michela murgia pier paolo pasolini

“MICHELA MURGIA È OGGI PER NOI QUELLO CHE È STATO PASOLINI NEGLI ANNI ’60 E ’70” – MIRELLA SERRI SI LANCIA IN UN PARAGONE AZZARDATO TRA I DUE SCRITTORI: “SONO ICONE DELLA PROTESTA INTELLETTUALE NOVECENTESCA E POST NOVECENTESCA, SONO I PERSONAGGI PIÙ SCOMODI E UNICI, PSICOLOGICAMENTE MOLTO FORTI E ANCHE MOLTO DEBOLI, A VOLTE DOTATI DI UNA FORTE CARICA DI EMPATIA E A VOLTE ODIOSI, IRRITANTI E SCOSTANTI”

Estratto dell’articolo di Mirella Serri per “La Stampa”

 

MICHELA MURGIA

Michela Murgia non c'è più, ma è ancora con noi. Michela Murgia, scrittrice e intellettuale militante, se ne è andata dopo un lungo addio ma suscita ancora polemiche e accesi dibattiti.

Da dove nasce questo interesse di continuare a discutere e sviscerare l'opera e la personalità della narratrice sarda, una delle artiste contemporanee tra le più ferocemente osteggiate?

 

Azzardiamo un'ipotesi. Michela, con i suoi interventi provocatori e la sua animosità, che ne fossimo più o meno consapevoli anche quando era in vita, ha risvegliato in noi la memoria dell'ultimo grande scrittore che è stato tra i maggiori sostenitori dell'antifascismo nel Novecento: Pier Paolo Pasolini.

 

pier paolo pasolini

[…] la romanziera è oggi per noi quello che in passato è stato Pasolini dagli anni Sessanta fino alla sua morte nel 1975, cioè l'ultimo narratore e polemista, nonché poeta, capace di accendere gli animi coniugando esperienza letteraria e comunicazione di forte impatto. Paradossalmente capiamo solo ora l'importanza della radicale sfida di Murgia, che è stata praticata non solo con gli scritti ma anche e soprattutto con il proprio corpo e con il proprio vissuto.

 

Murgia e Pasolini sono loro le icone della protesta intellettuale Novecentesca e post novecentesca, sono i personaggi più scomodi e unici, psicologicamente molto forti e anche molto deboli, a volte dotati di una forte carica di empatia e a volte odiosi, irritanti e scostanti.

 

funerali di michela murgia 3

[…] MM, come PPP, è stata la scrittrice più amata e detestata soprattutto per la carica antifascista dei suoi scritti. Contro di lei si è scatenata la violenza dei social e si sono attivati i bombardamenti e le umiliazioni che hanno provato a infliggerle gli avversari politici; contro di lui c'è stato per anni l'odio della stampa più retriva e gli agguati dei neofascisti che inondavano di fango e di liquami i cinema che osavano proiettare i suoi film. Ma entrambi hanno compiuto gesti coraggiosi e hanno reso la propria vita un vessillo contro il conservatorismo borghese.

 

PIER PAOLO PASOLINI

[…] Murgia e Pasolini sono accomunati intanto dalla critica nei confronti dell'istituzione da loro ritenuta il principale ostacolo a ogni cambiamento: la famiglia borghese. Con la sua dichiarata omosessualità e con lo stile di vita che lo mise in feroce contrasto con il padre, Pasolini evidenziò tutti i difetti del patriarcato, sia pure rivisto e modernizzato. In Teorema ha dimostrato, con un linguaggio secco, forte e drammatico, che la vita borghese è ricca di falsità e di ambiguità, che è governata da un orizzonte morale sterile.

 

Ma anche per Murgia la protesta più veemente matura nell'humus familiare: la sua denuncia dei limiti della famiglia cresce per via del tossico rapporto con il padre, evolve tramite l'odio per la società patriarcale, per quel luogo infetto e malsano dove si coltivano gli stereotipi pronti a devastare il genere femminile, l'essere donna e qualsiasi forma di diversità e di autenticità.

pier paolo pasolini

 

Negli anni Murgia ha demolito gli aggregati parentali "normali" con la sua teorizzazione della queer family e ha elaborato un suo concetto di famiglia come una cerchia di persone che si scelgono, al di là dei legami di sangue. Ha sostenuto la bellezza di «una famiglia ibrida, fondata sullo ius voluntatis, sul diritto della volontà» e si è interrogata sul perché la volontà debba contare meno del sangue.

 

Ecco dunque Murgia e Pasolini ancora protagonisti della nostra scena culturale, dileggiati e messi sotto accusa in quanto artisti assai lucidi nel cercare di smascherare la pervasività dei nuovi poteri. Pasolini li vedeva radicalizzarsi nelle forme più inquietanti del consumismo, nella mutazione "antropologica" che aveva distrutto i vecchi modelli contadini favorendo la diffusione dell'egoismo, del narcisismo, del disprezzo per il prossimo e la distruzione di ogni tipo di solidarietà.

funerali di michela murgia 9

 

Per Michela il nuovo fascismo nasce e conosce il pieno rigoglio a metà anni Novanta, con la discesa in campo di Silvio Berlusconi e con l'affermarsi della Lega, «un partito razzista, antimeridionale, maschilista e separatista per ragioni economiche e fiscali». Il nuovo autoritarismo maschilista, Murgia lo vede evolversi e svilupparsi dal 2001 e dal «G8 di Genova quando si è verificato… un punto di non ritorno... con la violenza di Stato contro gli indifesi» perché «il nuovo fascismo si serve dei percorsi democratici, prima di arrivare a forzarli».

 

[…]

 

«Ogni epoca ha il suo fascismo», sosteneva Primo Levi con un'affermazione condivisa da Murgia e da Pasolini. Quest'ultimo raccontava a sua volta la devastazione delle periferie urbane e la fine delle tradizioni secolari mentre in maniera utopistica sognava la salvaguardia del Terzo Mondo dalla contaminazione occidentale e borghese. Michela e Pier Paolo, da veri artisti, credevano infine nella forza del linguaggio e nell'importanza della parola ribelle (così Murgia teorizzava l'uso della schwa) e Pasolini sperimentava nei suoi film nuovi stili narrativi.

 

MICHELA MURGIA IN OSPEDALE

Infine il tragico commiato di questi due autori dalla vita ha portato alla ribalta in entrambi i casi messaggi politici e antiborghesi. Michela ha programmato la sua scomparsa accompagnandola con podcast, messaggi instagram, nozze in articulo mortis come atto di denuncia delle carenze legislative italiane sulle coppie di fatto.

 

Pasolini ha anticipato e prefigurato la sua fine violenta in opere come Salò e le 120 giornate di Sodoma. Entrambi hanno usato «la propria libertà per liberare gli altri», come diceva Toni Morrison con una battuta in cui Murgia si riconosceva pienamente.

 

PIER PAOLO PASOLINI

Tornando dunque all'interrogativo iniziale, come mai la scomparsa di Murgia ci ha coinvolto in un inaspettato tourbillon collettivo? Ci ha colpito così fortemente perché ritroviamo in lei l'espressione di un messaggio politico trasmesso non solo con le parole ma veramente con il corpo. Come quello di Pier Paolo Pasolini, ultimo scrittore del secolo passato ad aver praticato e a essersi immolato sull'altare del rapporto arte e vita.

MICHELA MURGIA CHIARA VALERIO alessandro giammeiMICHELA MURGIA E ROBERTO SAVIANOmichela murgia al processo per diffamazione a roberto savianoMICHELA MURGIApier paolo pasolini anna magnanipier paolo pasolini al monte dei cocci ph paolo di paolopier paolo pasolini alberto moraviaMICHELA MURGIA

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”