“TERESA E’ GUARITA DAL TUMORE E STA BENE, LEI E MIA MOGLIE HANNO AVUTO UNA FORZA CHE MI HA SORPRESO. A ME CEDEVANO LE GAMBE” - LORENZO “JOVANOTTI” CHERUBINI ALL’ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA DI MILANO RACCONTA COME LA FIGLIA HA AFFRONTATO IL LINFOMA DI HODGKIN - "IL COVID CI HA FACILITATO L'ISOLAMENTO. IO SONO RIUSCITO A TENERE A BADA TUTTI I PARENTI. PROIETTAVANO SU TERESA LA LORO PREOCCUPAZIONE...”

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Sara Bettoni per il "Corriere della Sera"

 

jovanotti e la figlia teresa jovanotti e la figlia teresa

Speranza, coraggio e fiducia. E ancora: amore. È la ricetta di Lorenzo «Jovanotti» Cherubini per affrontare il tumore. L'ha scoperta e seguita giorno per giorno quando alla figlia Teresa, oggi guarita, è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin. Lo racconta dal palco del teatro Manzoni di Milano.

 

L'occasione: l'appuntamento organizzato ieri dall'Istituto europeo di oncologia «Ieo per le donne», la giornata ideata tanti anni fa dall'oncologo Umberto Veronesi per offrire una condivisione di esperienze di malattia e di rinascita. Protagoniste le pazienti, con le loro storie di lotta contro il cancro al seno. E capaci di sorprendere per la forza che sanno mostrare nelle difficoltà. Lo testimonia anche Jovanotti, ospite della mattinata.

 

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Il cantautore racconta come Teresa, che oggi ha 22 anni, abbia affrontato il tumore. Il nastro si riavvolge fino al 2020: «Si era accorta di avere un linfonodo che le faceva male». Dopo un primo esame, gli approfondimenti allo Ieo e la diagnosi il 3 luglio. Da quel momento «è iniziata un'avventura che è durata dall'estate scorsa per sei mesi difficili che si sono conclusi bene - dice il cantante -. Ora la malattia è scomparsa e Teresa ha ripreso la scuola».

 

La ragazza a gennaio aveva annunciato la guarigione sui social. Del periodo di cura, trascorso tra la casa di Milano e lo Ieo, Jovanotti ricorda: «Mia moglie e Teresa hanno affrontato questo viaggio con una forza che mi ha sorpreso. Pensavo di essere io quello forte del gruppo e invece ero quello che aveva le gambe che cedevano».

 

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Mesi duri, dove le restrizioni imposte dall'epidemia hanno paradossalmente aiutato. Il Covid «ci ha facilitato l'isolamento - spiega -. Io sono riuscito a tenere a bada tutti i parenti. Proiettavano su Teresa la loro preoccupazione». Solo ora il cantante riesce a riguardare quel periodo «in maniera un po' più razionale. Quello che ho imparato da padre è che queste cose si affrontano, con strumenti evoluti e complessi, un giorno alla volta, con un obiettivo davanti e guardando al futuro, con coraggio, speranza e fiducia. Queste sono le parole fondamentali. Ma ne aggiungerei una, forse un po' più astratta ma necessaria: con l'amore».

 

Poi si rivolge direttamente alla platea: «So che cosa state passando. L'obiettivo è uscire da questa avventura più forti. Certo, siamo più vulnerabili. Ma la vulnerabilità ci rende più umani, più consapevoli e quindi anche più forti».

 

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E imbracciando la chitarra regala al pubblico un paio di suoi successi, «Bella» e «Chiaro di luna». Ma il cuore dell'evento, presentato da Camila Raznovich, sono le testimonianze delle pazienti. «C'è chi vive la malattia in una fase avanzata, chi l'ha scoperta presto - dice Paolo Veronesi, direttore del programma di Senologia e figlio di Umberto, fondatore dello Ieo -. Alcune parlano di nuovi inizi e interessi. È un grande risultato anche riuscire a combattere la rassegnazione che prima accompagnava il tumore».

 

Sul palco tante giovani donne. «Per questo è importante fare i primi controlli dai 30 anni se in famiglia ci sono già stati casi». Mentre Manuelita Mazza, medico oncologo della Divisione di senologia medica, parla delle nuove frontiere della cura e della ricerca. «I social network possono essere usati per ascoltare i bisogni inespressi dei pazienti, per dare i giusti consigli in caso di problemi "soft" o per la farmacovigilanza. Sono una risorsa».

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