sergio endrigo

PER FARE L’ALBERO… CI VUOLE IL PIOMBO - LA FIGLIA DI SERGIO ENDRIGO CONVOCATA IN QUESTURA PER LA COLLEZIONE DI ARMI DEL PADRE – “CON QUELLE PISTOLE POTREI GIRARCI LA POLENTA! SIAMO AL TEATRO DELL'ASSURDO...” - ECCO L’ENDRIGO CHE NON TI ASPETTI: COLLEZIONISTA DI REVOLVER E FUCILI NONCHÉ BUON TIRATORE, LUI CHE ERA DI SINISTRA E CHE CANTAVA 'GIROTONDO INTORNO AL MONDO', APPELLO IN MUSICA ALLA PACE. LA FIGLIA: “MA QUESTO NON CONTRASTA CON IL SUO ANTIMILITARISMO! ERA UN HOBBY LEGATO ALL'INFANZIA…” – VIDEO

 

Fabrizio Peronaci per il Corriere della Sera - Roma

 

SERGIO ENDRIGO ARMI

Sulle prime, ha reagito a modo suo: il carattere non le manca. Claudia Endrigo, la figlia di Sergio, il cantautore gentile e anti-conformista morto nel 2005 e rimasto nella memoria di tutti per «Io che amo solo te», il singolo entrato nella classifica delle canzoni più belle di sempre, e per un motivetto geniale che i bambini non smetteranno mai di cantare («Per fare l'albero / ci vuole...»), aveva appena scartato la raccomandata. Lette le prime righe, aveva avuto uno scatto d'ira. Il timbro «Questura di Roma - commissariato Ponte Milvio» l'aveva inquietata.

 

Nulla di grave, invece; ma l'irritazione era rimasta. «Cosa vogliono? Un certificato che attesti la mia sanità fisica e mentale per tenere in casa cinque ferri vecchi, ormai cementificati, non funzionanti da almeno un secolo? Suvvia! Con quelle pistole potrei girarci la polenta! Molto più pericoloso il coltello del pane! Mah, siamo al teatro dell'assurdo...»

 

Eccolo, il Sergio Endrigo che non ti aspetti: collezionista di revolver e fucili nonché buon tiratore (al poligono o in campagna) per puro divertimento, con amici e parenti, lui che era antimilitarista e dichiaratamente di sinistra. Lui che cantava «Girotondo intorno al mondo», appello in musica alla pace e alla fraternità universale.

SERGIO ENDRIGO ARMI

 

Nei giorni scorsi, a cavallo del 15 giugno, data dell'87° compleanno ricordato sul web da tanti fan orfani del cantante, ci ha pensato Claudia, tenace custode della memoria del padre (che fu vincitore a sorpresa del Sanremo 1968, facendo infuriare Adriano Celentano), a raccontare un aspetto inedito dell'Endrigo nazionale.

 

A innescare la rivelazione è stata proprio la richiesta del commissariato di sottoporsi alla visita medica prevista, con cadenza quinquennale, dal decreto 104/2018. Solo in tal modo avrebbe potuto continuare ad conservare i cimeli bellici del babbo. Ed è stata lei stessa, Claudia Endrigo, a spiegare in un post: «Quando 15 anni fa papà mi ha lasciata, contattai la Questura che mi rilasciò un certificato per detenere armi antiche artistiche rare. In quell'occasione, non avendo e non volendo prendere il porto d'armi, feci ritirare la P38 che lui deteneva regolarmente, da me trovata in un cassetto...»

 

SERGIO ENDRIGO ARMI

La doppietta cal. 12 anno di grazia 1856, la rivoltella cal. 7 del 1852 e le tre-quattro pistole calibro 11-12, tutte ossidate, non funzionanti, acquistate da Sergio Endrigo da antiquari o collezionisti, finirono così in un vassoio tondo, sulla cassapanca all'ingresso.

 

«Mi ricordano mio padre e mi dispiaceva separarmici - racconta Claudia - ma letta la raccomandata, d'istinto, ho avuto un rifiuto della burocrazia, e ho scritto su Fb che non avevo intenzione di accollarmi la rottura di scatole di una visita alla Asl per una questione tanto assurda, e che la Questura venisse pure a casa a riprenderle, per rottamarle, quelle armi pericolosissime...»

 

Una querelle che - potenza delle comunicazioni in tempo reale, all'epoca dei social - si è subito risolta: giorni fa la figlia del grande chansonnier ha parlato con una funzionaria di polizia e l'equivoco, in virtù della classificazione delle armi come «artistiche e da collezione», è stato prontamente chiarito. Resta il retroscena: l'esistenza del piccolo arsenale casalingo ha fatto emergere un aspetto poco noto della personalità di Sergio Endrigo. «Mio papà non era affatto una persona triste o solitaria. Era un uomo serio, questo sì

endrigo cover

 

Adorava sia la poesia, basti pensare alla canzone La rosa bianca , tratta dai versi di José Martí, o alla collaborazione con Vinícius de Moraes e Giuseppe Ungaretti, sia l'impegno civile, presente nella meravigliosa Anch' io ti ricorderò , dedicata a Che Guevara, scritta di getto quando ven ne a sapere che stavano per prenderlo in Bolivia», premette Claudia, che tre anni fa ha pubblicato «Sergio Endrigo, mio padre», unica biografia in circolazione del cantante.

 

sergio endrigo

«Però - aggiunge la figlia - papà era anche un giocherellone. Sape va godersi la vita con i suoi amici, primo tra tutti Sergio Bardotti, il paroliere, con i quali facevamo baldoria nel comprensorio di villette vicino Mentana dove abitavano anche Luis Bacalov e Ennio Morricone, e dove venivano a trovarci Lucio Dalla e Ron, Gianni Morandi, Franco Migliacci.

 

Tanto per dare l'idea, come racconto nel mio libro, era un gran raccontatore di barzellette, un accanito giocatore di scopa, un fanatico del ping pong, un ottimo cuoco». E, si scopre adesso, un buon tiratore... «Sì, ma questo non contrasta con il suo antimilitarismo! Era un hobby legato all'infanzia, una sorta di romanticismo nel rivivere gli anni lontani da bambino, in Istria e poi in Italia, da esule, quando giocava con i soldatini.

 

Fu lui stesso a raccontarmi che gli piaceva dipingerli, colorare le uniformi». Le esercitazioni armi in pugno risalgono a molto dopo, anni '70 e '80. «Io ero bambina, e poi ragazza. Mi piaceva fare il tiro a segno con lui e gli amici, in campagna. In fondo sono sempre stata un po' maschiaccio. Sparavamo ai bersagli classici o alle lattine di Coca cola. Nessun pericolo, solo un gioco. Altro che musone. Quante risate ci siamo fatti, io e papà...»

 

endrigosergio endrigo

 

sergio endrigoSERGIO ENDRIGO SERGIO ENDRIGO SERGIO ENDRIGO SERGIO ENDRIGO SERGIO ENDRIGO endrigo 4

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."