tondelli dago

5 LUGLIO 1985, LA PRESA DEL GRAND HOTEL DI RIMINI - COME LA PRESENTAZIONE DEL ROMANZO “RIMINI” DI PIER VITTORIO TONDELLI SI TRASFORMO’ NELLA RAPPRESENTAZIONE DEGLI ANNI OTTANTA - DAGO RICORDA: ‘’TUTTO PRONTO PER LA PRESENTAZIONE, INVITATI GIÀ ACCALCATI, FUI INCARICATO DI ANDARE A CHIAMARE TONDELLI IN CAMERA. LA PORTA ERA SEMI APERTA E QUELLO CHE VIDI - GANG-BANG DI CORPI MASCHILI ROVESCIATI SUL LETTO - HA SEMPRE RAPPRESENTATO PER ME UN QUADRO-VIVENTE DI QUEGLI ANNI, TERRIBILI E BELLISSIMI. UN "SOGNO BAGNATO" CHE TONDELLI AVEVA SVELATO CON I SUOI LIBRI"

pier vittorio tondelli12pier vittorio tondelli12

1. DAGO OTTANTA

 

Ricordo bene quel giorno del 5 luglio 1985. Perché durò qualche giorno. Eravamo tutti fatti e strafatti e bevuti. Ma anche felici e incoscienti. La presentazione di un romanzo che si trasformò in un orgasmo di lunga durata, su e giù per le stanze e lungo i piani del Grand Hotel, con i dipendenti dell'hotel sotto choc per quell’ammucchiarsi di tipi svalvolati.

 

Tondelli aveva magnetizzato i gay d’Italia e nel giardino dell’albergo c’era già il delirio per la presentazione. Ero stato incaricato di fare il conduttore dell’evento e mi calzai un turbante fatto con uno straccio per pulire i pavimenti, inventato da qualche cappellaio matto. Ma quello che successe quel giorno ridusse l’eccentricità del copricapo in un banale berretto.

Pier Vittorio Tondelli rimini

 

 

A un certo punto, tutto pronto per la presentazione, invitati già accalcati, fui incaricato di andare a chiamare Tondelli in camera. La porta era semi aperta e quello che vidi - gang-bang di corpi maschili rovesciati sul letto - ha sempre rappresentato per me un quadro-vivente di quegli anni, terribili e bellissimi. Un "sogno bagnato" che Tondelli aveva svelato con i suoi libri.

 

 

DAGO AL GRAND HOTEL DI RIMINI, CON TURBANTE , 1985

pier vittorio tondelli eq

2. SPERIMENTALISSIMI QUEGLI ANNI

Mario Andreose per il Domenicale del “Sole 24 Ore” - (con Rimini Compilation a cura di Furio Panzeri, Bompiani)

 

Rimini: elisabetta sgarbi tondelli - moreno neri - barilli

«I Lanzichenecchi al Grand Hotel» titolava all’indomani un quotidiano bolognese la cronaca della serata del 5 luglio 1985 che aveva visto l’albergo dalla leggendaria aura felliniana ospitare la presentazione-lancio del romanzo Rimini di Pier Vittorio Tondelli (1955-1991). Un evento scoppiato, per così dire, tra le mani degli organizzatori, tra cui Moreno Neri, esperto del neoplatonico Pletone e di filosofia massonica, allora presidente dell’Arci, Elisabetta Sgarbi da poco giunta alla Bompiani e Massimo Conti sindaco di Rimini.

pier vittorio tondelli tapier vittorio tondelli ta

 

Ai centocinquanta invitati previsti se ne aggiunsero almeno quattrocento senza invito e incontenibili che invasero ogni angolo dei giardini e dei saloni, dove Roberto D’Agostino, in turbante nero, fresca star di Quelli della notte, officiava la serata senza risparmiare i suoi lazzi beffardi verso chicchessia; in un intervallo musicale Lu Colombo, che aveva appena vinto il premio Saint-Vincent, intonava la sua dolce nostalgica Rimini su testo di Denis Gaita. Finita la presentazione del libro, era il momento della colonna sonora voluta da Pier Vittorio, elencata in calce al romanzo, e la festa si scatena.

DAGO AL GRAND HOTEL DI RIMINI, CON TURBANTE , 1985 DAGO AL GRAND HOTEL DI RIMINI, CON TURBANTE , 1985

 

 

Si beve, si balla, si fuma di tutto: ci sono artisti, designer, stilisti, critici letterari e critici d’arte reduci dall’inaugurazione della mostra Anniottanta (catalogo Mazzotta), del tutto in sintonia con la serata, autorità civili e militari, ma soprattutto giovani ex impegnati, con un look alla Frigidaire, esultanti “checchine” (termine tondelliano), casalinghe in libera uscita e nobildonne, traballanti rockettari e lunari adepte di Saffo. Insomma un tableau vivant, si direbbe, di un potenziale capitolo aggiuntivo di Rimini.

Rimini: fabio bruschi neri adele corazza grassi

 

 

Il libro è uscito da un mese e balza subito ai primi posti della classifica dei titoli più venduti, aiutato più dall’eco fragorosa della festa su tutta la stampa nazionale che dalle recensioni, miste, dei vari Guglielmi, Barilli, Gramigna, Raboni, Pomilio ecc. Tondelli ha trent’anni e non sa che gliene mancano solo sei da vivere. Sa che grazie a Rimini potrà ora vivere di scrittura.

 

 

Il dopo Grand Hotel alla Baia Imperiale- Manuela Fabbri, Renata Sukupova, Roberto D'Agostino, Pier Pierucci, Adele Corazza, Moreno Neri e Stefano Tonti baia-imperialeIl dopo Grand Hotel alla Baia Imperiale- Manuela Fabbri, Renata Sukupova, Roberto D’Agostino, Pier Pierucci, Adele Corazza, Moreno Neri e Stefano Tonti baia-imperiale

La sua è stata una scelta calcolata di lasciarsi alle spalle l’immagine dello scrittore maudit di Altri libertini (’80) e Pao Pao (’81), certificata dai rituali sequestri da parte dei pudichi pretori dell’epoca, dove raccontava rabbia, frustrazioni e trasgressioni della sua generazione, magari tentando di esorcizzare il senso di colpa per l’“amore frocio”. Ai maestri a cui guardare, come Celati, Isherwood, Kerouac, Chandler, John Fante, aggiunge ora Piero Chiara, il formidabile, fortunato raccontatore di storie della Lombardia lacustre.

 

pier vittorio tondelli gi06bpier vittorio tondelli gi06b

La struttura narrativa di Rimini mi ricorda, nel cinema, America oggi (’93) di Altman e Magnolia (’99) di Andersen che Pier non ha fatto in tempo a vedere: storie che si sfiorano più che intersecarsi a comporre, qui, l’affresco di una stagione in un luogo che si avvale, nelle intenzioni, del riverbero di Hollywood e di Nashville, con il suo sottofondo musicale. La storia più compiuta, quella dello scrittore che finisce per soccombere al suo bellissimo angelo sterminatore, contiene pagine di struggente sensualità da antologia di letteratura erotica.

 

elisabetta sgarbi e andreose

 

Mentre due anime solitarie, questa volta un uomo e una donna, si amano, forse per inerzia, dopo un incontro sul pianerottolo, e lui, sassofonista, in una pagina tra le più intense, ci regala un assolo al chiaro di luna. Il chandleriano giornalista incaricato del supplemento di un quotidiano «La pagina dell’Adriatico», si barcamena tra bevute di maniera e la pupa collega da sedurre, ma poi si trova invischiato in un garbuglio, con il morto, molto italiano, dal quale scivola via, annichilito.

1985, quelli della notte roberto d'agostino e renzo arbore 19851985, quelli della notte roberto d'agostino e renzo arbore 1985

 

C’è una turista tedesca che cerca una sorellina drogata, e trova prima, timidamente, l’amore. E una coppia di ingegnosi romagnoli che gestiscono una pensione e sognano di trasformarla in un hotel. C’è soprattutto lo spirito del tempo di quegli anni ottanta, quando «non si sapeva ancora dove si stava andando, ma ci si arrivava a grande velocità».

 

pier vittorio tondellipier vittorio tondelli

Dopo Rimini, Pier sembra concedersi una pausa creativa ma è una firma richiesta da importanti periodici, a lui congeniali, come «Linus» e «Rockstar». Rivela anche un talento di organizzatore culturale quando, con l’editore Canalini di Ancona, avvia il Progetto Under 25 volto a pubblicare annualmente un’antologia di scrittori esordienti: la prima si intitola Giovani Blues e propone, tra gli altri, Andrea Canobbio e Gabriele Romagnoli; altri seguiranno, come Silvia Ballestra, Romolo Bugaro e Giuseppe Culicchia.

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È fondatore della rivista Panta in collaborazione con Elisabetta Sgarbi, Elisabetta Rasy e Alain Elkann. Credo che la sua competenza editoriale si sia affinata nella frequentazione di Aldo Tagliaferri, redattore della Feltrinelli, con il quale aveva pubblicato i suoi due primi romanzi, e di François Wahl del Seuil il suo editore francese.

 

 

A causa loro ho conosciuto quella specie di proustiana gelosia retroattiva, ancorché professionale, quando Pier (ma lo testimoniano anche alcune lettere) mi raccontava di come volessero entrare nel testo, nel lessico: un’acribia dell’editing , veicolo, così mi pareva, per impadronirsi della sua anima.

 

pier vittorio tondelli

Ma la svolta letteraria rappresentata da Rimini ci rivela un autore più rilassato e sicuro, pronto a cogliere i frutti di una fama ormai consolidata. Prende casa a Milano e viaggia molto, tra le sue mete preferite Berlino e la Tunisia sulle orme degli scrittori e degli artisti da lui più amati. Ed è forse in uno di questi viaggi che incappa in un fatale tranello del destino, prima di accorgersi che per tutti noi era finito il tempo della spensieratezza.

 

 

Camere separate (1989), il suo ultimo romanzo, riassume, in versione pessimistica, i temi che hanno attraversato la sua breve vita, come la solitudine, la difficoltà di amare («pessimi partner e ottimi singoli» definiva, una volta, quelli appartenenti come lui al segno della Vergine), il rifugio nella religione (come già il vagheggiato chiostro della sua adolescenza ), e ora lo strazio dell’agonia dell’amato.

 

 

elisabetta sgarbi e mario andreose

Un weekend postmoderno è forse il libro più significativo di Tondelli, pubblicato un anno prima della sua scomparsa con la collaborazione di Fulvio Panzeri, poi curatore dell’Opera omnia. Un volume sontuoso di oltre 600 pagine, con una copertina che Pier fece disegnare a Juan Gatti, il grafico di Almodóvar, che, secondo l’autore, racconta «…un viaggio nella provincia italiana, fra i suoi gruppi teatrali, fra i suoi artisti, i filmaker, i videoartisti, le garage band, i fumettari, i pubblicitari, la fauna trendy che… ha contribuito a rivestire quegli stessi anni ottanta vacui e superficiali in apparenza, di contenuti e sperimentazioni…». Insomma un Tondelli in grande forma che si ricorda allievo di Umberto Eco al Dams e ammiratore dell’Arbasino di Fratelli d’Italia.

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