picca

“SO CHE NON VINCERÒ MAI LO STREGA. OGNI TANTO DIMENTICO CHE È UNA LATRINA, UNA OLIGARCHIA DI STRACCIONI INTELLETTUALI” - AURELIO PICCA E IL CORPO A CORPO CON DAVIDE BRULLO DOPO L'ESCLUSIONE DAL PREMIO - "SU 'LE FIGARO' MI CONSIDERANO L’EREDE DI PASOLINI, I FRANCESI SONO LONTANI DALLA P2 CULTURALE, AMANO L’EVERSIONE DELL’ARTE" - "LA SCRITTURA È CORPO E POLITICA. È PURO EROS. IO NON CREDO NELLA FORTUNA, NÉ ALLE SCORCIATOIE. SONO STATO UN BAMBINO ORFANO"

Davide Brullo per lintellettualedissidente.it

 

AURELIO PICCA

In copertina, per dire, c’è lui, nudo, sdraiato, collana-anelli-bracciali, che ti punta la pistola in faccia, con quel visto tra Diabolik, Curzio Malaparte e Michael Madsen, pio di una noia violenta. Su “Le Figaro”, dieci giorni fa, Christophe Mercier ha scritto del suo libro accennando a “eccessi, forza e la brutalità di una bellezza malsana che ricordano l’ultimo film di Pier Paolo Pasolini, Salò o le 120 giornate di Sodoma”.

 

AURELIO PICCA - IL PIU' GRANDE CRIMINALE DI ROMA E' STATO AMICO MIO

Aurelio Picca ti punta la pistola in faccia perché sa cosa vuol dire sfracellarsi, scrivendo. In Francia, Christian Bourgois ha tradotto L’Arsenal de Rome détruite (edito nel 2018 da Einaudi come Arsenale di Roma distrutta). È l’unico autore che è diventato la copertina del suo libro: come a dire, consustanzialità tra corpo e corpus, tra verbo e carne.

 

Nello stesso tiro di mesi, per intenderci, Christian Bourgois ha pubblicato Denis Johnson, Hanif Kureishi, Wright Morris e William S. Burroughs. Parrebbe una specie di nobiltà per Picca. L’investitura, diciamo così. Egli è uno dei cardinali della letteratura recente, uno che per lignaggio non disdegna la pugna, l’offesa, il clangore del perdono.

 

Dall’esordio come poeta, nel 1990, per Rotundo, con Per punizione, al romanzo, possente, edito l’anno scorso per Bompiani, Il più grande criminale di Roma è stato amico mio, che con una lingua sconfitta e onnipossente, epica e lacerata, d’oro e di melma, racconta per morsi e visioni moribonde la storia di Laudavino De Sanctis detto ‘Lallo lo Zoppo’, è una verticale di una ventina di libri che fanno di Picca, per gradi marziali, per corrusco carisma, uno dei grandi scrittori italiani degli ultimi decenni.

 

 

davide brullo

Recentemente, Arnaldo Colasanti, nell’antologia Braci. La poesia contemporanea (Bompiani, 2021), ne ha esaltato l’estro lirico, e lo descrive così: “Aurelio Picca è oggi l’uomo più antico che conosca. Smanioso, sfrontato, gatta e toro, magnanimo, narciso e inerme, ‘campione dall’esile fierezza’, il magnifico, il poeta luminoso e leale…”. Eppure, Picca non è fatto per la gloria e la quiete, per il triclino di applausi. È uomo pronto al patto di sangue, fraterno, e al sacrificio supremo.

Aurelio Picca

 

Dietro le maschere, il vagabondaggio nel sottosuolo, il censimento degli eccessi, l’“Henry Miller dei Castelli Romani”, c’è l’uomo che ti abbraccia, che ama la cartografia della carne, che non sopporta le mediazioni, men che meno quelle telematiche – “e chiamami, no…” –, una fragilità in vetro – dunque, pericolosa.

 

Che porcata, lo Strega, trogolo dei soliti noti, con la solita dote, gli dico, perché l’hanno tagliato fuori, fuorilegge. Lui nicchia, avvezzo al miracolo più che al cinismo, alla lotta più che alla cagnara. “Nella vita ogni nodo viene al pettine. E se non decidi tu, ci pensa lei. Non credo nella fortuna, né alle scorciatoie.

 

Sono stato un bambino orfano. La mia ferita era talmente bianca che già allora l’anima tagliava e illuminava il corpo. Forse sono diventato uno scrittore per sostituire, attraverso le parole, la legge del padre e poi di un nonno che fu per me patriarca”, mi ha detto, la prima volta che gli ho telefonato.

 

DAVIDE BRULLO

Qualcosa di frantumato, di increscioso, di innocente giace tra i libri di Picca, una via mediana tra Kaputt e Il ramo d’oro, una gita tra gli arcani. “Il Cristo l’ho sentito a trent’anni, con la potenza di Grünewald. Dobbiamo ricordarci che Cristo è un uomo che muore, sulla croce. Cristo era uomo quando è morto, mica Dio, e questo è sconvolgente. Il cristianesimo è pietà e combattimento. Come si può capire, io sto con i papi che impugnano la spada”, mi diceva, allora, quell’uomo dotato al massacro, interamente romano, che ha derubato al giorno un guaito di eternità.

 

 

Non sei tra i 12 discepoli dello Strega: forse perché sei re, immolato alle ambizioni altrui. Ti frega qualcosa, infine?

So che non vincerò mai lo Strega. Ogni tanto dimentico che è una latrina di oggettistica, retta da una piccola oligarchia di straccioni intellettuali. Da uomo che ha mantenuto in sé la ferita dell’infanzia, vagheggio a volte che i libri siano giudicati magari da Luigi Baldacci, Geno Pampaloni, Alfredo Giuliani, Rosanna Bettarini…

 

AURELIO PICCA

E che lo Strega sia quello dei Comisso, Piovene, Morante, Parise. È nel mio destino non vincerlo come quando da bambino, siccome i compagni di giochi li dominavo in interiorità e ingenuità, mi bastonavano. Sono fiero di questa consapevolezza. Del resto so anche di cosa morirò.

 

Eppure, sei in Francia. Lì si sprecano i paragoni: sei Pasolini, sei Henry Miller, sei lo scandalo formale permanente. Ma chi è, infine, Aurelio Picca?

Aurelio Picca

I francesi, pur carichi di contraddizioni, sono lontani dalla P2 culturale. Amano l’eversione dell’arte. Aurelio Picca è un uomo delicato che si batte senza difese e che ha scelto la letteratura per avere una legge e onorare il nome del padre.

 

Cosa significa scrivere? Come si pone lo scrittore nei confronti della Storia, della politica?

La scrittura è corpo e politica. È puro Eros. È gesto reazionario e rivoluzionario.

 

Ravanare dentro Roma, come fosse l’immane corpo, glorioso e putrescente, dell’Uomo, del mondo, immondo. È così?

In questi due ultimi romanzi è stato così. La corsa dei “mortacci” senza il silenzio della morte. Infatti il più grande cimitero monumentale di Roma, il Verano, è un cadavere devastato.

 

Cosa si scrive nell’era pandemica, dove scopriamo – ops… – che l’uomo è contagio permanente, la carne un mattatoio di virus? Cosa stai scrivendo? Cosa stai vivendo?

aurelio picca

PASOLINI 1

Sì, l’uomo è un contagio permanente. Non ho nessuna speranza per il genere umano che avanza nella irrealtà. Solo gli individui, gli angeli custodi incarnati si salvano. Non scrivo niente. Penso. Il pensiero ora è abisso. Per la scrittura ci vuole il desiderio e la giovinezza. Ora bisogna pensare a come scacciare i demoni. La scrittura non va sporcata né contaminata. Vivo sdraiato sul letto a pensare.

 

Che fine ha fatto il sacro nel mondo dissacrato, nell’era del sacrilegio? Tu, dove lo odori il sacro?

AURELIO PICCAAURELIO PICCApicca e Zeichenaurelio picca (2)aurelio piccaPICCA4PICCAAURELIO PICCA PICCA 6piccaPICCA 9PICCA 7PICCA 5PICCA 1AURELIO PICCA

Il sacro è solo la morte.

Giovanni Solimine

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…