luci d'arancio luciano e lino cialfi

LUCI D’ARANCIO – FERNANDO PROIETTI: IN UN LIBRO L’INCREDIBILE STORIA DI ‘SETTIMIO ALL’ARANCIO’, EX OSTERIA POI RISTORANTE DELLA FAMIGLIA CIALFI, DIVENTATA LA CASA-MENSA DI GIORNALISTI, POLITICI, MANAGER, PORTABORSE, PRELATI - DAL PRINCIPE DADO RUSPOLI ("LAVORARE? NON HO MAI AVUTO TEMPO") A VALENTINO PARLATO, DA ENRICO VANZINA A MARCELLO MARCHESI - ESSI', MANGIARE E' UN DIRITTO, LA CONVIVIALITA' E' UN PIACERE

Fernando Proietti per www.dagospia.com

 

luciano lino cialfi

“La memoria è un presente che non finisce”, osservò lo scrittore Octavio Paz. Già, la storia (e il ricordo) di Settimio all’Arancio, osteria avviata con dignitosa povertà nel 1971 da Settimio e da sua moglie Delia contemporaneamente con la mia avventura al quotidiano, comunista “il Manifesto” - altrettanto carente di risorse economiche -, continua.

 

A dispetto della mia frequentazione che da fissa è diventata, ahimè, occasionale (avendo cambiato città); e nonostante gli addii dolorosi prima del capostipite, papà Settimio, e lo scorso giugno di suo figlio, il caro e irrequieto amico Luciano.

roberto d agostino e ferdinando proietti

 

Con Luciano ho condiviso affetti e “giri della morte” notturni prima che mettesse “la testa a posto” (Delia dixit), sposare la dolce Silvia e mettere al mondo due simpatici gemelli, Leonardo e Gabriele.

 

Dunque, è passato quasi mezzo secolo dal giorno in cui noi del Manifesto uscimmo affamati dal palazzone dell’Ina di via Tomacelli, sede del giornale, alla ricerca di un posto dove consumare il pranzo. Ma superata la strada trafficata di auto e privi di un filo di Arianna per orientarci, all’improvviso ci ritrovammo nel cuore silenzioso della città-labirinto (Campo Marzio) segnata dal suo andirivieni di vicoli con le sue bottegucce “umide e oscure”. Eravamo nella Roma dell’anima, tanto amata e raccontata dal sublime saggista Giorgio Vigolo.

luci d'arancio cover

Appena superato il vociante mercato all’aperto di piazza Monte d’Oro, con le ortolane a tagliuzzare le puntarelle e i carciofi romaneschi da cucinare alla giudia, d’istinto voltammo a sinistra. Giunti al numero 54 di via dell’Arancio entrammo, un po’ diffidenti e curiosi, in quel “buco” di locale che diventerà per tanti di noi una  seconda casa-famiglia.

 

Qui, per la prima volta, incrociammo gli occhi umidi e il sorriso bonario di Settimio che – a prima vista -, mal si conciliavano con lo sguardo, attento e severo, di sua moglie. La signora Delia, come una chioccia amorosa, trotterellava tra la cucina e i pochi tavoli apparecchiati alla buona senza perdere di vista la figliolanza che scorrazzava nel locale: Maretta, Luciano (8 anni…) e Lino (appena dodicenne…) futuro chef; cuore e anima generosa dello sviluppo ordinato della ditta senza mai disperderne la sua anima familiare e i suoi sapori contadini. Luigino, l’ultimo della famiglia Cialfi da Montereale, un paesino ai confini tra il Lazio e l’Abruzzo, ancora doveva nascere. Oggi siamo già alla terza generazione dei “settimi”.

 

settimio all'arancio

“Questo sarà il nostro Circolo di San Pietro”, si lasciò sfuggire Valentino Parlato tra i fondatori del Manifesto aspirando l’ennesima Gauloise blu. Il suo pensiero era rivolto alla magra paga per tutti noi, 130 mila lire mensili, che ci passava la cooperativa rossa. E scoprimmo poi, che si poteva mangiare pure a credito…

dado ruspoli

 

“Quando questo gallo canterà/ Credenza si farà” si poteva leggere ancora negli anni Sessanta sui cartelli appesi in alcune osterie di Trastevere ormai scomparse. Ma Settimio e Delia non rimasero mai col becco asciutto…

 

I suoi primi clienti abituali una volta scoperta via dell’Arancio - una stradina solitaria e oscura nascosta dall’ombra imponente di Palazzo Ruspoli e Palazzo Borghese -, certo non potevano avere notizia che alla fine dell’Ottocento, proprio lì al numero civico 63 di via dell’Arancio, fu aperta ai bisognosi una delle prime cucine modeste della capitale. Appunto, uno dei Circoli San Pietro, evocato da Valentino, organizzato dai giovani dell’alta società e dalle nobili famiglie romane, pelosamente caritatevoli, per ingraziarsi Pio IX.

settimio all'arancio

 

A distanza di un secolo (e più) faceva allora anche un certo effetto che tra i clienti abituali (e affezionati) di “Settimio”, ci fosse pure il principe scavezzacollo e sciupafemmine, Dado Ruspoli, che aveva dimora a due passi da “Settimio”.

 

Del resto anche lui ignaro, che via dell’Arancio raccontava una storia boccaccesca da fargli quasi invidia. All’avvio dell’Ottocento un illustre ospite del suo palazzo, Luigi Bonaparte, s’invaghì di Luigia Mazio, soprannominata l’anticamera del paradiso, che aveva casa (e Luigi, marito geloso), in via dell’Arancio. Il futuro (e audace) imperatore di Francia si camuffò da donna per raggiungere il suo scopo, ma una volta arrivato sull’uscio dell’agognata Luigia invece di una servente si ritrovò suo marito-Otello. E fu costretto a una fuga alla ridolini…

 

settimio all'arancio

Era soprattutto Dado a deliziarci con le sue avventure artistico-mondane in quella mensa con gli anni sempre più affollata di giornalisti, politici, manager, portaborse, prelati, affaristi, banchieri e gente dello spettacolo. “A Los Angeles una volta una giornalista americana di Vanity Fair mi chiese se lavoravo, ma la lasciai di sale quando gli risposi: ahimè non ne ho il tempo!”, raccontò Dado ridacchiando come un bambino. “Lei principe per chi ha votato al referendum costituzionale su monarchia e Repubblica”, gli chiese una volta un’anziana signora dei quartieri alti convinta di conoscere la bontà della sua risposta. “Per la Repubblica, amica mia!”, la gelò Dado.

marchesi

 

 

Al tavolo “fisso” del napoletano Albino Bacci, vecchio lupo di mare e della finanza (da giovane era stato mozzo sulle navi del comandante di Achille Lauro), tenevano banco il Dio denaro e le donne. Nella seconda saletta aveva casa e ufficio l’avvocatessa Fiorenza Resta.

 

Tra i fedelissimi non vorrei dimenticare, oltre allo scrittore-sceneggiatore Enrico Vanzina e a sua moglie Federica, il più grande umorista italiano, Marcello Marchesi. Il Signore di mezza età. E neppure le ragazze-coiffeur del vicino istituto di bellezza. O gli operai, sporchi di calce, impegnati a ristrutturare le abitazioni dei nuovi inquilini del centro, serviti a tavola dall’eroico (per pazienza e simpatia), Tiberio, cameriere di lungo corso.

 

enrico vanzina foto di bacco

Insomma, senza alcuna gerarchia (o privilegio) le stanze di “Settimio” sembravano rispecchiare la massima del politico-gastronomo Brillant-Savarin:”Il piacere della tavola è di tutte le età, di tutte le condizioni sociali, di tutti i giorni(…) e resta l’ultimo piacere a consolarci della sua perdita”.

 

A inizio anni Ottanta, intanto, la redazione romana del “Corriere della Sera” aveva traslocato da piazza del Parlamento nell’ex Sede dell’Unione Militare sempre in via Tomacelli. Con la politica e lo sport a farla da padrona. E con il povero Luciano, impegnato tra la cassa e i tavoli, a conservare in un cassettino le nostre ricevute di novelli Bel Ami da allegare alle note spese rimborsabili dal giornale...

  

parlato

Già, Settimio e via dell’Arancio. “La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee di una mano, scritto negli spigoli delle vie (…) nelle aste delle bandiere”, racconta Italo Calvino nelle sue “Le città invisibili”.

 

Dopo tanti anni quando riaffiorano i ricordi, anche il luogo dell’anima, aggiunge il filosofo James Hillman, “parla di sé allo stesso modo dell’anima delle persone”. Allora, non potrei mai immaginare che l’insegna di “Settimio” possa essere esposta in un posto lontano da via dell’Arancio.

 

Qui, tra l’altro, nonna Delia, la figlia Maretta e la famiglia di Lino e Lina hanno edificato casa e bottega. Un piccolo monumento alla ristorazione d’antan.  

 

parlato 5settimio all arancio 89parlato 20settimio all'arancio

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?