ELOGIO DELLA ZITELLA - ESCE IN ITALIA IL LIBRO DI KATE BOLICK, SECONDO CUI LE DONNE SONO NATE PER ESSERE SINGLE - TRA 'GIRLS', 'SEX & THE CITY' E L'ETERNA BRIDGET JONES, L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE DELLE GIOVANI DONNE NON È PIÙ LEGATA AL MATRIMONIO. E PER LE BACHELOR GIRLS, RESTARE INDIPENDENTI È UNA PROFESSIONE DI FEDE

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Annalisa Chirico per ''Panorama''

 

KATE BOLICK ZITELLE KATE BOLICK ZITELLE

Il fascino del matrimonio è indiscutibile, pensate soltanto alla condivisione delle bollette: che sollievo. Le vacanze organizzate, il rifugio nella routine, la tranquillità dei genitori (‘ha un marito, sta bene’). Il matrimonio ha i suoi vantaggi ma la singletudine…ne vogliamo parlare? A sentire la scrittrice Kate Bolick, siamo nate per essere single. Al diavolo le bollette, il mutuo conforto, l’inseguimento di vetusti cliché sociali: la Nuova Donna è single per definizione.

 

E anche quando, all’apparenza, si presenta sposa e madre, resta zitella in incognito. S’intitola ‘Zitelle – Il bello di vivere per conto proprio’ il libro di Bolick, 44enne del Massachussetts, di lei il Time preconizza che ‘probabilmente diventerà un’icona per le nuove generazioni’. Il New York Times ha definito ‘Spinster’ uno dei libri più belli dello scorso anno, da pochi giorni è disponibile pure in Italia.

 

A guardare i numeri sul calo delle promesse e l’impennata dei divorzi, il momento d’oro del sì per tutta la vita  è alle nostre spalle. Oggigiorno l’educazione sentimentale delle giovani donne è inestricabilmente legata a serie cult come Sex & the city, più recenti come Girls di Lena Dunham e a saghe senza tempo come Bridget Jones, quintessenza della ‘zitellitudine’ esistenziale che nell’ultimo capitolo brandisce come trofeo emancipatorio la confezione di condom amici dei delfini (ma non a prova di bomba).

KATE BOLICK KATE BOLICK

 

Per le femmine 2.0 l’esaltazione della ‘bachelor girl’, la Ragazza Indipendente, somiglia a una professione di fede. Kate Bolick intreccia la propria storia personale, accidentata parabola verso la conquista dell’io, con le vite di alcune grandi donne ‘ispiratrici’ che, sebbene spose o madri, non hanno mai smesso di essere anzitutto irriducibili ‘zitelle’. Come Edna Millay, la poetessa statunitense Premio Pulitzer nel 1923, legata da un vincolo matrimoniale quasi trentennale a un uomo facoltoso che tollerava le sue distrazioni sensuali concedendosi, pure lui, qualche scappatella.

 

Kate ha trovato l’uomo giusto, di quelli che, all’imbrunire della sera, si accontentano di starsene sdraiati sul divano accanto a te, assorta nella lettura di un libro. L’uomo giusto è quello che ti capisce senza che servano parole, si bea della contemplazione di te senza chiedere nulla in cambio, fin quando un giorno, al ristorantino mediorientale che vi piace tanto, ti confida lapidario: ‘Certo, non è facile stare con te, asessuata come sei’. ‘Ma io non sono asessuata, io amo il sesso’, replica lei.

 

KATE BOLICK KATE BOLICK

Nello stesso istante le si accende una lampadina: non ricorda più l’ultima volta che i due hanno fatto sesso insieme. Kate non è una persona asessuata ma lo è diventata. ‘Avevo notato che il sesso non m’interessava più come un tempo ma pensavo che fosse semplicemente quello che succedeva dopo un po’ di anni. Faceva parte del crescere, scendere a compromessi, sistemarsi. Avevo cercato di farmene una ragione’.

 

Quella conversazione decreta la fine di una relazione già esaurita. La rottura definitiva, come in ogni storia d’amore e convivenza, richiede qualche mese, ci sono le incombenze pratiche, le tazze da dividere, le bollette da saldare. E gli scoppi di pianto, improvvisi, da tamponare al telefono con l’amico gay – per fortuna esistono i gay – resistendo così alla tentazione di chiamare l’ex, dal momento che sei tu la causa del dolore di entrambi.

 

La libertà ritrovata ha il sapore di un Big mac addentato per strada nel bel mezzo della notte, ‘con la deliziosa consapevolezza che a casa non mi avrebbe aspettato altro che un letto vuoto in cui strisciare dentro nuda, ubriaca e puzzolente di fast-food, senza nessuno da disgustare a parte me stessa’.

bridget jones bridget jones

 

Lo ‘zitella dream’, oltre che un’aspirazione, ritrae un pezzo di realtà, soltanto in America, secondo le statistiche ufficiali, 105 milioni di persone maggiorenni non sono mai state sposate, divorziate o vedove, per il 53 percento sono donne. Secondo l’Istat, in Italia una famiglia su tre è composta da single.

 

‘Non sono innamorata, non riesco più a innamorarmi di un uomo – ha dichiarato recentemente Barbara d’Urso - Mi mette il morbillo l’idea che ci sia qualcuno con le chiavi di casa mia. Si arriva a un certo punto in cui gli spazi sono troppo importanti: non condividerò più la casa con nessuno. La libertà di alzarmi e spalancare la finestra, come voglio io, anche se fuori c’è il gelo, non la baratto con niente’. Il gelo fuori, e dentro.

LENA DUNHAM CONVENTION DEM LENA DUNHAM CONVENTION DEM

 

‘Fu allora – racconta Kate Bolick - che tornai alle mie abitudini domestiche preconvivenza cucinando il meno possibile e non pulendo di base mai nulla finché il lavandino era talmente pieno di piatti sporchi che non avevo altra scelta. Solo qualche anno così, poi mi innamorerò di nuovo e mi sistemerò davvero’. Bolick è tuttora nubile, coltiva da qualche tempo una relazione stabile ma continua a ritenersi ‘personalmente single’, come chi si considera tale seppure in coppia.

 

la attrice femminista lena dunham la attrice femminista lena dunham

Del resto, la ‘zitellitudine’ non è più sinonimo di disprezzo ed emarginazione sociale. Ci sono zitelle di successo che semplicemente rifiutano la vita a due, e si guardano bene dal mettere a repentaglio la propria indipendenza economica ed emotiva. Il matrimonio non è più un obbligo sociale e la prospettiva del divorzio è ormai di routine, tuttavia ciò non impedisce che le nostre vite continuino a ruotare attorno alle fedi nuziali: ti sposi? Ma perché non ti sposi? Che cos’aspetti a sposarti? Se ti sei separata una volta, è il momento di ritentare!

 

E’ così che sprofondiamo nell’incessante ricerca di una quiete amorosa a due, perché il tentativo, talvolta disperato, di alleviare le insuperabili solitudini delle nostre esistenze ci fa sentire più forti di fronte a una incrollabile certezza: siamo soli anche quando in coppia. Tanto vale prendersi un gatto.

 

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