Testo di Fulvio Abbate - Tratto da “LOve - Discorso generale sull’amore”, La nave di Teseo, 2018.
Chi non ha conosciuto lo splendore di Lilli Carati in Avere vent’anni ignora l’irresistibilita femminile, anzi, l’Irresistibilita. Lilli Carati e stata tra i piu straordinari volti, sguardi e sorrisi che il cinema italiano tutto abbia mai conosciuto. La nostra Marilyn, e poco importa se bruna, sia detto con intento assolutamente assertivo.
Nel film di Fernando Di Leo, 1978, Lilli Carati si accompagna a Gloria Guida, “la mora Tina e la bionda Lia, in un viaggio in autostop nell’Italia sull’onda tardiva dei giorni della contestazione e dell’emancipazione degli anni Settanta, Lia e Tina sono due belle giovani, libere ed emancipate, che s’incontrano su una spiaggia…”, trascrivo da Wikipedia.
La descrizione e il corrispettivo paraletterario delle “fotobuste” destinate alle bacheche dei cinema, poco importa se il “Traiano” di Terracina o l’Arena “Sirenetta” di Mondello, dove l’elemento cruento delle pellicole di genere è un magnete perfetto per lo spettatore, tra parei e coralli e una copia sgualcita de L’Aleph di Borges. I volti di Lilli Carati e di Gloria Guida mentre ballano sullo sfondo di Trinita dei Monti...”
Gloria Guida l’ho incontrata personalmente in televisione, era febbraio del 2014, eravamo ospiti di un dibattito sul Festival di Sanremo. Una signora compita, bionda, impermeabile a ogni vera emozione, o almeno e questa la sensazione che mi ha dato. Ho provato infatti a raccontarle una storia siamese alla vicenda umana di Lilli. La storia di un ragazzo di Rivoli, Daniele Leandri, il suo diario struggente e stato pubblicato da Einaudi, Scusa i mancati giorni. Nelle sue pagine Daniele, ventenne, tossicodipendente, racconta il suo tempo, il suo vissuto, tra il 1976 e il 1983, i suoi sogni; ho provato a dirle che Daniele aveva incollato proprio la sua foto in copertina, scrivendo cosi: “Lei di Modena, quasi come me. Il suo viso angelico. Forse dentro e spietata come questo mondo. Ma fuori e la Venere dell’innocenza.” Gloria Guida, battendo le ciglia, ha pronunciato appena un: “Davvero?” Ed era un davvero assente al cuore.
Ho provato allora a pensare alla morte di Daniele, lui ormai in un loculo senza storia del cimitero di Rivoli, ho pensato a lui e a Lilli per prossimita generazionale, Daniele era del 1960, solo quattro anni meno di me, Lilli mia coetanea. Nel suo diario di ragazzo Daniele parlava di se perduto in “una chiazza di tempo”
Anche Ornella Muti brillava tra le pagine del suo diario, una foto, i suoi occhi blu che spuntano da sotto un cappello da fantino, e li Daniele scrive: “L’occhio del mio tempo!”
Peccato, pero, soprattutto non avere mai incontrato Lilli Carati di persona, e ancora di piu averla per anni assimilata alla sua tossicodipendenza, ai film dove i cazzi le battono sul mento, girati per mantenersi da consumatrice di eroina; sono andato a guardarli, eppure, anche li, Lilli Carati, ha lo stesso splendore che mostrava in Avere vent’anni, il film del tempo degli inizi, d’ogni nostro inizio – cominciamento, direbbe il filosofo –, il cui titolo riprendeva un celebrato incipit della letteratura del Novecento, Aden Arabia del comunista surrealista Paul Nizan: “Avevo vent’anni. Non permettero a nessuno di dire che questa e la piu bella eta della vita.”
Come Daniele Leandri, neppure Lilli e sopravvissuta, almeno idealmente, ai suoi vent’anni, al contrario sia io sia Gloria Guida ce l’abbiamo fatta, perdendo in splendore, incanto, oro, lacrime, verita. Daniele implorava cosi: “Oh, tempo, fermati, non battere inesorabilmente, con me stesso.”
Sulla fronte di Lilli Carati brillava, come goccia di sangue, il “bindi”, dal sanscrito bindu vuol dire appunto “goccia, particella, punto”, una semplice eppure assoluta decorazione sul volto, in grado di renderla parte del divino accanto allo sguardo di noi ragazzi.
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Quando Lilli Carati e morta qualcuno, in rete, ha declinato il lutto con parole degne della propria miseria sessuale e interiore, dimostrando che lei era davvero un diamante consegnato ai porci, a chi non era in grado di comprenderne la bellezza, la grazia liberatoria. I commenti su di lei morta?
“Quante seghe, pace all’anima tua Lilli!” E poi: “le chiacchiere se le porta il vento... povera lilli, non era manco sto granche, bassa e tette piccole poco succhiabili... peccato. rappa maurizio.” Infine: “Anonimo 11 febbraio 2015. Ecco una di cui la morte mi e fregato qualcosa. Ora stara facendo pornacci con gli angeli. Nell’attesa di Banfi con cui fare qualche bel trash. Ciao Lilli, causa e trastullo delle mie prime erezioni. Grazie! Pino.”
FULVIO ABBATE FRONTE DEGLI INGESTIBILI
L’amore e dichiarato, anzi, “L’amour est declare”, diceva la medaglia che Lilli portava al collo nella pellicola dei nostri vent’anni ancora interi.
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