché non fa più politica attiva?

«Vendola per le Europee e Nicola Zingaretti alle Regionali mi avevano chiesto una mano e l' ho data, ma ero troppo ingenua e mi lasciavo sfruttare. La politica non è da pasionari, è spietata. La fase bella è stata col sindaco Ignazio Marino, uno che ha sempre sostenuto la causa. Io, da consigliere eletta con Sel, ho lottato per portare a Roma il registro sulle unioni civili».

 

Marino fu costretto a dimettersi dopo un' inchiesta, da cui fu poi assolto.

«Me ne feci una malattia. Ho fatto liti pazzesche coi Pd che l' hanno fatto cadere. Dopo la prima manifestazione in suo favore, mi feci male: 50 giorni di stampelle. Il mio corpo mi stava dicendo "meglio che stai ferma". Da allora, sento che fare politica non ha più senso».

 

Lei è stata la prima celebrare un matrimonio simbolico fra due donne.

«Dopo, è stato ancora più bello poter celebrare vere unioni civili. Di questo processo di normalizzazione m' intesto ogni battaglia».

 

Quali diritti Lgbt vuole ancora di sostenere?

«Serve una legge contro ogni forma di discriminazione ed è urgentissima una sulla genitorialità: gli omosessuali devono poter adottare il figlio del partner».

 

Cosa ha detto a Vendola quando si è ritirato in Canada con suo marito per fare il papà?

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«Sono felice per te come uomo, ma come politico m' hai delusa, dovevi combattere qui: a volte, un leader deve rinunciare ai suoi sogni».

 

Lei ha mai desiderato un figlio?

«No, ma forse, se avessi conosciuto Eva prima, sarebbe andata diversamente: è una quercia, è sicurezza, è forza. Con lei, il sogno resta il matrimonio in chiesa. Io faccio la comunione, mi confesso e me ne frego se non è previsto».

 

Fino al vostro incontro, dieci anni fa, Eva era eterosessuale.

«È stato un incontro magico, io ero in crisi con la mia compagna, ero sola e triste. Ho conosciuto questa donna pazzesca, neoseparata, più triste di me. Siamo diventate amiche. Andavamo in motorino come pischelle. Una sera, al concerto degli U2, suonavano One e ho sentito una vibrazione fortissima che mi passava dallo stomaco. Eva si è girata, le ho chiesto "ti sei accorta?". Mi ha risposto "sì, ho sentito". Non c' è stato bisogno d' altro».

 

Eva non era spaventata?

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«Non si è mai fatta un problema. È innamorata, fine. Era pronta a raccontarlo da subito, ci abbiamo messo cinque anni perché io ero spaventata dall' eco. Infatti, l' odio via web è stato di una violenza mai vista in tanti anni di lotta».

Ha pesato che Eva fosse l' ex di Garko, fra l' altro accusato di essere gay e non dirlo.

«Ormai è anche mio amico, ha una sensibilità rara, molto simile a Eva. Per il resto, è libero di dire o no quel che vuole».

 

Come fu il suo coming out?

«Un dramma: i miei trovarono la lettera di una fidanzata. Per un anno, stetti a Trieste e non parlai con la mia famiglia. Un dolore indicibile. Oggi, siamo molto uniti».

La scrittrice Barbara Alberti sostiene che lei «ha spezzato più cuori che pagnotte di pane».

«Senza volerlo. Ma tutte le ex importanti sono rimaste amiche care».

A gennaio, al Grande Fratello, l' attrice Licia Nunez ha rivelato di essere una sua ex e l' ha accusata di averla tradita con Eva.

«Per cinque anni, non mi ha lasciato parlare di lei e, adesso, fa la lesbochic in tv».

 

Licia era una delle ragazze portate da Giampi Tarantini alle cene di Silvio Berlusconi.

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«L' ho scoperto dai giornali. Mi sono chiesta: ma con chi sto? E ancora di più ho subito il conflitto politico: io amavo quella donna, ma non quel potere, quello sfruttamento del femminile. Lei negava, ma vedevo cose che non comprendevo, come quando disse che volevano candidarla alle Europee. Però, mi dicevo: sono di sinistra, fra un uomo potente e una schiava del potere, io sto con la schiava».

 

Andando verso i 60, che bilancio fa?

«Mi sento ancora la ragazzina davanti ai bulli col bastone, sono ancora dentro quella contraddizione del maschio sbagliato. Però sono contenta perché le ragazzine di oggi nella stessa situazione vivono in un' altra epoca».

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