Lady Coratella per Dagospia
Tremano i ristoratori di mezza Italia. Un uccellino isterico spiffera da settimane un cinguettio inquietante: quest’anno la Guida Michelin chiude più tardi del solito e i suoi ispettori si stanno ancora agitando su e giù lungo lo stivale per le ultime verifiche.
I maligni, in realtà, sostengono da sempre che la Rossa tragga linfa e nutrimento - evidenti spunti, diciamo - dalle pagine fresche dei concorrenti italiani già in libreria da qualche tempo.
Nel corso degli ultimi anni il fiume in piena della critica enogastronomica autarchica si è ridotto ad un ruscello di montagna e La Guida de L’Espresso di Enzo Vizzari domina il campo in materia di ristoranti, inseguita a distanza dal Gambero Rosso che non ha mai superato il trauma della scomparsa del suo fondatore Stefano Bonilli. Il panorama fotografato dagli italiani è rimasto sostanzialmente stabile (ancora forte il Piemonte e sempre vispa la Campania).
GUIDA 2016 VINI ITALIA ESPRESSO
A questo punto l'attesa per l'uscita in ritardo della Guida Gommata si fa sempre più ansiosa e tutti gli chef dei ristoranti in campionato confidano nella propria ascesa, oppure sulla caduta rovinosa del vicino troppo bravo. I giudizi nella formula inventata a Parigi restano comunque molto sommari e le indicazioni sulle singole tavole fin troppo sinottiche, ma una stella conquistata o una persa possono ancora dare una mano alla popolarità e alla cassa di un locale, ovunque si trovi.
Gastrofichetti assatanati - improvvisati critici su blog di ricette a base di dado Star - chef rampanti e vecchi cucinieri incazzati, lamentano in coro lo scarso numero di riconoscimenti concessi ai locali italiani; riflesso – bofonchiano – della secolare, malcelata, antipatia competitiva per noi, cugini casinari d’Oltralpe.
Ma c’è un altro elemento da ricordare nello scorrazzare dell’ultima ora degli ispettori Michelin: sono pochi, decisamente insufficienti. Si tratta di professionisti selezionati e chiamati ad un rigore raro, ma sempre una manciata restano e faticano a coprire il meglio applicando gli stessi standard e rispettando i tempi.
Così, mentre chef di primo pelo e vecchi marpioni attendono nervosi la possibile convocazione in Nazionale, molti si chiedono quali logiche prevarranno nelle promozioni e nelle retrocessioni.
L’anno passato, firmando la sua prima Rossa, Sergio Lovrinovich non ha toccato la parte alta della classifica consolidata nel tempo della scoppiettante direzione di Fausto Arrighi. Ha puntato, invece, sulla nomina di alcune prime stelline, nomine discusse – come sempre – per l’ascesa di tavole davvero fragili (immaginate una luce simile che rischiara un centro sociale?) e per le mancate chiamate nell’Olimpo della hit parade.
Ma questo è il gioco delle guide, un gioco al massacro al quale ogni critico degno di questo nome si rifiuta di partecipare.