scalfari andreotti berlusconi

“GRAZIE A ANDREOTTI, CHE MEDIO' SULLA MONDADORI, IL NUOVO GIORNALE DI SCALFARI NON NACQUE MAI" - I RICORDI DI ANTONIO POLITO: "SE BERLUSCONI AVESSE VINTO LA BATTAGLIA DI SEGRATE, EU-GENIO ERA PRONTO A LASCIARE "REPUBBLICA" PER FONDARE UN NUOVO GIORNALE - POI SCALFARI AVREBBE DEFINITO ANDREOTTI “BELZEBÙ”, QUANDO FU ACCUSATO DI RAPPORTI CON LA MAFIA – COSA DISSE "BARBAPAPA'" A POLITO QUANDO USCI’ DA "REP" PER FONDARE “IL RIFORMISTA

Antonio Polito per il “Corriere della Sera”

EUGENIO SCALFARI

 

Alla fine del punto pomeridiano sulla prima pagina, Eugenio ci prese da parte e ci disse: domenica venite a pranzo da me a Velletri, vi devo parlare. Velletri era il suo buen retiro , una villetta a un'ora da Roma, perfetta per il weekend del direttore di un giornale, che non è mai veramente in vacanza.

 

L'invito ci sorprese: pur essendo collaboratori molto stretti di Eugenio, i suoi redattori capo, Mauro Bene e io, non foss' altro che per ragioni anagrafiche, non eravamo nel suo circolo di amici.

 

scalfari berlusconi

Ma il clima era così surriscaldato a Piazza Indipendenza, sede della Repubblica , in quel 1990, che intuimmo subito il tema. Silvio Berlusconi, allora non ancora in politica ma già l'editore più «politico» che si potesse immaginare, stava per prendersi la Mondadori e diventare padrone di Repubblica . La cosa era inaudita. Nel senso che il giornale fondato da Scalfari era il nemico numero 1 del Cavaliere, l'ostacolo più grande alla sua ascesa, anche per la capacità di Eugenio di influire su Parlamento e partiti.

 

Ciò che Scalfari ci chiese quella domenica a Velletri era dunque se eravamo pronti a lasciare la nave per far salpare «una scialuppa». Disse proprio così. Le metafore guerriere gli piacevano. Le battaglie vinte dal principe di Condè e dagli «straccioni di Valmy» erano quelle che preferiva per descrivere le sue campagne politiche. Di noi - soldatini alla sua corte - diceva napoleonicamente che «portavamo nel nostro zaino il bastone di maresciallo».

 

SCALFARI ANDREOTTI

La «scialuppa» era un nuovo giornale. Il piano B, se davvero la sua creatura, nata nel 1976, baciata da un enorme successo di pubblico e critica, fosse finita nelle mani dell'odiato Cavaliere. E con noi voleva discutere - dopo una nostra dichiarazione pregiudiziale di fedeltà perinde ac cadaver - chi arruolare nell'avventura, come condurla, quante pagine, che tiratura. Confesso che cominciammo a mettere nero su bianco i nomi dei fedelissimi. Del titolo della testata non si parlò: la chiamavamo in codice «la scialuppa».

 

Come è noto, il nuovo giornale di Scalfari non nacque mai, grazie a Giulio Andreotti. Più tardi Scalfari l'avrebbe definito «Belzebù», quando fu accusato di rapporti con la mafia. Ma a quel tempo il felpato leader democristiano fu decisivo per fermare la «battaglia di Segrate» per la conquista di Mondadori. Non voleva concedere a Craxi, alleato del Cavaliere, l'enorme potere mediatico che si sarebbe concentrato nelle sue mani, espugnando il giornale nemico e aggiungendolo alla dote delle testate Mondadori.

 

antonio polito

Andreotti mobilitò così, come negoziatore, niente di meno che Giuseppe Ciarrapico; il quale riuscì, insieme con il principe Caracciolo coeditore di Scalfari, a raggiungere un accordo di spartizione: Panorama , Epoca e tutto il resto al Cavaliere, Repubblica e l'Espresso a De Benedetti. Per la cronaca, va aggiunto che il giudice Vittorio Metta e l'avvocato Cesare Previti vennero poi condannati per corruzione in atti giudiziari, per una sentenza favorevole al Cavaliere.

 

Scalfari era un narciso di prima grandezza. Ma non del genere, corrivo e oggi volgarmente diffuso, che umilia o irride l'amor proprio degli altri. Bensì del genere elegante e suadente che carezza, titilla e corteggia il narciso che è in ognuno di noi. Grande seduttore! Gli bastava un quarto d'ora per convincerti che per lui eri la persona più importante del mondo, con l'eccezione di se stesso ovviamente (ha scritto anche un libro dal titolo «Incontro con Io»). È diventata leggenda la scena madre che fece quando Paolo Guzzanti, sua firma prediletta, andò a dirgli che si dimetteva per passare a un altro giornale: Scalfari si gettò ai suoi piedi, mettendosi tra lui e la porta. Doveva passare sul suo corpo, disse.

EUGENIO SCALFARI E GIULIO ANDREOTTI

 

Se non fosse stato del genere «narciso-buono», non sarebbe mai riuscito d'altronde a tenere al tavolo della riunione di redazione del lunedì, a varie riprese e in varie epoche, Enzo Biagi e Alberto Ronchey, Giorgio Bocca e Giampaolo Pansa, Mario Pirani e Natalia Aspesi, Enzo Golino e Rosellina Balbi, Bernardo Valli e Piero Ottone; tutte prime donne, come si diceva un tempo quando le firme femminili sui giornali erano davvero poche. In quanto a capacità di seduzione - spero che il suo fantasma non mi perseguiti per questo giudizio - può essere accostato all'arci-nemico Berlusconi. Entrambi sono stati, a mio parere, grandi modernizzatori della comunicazione nell'Italia uscita dal trauma degli anni Settanta.

 

EUGENIO SCALFARI - CARLO CARACCIOLO - MARIO FORMENTON

L'uno, il Cavaliere, sul versante nazional-popolare della tv commerciale. L'altro, Barbapapà, sul fronte del giornalismo impegnato, militante e di sinistra, ma con una grafica, un formato, un linguaggio, una titolazione, uno stile della casa mai visti prima, e rivelatisi in definitiva molto popolari anch' essi. Per dare un'idea del suo assolutismo democratico, basti questo episodio. Quando decisi di lasciare Repubblica - lui non era più direttore - per fondare un piccolo giornale corsaro allora chiamato Il Riformista , lui mi telefonò per dissuadermi con questo argomento: «Se fai un giornale simile al nostro, è inutile. Se fai un giornale diverso dal nostro, è dannoso». Après lui, le déluge .

carlo caracciolo eugenio scalfari mario piraniDe Benedetti Caracciolo Scalfarieugenio scalfari carlo caraccioloLAMA, ANDREOTTI, SCALFARI

Ultimi Dagoreport

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO