walter siti pasolini

“HO LOTTATO TUTTA LA VITA CON PASOLINI: LUI NON È MAI STATO UN PADRE PER ME, COME IO NON SARÒ UN PADRE PER NESSUNO" - WALTER SITI RIPERCORRE 50 ANNI DI STUDI SU PPP E LA PERCEZIONE DI UNA "COMUNE IMMATURITA'": “LA MIA OMOSESSUALITÀ L'HO CRESCIUTA E DIFESA ANCHE CONTRO DI LUI E IL SUO SENSO DI COLPA; QUANDO MI SONO TROVATO A INNAMORARMI DI UN BORGATARO ROMANO, A SCRIVERE DI MARCELLO E DEL SUO AMBIENTE, GIURO CHE NON STAVO PENSANDO A PASOLINI. ALLA BORGATA FIDENE MI CI AVEVA PORTATO LA VITA” – QUANDO SITI DISSE: “PASOLINI FU UCCISO PER IL CASO MATTEI”

SITI: PASOLINI FU UCCISO PER IL CASO MATTEI

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/io-pasolini-conoscevo-bene-walter-siti-ldquo-fu-ucciso-caso-159403.htm

 

 

Walter Siti per “La Stampa - TuttoLibri”

walter siti

 

Non ci posso credere. Non posso credere che per cinquant' anni mi sono occupato dello stesso scrittore, che poi non era neanche davvero il mio tipo - certo non è Dante, né Dostoevskij, né Cervantes, né Shakespeare.

 

Per cinquant' anni non mi sono occupato di lui a tempo pieno: dopo la tesi ho dovuto disintossicarmene, poi ci sono tornato sopra perché era un argomento che conoscevo e potevo sfruttarlo per la «carriera», poi ho amato e studiato altre cose (forse la vera catena al collo, parecchio più tardi, sono stati i dieci tomi dei Meridiani a cui mi chiamò Renata Colorni grazie alla mediazione di un'amica comune, Giovanna Gronda).

 

Però era come la griglia di una gora a cui corrono tutte le acque piovane, Pasolini e il suo desiderio me li trovavo sempre tra i piedi: il suo «ossimoro permanente» era anche per me una scappatoia, condividevo il suo paradosso di un sacro senza religione, la mia omosessualità l'ho cresciuta e difesa anche contro di lui e il suo senso di colpa; quando mi sono trovato a innamorarmi di un borgataro romano, a scrivere di Marcello e del suo ambiente, giuro che non stavo pensando a Pasolini: alla Borgata Fidene mi ci aveva portato la vita.

 

PIER PAOLO PASOLINI

Ci pensai dopo, a metà scrittura, che poteva sembrare un'imitazione o una sfida ma ormai era fatta; mi venne in mente il paragone con quando ti sforzi di rinnegare tuo padre e poi una mattina facendoti la barba allo specchio t' accorgi che il gesto di tirarti la pelle sullo zigomo è la replica del gesto che faceva lui.

 

Ma Pasolini (a costo di giurare di nuovo) non è mai stato un padre per me, come io non sarò un padre per nessuno. Adulti, mai. Eravamo a Cordova o forse a Granada con Laura Betti e altri coscritti, avevano organizzato un incontro-spettacolo su Garcia Lorca e Pasolini: Laura prese la parola e parlando dei due poeti insieme li chiamò «due ragazzi».

 

Per Lorca mi tornava, è morto a trentotto anni, ma per Pasolini mi parve un'esagerazione; ora, che potrei avere un figlio dell'età che aveva Pasolini quando è morto, capisco Laura e il suo sentimento. Probabilmente, accademia e critica letteraria a parte, il filo che mi ha tenuto legato a lui per una così incredibile durata è stata proprio la percezione di una comune immaturità.

 

walter siti 1

Non riesco a considerare Pasolini semplicemente un oggetto di studio: per questo ho voluto intitolare Quindici riprese la raccolta dei miei saggi su di lui. «Riprese» vuol dire che ho ripreso il discorso almeno quindici volte, ma il numero quindici è legato al pugilato, che nei suoi anni eroici regolava appunto in quindici round gli incontri validi per i campionati europei o mondiali.

 

Quello con lui, per me, è sempre stato un combattimento. (Senza escludere, mi viene in mente ora, l'armonica di senso legata al lessico sartoriale: mia mamma, abile sarta, chiamava «riprese» quelle che faceva agli abiti per adattarli a una persona diversa dal primo proprietario, per esempio accorciare una gonna o stringere in vita un soprabito troppo largo; i vestiti di Pasolini mi stanno larghi addosso, è ovvio). La psiche ha percorsi tortuosi, a meno che io non stia ragionando su tutto ex post, per cercare di dare unità a un itinerario esistenziale e critico che magari invece è stato casuale e sbadato, come tante cose che mi riguardano.

PASOLINI DAVOLI

 

 Il solo merito che mi riconosco, proprio grazie all'andamento carsico del mio coinvolgimento biografico, è di essere rimasto vergine sia dal servo encomio che dal codardo oltraggio. C'è stato un momento, subito dopo la morte, che Pasolini è diventato di moda: a un qualunque incontro in piazza o in libreria, bastava che sul manifesto si parlasse di Pasolini e accorreva il doppio del pubblico che sarebbe accorso per qualunque scrittore anche più bravo di lui.

WALTER SITI

 

Io, che già passavo per essere uno che lo conosceva bene, non ne potevo più di sentirmi chiedere che cosa avrebbe pensato Pasolini dell'edonismo reaganiano o delle Brigate Rosse. Si parlava di lui poco meno che come di un profeta. Viceversa, per reazione, c'era chi sosteneva che lui fosse stato poeta solo quando non scriveva versi, che la sua retorica fosse stata stucchevole, che il suo populismo sentimentale apparisse ormai ideologicamente dannoso e stilisticamente arretrato.

PASOLINI DAVOLI

 

Lo si dannava in quanto pedofilo; tutti ne rivendicavano politicamente un pezzetto (i comunisti, i fascisti, i radicali, perfino la Lega Nord) e tutti lo biasimavano per ciò che sembrava aver concesso agli avversari; ogni argomento era buono pur di non far la fatica di leggerlo.

 

Il suo essere volontariamente o involontariamente scandaloso continuava ad attirarmi, come un rimprovero alla mia pavidità; coraggioso tanto che nei suoi ultimi anni era andato a mani nude contro la corazzata dei media e del perbenismo progressista.

 

Walter Siti

La sua morte aveva fatto scalpore sia per le circostanze poco chiare in cui era avvenuta, con sospetto di depistaggi da parte del potere democristiano e mafioso, sia perché veniva dopo i suoi editoriali sul Corriere della sera e dopo il successo dei film «decamerotici» (di cui lui per altro si era già abbondantemente pentito).

 

Ecco, forse la cosa in apparenza più superficiale ma più sostanziosa nel fondo, più delle sue famose «contraddizioni», era per me il suo continuo pentirsi di ciò che aveva scritto prima, le sue costanti «abiure», il suo essere perennemente insoddisfatto della letteratura come gioco verbale, la sua scoperta che la poesia è impotente di fronte alla realtà. Perché Pasolini non ha, non ha mai avuto, una «dignità» da difendere: la dignità è dei padri mentre lui è un eterno figlio infelice e velleitariamente eversore; i figli infelici sono i soli poeti, «Hitler è il deputato dei Rimbaud di provincia».

 

 I giovani che ora provano a leggerlo lo trovano un po' artificioso, sfuggente. Eppure nessuno come lui sarebbe adatto a un giovane scrittore: perché non sarà mai un maestro da venerare. Nel panorama suo contemporaneo, denso di avanguardie e sperimentalismi d'ogni genere, Pasolini è stato forse l'unico vero «geneticamente sperimentale»: ha giocato a rimpiattino coi generi letterari e con le altre forme di espressione artistica, contaminando e pretendendo di risalire sempre alle origini.

Moravia Laura Betti Pasolini

 

 Io, che mai sarò padre nemmeno per simbolo, vedo Pasolini come un figlio che si dibatte tra le spire degli elementi primari: il sole, l'acqua, il sesso, il niente prima della nascita, la morte. Invidio la grandezza del suo errore nel voler tradurre in passione civile l'ossessione erotica; non posso che contemplarla dal basso per mancanza di ali. Ammiro come un fenomeno naturale la sua debordante vitalità, la sua inesausta capacità lavorativa; non gli perdono l'annaspare inconsulto, la rimossa sudditanza ai «Padri farisei»; maledico la sua sfortuna (o fortuna, chissà) di essere diventato un bersaglio, triturato da un meccanismo che non gli ha consentito di darci quel che il suo sicuro insaziabile talento avrebbe potuto; compiango il suo esser diventato un mito.

pasolini bettipier paolo pasolini laura betti terence stamppasolini con laura betti

PASOLINI DAVOLI

walter siti cover

WALTER SITI WALTER SITI RESISTERE NON SERVE A NIENTE

Ultimi Dagoreport

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?