mauro pagani fabrizio de andrè

IL “MACGYVER” DELLA MUSICA – IL POLISTRUMENTISTA MAURO PAGANI RACCONTA FABRIZIO DE ANDRE’: "VENNI ASSUNTO DA LUI PERCHÉ SUONAVO MOLTI STRUMENTI. DA BRAVO GENOVESE, VOLEVA RISPARMIARE" - LA PFM, LE ULTIME ORE DI DEMETRIO STRATOS, LE COLONNE SONORE PER "PUERTO ESCONDIDO" E "L'EDUCAZIONE SIBERIANA", LA DEPRESSIONE SUPERATA "GRAZIE AI LIBRI" E IL RICORDO DI QUELLA PENSIONCINA A MILANO CON "RAGAZZE DI VITA E L'ODORE DI FRITTO CHE SI ATTACCAVA ALLE NOSTRE GIACCHE DI LAMÉ PRONTE PER LA SERATA” – VIDEO

 

Paolo Baldini per il “Corriere della Sera”

 

mauro pagani fabrizio de andrè

Racconta «la fatica e la meraviglia» di inseguire il genio di Fabrizio De André: «Un uomo del Seicento. Diceva: quando ti viene un'idea comincia a scriverla.

Poi mettila in un cassetto, riprendila. Lavora di lima per dieci anni e finalmente sarà pronta. Leggeva, scriveva, correggeva. Cercava la perfezione».

 

Ricorda gli anni con la Pfm, dal 1970 al 1977, «quando accompagnammo l'esplosione del 33 giri e del progressive vivendo in auto, da un concerto all'altro». Parla del periodo bohemien trascorso intorno ai vent' anni «in una pensioncina di via Archimede, a Milano, dove c'erano solo musicisti spiantati e ragazze di vita e l'odore di fritto si attaccava alle nostre giacche di lamé pronte per la serata».

mauro pagani 9

 

Rammenta la musica classica degli inizi e gli incontri con il rock, il blues e la World Music. Di quando, nei primi Anni Sessanta, sposò «una donna meravigliosa», la traduttrice Adalaura Quinque, e Greg Lake di Emerson Lake & Palmer gli regalò un violino: «Abitavamo in una comune vicino al centro di Milano che poi si spostò in una villetta al Parco Ravizza». Si sofferma sul momento più buio: «Una depressione feroce che mi colse nel '72. Mi resi conto che i sogni di gioventù, la speranza di un mondo migliore, erano svaniti e mi sentii perduto».

 

cristiano de andre e mauro pagani

Mauro Pagani ha più volte confessato di avere un'aspirazione: essere come il MacGyver della serie tv, «risolutore di problemi, all'altezza in qualsiasi situazione». Polistrumentista, produttore, arrangiatore, sperimentatore talent scout, romanziere. A fine Anni Settanta, fu inserito da Music Life tra i dieci migliori musicisti mondiali. Oggi, oltre quarant' anni dopo, prepara un'autobiografia per Bompiani ed è l'autore della colonna sonora della docu-serie Una squadra di Domenico Procacci, prodotta da Fandango, memoir della vittoria ottenuta nel 1976 dell'Italia del tennis (Panatta, Barazzutti, Bertolucci, Zugarelli e il capitano non giocatore Pietrangeli) contro il Cile di Pinochet.

 

cristiano de andre e mauro pagani

Come nasce un capolavoro?

«Ovviamente si riferisce a Crêuza de mä ».

Racconti.

«Beh, c'è da dire che De André ed io avemmo subito la sensazione di essere sulla buona strada. Ma la svolta arrivò quando ci domandammo: perché non inventiamo una lingua nuova, un grammelot, la lingua dei marinai, un miscuglio di italiano, spagnolo, portoghese, arabo?».

mauro pagani

 

Geniale.

«Fabrizio era felice. Ci sembrava di aver toccato la corda giusta. Invece un paio di giorni dopo mi chiamò: Mauro, non c'è bisogno di creare un nuovo vocabolario. È il genovese la lingua che cerchiamo. Suoni, assonanze, elementi evocativi: c'è tutto. Genova è una città di mare, si porta dentro l'idea del viaggio, della scoperta, del mondo che cambia».

 

La sua risposta?

«Non potei che essere d'accordo. Evitammo il rischio di costruire una parlata solo teorica, letteraria, scritta su una nuvola. Il dialetto è vivo, esprime la realtà di un luogo. Faber ripeteva che le lingue diventano dialetti quando le città dove si parlano perdono una guerra di troppo».

 

Da amico, confidente, testimone diretto: chi era Fabrizio De André?

mauro pagani 7

«Un uomo pieno di dubbi, come tutte le persone di intelligenza superiore. Belin, sei sicuro? era la frase che girava più spesso tra noi. Non amava la ribalta: mai siamo riusciti a trascinarlo in una diretta tv. Genovese nell'anima, tifoso del Genoa. Tenne fino all'ultimo segreto il progetto Crêuza de mä anche alla Ricordi».

 

Con De André vi eravate incontrati nei primi Anni Ottanta nello studio di Carimate .

premiata forneria marconi

«Sì, lui era stato liberato da poco dopo il sequestro in Sardegna con Dori Ghezzi. Lavorava all'album L'Indiano, io alla colonna sonora di Sogno di una notte d'estate , la mia prima collaborazione con Gabriele Salvatores. Sono certo che mi assunse perché suonavo molti strumenti. Da bravo genovese, voleva risparmiare».

 

Quattordici anni di lavoro insieme. Perché funzionò così bene?

«A un certo punto Fabrizio cominciò a fidarsi di me. Mi guardava e aggiungeva: va bene, se lo dici tu... Il suo assenso era come una minaccia. Ma lui, macerato dai dubbi, aveva bisogno di fidarsi. La sua fiducia è stata la prova più bella della nostra amicizia. Vede, un conto è avere un rapporto con una persona di talento, un conto lavorare per 14 anni con il più bravo di tutti».

MAURO PAGANI DIRETTORE MUSCICALE

 

Parliamo del giovane Mauro Pagani.

«Ero un bambino vivace. Quasi sempre solo. Figlio unico, molto amato. Mia madre mi teneva in casa per proteggermi. Una brava chioccia. Mi ha insegnato a leggere: Mark Twain, Joseph Conrad, Jack London, i classici della letteratura per ragazzi. Quando in biblioteca trovai L'amante di Lady Chatterley , mi si aprì un mondo».

 

 

Studiava violino.

«Mio padre era primo flauto nella banda: orecchio assoluto, bravissimo. Un uomo di grande rigore, con una mentalità militare. Sento ancora la sua voce: vai a tempo! Mi voleva ingegnere. Insisteva: la musica devi tenerla come hobby. Lui avrebbe desiderato fare il pilota d'aerei.

premiata forneria marconi

 

Invece entrò nelle officine meccaniche di famiglia. In quel periodo, conosceva un ragazzo che si stava diplomando a Milano: fu il mio primo maestro. In breve, misi su un quartetto. Ci trovavamo nel laboratorio del signor Serina, che faceva il calzolaio. Dappertutto c'era l'odore del cuoio. Ancora oggi quando ascolto un quartetto di Mozart lo associo all'odore del cuoio».

 

Chiari, Brescia, fine Anni Cinquanta.

«Abitavamo sopra un'osteria. Ai tavoli c'erano i reduci della Grande Guerra. Mezzi bresciani e mezzi bergamaschi. Si beveva, si giocava alla morra, si intonavano i canti degli alpini e le canzoni di Sanremo. Quando uno attaccava Volaaa , tutti cantavano... colomba bianca volaaa . Mia madre era ipovedente: teneva la radio accesa tutto il giorno. È stata la colonna sonora della mia infanzia, in particolare le canzoni napoletane».

mauro pagani 8

 

Poi arrivò il rock.

«Fu una folgorazione. Mi feci il ciuffo, che non stava in piedi neanche a martellarlo. Portavo i jeans. Ascoltavo Little Richard, il più grande di tutti. E poi Gene Vincent, Eddie Cochran, Elvis Presley, gran cantante. Noi ragazzi facevamo i duri: imitavamo i teddy boys. Iniziai in quel periodo a suonare la chitarra».

 

Un'imprudenza.

«Mio padre non voleva e io ero un pessimo chitarrista. Ma ruppi il salvadanaio e decisi di comprarmi prima una Hofner e più tardi una meravigliosa e costosissima Gibson. Andai dai fratelli Pellizzari di Brescia che facevano manutenzione e vendita di strumenti per la banda. Per la Gibson pagai una fortuna. Mio padre capì, prese la chitarra e la restituì. Un trauma».

mauro pagani 6

 

Si iscrisse all'università, Geologia.

«Venivo dal liceo classico. Educazione salesiana. Bravo latinista e decente grecista. Ma non volevo insegnare. Erano gli anni dell'Eni di Enrico Mattei. Ingenuamente, pensavo che diventando geologo avrei girato il mondo. Detti l'esame di Analisi 1 per cinque volte, incassando altrettante bocciature.

 

Alla quinta prova ero convinto di avercela fatta. Consegnai con un'ora di anticipo e andai in corridoio a prendere il cappotto. La prof, una signora piuttosto arcigna, mi fermò all'uscita. Mi chiese conto della logica del mio compito e concluse con un sorriso materno: signor Pagani, mi ascolti, cambi facoltà».

 

Quindi?

demetrio stratos

«Annunciai in famiglia che avrei fatto il musicista di professione. Poche parole: vi voglio bene e so che mi mancherete, ma questa è la mia strada. Ero schiacciato dal senso di colpa. Non ci parlammo per qualche tempo. Poi papà una sera venne a sentirmi: suonavo il flauto, come mi aveva insegnato lui. Rimase in fondo al locale. Non proferì parola. Ma da allora il suo atteggiamento nei miei confronti cambiò. Aveva capito che sì, potevo farcela. Lo avevo ritrovato».

mauro pagani 5

 

Poi il rapporto con la Premiata Forneria Marconi, la leggendaria Pfm.

«Il gruppo cercava un violinista-flautista. Mi segnalarono. Entrammo subito in sintonia. Restammo insieme fino al 1977. Erano anni fantastici e problematici. Tutto cambiò con l'attentato di piazza Fontana. L'impegno, la lotta politica spazzarono via la melodia e le canzonette».

 

Il colpo di bacchetta magica?

«L'esplosione dei 33 giri. Fino ad allora l'ellepì era soltanto una raccolta di 45 giri. La rivoluzione fu il concept album . I tempi erano maturi e noi cavalcammo l'onda del rock progressive dei King Crimson e dei Jethro Tull».

 

Mi racconta l'incontro con Demetrio Stratos, leggendario leader degli Area?

«Demetrio era una forza della natura: fisico possente, una cassa toracica fuori del comune, una voce unica. Dovevamo fare parte di un super gruppo che non nacque mai. Demetrio si ammalò. Lo andai a trovare al Sacco. Incrociai nei corridoi il suo produttore, Gianni Sassi. Mi fermò: Mauro, i medici dicono che non c'è più nulla da fare. Salii le scale con il groppo in gola. Demetrio era irriconoscibile, la sua voce inimitabile non c'era più. Di lì a poco si spense».

mauro pagani 10

 

Le colonne sonore più belle che ha scritto?

 «Per Puerto Escondido e L'educazione siberiana , due film di Gabriele Salvatores».

Il momento più buio della sua vita? «Quando, una mattina del 1972 mi svegliai e mi resi conto che i miei sogni di gioventù erano svaniti, che mai avrei visto un mondo migliore. Fu una presa di coscienza dolorosa. Caddi in una depressione profonda. Durò mesi. In quel momento facevo 200 concerti all'anno. Vedevo tutto nero e i brani che scrivevo ne risentivano. Mi sentivo responsabile anche per il gruppo».

 

Come ne è uscito?

«Leggendo, leggendo, leggendo». Cosa si aspetta ancora dalla sua carriera? «Quando sei bravo e hai talento sfiori la bellezza assoluta. Non sei un genio, di quelli ce ne sono pochi. Ma senti il profumo della genialità. Ecco: mi piacerebbe diventare bravo. Ma bravo davvero. E sentire appieno quel profumo».

mauro pagani 4demetrio stratosGABRIELE SALVATORESmauro pagani mauro pagani premiata forneria marconi

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…