castellitto io e te di notte

“MARGARET MAZZANTINI È L’UNICA PERSONA AL MONDO CHE MI FA PENSARE CHE ESISTA L’ALDILÀ” – LA DICHIARAZIONE D’AMORE DI CASTELLITTO ALLA MOGLIE DA DIACO A “IO E TE DI NOTTE” –  E POI VASCO CHE LESSE 'NON TI MUOVERE' E DISSE: “VOGLIO FARE UNA CANZONE PER QUESTO FILM”. E SCRISSE 'UN SENSO', IL PERSONAGGIO DI “CATERINA VA IN CITTA’” E I SOCIAL: “NON HANNO UN GRANDE FUTURO. QUESTO MONDO FINIRA’. NOI AVREMO BISOGNO DI..." - VIDEO

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DIACO: Sergio Castellitto! Che privilegio!

 

CASTELLITTO IO E TE DI NOTTE

CASTELLITTO: Sono davvero emozionato, sai? Intanto, per questo regalo che mi hai fatto della ricostruzione della mia storia (ndr si riferisce alla scheda filmata del suo profilo),  che non è soltanto una storia professionale ma è anche una storia intima, umana in qualche misura; e poi, per questa meravigliosa cosa che hai fatto vedere all’inizio della trasmissione (ndr si riferisce al video della canzone Monsters di James Blunt dedocata al padre malato). Io ti riconosco un coraggio abbastanza raro nella fruizione televisiva generale e generica. Tu fai una cosa molto inconsueta: chiudi gli occhi! Ed è molto interessante questo. Chiudi il contatto televisivo con la tele-visione, che è una cosa molto sorprendente e anche molto magnetica. E poi questa magnifica canzone, assolutamente da riascoltare, lascia senza parole.

 

NELLA MIA STORIA DI PADRE HO IMPARATO  CHE NON SEI MAI UN PADRE SOLTANTO

 

CASTELLITTO IO E TE DI NOTTE

DIACO: Sai, la vita è armonica... non è un caso che tu sia ospite in questa puntata. (…) Vorrei raccontare un aneddoto. Moltissimi anni fa in una pizzeria un oste mi ha regalato un piccolo coniglio. In seguito, ci trasferimmo in Toscana a casa della signora Nelli. In quella casa c’erano Sergio, sua moglie e uno dei suoi figli: Pietro.  Abbiamo trascorso una giornata meravigliosa, e ho visto con quale premura e ironia tu ti relazionavi con Pietro… insomma, tu il papà lo fai! È un ruolo che conosci bene.

 

CASTELLITTO: Sì, lo faccio e lo faccio anche grazie a una madre straordinaria, che non è soltanto la madre che ho avuto io, ma anche la donna che ho sposato, Margaret. La nostra è una storia abbastanza unica. Siamo due artisti con una forte individualità. Ognuno ha preso un percorso e ha avuto anche la fortuna di avere successo: io nel mio mestiere di attore e poi di regista, e Margaret che è diventata la scrittrice che tutti sappiamo. Eppure non abbiamo mai rinunciato a questa umiltà dell’amore, a questa attenzione a quel fuoco che abbiamo acceso quando abbiamo cominciato a fare i figli – che poi sono venuti in quantità spropositata rispetto all’abitudine! – e che sono diventati il vero film, il vero libro che lei ha scritto e che io, forse, ho diretto e recitato. Questa sua presenza è stata la vera lezione, lezione che non impari mai fino in fondo. Un’altra cosa che ho imparato nella mia storia di padre è che non sei mai un padre soltanto: sei un padre a vent’anni, poi sei un padre a trenta, e a trent’anni sei nevrotico perché vuoi realizzarti nel tuo mestiere, vuoi raggiungere i tuoi risultati! Poi sei un padre a quaranta, sei un padre a cinquanta, e purtroppo pure un padre a sessanta per quello che mi riguarda, nel senso che cominci ad allontanare le cose, no? Anche fisicamente sei diverso. Giochi a pallone col tuo primo figlio, con l’ultimo non ce la fai a stargli dietro. Ecco, questo è il mestiere di padre.

CASTELLITTO IO E TE DI NOTTE

 

AMORE MATERNO: IL CIBO COME NUTRIZIONE, COME AMORE, COME ACCUDIMENTO

 

DIACO: Hai citato prima la tua mamma. Vorrei far vedere una foto della tua mamma con tre dei tuoi figli, Pietro, Maria e Anna, non c’è Cesare il più piccolo. Che mamma è stata?

 

CASTELLITTO IO E TE DI NOTTE

 CASTELLITTO: Era una mamma che non mi ha mai detto ti amo, non mi ha mai detto ti voglio bene, non perché non me ne volesse ma perché non era nella sua cultura, nel suo costume di donna molto semplice, ma mi ha detto ogni giorno: “Hai mangiato? Hai fame?”. Quello era il suo modo di stare vicino ai figli, di amarli e così via. Una delle cose di cui vado più fiero è che mia madre ha avuto il tempo di prendere in braccio tutti i miei figli… fino al liceo! Pietro quando usciva dal liceo non veniva a casa nostra, andava a casa sua, e mia madre gli cucinava delle cose di martedì, di mercoledì veramente imbarazzanti: l’amatriciana, etc… ogni tanto sorprendevo la faccenda raggiungendola a casa. Le chiedevo: “E Pietro?”. E lei: “Sta riposando!". Ed io: “Come sta riposando? Deve fare i compiti!”. E lei: “Vabbè, ma ha mangiato la amatriciana…”. Capito? Straordinaria! (ndr RISATE E APPLAUSI) Il cibo come nutrizione, come amore, come attenzione, come accudimento. Abbiamo avuto la fortuna che tenesse in braccio anche Maria, Annetta… Cesare non era ancora nato. L’assenza di Margaret (ndr intende nella foto sul led) era giustificata dal fatto che in quei giorni Margaret stava vincendo il Premio Strega per Non ti muovere. Questa foto che vediamo è una foto di Chieregato, un grandissimo fotografo.

 

QUESTO PAESE È DISPOSTO A PERDONARE IL SUCCESSO, MA NON IL TALENTO

sergio castellitto margaret mazzantini

 

DIACO: Una cosa che ho sempre notato di voi due è che avete sempre lavorato per sottrazione. Ci siete, ci siete poco, ci siete esclusivamente quando dovete parlare del vostro lavoro. A volte accettate, a volte no. C’è una pagina televisiva bellissima del vostro sentimento e mitezza (…) mi riferisco al concerto del 1 maggio. Di solito il conduttore ha toni molto alti quando è in piazza. Tu e Margaret avete avuto…

 

CASTELLITTO: Abbiamo cercato di sottrarre. Io poi lessi due pagine di Venuto al mondo… sembrava uno strano conflitto di interessi…mi avevano anche rimproverato…

 

DIACO: …di cosa? 

 

CASTELLITTO: Questo è un paese che perdona tutto meno il talento. È disposto a perdonare il successo, ma il talento no. Perché il successo può arrivare anche a persone che non lo meritano, ha una sua casualità.

 

OGNUNO DEVE INCONTRARE UN DESTINO

 

sergio castellitto moro

DIACO: Nelle beatitudini (ndr le Beatitudini Evangeliche) c’è quel passaggio meraviglioso: “Beati i miti”. La mitezza oggi è uno dei valori più rari e sconosciuti. Se non sbaglio deriva dal fatto che tu eri un bambino semplice e timido…

 

CASTELLITTO: Quasi tardo si potrebbe dire… (ndr RISATE E APPLAUSI)  Tra l’altro mia madre stessa me lo ricordava con molto affetto: “Eri un po’ tonto, stavi là!” Bastava mettergli una banana in mano e lui se ne stava per ore a mangiare questa banana. Hillman, che è stato un grande psicanalista, raccontava del grande torero spagnolo, Dominguín, il quale da bambino aveva una paura terribile di relazionarsi agli altri. Il modo di proteggersi era di nascondersi dietro la gonna della madre. Non lo sapeva ancora ma aveva incontrato il suo destino. Il futuro di quel grande torero sarebbe stato quello di fare il mestiere più coraggioso del mondo con, come si chiama, la mantilla? che era la gonna della madre. Ognuno deve incontrare un destino.

 

SOCIAL MEDIA: RACCHIUDERE L’EMOZIONE DENTRO POCHE RIGHE NON CREDO AVRÀ UN GRANDE FUTURO

 

DIACO: Questa tua caratteristica ti rende unico nel panorama cinematografico, anche nella comunicazione esterna. (…) Questa mitezza ti ha portato a sottrarti anche alla dittatura dei social. Io la trovo una caratteristica eccezionale del tuo lavoro.

 

Moro Castellitto

CASTELLITTO: Una delle più grandi libertà che ho raggiunto è quella di non essermi instagramizzato, né tweetizzato, né facebookato. Per fortuna anche i miei figli sono abbastanza lontani da questo mondo, che io credo finirà. Il teatro sta lì da 4.000 anni come comunicazione… c’è ancora un fesso che esce di casa e cerca un parcheggio che non trova per andare a vedere un altro fesso sul palcoscenico che parla. Il cinema è quasi da dilettanti, sono 100 anni che stiamo facendo cinema, c’è tempo. Ma questa velocità della comunicazione, questo racchiudere l’emozione dentro poche righe, poche parole, io non credo che abbia un grande futuro. Io credo che ci sarà bisogno di tagliare molti alberi e di produrre ancora molta carta. Per questo bisogna piantarne altrettanti. Noi avremo bisogno di parlare di più, noi avremo bisogno di scrivere di più. La voce ha un odore mentre quello è un mondo inodore, digitalizzato, chirurgico quasi, sotto vetro. Tant’è che il mondo social riesce a comunicare più facilmente l’odio dell’amore. Ci hai fatto caso?

sergio castellitto nei panni di aldo moro

 

DIACO: Mi farebbe piacere che queste parole di Castellitto venissero fatte ascoltare agli adolescenti. Perché non è vero che gli adolescenti sono iconograficamente come ci vengono raccontati dai media. Non tutti sono schiavi di questa dittatura digitale. (…) Vorrei farti vedere un Italia che non c’è più… un Sergio Castellitto da adolescente…(ndr sul led appare un Cstellitto ragazzino)

 

CASTELLITTO: Mi fa piacere che i miei figli mi assomiglino…

 

CREDO DI AVER COMPIUTO LA MIA VITA COME UNA PICCOLA RIVOLUZIONE DELLA MIA ESISTENZA

 

DIACO: Se potessi parlare al ragazzo che sei stato, che cosa gli diresti?

 

sergio castellitto

CASTELLITTO: Se penso al mondo dal quale sono stato esploso, credo di aver compiuto la mia vita come una piccola rivoluzione della mia esistenza.  Venivo da un mondo molto semplice, una famiglia italiana di lavoratori, di persone che si alzavano la mattina e andavano a lavorare. Io stesso ho cominciato lavorando in un’azienda per due anni, quindi facendo tutt’altro. Poi sono stato folgorato… ma quale folgorato! In realtà, ogni adolescente, ogni giovane incontra il desiderio di spaccare un vetro, di cominciare un’avventura diversa da quella che sembra che la vita gli abbia in qualche misura apparecchiato. In quegli anni potevi incontrare la violenza della lotta armata, potevi incontrare tante strade… io ho incontrato l’arte, e l’arte mi ha salvato la vita. Ma non mi è bastato incontrarla, è stato necessario esserne delusi. Questo è un mestiere pieno di privilegi. Non ti fidare mai degli attori che si lamentano, non ti fidare! Questo è un mestiere straordinario, un gioco da ragazzi.

 

JOHN LENNON E LE PASSEGGIATE AL PARCO…

 

DIACO: (…) una delle cose che mi piacciono di te è che hai una vita altrove

 

sergio castellitto 7

CASTELLITTO: Per me il massimo della mondanità è stare sul divano di casa nostra a litigare coi figli. RISATE E APPLAUSI (ndr guardando Ugo, il bassotto di Diaco) A proposito, anche noi siamo circondati da una serie di…

 

DIACO: A proposito…mi mandate in onda la foto di John Lennon, il bassotto di Sergio, Margaret  e i loro figli?

 

CASTELLITTO: Ma lo sai che volevo portarlo, ma poi ho detto forse non è il caso. Si chiama John Lennon perché è nato il 9 ottobre, il giorno in cui è nato John Lennon. L’allevatrice che ce lo diede lo battezzò così e noi non abbiamo mai osato cambiarlo… rigorosamente, anche al parco quando si allontana, non abbreviamo mai: “John Lennon!”. E la gente si gira a guardare…

 

DIACO: Lo sai che io e Alessio lo abbiamo chiamato Ugo in onore di Ugo Tognazzi? L’idea di mettere a un animale domestico il nome di una persona che stimi mi piace!

 

UNA DELLE COSE CHE HO AMATO DI PIÙ DI MARGARET È LA SUA ALTERA DISTANZA

 

sergio castellitto 5

DIACO MOSTRA UNA FOTO DI SERGIO CASTELLITTO E MARGARET MAZZANTINI

 

DIACO: Il rapporto che lega Sergio e Margaret è quasi un atto unico… 

 

CASTELLITTO: Qui ha appena partorito Cesare. È bella, eh?

 

DIACO: Come vi siete conosciuti?

 

CASTELLITTO: Prima di diventare una scrittrice era un’attrice di teatro, una straordinaria promessa del teatro. Lei recitava Le tre sorelle di Cechov al teatro di Genova, ed io fui chiamato l’anno successivo per sostituire un attore che era andato via. Facevo il barone Tuzenbach, che nella storia è quello che si innamora di Irina. Ci conoscemmo là! E come nelle migliori tradizioni il nostro rapporto cominciò con un conflitto. In genere, un attore nuovo, che entra dentro una messa in scena già realizzata, vuole dimostrare qualcosa al regista. Io volevo dimostrare che sapevo e potevo proporre cose diverse da quelle che erano già state stabilite. E lei, a un mio movimento inconsueto rispetto alla messa in scena che lei conosceva, disse: “Ma l’altro non faceva come questo!”. Non mi parve una immediata simpatia… però non lo fece per presunzione, era il suo modo! Questa è  una delle cose che ho amato di più di Margaret. Pensa che io la chiamavo Dersu Uzala, che è un famoso film di Kurosawa. Dersu Uzala è un personaggio che vive nel bosco e non si fa toccare da nessuno, non parla con  nessuno, completamente selvaggia. Questa è stata una delle cose che mi ha più appassionato di lei, questa altera distanza…

sergio castellitto 4

 

DIACO: … anche una certa rettitudine morale 

 

CASTELLITTO: Enorme! È la cosa che ha insegnato a tutti, a me e ai suoi figli come prima cosa. Pensa che pochi giorni fa è successa una delle cose che più mi emoziona nella vita, ossia quando incontri le persone che ami per caso. Ognuno di noi era uscito per conto proprio e ci siamo incontrati per caso. Io l’ho vista e ah! (ndr Castellitto esprime stupore e emozione). Non so se vi capita mai, ma vi assicuro che è un’emozione unica! Improvvisamente riconosci un passo di spalle, un cappotto, e pensi: “Ma quella cammina come… ma è lei, è lei!”. Allora è come vederla per la prima volta.

 

DIACO: Questa è la dichiarazione d’amore più insolita che abbia mai ascoltato… è bellissima!

sergio castellitto 3

 

CASTELLITTO: Tant’è che le ho detto: “Sei l’unica persona al mondo che quando la guardo mi fa pensare che esista l’aldilà!

 

APPLAUSI

 

DIACO: Vabbè, ragazzi, qua stiamo volando altissimo! 

 

CASTELLITTO: Ti giuro!

 

DIACO SI RIVOLGE A MARGARET MAZZANTINI ATTRAVERSO LE TELECAMERE PER CHIEDERLE PUBBLICAMENTE DI POTERLA INTERVISTARE NEI PROSSIMI MESI

 

CASTELLITTO: Uh, figurati! Io ancora non riesco a capire come sull’altare abbia detto sì, perché in genere la prima parola che dice è no!

 

DIACO: Io ci ho già provato in passato e mi ha detto di no. Però, hai visto mai… Senti, le hai mai dedicato una canzone?

 

CASTELLITTO: Beh, la canzone del nostro amore è Luci a San Siro di Roberto Vecchioni, canzone che le cantavo in maniera strampalata…

 

DIACO SUONA LA CHITARRA E CASTELLITTO CANTA LUCI A SAN SIRO

 

sergio castellitto 2

DIACO: Questa canzone è stata interpretata da Mina, ma reinterpretata live durante un concerto storico dal grande Francesco Guccini, che prima di cantarla disse: “Ci sono canzoni che spesso gli artisti avrebbero voluto scrivere, ma sono state scritte da altri”. Ciao Guccini!

 

CASTELLITTO: (ndr Castellitto cita le ultime strofe di Luci a San Siro) 

 

Ma dammi indietro la mia seicento

 

I miei vent'anni e una ragazza che tu sai

 

Milano scusa, stavo scherzando

 

Luci a San Siro non ne accenderanno più

 

PIERLUIGI DIACO

NEL MIO LAVORO HO RAGIONATO COME UNO SPETTATORE

 

DIACO LANCIA CLIP (CINEMA – 1990) IN CUI PARLA DEL SUO MESTIERE DI ATTORE

 

CASTELLITTO: La penso esattamente come molti anni fa. Credo che questa sia stata anche la scommessa vinta. Ho sempre pensato di voler fare le cose che mi sarebbe piaciuto andare a vedere. Ho ragionato veramente come uno spettatore. C’è sempre stato da parte nostra, di un certo cinema d’autore, un anteporre il proprio gusto, il proprio messaggio a questa cosa di porgere l’opera. Io e Margaret crediamo in questo, crediamo nell’opera! E l’opera è al servizio della platea. Speriamo di persone intelligenti, ma non possiamo non accettare il fatto che in quel mondo, in quella platea, ci siano soltanto persone sensibili. Ma il tuo mestiere è quello di raccontare una storia. Ti racconto una storia e nascondo dentro la storia, dentro la pancia di quel Cavallo di Troia che racconto, la mia visione del mondo. Recitare per me ormai non è neanche più recitare. Ti racconto una storia attraverso il mio corpo, i miei silenzi, le mie pause.

SERGIO CASTELLITTO

 

DIACO LANCIA UNA CLIP (DETTO FRA NOI – 1993)  IN CUI MARGARET MAZZANTINI E SERGIO CASTELLITTO RACCONTANO IL LORO AMORE 

 

CASTELLITTO: Devo dire che ero abbastanza preoccupato perché dalla bocca di Margaret da un momento all’altro può uscire qualche giudizio nei miei confronti molto severo.

 

DIACO: Ho fatto vedere questo estratto per dimostrare che si possono raccontare in tv anche cose molto private in maniera naturale…

 

CASTELLITTO: … in maniera autentica! Nietzsche diceva che l’attore è la scimmia ideale, ed è preposta soltanto al lazzo, all’urlo, al pianto, al riso, all’emozione da consegnare alla platea. Avendo avuto la fortuna e il privilegio di poter entrare nella pancia del cavallo di tanti personaggi diversi, ho imparato a essere abbastanza essenziale nella vita, di non menarmela tanto.

PIERLUIGI DIACO

 

L’INTELLIGENZA NON RISIEDE PER FORZA NELLA TESTA, RISIEDE MOLTO SPESSO NELLA PANCIA 

 

DIACO LANCIA CLIP (CATERINA VA IN CITTÀ - 2003) SCENA IN CUI IL SUO PERSONAGGIO DALLA PLATEA DEL COSTANZO SHOW INTERVIENE IN MANIERA VEEMENTE

 

DIACO: Questa interpretazione eccellente di Castellitto ha anticipato molti anni prima una rabbia che poi ha avuto un sapore esclusivamente politico. Lì era un tratto culturale…

 

CASTELLITTO: Mentre lo vedevo pensavo che è la pancia degli italiani. Poi può essere spostata a destra, a sinistra, al centro, ma è la pancia degli italiani, e della pancia degli italiani bisogna sempre avere rispetto! L’intelligenza non risiede per forza nella testa, risiede molto spesso nella pancia.

 

SERGIO CASTELLITTO

DIACO: L’espressione pancia degli italiani viene usata molto spesso per delegittimare l’umore del popolo che vota di qua e di là. Tu hai detto la cosa più semplice e sensata che si possa dire, ossia che la pancia degli italiani, quel senso di rabbia e di abbandono, va sempre rispettato.

 

CASTELLITTO: Anche perché spesso è vuota la pancia degli italiani!

 

SIAMO TUTTI MATERIALE EMOTIVO CHE È UN OSSIMORO…

 

DIACO FA ASCOLTARE  LA VOCE DI ETTORE SCOLA

 

SERGIO CASTELLITTO

CASTELLITTO: Ettore Scola! Con Ettore ho fatto due film. Ne La famiglia, che è stato quasi un esordio per me, interpretavo un piccolo personaggio, che però è rimasto leggendario nella mia vita e nella mia carriera per quella bellissima famosa scena che recitai con Vittorio Gassman. Io facevo il nipote che andava a trovare lui, vecchio e abbandonato, in questa grande casa. Poi, Concorrenza sleale con Diego Abatantuono. E poi feci un episodio di una serie, Piazza Navona. Adesso ho finito di girare un film tratto da un soggetto che lui ha scritto e che poi Margaret ha riscritto rielaborandolo. È venuta fuori una storia molto toccante, molto emozionante. Vedi, mentre parlo faccio le stesse appoggiature di Ettore: “Molto toccante!”. È un film un po’ fuori dal tempo, è una storia un po’ speciale, molto particolare di cui sono molto fiero… lo siamo sia io che Margaret. Si chiama Il materiale emotivo. Siamo tutti materiale emotivo. Noi siamo materiale emotivo, che è un ossimoro…

sergio castellitto

 

DIACO: Quello che in filosofia è chiamato materiale umano. Maritain ne ha parlato a lungo e ne ha scritto.

 

CASTELLITTO: Esattamente! È questa acqua in continuo movimento, questa pozza di acqua limpida dove tu senti che per fortuna il fango si posa sul fondo, ma poi non è fango, è il segreto, il non detto, il non realizzato. C’è quel detto: “Come puoi guardare il fondo dell’acqua se non smetti di muoverne la superficie”.

 

PIERLUIGI DIACO

 

 

QUANDO UN SENSO NON C’È, EPPURE LO SI CERCA TUTTA LA VITA

 

 

 

DIACO DEDICA A CASTELLITTO LA CANZONE UN SENSO DI VASCO ROSSI

 

CASTELLITTO: Vasco lesse Non ti muovere e disse: “Voglio fare una canzone per questo film”. E scrisse questa canzone. Credo che raramente una canzone abbia avuto così senso per spiegare la storia di Non ti muovere, una canzone che nasce da una negazione: un senso non c’è, eppure lo cerco tutta la vita.

 

DIACO: Questa cosa mi emoziona tantissimo perché questa trasmissione è nata ascoltando il brano di Vasco Io e te. (…) sarò sempre grato a Vasco per averci concesso i diritti di questa canzone che è la sigla di questa trasmissione. 

 

DIACO MOSTRA IL DISEGNO DI LUCANGELO BRACCI IN ARTE TESTASECCA 

 

MUTI VERDONE CASTELLITTO STASERA A CASA DI ALICE

CASTELLITTO: I miei figli mi hanno detto: “Non ti dimenticare il ritratto di Lucangelo!” È bellissimo! C’è una citazione dentro: c’è Miraz de Le cronache di Narnia. È stupendo! È bello perché c’è un occhio aperto e uno chiuso, quindi un omaggio a me e uno a lui quando chiude gli occhi (ndr si riferisce a Diaco)

 

sergio castellitto il sindaco pescatore

RISATE E APPLAUSI

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