gianni brera

“I LOMBARDI? UNA BARCA DI COJONI” – IL GRAN LOMBARDO GIANNI BRERA (CHE CI HA LASCIATI 30 ANNI FA) E LA FEROCE AUTOCRITICA SULLA RAZZA PADANA - “LA GRAN PARTE DEL PAESE VIVE PIÙ O MENO ALLEGRAMENTE SU NOI LOMBARDI, CHE ESPRIMIAMO CIRCA IL 30 PER CENTO DELL'ECONOMIA NAZIONALE MA NON POSSIAMO LAMENTARCI, PERCHÉ “METTEREMMO IN ANCOR PIÙ VIVO RISALTO LA NOSTRA QUALITÀ DI IMBECILLI” – IL RICORDO DELL’ASSESSORE ALLA REGIONE LOMBARDIA STEFANO BRUNO GALLI

Stefano Bruno Galli* per “Libero quotidiano”

*Assessore Autonomia e Cultura regione Lombardia

 

gianni brera

Se ne è andato trent' anni fa e viveva a Milano, nome di origine celtica: «terra di mezzo». La città è sempre stata «virilissimo centro di vita».

 

Perciò Milano è «maschio». È città di benessere e ricchezza, lavoro e produttività. Offre opportunità. È nata «dal vigore e dall'intelligenza» del popolo lombardo.

Padano della Bassa, Brera ha descritto il pluralismo identitario e culturale della Lombardia.

 

Ogni territorio ha la sua storia. Bisogna studiarla e raccontarla. Brera la raccontava - ricorrendo a uno stile assai godibile - un po' a modo suo, con qualche svarione storico. Ma si faceva leggere, tra neologismi, latinismi e lombardismi. Per Brera la Lombardia esprimeva un vero e proprio modello di civiltà, caratterizzato da un pluralismo territoriale tuttavia riconducibile all'unità. Schierandosi dalla parte della cultura popolare, cercando di valorizzarne la lingua, ci ha raccontato una terra viva. Se la Lombardia ha un padre nobile, questo è Carlo Cattaneo.

STEFANO BRUNO GALLI

 

Dopo il 1848, «el scior Carlo» auspicò che «si costituisse una Confederazione e non un regno. Parole vane!». E cade in errore a proposito dell'impegno parlamentare cattaneano, che non vi fu. Eletto più volte, non entrò mai nell'assemblea legislativa poiché si rifiutava di giurare fedeltà alla monarchia. Era una questione di coerenza.

 

Il suo modello di federalismo - non una confederazione, come scrive Brera - esigeva un ordine politico repubblicano e democratico, non già una monarchia costituzionale. Il giudizio conclusivo di Brera su Cattaneo è netto: «Era colto e intelligente, onesto e tutto di un pezzo». Proprio per questo «non poteva trovar posto in un'Italia così sciagurata e sconnessa».

 

gianni brera

LE SPECIFICITÀ Se osserviamo la storia lombarda, ci rendiamo conto che la Lombardia non è mai stata «regione» dal punto di vista istituzionale, politico e amministrativo, sino all'età rivoluzionaria e napoleonica. È dunque molto giovane, ha poco più di due secoli. E tuttavia ha una sua specifica identità, espressione del più autentico «spirito» lombardo. Di cui bisogna andare fieramente orgogliosi.

E che occorre rivendicare con forza, come faceva Gianni Brera.

 

La sua testimonianza si è tradotta in una vita spesa - al di là delle cronache sportive - a esplorare e a raccontare la Lombardia, con le sue specificità storiche, culturali e linguistiche, enogastronomiche e produttive. Il suo ricorso a un linguaggio che pesca a piene mani dall'idioma locale e dalle espressioni vernacolari tramandate ai posteri poggia su una consapevolezza: la lingua locale è la testimonianza diretta delle tradizioni civiche territoriali. Si tratta delle «fibre durevoli» della vita civile, come diceva Cattaneo.

 

Nei confronti dei lombardi Brera non era affatto tenero. Ci definiva - senza pietà - «una barca di cojoni».

gianni brera

La traduzione è superflua. Nei fatti i lombardi sono sempre stati esclusi o quasi dalla politica nazionale e dalle posizioni di potere. «La gran parte del Paese vive più o meno allegramente sudi noi, che esprimiamo circa il 30 per cento dell'economia nazionale». Ma non possiamo lamentarci, perché «metteremmo in ancor più vivo risalto la nostra qualità di imbecilli». Un manipolo di coglioni, appunto.

 

«SCIOR CARLO» I principi del «scior Carlo» sono ancora validi. $ però impensabile che «noi si riesca ad applicarli in modo soddisfacente». Quattro anni prima delle Cinque giornate, di cui sarebbe stato ineguagliato protagonista, Carlo Cattaneo diede alle stampe le sue Notizie naturali e civili su la Lombardia. Con travolgente passione, il razionale teorico del primato della cultura universale della scienza e della tecnica, fondatore - nel 1839 - del "Politecnico", dipinse un vivace affresco di quella «regione d'Italia, naturalmente e civilmente dalle altre distinta, a cui per singolari circostanze rimase circoscritto il nome già sì vasto e variabile di Lombardia». Una regione di cui cerca di cogliere «una certa unità di concetto».

 

Non è corretto attribuire le ragioni del primato lombardo alla natura.

GIANNI BRERA E IL VINO

«Se il nostro paese è ubertoso e bello, e nella regione dei laghi forse il più bello di tutti, possiamo dire eziandìo che nessun popolo svolse con tanta perseveranza d'arte i doni che gli confidò la cortese natura». A suo giudizio la terra lombarda «per nove decimi è opera delle nostre mani». È frutto delle fatiche della gente lombarda e deriva dall'impegno e dalla vocazione al saper fare. Era stato chiaro: «Noi, senza dirci migliori degli altri popoli, possiamo reggere al paragone di qual altro sìasi più illustre per intelligenza o più ammirato per virtù; e aspettiamo che un'altra nazione ci mostri, se può, in pari spazio di terra le vestigia di maggiori e più perseveranti fatiche».

 

L'evoluzione della prosperità materiale e morale - cioè l'incivilimento di una comunità territoriale - non piove mai dal cielo. Non è un dono della natura, per quanto possa essere generosa.

GIANNI BRERA E IL VINO

 

È piuttosto il risultato della dedizione al lavoro, dello spirito di sacrificio e del primato dell'intelligenza produttiva che alberga nella mentalità e nello spirito della gente lombarda. La vocazione economica e produttiva è un elemento di identità politica, poiché definisce la cultura di una comunità; che sostiene il suo essere «popolo», cioè un aggregato politico. «Mutter Lombardei» è stata tuttavia «violentemente messa a pecorone da un fauno arrazzato fino al delirio».

 

È stata cioè oggetto di politiche vessatorie dal punto di vista fiscale, una costante nella storia lombarda, dal Barbarossa agli spagnoli, dagli Asburgo ai Savoia, infine alla Repubblica. Schiavitù fiscale. E si traduce in un grido di dolore condiviso, fondato sul disagio, sul malessere e sul rancore, che alimenta l'aspirazione all'autonomia politica e amministrativa dallo Stato centrale. Aspirazione che oggi non può più essere ignorata. Gianni Brera era davvero un gran lombardo e l'aveva capito bene, perché conosceva la complessità e i segreti di questa affascinante regione chiamata Lombardia. Va ben insci?

gianni brera 1GIANNI BRERA E IL VINOgianni brera 3gianni brera 2gianni brera 4gianni brera 5GIANNI BRERA E IL VINO - GIANNI RIVERA

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO PER I DANNI FATTI DA WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HA COSTRETTO TRUMP A METTERE IN CAMPO MARCO RUBIO – DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....