“SGARBI CELEBRA AL MART DI ROVERETO L'EVOLA PITTORE FUTURISTA MA DIMENTICA IL SUO LATO FASCISTA, FILONAZISTA E RAZZISTA” – MIRELLA SERRI: "L’INTELLETTUALE CERTIFICA NELL’INTRODUZIONE A 'I PROTOCOLLI DEI SAVI ANZIANI DI SION' L'AUTORITÀ E LA VERIDICITÀ DELL’OPERA CHE COME SCRISSE UMBERTO ECO, INVECE, È TOTALMENTE FALSA E HA CONTRIBUITO A “FAR GASSARE SEI MILIONI DI EBREI” – “LA MAGGIOR PARTE DELLE PAGINE DI EVOLA SONO OCCULTISMO DA OPERETTA DI CUI SI VERGOGNEREBBE IL MAGO OTELMA”

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Mirella Serri per “la Stampa”

 

sgarbi sgarbi

Forse sarebbe stato opportuno che Vittorio Sgarbi, presidente del Mart di Trento e Rovereto, al momento di organizzare l'importante esposizione delle tele di Julius Evola avesse dato un'occhiata al volume di Umberto Eco che raccoglie le Bustine di Minerva (è stato pubblicato dalla bella casa editrice La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, sorella di Vittorio). In una delle Bustine uscite su l'Espresso Eco prende le mosse dalle parole scritte da Evola nel settembre del 1937 come introduzione a I Protocolli dei Savi Anziani di Sion.

 

Un'opera totalmente falsa che ha contribuito, il grande semiologo lo rileva senza mezzi termini, a «far gassare sei milioni di ebrei», poiché venne usata da nazisti e fascisti per denunciare una fantomatica congiura ebraica per impadronirsi del mondo. Evola, filonazista, fascista e razzista, certifica nel suo scritto l'autorità e la veridicità dei Protocolli, a suo avviso essenziali per comprendere «l'organizzazione segreta alla quale sarebbero da riferirsi i principali focolai di pervertimento della civiltà e società occidentali: liberalismo, individualismo, egualitarismo, libero pensiero, illuminismo antireligioso».

 

Sgarbi nel suo commento alla mostra non tiene in alcun conto degli orientamenti culturali, politici e ideologici dell'intellettuale romano, evidenziando invece esclusivamente la capacità del pensatore e pittore di partecipare «attivamente all'Avanguardia italiana».

julius evola julius evola

 

Viene esplorata la vicenda dell'Evola artista che durò dal 1915 al 1921 e che fu poi abbandonata, così si commenta nel catalogo, per lo studio della filosofia, dell'esoterismo e delle dottrine orientali, ermetiche e alchemiche. Il pittore riprese la sua avventura con il pennello negli Anni 60. Ma come mai quando si parla, per esempio, di rapporto con le dottrine orientali, non si chiarisce la natura del legame di Evola con Martin Bormann, segretario personale di Hitler, appassionato di esoterismo, che finanziava le numerose conferenze evoliane in Germania? C'è dell'altro. Durante la guerra Evola fu molto noto in quanto padre del razzismo in salsa italiana. Nel 1942, su Roma fascista, giornale per gli universitari, scriveva della necessità di una «razza interiore» che esige «uomini tutti di un pezzo, forze unitarie e coerenti odio per il promiscuo, fedeltà al proprio sangue». Si potrebbe continuare, anche perché nel dopoguerra il filosofo romano negherà il suo legame con i despoti.

mirella serri mirella serri

 

Nella presentazione per l'esposizione del Mart, Sgarbi ricorda che Evola «dopo un primo periodo futurista in cui realizzò composizioni dinamiche e vivaci, prese le distanze dal movimento per avvicinarsi a Tristan Tzara e alle poetiche del Dadaismo. Cercava una dimensione interiore in linea con le tendenze astratte europee e il pensiero espresso da Vasilij Kandinskij nel suo celebre saggio, "Lo spirituale nell'arte"». In realtà, quando l'artista si schierò con le dittature e denunciò gli intellettuali decadenti, marci e corrotti, mise nel mirino pure il suo ex maestro, l'ebreo Tzara, considerato «limite estremo della degradazione della cosiddetta arte d'avanguardia», nonché l'«Ebreo Freud, la cui teoria s' intende a ridurre la vita interiore a istinti e forze inconsce... Einstein, col quale è venuto di moda il "relativismo"...

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Schoenberg e Mahler, principali esponenti di una musica della decadenza». Evola e i nazisti, in perfetta sintonia, mandavano al rogo le opere e gli scritti di questi autori, in quanto esponenti dell'«arte degenerata» che suscitava in loro il massimo disgusto. Sgarbi sottolinea «che tra forti e vivaci contrasti cromatici, il percorso espositivo del Mart è il maggiore mai organizzato».

 

Ma, senza confondere il valore artistico delle tele (che pure alcuni critici contestano) con le inclinazioni politiche del pittore, non era il caso di chiarire chi è stato veramente Evola? Il suo viaggio intellettuale non si è fermato nella seconda metà del Novecento. Nel 1987 Eco lo definisce «un triste e dissennato figuro che negli ultimi anni la Nuova Destra ha riproposto come pensatore di rango, mentre alcuni imbecilli della nuova sinistra hanno concesso che in fondo, sì, l'uomo aveva alcune qualità (preciso che la maggior parte delle pagine di Evola sono occultismo da operetta di cui si vergognerebbe il mago Otelma)».

 

UMBERTO ECO UMBERTO ECO

All'inizio degli Anni 50 Evola era stato incriminato come ispiratore dei Far, fasci di azione rivoluzionaria, che misero in atto attentati neofascisti. Successivamente si conquistò il Msi e gli esponenti di Casa Pound, ma oggi soprattutto è considerato un ispiratore dei folli convincimenti imperiali dello zar Putin. Aleksandr Dugin - ribattezzato il filosofo del presidente della Federazione russa per le sue teorie a supporto dell'espansione della Russia e dell'odio per la democrazia e l'Occidente - descrive l'importanza decisiva per la sua «filosofia della Tradizione» del pensiero di Evola. Se è giusto non collegare meccanicamente l'opera artistica all'azione politica, ignorare le conseguenze politiche di un filosofo, pensatore e pittore è quanto di più politico vi sia. E' un modo per esaltare lui e i suoi seguaci che Norberto Bobbio aveva definito «intellettuali fascisti di mezza tacca tra cui il delirante Julius Evola».

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