paolo_giaccio carlo massarini

GIACCIO MEMORIES/1 - PAOLO MARTINI: “OGGI SEMBRA TUTTO FACILE, MA NON SI PUÒ DIMENTICARE IL CONTESTO INIZIALE DELLA CARRIERA DI GIACCIO: LA NOSTRA ITALIA 'ANNI-PIOMBATA' DI ALLORA, IL CLIMA DI EGEMONIA CULTURALE DEL PARTITO COMUNISTA, UN MONDO TELEVISIVO DOVE LE PERSONALITÀ DOMINANTI SONO QUASI SEMPRE STATE TUTTE VOLGARI E PREPOTENTI. UN'ANIMA NOBILE, PER DAVVERO”

paolo giaccio

Mail di Paolo Martini a Dagospia

 

Caro Dago, chi ha avuto la fortuna, come me, di seguire molto da vicino le vicende della tv italiana, a partire proprio dai rivoluzionari anni Ottanta, e d'incontrare da cronista Paolo Giaccio durante il periodo più fortunato della sua carriera in Rai - dai programmi musicali alla prima rete e infine a RaiSat - , si trova facilmente oggi a notare un certo difetto d'inquadramento storico delle pur generose commemorazioni mediatiche che sono circolate dopo la sua scomparsa.

 

Giaccio e Massarini 2_b

Fortunatamente tra le prime tue commosse righe e gli interventi di Barbara Palombelli e Carlo Massarini, si riesce ad evincere meglio il senso di una storia umana e professionale davvero unica. Oggi sembra tutto facile, ma non si può dimenticare il contesto iniziale della carriera di Giaccio: la nostra Italia 'anni-piombata' di allora, il clima di egemonia culturale del Partito comunista, un mondo televisivo dove le personalità dominanti sono quasi sempre state tutte volgari e prepotenti.

Giaccio, Massarini, Fegiz - Per voi giovani (1971)

 

Paolo sembrava così allegramente e fortunatamente non permeabile a quello spirito del tempo. In definitiva, persino decidere di lanciare Battisti non era poi così scontato, ché infatti passò quasi subito come canzonettaro disimpegnato o peggio ancora per fascisti. Ma anche lavorare insieme e accanto ai migliori dirigenti democristiani della Rai, come Brando Giordani, mentre quel mondo politico-televisivo era ormai al tramonto, non era facile come scrivere liberamente per il settimanale patinato, o fare il funzionario veltroniano della tv di Guglielmi, oppure persino aggirarsi nella corte di Berlusconi, con fogli e matita per registrare appuntamenti, orari dei telefilm o spunti per i suoi discorsi fa lo stesso.

Giaccio, Massarini, Fegiz, Carlo Basile

 

 Un approfondimento a parte lo meriterebbe l'esperienza di Rai Sat, che meglio delle precedenti spiega il segno della carriera professionale di Paolo: parliamo della seconda metà degli anni Novanta, quando la televisione - e ormai anche il Paese - era stata tutta plasmata da una massificazione commerciale che ha ribaltato, come paradossale canone inverso, la cultura borghese elitaria e comunistizzante degli anni Settanta.

 

Paolo Giaccio

In quel contesto, bisogna riconoscere la lungimiranza anche solo di piccole scelte come riproporre sottotitolato il "David Letterman Show", piuttosto che immaginare una piattaforma di canali tematici segmentati per bene, fino al punto di splittare il design dall'arte e dalla cultura. Dieci anni dopo avremmo poi tutti parlato di morte della tv generalista, e in fondo da snob qual era Paolo non ha mai creduto un attimo che la ricerca indiscriminata del pubblico potesse diventare anche il suo orizzonte professionale.

 

giaccio fegiz - per voi giovani

A favorire questa capacità intuitiva e il suo impegno per un nuovo sistema televisivo e mediatico non massificato, è stato senz'altro quel tratto distintivo della sua personalità che altri hanno già bene ricordato: Paolo amava incontrare e far conoscere le persone più disparate, era interessato alle tante singole teste e alle personalità singolari, non a contare le audience con disprezzo. In fondo lui, come spettatore, all'estetica iper-tecnologica dei video musicali ha sempre preferito la perfezione fisica dei balletti. 

Paolo Giaccio

 

Infine, Giaccio sapeva essere un interlocutore scanzonato e mai ipocrita anche con i cronisti e i critici dei giornali, senza impancarsi sul piedistallo, senza vanterie, senza infingimenti. Personalmente ricordo che è sempre stato uno dei pochissimi a non nascondere la diffidenza nei confronti dei personaggi più amati dai media, uno dei pochi che aveva avuto il coraggio di spiegare subito ai noi scribacchini idolatri che la genialità del tale riconosciuto Genio era un bluff, che la capacità relazionale del talaltro riverito Manager era solo indiretta, che le virtù professionali dell'Autore fabbrica-milioni erano prima di tutto la faccia tosta e la fortuna…

mauro luchetti, giaccio e camilla baresani

 

Per passare al personale, so benissimo che benevolenza e sincerità di Paolo non me le sono meritate altro che per estensione, attraverso Irene Ghergo, ma non posso dimenticare tanti suoi gesti di generosità, non solo nei confronti delle sue amate Miss, che venissero dalla Valtellina o dall'Appennino marchigiano, ma anche con tante emerite teste di rapa, come il sottoscritto o altri pennivendoli di passaggio, anche quando avrebbe avuto ottimi motivi per non farsi trovare. Un'anima nobile, per davvero.

Paolo Martini

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...