edoardo leo

“NON PROVARE A FARE IL FIGO, PERCHÉ NON SEI FIGO. TU FAI RIDERE” - EDOARDO LEO RACCONTA IL PRIMO INCONTRO CON GIGI PROIETTI: “MI HA SMONTATO SUBITO E MI HA CAMBIATO" – "I 50 ANNI APPENA COMPIUTI? 30 SONO DI GAVETTA. FUI CACCIATO DA UNA FICTION. HO FATTO UN SACCO DI FILM BRUTTI. NON AVEVO POSSIBILITÀ DI SCELTA. SI CHIAMAVA “PAGARE GLI AFFITTI” – "UN DAVID? MEGLIO CINQUE MINUTI IN CAMPO CON LA ROMA" – IL SOGNO DI DIVENTARE CALCIATORE O INSEGNANTE, IL DIPLOMA DI LAUREA APPESO IN BAGNO SOPRA LA TAZZA, L’ORCHESTRACCIA, SANREMO - VIDEO

 Stefania Ulivi per il Corriere della Sera

 

 

edoardo leo

Piano A: diventare calciatore («Sono stato un adolescente morigerato: non bevevo, non fumavo, niente stravizi, il sabato sera non uscivo, lo sport era tutto. Fino a 21 anni, quando ho smesso, sono stato molto disciplinato»). Piano B: diventare insegnante («Merito o colpa di un insegnante di italiano, Giaime Rodano: per la prima volta nella mia vita ho incontrato qualcuno che faceva un lavoro per passione. Non ne conoscevo. Nonno contadino a Sutri, mia nonna pescivendola, mio padre, che si era smarcato dalla campagna per venire a lavorare a Roma negli anni Settanta, aveva amici che facevano gli elettricisti, cose così. Tutti gran lavoratori ma per necessità, non passione»). 

 

edoardo leo

Professione certificata: attore, regista e sceneggiatore. Edoardo Leo precisa che è capitato un po’ per caso. «Andavo ai provini perché volevo pagarmi l’università da solo, volevo dimostrare ai miei che non era una pazzia essermi iscritto a Lettere dopo essermi diplomato a fatica al liceo scientifico. Mi sembrava un lavoro come gli altri: ho fatto il pony express, con un amico scaricavamo il latte di notte, ho lavorato al chiosco del cimitero di Sutri dei miei zii. Puntavo agli spot: poco tempo, buon guadagno».

desc img

 

Ha appena compiuto i 50 anni, il 21 aprile, giorno del Natale di Roma.

«È una banale coincidenza, ma ogni coincidenza la si può vedere in modo romantico. Pensare di essere nato lo stesso giorno della mia città mi sembra un piccolo destino per chi come me racconta storie. I 50 non sono una data che mi spinge a fare resoconti, a guardarmi indietro, me la faccio scivolare addosso».

 

Niente festone?

«Cena con le persone più intime. La festa è stata avere in sala Power of Rome, associare la mia faccia a quella della mia città sugli autobus di tutta Roma. Non posso più girare in motorino, sempre dietro a me stesso. Non sono autocelebrativo ma questo, ammetto, mi fa piacere».

 

La sua vita (professionale) comincia a 40 anni. La trilogia di «Smetto quando voglio», l’approdo alla regia, il successo straordinario di «Perfetti sconosciuti», il Dopofestival, «La Dea Fortuna» di Ozpetek, il doc su Gigi Proietti, la tournée, ripartita da poco, di «Ti racconto una storia».

edoardo LEO PROIETTI

«Ho alle spalle trent’anni di gavetta, non di carriera. Sembro professionalmente giovane».

 

In principio ci furono le bocciature all’Accademia Silvio D’Amico e al Centro Sperimentale.

«Se rivedessi il mio esame all’accademia forse mi boccerei anch’io. Ricordo che mi dissero: “sai urlare”. Ci ho sofferto, ho pensato di non essere all’altezza. Ho sviluppato quello che è stato un motore della la mia vita: un senso di rivalsa. Volevo emanciparmi dagli stereotipi.

 

 

Non ero figlio d’arte e pensavo di poter fare comunque l’artista, non venivo da una famiglia di gente che ha studiato e mi sono laureato, convinto che così mi sarei potuto affrancare dall’immagine del ragazzotto con la faccia da calciatore e le spalle larghe. La voglia di rivalsa se non ti logora ti aiuta. Anche a fare il regista. Ho scritto la sceneggiatura di Diciotto anni dopo ma nessuno voleva dirigerla, così l’ho fatto io. Ed è cambiato tutto».

 

Per spirito di rivalsa si inventò un diploma alla Scuola La Scaletta? Che ora, per la cronaca, la segnala tra i suoi allievi sul suo sito.

«Ha funzionato. Grazie a quel curriculum mi arrivò un provino per una coproduzione italofrancese e il primo ruolo, uno psicopatico di nome Olmo. Poi sono arrivate tante cose. Ho fatto un sacco di fiction brutte, ma pure alcuni film brutti. Non avevo possibilità di scelta. Si chiamava “pagare gli affitti”. Ho vissuto anche una grande frustrazione. Pensavo di meritare più possibilità di quante me ne davano. Ho vissuto periodi difficilissimi, sono stato pure cacciato da una serie televisiva dopo due settimane».

EDOARDO LEO 4

 

Che serie era?

«Non voglio riaprire il file, era un produttore allora molto famoso. È qualcosa che a 27, 28 anni ti mette in crisi».

L’ha incontrato di nuovo quel produttore?

«Sì ma non l’ho salutato, sono stato mandato via in maniera cattiva. Dopo un periodo un po’ di depressione mi sono risvegliato. Mi hanno aiutato altri incontri, fortunati, come Nino Manfredi, uno dei miei supereroi con Scola. E Proietti. Mi smontò subito. Lui mi ha cambiato».

 

In che modo?

«Non ho studiato con lui, ci ho lavorato per la prima volta in teatro per Dramma della gelosia. Mi disse: “Non provare a fare il figo, perché non sei figo. Tu fai ridere”. Aveva ragione, mi immaginavo nei panni dell’eroe, mi ha fatto capire che ero destinato a fare l’antieroe. Però ci ho messo un po’ a fare la commedia perché non mi prendevano in considerazione per i ruoli buffi. Era pure colpa mia, facevo foto in cui cercavo di fare il figo e non lo ero».

 

Veramente è considerato un bello del nostro cinema, ci dovrebbe fare pace con questa cosa.

EDOARDO LEO THE POWER OF ROME

«Cito ancora Proietti. Nel mio doc dice: “non ho la tempra del divo”. Ecco, la tempra del figo la devi avere, io non ce l’ho. Ho smesso di preoccuparmi del mio aspetto fisico, della parte glamour, se vedo le foto anche solo di 15 anni fa con la sigaretta, l’occhio a fessura, lo sguardo rivolto all’orizzonte mi faccio ridere. Faccio pochi servizi fotografici, vado poco in tv».

 

Ha fatto il «Dopofestival» nel 2018, però.

«Condurre non è il mio pane. È stato bello ma anche in quel caso ci misi tanto a dire di sì. Il problema è che io sono lento a valutare le cose, ho in comune con Roma la lentezza, anche a scrivere».

 

La chiamassero a Sanremo andrebbe? Fa pure il cantante con l’Orchestraccia.

«Mi chiamassero al festival, andrei, mi divertirebbe. L’Orchestraccia è nata perché ci piace cantare le canzoni delle nonne, mi ero accorto che tanti ragazzi non le sanno. Le canzoni tradizionali romane sono molto violente, tragiche, c’è sempre qualcuno morto ammazzato. La violenza sembra un destino quasi genetico di questa città, che si fonda, tra leggenda o realtà, su un fratricidio. Anche la storia dell’Impero romano oscilla tra volontà di dominio e autodistruzione. Quella violenza ce la portiamo dentro, oggi meno fisica e sempre più verbale. Viviamo una contraddizione, odio e avversione per chi ci governa e una forma di accettazione ossequiosa, non se ne esce».

sarah varetto paola lucisano edoardo leo federica lucisano massimiliano orfei foto di bacco

Errori di cui è pentito?

«Diversi quando non potevo scegliere, per bisogno. Ora che posso farlo, mi rimprovero forse di fare troppe cose. Ma ho fatto talmente poco fino ai 40 anni, che in questi ultimi 10 un po’ di bulimia magari ci sta».

Adolescente ligio alle regole, sarà stato un idillio con i suoi genitori.

«Ho litigato con mio padre per decenni, ormai il conflitto si è risolto per fortuna. Litigavo per lo studio, mi sono diplomato con il minimo dei voti, lui il diploma l’ha preso alle scuole serali, lavorava, aveva già un figlio. Poi quando ho deciso di fare l’attore, litigate feroci, non ci siamo parlati per un po’ di tempo. Però io studiavo di notte, mai aperto un libro prima delle nove di sera, scrivo di notte anche ora. Per una famiglia di impiegati come la mia, una cosa strana. Sono il primo laureato. Quel 110 e lode aveva anche il valore del riscatto. E ho tenuto fede alla promessa stupida che mi ero fatto».

 

Ovvero?

«Che se avessi preso il massimo dei voti l’avrei messo in bagno. Il diploma di laurea sta lì, incorniciato sopra la tazza».

giovanni troilo roberto gualtieri edoardo leo giorgia spinelli foto di bacco

 

È riservatissimo in tema di vita privata, non parla mai di sua moglie e dei suoi figli. Perché?

«È una scelta a priori a cui tengo fede da sempre. Magari ho perso qualche copertina sui giornali per il mancato racconto dei miei affetti privati. Secondo me faccio bene, per tanti motivi. Non ultimo il fatto che è complicato fare il padre quando la tua faccia sta in giro, devi mantenere equilibrio e sobrietà, è facile perdersi. È un punto che mi sono dato. Non è difficile, davvero».

 

C’entra anche una forma di timidezza?

«Riservato, timido no. Posso stare nudo in palcoscenico ma se devo entrare nella sala di un ristorante piena di gente vorrei scomparire, mi sento gli occhi addosso: al di fuori del mio mestiere non mi piace».

Disordinato, notturno, ritardatario, gli stessi amici, le stesse canzoni. Lei si racconta così.

edoardo leo intervistato foto di bacco

«Non c’è granché da dire. Ho un ufficio, vado, scrivo, non è una biografia eroica. Ai ragazzi che vogliono fare questo lavoro dico: leggete le biografie degli attori. Io le adoro. Quelle degli altri».

 

Tifoso giallorosso: meglio un David di Donatello per la regia o cinque minuti in campo all’Olimpico?

«Cinque minuti in campo con la Roma. Magari un David prima o poi arriva. Quando sono in teatro davanti a 3.000 persone da solo, sento una vertigine simile a quella che credo provi un calciatore che segna davanti ai suoi tifosi».

 

A calcio gioca ancora?

kasja smutniak anna foglietta edoardo leo perfetti sconosciuti

«Da più di 15 anni, con lo stesso gruppo di amici. Uno ha una tavola calda a Montesacro, ci chiudiamo dentro dopo la partita. Per me è un’oasi. Nessuno di loro fa il mio mestiere, ascolto vita, lì conta solo come ho giocato non quello che faccio. Non ci rinuncio mai prendo treni, aerei per esserci. A fare l’attore c’è il rischio di chiuderti in una bolla. Vivere dentro a un Ncc. Preferisco la Vespa».

 

Ha tradotto l’Otello in napoletano e romano.

«Per il nuovo film, Non sono quel che sono. L’ho tenuto in serbo per anni, doveva essere il mio esordio alla regia. Ambientato ai giorni nostri, io recito Iago. Nel cast ci sono Ambrosia Caldarelli, Jawad Moraqib e Antonia Truppo. Il mio sogno sarebbe poi portarlo in teatro, al Globe. Non so ancora la data di uscita».

EDOARDO LEO

 

Rimpianti?

«No, ma secondo me ho fatto poco. Per un po’ mi è pesato che certi registi non mi considerassero. Poi sono arrivati Genovese, Ozpetek. Mi piacerebbe lavorare con Virzì, lo conosco bene, e poi Salvatores, Garrone, Sorrentino. Con autori che non mi hanno chiamato. Mai dire mai».

edoardo leo foto di bacco (2)

 

marco giallini edoardo leo loro chi? edoardo leo ettore viola foto di baccoedoardo leo guido d ubaldo simona rolandi foto di baccoedoardo leo foto di bacco (1)

 

edoardo leo lella LA DEA FORTUNA - STEFANO ACCORSI - FERZAN OZPETEK - EDOARDO LEOedoardo leo (2)edoardo leofrances alini ascione luca barbarossa paolo genovese malcom pagani anna foglietta vittoria puccini marco giallini edoardo leoEDOARDO LEO 1EDOARDO LEOedoardo leoche vuoi che sia edoardo leoLORO CHI - MARCO GIALLINI E EDOARDO LEOperfetti sconosciuti marco giallini anna foglietta valerio mastandrea paolo genovese kasia smutniak giuseppe battiston edoardo leo alba rohrwacher 1003x0 crop q85smetto quando voglio paolo calabresi edoardo leo ninetto davoli con edoardo leoedoardo leo ai rigoriEDOARDO LEO SELFIE MILANOche vuoi che sia edoardo leoedoardo leo maria de filippi edoardo leo stefano accorsi serra yilmaz set de la dea fortuna di ferzan ozpetek 1edoardo leoedoardo leo (1)edoardo leo (3)edoardo leo noi e la giulia

Ultimi Dagoreport

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….