rita pavone

“MORANDI MI FACEVA IL FILO MA NON ERA IL MIO TIPO” – AMORI E BOLLORI DI RITA PAVONE: “TEDDY RENO? SONO ARRIVATA ILLIBATA AL MATRIMONIO, NONOSTANTE I MIEI ORMONI GALOPPASSERO (COSI' IL BRANO "DATEMI UN MARTELLO" ACQUISTA UN ALTRO SENSO)” - "NON VOLEVO FARE GIAN BURRASCA, IN UN RUOLO MASCHILE MI SENTIVO MALE: LINA WERTMULLER SI INFURIÒ" - LE PAROLE DI UMBERTO ECO: “LA PAVONE APPARIVA COME LA PRIMA DIVA DELLA CANZONE CHE NON FOSSE DONNA; MA NON ERA NEPPURE BAMBINA, NEL SENSO IN CUI…” - VIDEO

 

 

gianni morandi rita pavone

Estratto dell’articolo di Walter Veltroni per corriere.it

 

Io, Rita Pavone, abitavo in una casa di Borgo San Paolo, a Torino. Eravamo in sei, in due stanze. Conservo ancora oggi il divanetto di allora, mi ricorda la fatica del vivere. Poi la Fiat ci concesse di avere una casa tutta per noi, sopra al Lingotto, in piazza Bengasi. Ricordo la prima volta che papà ci portò, mi sembrava di stare a Beverly Hills. C’era un corridoio lungo in cui mio fratello ed io ballavamo il rock and roll e poi il tinello, la cucina, tre camere, due balconi. E fuori il giardino, la sabbia, l’altalena. Un paradiso, un sogno che si realizzava.

 

 

Papà, il mio manager

Io non sono figlia d’arte, mio padre faceva il tornitore. Da bambina cantavo una vecchia canzone messicana. 

 

(...)

teddy reno rita pavone

E poi mi ero stufata di vedere e sentire nei locali, tra il pubblico, le ironie sulla mia statura. Altro che body shaming, mi massacravano. Decisi di smetterla, avrei seguito i consigli di mia madre che mi aveva progettato la vita che in quel tempo era prevista per le signorine come me. Un lavoro, quale che fosse, un fidanzato che lei aveva già scelto e via così. Ma mio padre non voleva. Una sera ci fu una grande litigata tra loro. Papà mi aveva iscritto di nascosto al festival degli sconosciuti di Ariccia. «Sei un irresponsabile, con quale soldi Rita va a Roma?» gli chiese lei. Lui rispose, fermo: «Tu non hai messo da parte i soldi per comprare il frigorifero?». Mamma non credeva alle sue orecchie, noi ancora stavamo con la ghiacciaia e il frigorifero ci sembrava un sogno. Rispose a papà che non se ne parlava nemmeno.

 

rita pavone

Fu allora che mio padre disse la frase che non ho mai dimenticato, «Penso che la vita di mia figlia valga più di un frigorifero». Per me la musica era il riscatto. A dodici anni facevo la camiciaia, lavoravo nove ore al giorno, prendevo due autobus alle cinque del mattino. Ad Ariccia vinsi. Quando tornai in treno, era notte, trovai mio padre al binario. Gli dissi per scherzo che anche lì era andata male. Gli vennero gli occhi umidi ma lo abbracciai e festeggiammo.

 

Chi vinceva il festival aveva diritto a un provino alla Rca, sulla via Tiburtina. Fu lì che vidi per la prima volta Teddy Reno, l’uomo della mia vita. Io entravo, lui usciva. Ho l’immagine davanti agli occhi, aveva una giacca appoggiata sulla spalla.

 

Si alternavano vari ragazzi e loro erano distratti. Poi toccò a me. Cantai When somebody loves you e vidi che, ad una ad una, le teste si alzarono e capii che ce l’avevo fatta. Alla fine del provino a Teddy Reno che diceva che sarei dovuta tornare presto in casa discografica mia madre disse, a brutto muso, che non avevamo i soldi per un altro viaggio a Roma. Mi sarei seppellita, ma Teddy la rassicurò che ci avrebbe pensato la Rca.

 

pele rita pavone

Il mio primo brano fu La Partita di pallone . Lo aveva scritto Edoardo Vianello e lo arrangiò Luis Bacalov. Fu un successo improvviso e travolgente. Una sera mi telefonò Guido Sacerdote, uno degli autori di Studio Uno. Io pensavo fosse uno scherzo di Gianni Morandi che abitava con me nella stessa pensione. Invece era tanto incredibile quanto vero. Lo incontrai al caffè Greco, mi propose di fare dodici puntate, mi disse che Antonello Falqui mi voleva. La Rca era contraria, diceva che era presto, che ero piccola. Ancora… Mio padre decise. E fu, ancora una volta, la mia fortuna.

 

Diciotto anni

Il 1963, proprio sessant’anni fa, fu il mio anno indimenticabile. Mi ricordo tutti i brani di quei dodici mesi incredibili: Alla mia etàSul cucuzzolo , Come te non c’è nessunoIl ballo del mattoneNon è facile avere 18 anniDatemi un martello. E poi il mio preferito: Cuore.

 

Era un brano americano, Heart!, che aveva inciso Wayne Newton. Me ne innamorai ma, di nuovo, la Rca era contraria, forse anche perché era difficile avere i diritti che erano delle Messaggerie musicali. Andai con Teddy da Piero Sugar, un vero signore, e gli dissi che non poteva togliermi quel brano. Lui sorrise e io la incisi. Fu un successo travolgente.

RITA PAVONE E PAUL ANKA - ED SULLIVAN SHOW

Quell’anno fu il singolo più venduto. Che tempi, per me. Terzo posto nella classifica di tutto il 1963 per Come te non c’è nessuno , dodicesimo per La partita di pallone, ventiduesimo per Alla mia età , trentatreesimo per Il ballo del mattone, quarantatreesimo per Non è facile avere 18 anni

 

Diciotto anni. Era proprio l’età che avevo in quell’anno breve e meraviglioso. Il mondo sembrava un’autostrada, come quella del Sole, la vita ci spalancava le braccia, tutto sembrava un’opportunità, avevamo fiducia nel futuro, il peggio era alle spalle. Oggi le braccia sono serrate, soffocanti, ci stringono, ci trascinano in un buio rabbioso.

Io allora ero piccola e grande e forse il pubblico mi vedeva come una specie di Lolita. Ho sempre amato le pagine che Umberto Eco mi ha dedicato nel suo «Apocalittici e integrati». Ogni tanto le rileggo: «La Pavone appariva come la prima diva della canzone che non fosse donna; ma non era neppure bambina, nel senso in cui lo sono i soliti insopportabili fanciulli prodigio…».

rita la zanzara

 

I corteggiatori

So che non ero bella, ma ho avuto molti corteggiatori. Persino Gianni Morandi mi faceva il filo, ma non era il mio tipo. Siamo sempre restati amici. Era come mio fratello. Ci sentiamo simili. Suo padre calzolaio, il mio tornitore. Tanta fatica, tanta gavetta.

 

Io sono arrivata illibata al matrimonio, nonostante i miei ormoni galoppassero. È stata dura, immagino anche per Teddy. Lui aveva diciannove anni più di me e nell’Italia bigotta del tempo fu visto come uno scandalo. Ci siamo sposati nel 1968 e stiamo ancora insieme. Ora lui qualcosa non la ricorda più ma ci basta uno sguardo per capirci. Ce ne dissero di tutti i colori e forse da quel momento in poi il mio successo è cominciato a scemare. In Italia. Perché fuori tutto è continuato. Nel 1972 ebbi un trionfo all’Olympia di Parigi. E ho continuato a girare per il mondo.

 

i collettoni di rita pavone

In Italia era finito l’incanto. Si voleva che fossi Lolita o forse Minnie. Ma io ero cresciuta, ero donna, moglie, madre. Leggevo, avevo un mio pensiero, una mia identità. Dico sempre quello che penso, qualche volta sbaglio come mi è capitato nel caso di Greta Thunberg, errore per cui chiedo di nuovo scusa.

 

(...)

Lo andammo a cercare ai tempi del Giornalino di Gian Burrasca. Anche quella che avventura.. Regia di Lina Wertmuller, compagni di lavoro Sergio Tofano, Valeria Valeri, Bice Valori imbruttita e in ginocchio… E poi Nino Rota, il musicista di Fellini. Lui mi fece sentire La pappa col pomodoro al pianoforte. Però sembrava un minuetto, era bella ma lenta. Ci voleva qualcosa che mi assomigliasse di più. E così Karas, con il suo zither, venne in studio e registrò la sua meravigliosa introduzione, io ci misi un inopinato urlo e tutto si combinò meravigliosamente.

 

i collettoni di rita pavone.

Io non volevo farlo, quel programma. Mi sentivo male nel ruolo di un ragazzino, maschio. Tutto quello che volevo scrollarmi di dosso. Lina mi fece una sfuriata. Aveva ragione, fu un successo enorme. Avevo tre fratelli, me li studiai per il personaggio. Uno di loro se ne è andato qualche tempo fa. Aveva una encefalopatia congenita. Per un anno mi sono occupata solo di lui. Ora voglio ripartire.

 

rita pavone gianni morandi

Nel ricordare quell’anno incredibile per me — il 1963, l’anno di Giovanni XXIII e Kennedy — mi è venuto il desiderio di tornare a cantare le canzoni della mia vita. Per dare un titolo allo spettacolo ho chiesto in prestito alla famiglia di Pierangelo Bertoli una frase che riassume il senso della mia vita: «Con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro».

rita pavone giancarlo giannini non stuzzicate la zanzara rita pavone clementine cherieamadeus l'anno che verra'pavoneRITA PAVONE 19rita pavoneRITA PAVONE RENATO ZEROpavoneRITA PAVONE RENATO ZERO 1rita pavonerita pavonerita pavone l'anno che verra' 2rita pavone rita pavone datemi un martello

 

Ultimi Dagoreport

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….