pepito pignatelli

“PEPITO, VAI A DORMIRE E RIMBOCCATI LA LAPIDE” – IN UN LIBRO MOLENDINI RISCRIVE LA STORIA DEL NOBILE AMICO GIUSEPPE “PEPITO” PIGNATELLI CHE PORTO’ IL GRANDE JAZZ A ROMA – L’INCONTRO NOTTURNO CON WALTER CHIARI CHE LO FULMINO’ CON UNA BATTUTA DELLE SUE – I DUE ANNI PASSATI AL GABBIO, A REGINA COELI, PER VIA DI UNA STORIA DI DROGA IN CUI ERA COINVOLTA TUTTA QUELLA BARAONDA DI “PATRIZI TOSSICOMANI” PER I QUALI, “ER VIZZIO, GIÀ SE SA, BISOGNA AVELLO” - A SALVARLO DA GUAI PEGGIORI L'AMORE INCONDIZIONATO PER PICCHI – LA RINUNCIA A UN TOUR AMERICANO CON ROMANO MUSSOLINI (CHE GLI AVREBBE FRUTTATO 5 MILIONI A CONCERTO)

 

Massimiliano Castellani per “Avvenire”

PEPITO PIGNATELLI

 

«Le donne odiavano il jazz, non si capisce il motivo», canta Paolo Conte. Ma dopo aver letto la biografia, che non aveva bisogno di essere romanzata, del Principe Giuseppe "Pepito" Pignatelli, siamo certi che anche le donne cominceranno ad apprezzare il genere.

 

Pochi conoscono la vicenda umana ed artistica di quest' uomo originalissimo di sangue blu che, da musicista e collezionista di vinili rari, ha introdotto il grande jazz a Roma, A rispolverare questa storia d'amore e di anarchia, pur se originata in un interno di antichissima famiglia monarchica, è stato il più aristocratico dei critici musicali: Marco Molendini, che, nel mondo del giornalismo (praticante a "Momento Sera" e poi storica firma del "Messaggero") è entrato anche grazie al suo amato Pepito al quale dedica un libro scritto di pancia e di cuore.

PEPITO PIGNATELLI MOLENDINI COVER

 

Il Principe del Jazz (minimum fax. Pagine 215. Euro 16,00) conduce il lettore a spasso per i vicoli oscuri e le piazze più remote della Città Eterna, dove tra i sanpietrini si annidano ancora frammenti di memoria viva. Memoria musicale in questo caso, ma non solo, perché sono pagine lastricate di nomi di artisti ribelli, fuggitivi, ma soprattutto grandi sognatori.

 

Un viaggio nel tempo, spiazzante quanto un quadro pop di Mario Schifano, un assolo al sassofono dell'argentino Gato Barbieri o del "Charlie Parker di Primavalle" Massimo Urbani o un cortometraggio a tema, Il blues della domenica sera di Valerio Zurlini: tutti e tre attori "non protagonisti" di questo "doculibro" imperdibile, a difesa della memoria della Roma che fu.

 

pignatelli ivy nicholson

Un nostalgico quanto appassionante jam session sentimentale che prende il via in sella alla Vespa dell'allora studente universitario Molendini. Nell'estate, altrettanto torrida, del '68, con il compagno di liceo, Alberto, sfrecciano capelli al vento verso l'Helio Cabala, «rifugio ormai fuori moda della Dolce vita». L'appuntamento di quella sera per jazzfan in erba era di quelli imperdibili.

 

Di scena ci sono: «Enrico Rava che fuma come un turco e suona la tromba pensando in grande - scrive Molendini - ; Steve Lacy, rarissimo e superbo sassofonista soprano che vive a Roma, soprattutto di stenti; Franco D'Andrea, che al pianoforte trasforma la sua timidezza in fantasia e Marcello Melis, sardo sciupafemmine dal sorriso nuragico, contrabbassista di notte e dirigente di mattina».

pignatelli d aragona cortezWALTER CHIARI SARCHIAPONE 1

 

Ma a un certo punto i riflettori si illuminano sul vero protagonista di questa Roma undeground: «Pepito Pignatelli, principe e batterista, facendo leva sul fascino residuo dei suoi tanti cognomi (nell'albo di famiglia figura anche il Papa che abolì il nepotismo, Innocenzo XII, e un santo, Giuseppe Pignatelli di Fuentes) ha procurato quell'ingaggio improbabile nel deserto musicale di una città scossa nella sua pigra imperturbabilità, dai primi venti della contestazione».

 

WALTER CHIARI SARCHIAPONE 2

Una folgorazione per il giovane Molendini quell'incontro con un principe degli irregolari, che detesta essere appellato per il suo titolo nobiliare perché «non sopporta l'ipocrisia, i suoi avi aspiravano a diventare papi, cardinali, senatori, mentre lui non sa dove sbattere la testa».

 

Campa di sogni il rampollo del ramo decaduto dei Pignatelli, sempre a corto di lire, vende di nascosto cimeli di famiglia e spende gli anni '50 suonando nel sestetto Hot Club di Roma formato dalla sua batteria, Nunzio Rotondo alla tromba, Franco Raffaelli (sassofono), Ettore Crisostomi (piano), Carlo Pes (chitarra) e Carlo Loffredo (contrabbasso).

 

Come un gatto randagio, Pepito, sigaretta in bocca e bicchiere di whisky in mano, ha attraversato di notte le strade vuote del centro storico, dove incrocia Walter Chiari che gli dà la buona notte con tono da sarchiapone: «Principe, vai a dormire e rimboccati la lapide». Pignatelli si ritira sempre all'alba, dopo battute di "caccia" a starlette riempirotocalco come l'americana Ivy Nicholson e solo dopo aver chiuso i battenti, assieme ai proprietari, dei locali notturni.

 

pepito pignatelli e la moglie picchi 6

Quelli della Dolce vita che, "ufficialmente", venne inaugurata due anni prima che Anita Ekberg facesse il bagno vestita nella fontana di Trevi per l'estasi, non solo registica, di Federico Fellini. La Dolce vita inizia il 5 novembre del 1958, la notte folle del Rugantino, il locale di Trastevere (in piazza Sonnino n. 40 al suo posto oggi c'è una banca) dove per il compleanno della contessa Olghina de Robilant, la ventenne ballerina turca Aichè Nanà passò alla storia per la sua danza senza veli.

GATO BARBIERI

 

Cose mai viste prima nei night sotto il Cupolone e prontamente immortalate dagli obiettivi dei paparazzi. L'uomo della notte, Pepito, non era presente, ma solo perché ancora provato dai due anni passati al gabbio, a Regina Coeli, per via di una storia di droga in cui era coinvolta tutta quella baraonda di «patrizi tossicomani » per i quali, come scrive Gioacchino Belli, «er vizzio, già se sa, bisogna avello».

 

pepito pignatelli 67

Pepito il vizio non se lo toglierà mai, ci convive disperatamente dentro la sua vita, a tratti dolce, spesso agra come quella di Luciano Bianciardi, ma in fondo un'esistenza da Bukowski romanesco del jazz. A salvarlo da guai peggiori provvede l'amore incondizionato di una donna eterea come Picchi Gallerati che gli scrive lettere appassionate durante le sue prigioni e una volta fuori convolano a nozze.

 

pepito pignatelli marco molendini 66

Picchi è la donna che lo sopporta e lo supporta nella sua grande utopia: fare dell'antica Roma una capitale moderna del jazz. Le amicizie e il gusto estetico del talent scout a Pepito non gli mancano. Così dovendo rinunciare a un tour americano (che gli avrebbe fruttato 5 milioni a concerto e parecchia visibilità) con Romano Mussolini, il "Principe e il pianista Figlio del Duce", decide che è tempo di portare gli americani a Roma. Con l'escamotage dell'associazione culturale, presidente Giovanni Tommaso e segratario lo stesso Molendini, nella poco raccomandabile via dei Cappellari, civico 74, apre il Blue Note. «Come la celebre cave parigina».

 

romano mussolini

Alla comunità dei jazzisti di Harlem esuli in Europa, arriva la notizia del locale del Principe romano, e così, nel piccolo club «sfilano» uno dopo l'altro quei virtuosi di primo piano come Dexter Gordon, Kenny Clarke, Johnny Griffin. E il grande amico Mal Waldron, con il quale riesce nell'intento di incidere il suo unico disco, Mal Waldron Trio, dagli esiti commerciali ovviamente fallimentari, ma almeno la consolazione dell'omaggio alla moglie: tra le dieci tracce figura Blues for Picchi.

 

Sarà la stesa Picchi a incoraggiare Pepito a riprovarci quando il Blue Note finisce in malora (solite beghe giudiziarie) aprendo quel locale che sarà davvero l'ultimo avamposto poetico del jazz capitolino. Dopo l'estate del '73 in cui Perugia alza il sipario di Umbria Jazz, e tre anni prima dell'Estate romana ideata dal geniale assessore alla cultura, l'architetto e drammaturgo Renato Nicolini, Pepito si gioca la carta MusicInn.

 

chet baker pepito pignatelli

 

Sì, «come il locale del Massachusetts dove il Modern Jazz Quartet negli anni Cinquanta aveva registrato un bel disco con ospite Sonny Rollins, parte della sua collezione di 33 giri». Un covo dell'anima, scavato nell'Arciconfraternita dei Fiorentini («non chiamatela cantina!», si infuria il Principe) in cui come per magia si presentano tutti i giganti con piano, tromba, contrabbasso, batteria, clarinetto e custodia con sax. Bill Evans, Elvin Jones, Ornette Coleman, Mc Coy Tyner, Max Roach, Benny Goodmann, Chet Baker, Charlie Mingus, Tony Scott... Session documentate, per fortuna, da filmati delle teche Rai, così quelle serate uniche e forse irripetibili, ora si possono rivedere su Youtube.

ENRICO RAVA

 

Al MusicInn c'è spazio per tutti, anche per le prime jazziste italiane (le pianiste Patrizia Scascitelli e Dora Musumeci) e Picchi, sostenuta da Nicolini, nel parco del Giardino di Villa Borghese lancia "La donna è una cosa meravigliosa". Rassegna che voleva essere anche la risposta a quella misoginia dominante nell'ambiente, e che Duke Ellington espresse nel monito: «Il jazz è sempre stato simile al tipo d'uomo col quale non vorresti che tua figlia uscisse».

picchi pignatelli marco molendini

 

Quel tipo di uomo, Picchi se l'era addirittura sposato, e dopo la sua morte (nel 1981) improvvisa quanto autolesionistica (Pepito aveva 49 anni ma i vizi l'avevano invecchiato precocemente) gli sopravvisse altri 12 anni. Da sola, senza eredi, ha tentato di mandare avanti il loro sogno comune fondato sul jazz, ma alla fine il male di vivere l'ha costretta alla resa e ha scelto di raggiungere il suo amato Principe azzurro, Pepito, il Principe del jazz.

pepito pignatelli marco molendini18duke ellington al piperpepito pignatelli giovanni tommasopepito pignatelliromano mussolinipepito pignatelli e la moglie picchiMASSIMO URBANIpepito pignatelli 78pepito pignatelli 2pepito e la mogliepepito da piccolopepito con la madre e la sorellaPEPITO PIGNATELLI 32picchi pepito pignatelli 89PEPITO PIGNATELLI 78la foto della moglie picchi che pepito teneva appesa in cellapicchi e pepito pignatellipepito pignatelli 13

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...