pier luigi battista

“IL LIBRO DI VANNACCI IL PIÙ VENDUTO? MI FA IMPRESSIONE ANCHE IL PRIMO POSTO IN CLASSIFICA DI TRAVAGLIO E SCANZI” - PIGI BATTISTA APPROFITTA DEL LANCIO DEL SUO LIBRO, “I MIEI EROI. UN AMORE TESTARDO E DURATURO”, PER SPARARE A ZERO SU TUTTO E TUTTI: “I LANZICHENECCHI DI ALAIN ELKANN? PENSAVO FOSSE SATIRA. SONO RIMASTO BASITO. E' IN ATTO UNA FRATTURA CON LE GENERAZIONI PRECEDENTI. MA CHI SE NE FREGA, NON MI METTO A FARE IL PREDICATORE CONTRO LA CORRUZIONE DEI COSTUMI, CHE SAREBBE ANCORA PIÙ RIDICOLO. I MANESKIN? SE LI VEDO CAMBIO CANALE…”

Estratto dell'articolo di Gianmaro Aimi per www.mowmag.com

 

PIERLUIGI BATTISTA

Riconosce che con le nuove generazioni è avvenuta una frattura, ma non rinuncia a voler testimoniare cosa l’ha formato e gli ha condizionato più di metà dell’esistenza. Ci riferiamo a “I miei eroi. Un amore testardo e duraturo” (La Nave di Teseo), il nuovo libro con cui il giornalista e scrittore Pier Luigi Battista ha messo nero su bianco oltre 40 anni di letture e approfondimenti su tre intellettuali come Hannah Arendt, Albert Camus e George Orwell che, “se mai esistesse un paradossale partito degli irregolari del Novecento, ne sarebbero di certo i tre portabandiera”.

 

LIBRO I MIEI EROI PIERLUIGI BATTISTA

Proprio oggi che della politica “non frega più niente a nessuno”, che il libro più venduto in Italia è quello del generale Roberto Vannacci (“ma a me fa impressione che siano sempre primi anche quelli di Travaglio e Scanzi”) e che la musica più ascoltata è quella dei Maneskin (“quando li vedo in tv cambio canale”). […]

 

“I miei eroi” è il suo personale tributo a tre grandi intellettuali non allineati: Hannah Arendt, Albert Camus e George Orwell. Perché ha sentito la necessità di ripartire dal loro pensiero?

«Per me è stata una triplice folgorazione. Grazie a loro ho modificato i miei codici culturali alla fine degli anni ‘70. Con questo libro spero di aver trasmesso al lettore la passione di una scoperta che si è consolidata studiandoli nel corso dei decenni. Per raccontare, prima, bisogna conoscere bene».

 

Per poter esprimere le loro idee che cosa hanno dovuto subire?

TRAVAGLIO SCANZI

«Stiamo parlando di un metodo che nega la discussione e il confronto delle idee e diventa linciaggio. Hanno resistito e pagato il prezzo della solitudine. Soli contro tutti. Anche con il proprio mondo di appartenenza. Ma hanno continuato a partecipare senza restare equidistanti».

 

[…]

A proposito di “processi sommari”, crede che in Occidente sia avvenuto qualcosa di simile per i russi che, dopo il conflitto, non si sono dissociati da Putin?

«No, perché in Ucraina è in corsouna guerra asimmetrica, contro i civili. Le azioni militari dei russi, della Wagner o dei ceceni colpiscono ospedali, stazioni dei treni, teatri, dove si massacrano i civili. Ci sono i video delle bombe sui soccorsi e non è accettabile. E se è una fesseria mettere in discussione Dostoevskij, non lo è con un direttore d’orchestra putiniano. È come se nella guerra contro Hitler arrivasse Wilhelm Furtwängler, direttore d'orchestra e compositore tedesco che era un nazistone, a fare un concerto nell’Italia occupata. Probabilmente qualche reazione l’avrebbe sortita.

 

pierluigi battista foto di bacco

Ma i miei “tre eroi” ci dimostrano che qualunque azione di violenza, anche nella guerra più giusta, come sosteneva persino Simone Weil, si commette qualcosa che altera e sporca l’anima. Così quando Camus dice “preferisco mia madre alla giustizia” intende dire che non c’è nessun fine giusto che si fondi su una colossale ingiustizia. Invece nella retorica bellicista tutto questo viene dimenticato».

 

Oggi tra i viventi vede qualcuno con lo stesso atteggiamento dei suoi "tre eroi"?

«No, nessuno. Forse perché i social hanno rinnovato tecnologicamente la pratica del linciaggio che già esisteva, il tutti contro uno, l’accanirsi contro un singolo. Pensavo che con la fine di un’epoca buia in qualche modo ci sarebbe stata un’evoluzione nel dibattito politico, invece la logica amico-nemico è tornata fortissima. Basta una parola e ti ci impiccano. C’è in giro un odio pazzesco. Un odio delle persone con un nome e un cognome, non solo dei profili fake. Mentre se scrivi un articolo o un libro sei costretto ad argomentare, sui social vai dritto all’insulto. Forse l’unico era Milan Kundera, scomparso recentemente, che aveva scelto la strada del silenzio rispetto al dibattito pubblico. E forse non a caso».

ROBERTO VANNACCI

 

A proposito di libri, le fa impressione che quello del generale Roberto Vannacci sia il più venduto?

«A me fa impressione anche che nei primi posti in classifica ci siano sempre i libri di Marco Travaglio e Andrea Scanzi. Non farei troppo lo schizzinoso. Dopodiché, bisogna pensare che se gli suoni la grancassa qualcuno si interessa a lui. “Quello è il mostro” si continua a dire e la gente va a vedere se è vero. Io eviterei le demonizzazioni eccessive proprio per evitare che l’attrazione per il “demoniaco” prenda il sopravvento».

 

pierluigi battista foto di bacco

Tornando al suo libro, c’è un capitoletto che si intitola “La giacca stazzonata”. Un termine che è tornato in auge dopo il racconto di Alain Elkann su Repubblica che ha definito i giovani dei “lanzichenecchi”. L’ha stupita?

«All’inizio pensavo fosse una sorta di satira, poi ho scoperto che parlava sul serio e sono rimasto basito che non sapesse che per arrivare a Foggia fosse necessario passare da Benevento. I “lanzichenecchi” mi hanno fatto molto sorridere, mentre il comunicato del comitato di redazione di Repubblica mi è sembrato un po’ esagerato per un articolo di Alain Elkann, forse perché si tratta del padre dell’editore».

 

Prendendo spunto dai “lanzichenecchi”, qual è il suo rapporto con i giovani?

MANESKIN

«Ho capito che è avvenuta una frattura con le generazioni precedenti. Qualcosa si è rotto nella trasmissione. C’è sempre stata la ribellione dei figli rispetto ai padri, ma stavolta è più netta. I giornali cartacei spariscono, della politica non frega più niente a nessuno e della cultura del passato si perde memoria. Da una parte mi spiace non partecipare attivamente a questa trasformazione, ma dall’altra mi metto il cuore in pace.

 

Oggi le priorità sono altre, il linguaggio è cambiato e se mi chiedessi quanto mi piace e non piace tutto questo ti risponderei che non mi piace all’ottanta per cento. Ma chi se ne frega, non mi metto a fare il predicatore contro la correzione dei costumi, che sarebbe ancora più ridicolo. Anche mia nonna vedendo il ‘68 ha avuto la stessa reazione, ma io ho solo nostalgia dei libri che ho letto, della musica che ho ascoltato e dei film che ho visto. Non devo aggiornarmi per forza».

 

Mi sembra di intuire che non ascolta i Maneskin.

Pierluigi Battista

«Non devo ascoltarli per forza e se li vedo in tv cambio canale. Anche se cambiare canale è ormai un termine antico».

 

A gennaio ha reso pubblico di avere un tumore, ma ha anche sottolineato: “Non chiamatemi guerriero né eroe”.

«Non ne volevo fare una bandiera, mi era venuto spontaneo dirlo quando parlavano di Gianluca Vialli come di “un guerriero”. Tra l’altro in questo momento sto bene, anche se in modo complicato. Però detesto l’espressione “guerra”, perché se muori hai combattuto male?  È una retorica devastante per chi vive la malattia. […]

victoria dei maneskin 56roberto vannacci foto di bacco (7) roberto vannacci foto di bacco (3)maneskinvictoria dei maneskin

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”