massimo de luca

“ENRICO AMERI ERA PIÙ MODERNO DEI TELECRONISTI DI OGGI” – MASSIMO DE LUCA, STORICO CONDUTTORE DI “TUTTO IL CALCIO”, ATTACCA LE VOCI CHE RACCONTANO IL PALLONE: “SONO ANSIOGENE, USANO ESPRESSIONI CHE IL PUBBLICO NON CAPISCE: C’È TROPPO PROTAGONISMO” – I SUDORI FREDDI PER AVER CORRETTO CIOTTI, L’INVITO DI BERLUSCONI A ARCORE, I COLLEGHI CHE SI SONO FATTI "SPINGERE" DAI POLITICI, LA RIABILITAZIONE DI CAROSIO, LO SCOOP AL FUNERALE DI GRACE KELLY – "AVEVO UNA GIACCA A RIGHINE DA VERGOGNARSI. USCENDO, CAROLINA MI FECE UN CENNO DI SALUTO: CHISSÀ CHI PENSAVA CHE FOSSI…”

Paolo Tomaselli per il “Corriere della Sera” - Estratti

massimo de luca

 

Massimo De Luca, dopo tanti anni di radio e di televisione, adesso porta a teatro le grandi storie di sport che si intrecciano con la politica e la vicenda di Nicolò Carosio, padre di tutti quelli che raccontano lo sport davanti a un microfono.

 

È un po’ la sua rivincita?

«Diciamo di sì: prima dirigevo l’orchestra dei colleghi, a “Tutto il basket” e “Tutto il calcio minuto per minuto” e negli studi televisivi. Adesso racconto io e mi godo il respiro più ampio che ti offre il teatro, senza combattere con l’orologio».

 

Radio o tv: il suo vero amore qual è?

«Il primo, cioè la radio: è più affascinante, perché sei l’unico tramite fra il fatto e l’ascoltatore. E devi essere sintetico, conciso, non devi affaticare chi ti ascolta: come insegnava Sergio Zavoli “devi scrivere nel microfono”».

(…)

sandro ciotti

 

Dieci anni dopo diventa direttore dell’orchestra di «Tutto il calcio», erede di Bortoluzzi. Aveva a che fare con molte primedonne?

«Lui mi lasciò il testimone, spiegandomi che i campi collegati dovevano dare il ritmo, mentre lo studio deve trasmettere l’armonia: da un lato i fuochi d’artificio, dall’altro un porto calmo».

 

Con Ciotti, Ameri e soci — e con tutte le partite di serie A giocate in contemporanea — l’atmosfera era scoppiettante?

«Ciotti e Ameri non si amavano un granché. Sandro era più tecnico, aveva giocato anche a discreto livello. Ameri era una musica, se lo risentiamo adesso è quasi più moderno dei radiocronisti di oggi, certamente è più godibile perché ora si tende a confondere ritmo e concitazione».

 

E qual è il rischio se si confondono?

enrico ameri

«Quello di essere troppo ansiogeni, di dire tutto. Il risultato è l’utilizzo di troppe espressioni tecnico tattiche, come le “seconde palle”, i “quinti”, le “transizioni positive”. Mi chiedo cosa capisca il pubblico, soprattutto quello della televisione generalista: c’è troppo protagonismo».

 

Ma lei era ciottiano o ameriano?

«Dopo la maturità classica nel 1968 mi iscrissi a filosofia e iniziai a collaborare per gli sport minori con la Gazzetta grazie a Ciotti, amico della famiglia della mia fidanzata. Al mio quarantesimo compleanno lui suonava il piano e io cantavo in francese. Però, nonostante l’amicizia Sandro non gradiva essere smentito...».

raimondo vianello

 

Fu costretto a farlo?

«Al mio debutto mi resi conto che non avevamo i monitor per vedere le partite in bassa frequenza e li ottenni: quando si verificò il famoso episodio della monetina che a Bergamo colpì Alemao del Napoli, sapevo che Sandro non poteva averlo visto dalla tribuna e intervenni, sia pure coi sudori freddi. Lì si decise lo scudetto».

 

Dalla radio alla tv, dalla Rai a Mediaset, da Ciotti a Vianello. Due mondi molto diversi?

«Ero passato a prendere mia figlia, nella casa dove non abitavo più perché mi ero separato: alzai la cornetta a forma di Bart Simpson e dall’altra parte c’era Adriano Galliani: l’idea di lasciare Roma non mi aveva mai sfiorato e non dissi subito sì. Speravo che la Rai rilanciasse con la conduzione della Domenica Sportiva, ma Bruno Vespa non voleva un altro della radio dopo Ciotti».

 

Il primo incontro con Berlusconi come fu?

silvio berlusconi

«C’era già stato alla radio: un pomeriggio volle venire nei nostri studi milanesi per vedere le partite nella sala allestita per la “bassa frequenza”. Io stavo conducendo, mi avvisarono e gli feci chiedere se voleva commentare in diretta la partita del Milan. Accettò, prese appunti ma dimenticò una penna stilografica di un certo valore, che gli feci avere tramite le guardie del corpo. Poi quando arrivai a Milano mi invitò ad Arcore e mi illustrò come riteneva andasse reimpostato il lavoro della redazione sportiva».

 

Con «Pressing Champions League» andaste in onda anche l’11 settembre 2001.

«Dopo un pomeriggio di ordini e contrordini, andai in onda da solo, senza pubblico e senza vallette. I dati di ascolto furono incredibili, con il 27% di share: dopo le ore di angoscia con l’attentato alle Torri Gemelle, il pubblico cercò un attimo di staccare, guardando i gol di Champions».

 

massimo de luca

A parte quell’occasione drammatica, Vianello era il valore aggiunto per «staccare»?

«Sì, Raimondo era spassosissimo, era un signore e ovviamente era una primadonna. Ma era anche appassionato e molto competente: non era solo un maestro d’ironia con le sue battute fulminanti, ma ci metteva i contenuti».

 

Nei mari agitati della politica, lo sport era un’isola a parte o affrontava delle pressioni?

«L’ho avvertito negli anni di direzione di Raisport, un periodo limitato per mia scelta, visto che optai per un contratto a termine. In quei tre anni ho avuto più rapporti con personalità politiche che in tutto il resto della mia carriera».

 

Qual era l’oggetto dei rapporti?

massimo de luca

«L’interesse non è solo che si dicano certe cose, visto che allo sport non ci si occupa del dibattito politico. Ma ad esempio se un certo evento è organizzato da una giunta di un certo colore, se ha le riprese televisive ha successo, altrimenti va peggio. E i colori politici potevano essere vari, non c’era una parte che si distingueva di più».

 

giorgio napolitano MASSIMO DE LUCA

Tutto qui?

«C’erano anche le nomine dei vicedirettori, ma me la sono sempre cavata abbastanza bene. Un po’ perché non avevo appartenenze politiche dichiarate, quindi non dovevo dire grazie a nessuno. Un po’ perché cerchi di gestire, senza dire di sì a tutto. Ci sono stati colleghi che si sono fatti spingere molto dai politici».

 

Si è sempre occupato unicamente di sport?

«No. Negli anni di piombo eravamo tutti allertati e fui mandato tra l’altro al lago della Duchessa, per il comunicato poi rivelatosi fasullo, sul ritrovamento del cadavere di Aldo Moro. E mi occupai nel 1978 delle morti e delle elezioni dei Papi: per estrazione famigliare avevo rapporti col Vaticano. E questo mi facilitò anche nel servizio più incredibile di tutta la mia carriera».

funerale di grace kelly

 

Quale?

«Il funerale di Grace Kelly a Montecarlo, nel settembre 1982, come inviato del Gr1».

 

Perché il servizio di un funerale, anche se di una principessa, dovrebbe essere incredibile?

«Perché era una cerimonia privata. E riuscii a imbucarmi grazie a don Pintus, parroco di San Lorenzo in Lucina a Roma, monegasco di nascita, prete che trovai sul volo per Nizza, amico di mio zio che era un famoso biblista. Lui mi condusse a Palazzo Grimaldi e una porticina dopo l’altra, siamo entrati nella cappella privata: c’erano le due famiglie, quella monegasca e quella americana, il sacerdote che officiava, don Pintus e io, con la camicia di lino azzurra e la giacca a righine bianche e azzurre, simile a quella usata da Bearzot al Mondiale spagnolo. Da vergognarsi. Uscendo, Carolina mi fece un cenno di saluto: chissà chi pensava che fossi».

 

(…)

 

Considerato il lavoro teatrale fatto su Nicolò Carosio, è giusto parlare di una riabilitazione?

«Sì, perché c’è ancora chi sostiene di avergli sentito pronunciare in telecronaca un insulto razzista al guardalinee etiope che annullò un gol a Riva durante la partita con Israele al Mondiale messicano del 1970. Le ricerche di Pino Frisoli, lo storico più documentato per lo sport radiotelevisivo in Italia, smentiscono la ricostruzione. E scagionano il padre di tutti noi radiocronisti».

massimo de luca

 

Però Carosio non fece la telecronaca di Italia-Germania 4-3, che fu affidata a Martellini.

«Sì, perché le polemiche furono accese. Ma riascoltando la telecronaca, quella parola non fu mai detta: Carosio dice solo, stizzito, “l’etiope annulla”. Piuttosto, alla radio nelle interviste post partita il grande giornalista Antonio Ghirelli — sottolineando il carattere scherzoso della sua affermazione — parlò di “vendetta del Negus”. E di questo si trova traccia in una lettera di Carmelo Bene all’ Unità . Enzo Tortora sul Carlino disse “se non fate più dire etiope a Carosio, non trasmettete più l’Aida, che contiene quella parola”».

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…