claudio lolli

IL MARCHESE FULVIO ABBATE IN LODE DI CLAUDIO LOLLI: “E’ IL LEOPARDI DELLA CANZONE ITALIANO D'AUTORE, UN POETA, L'UNICO AD AVER DETTO IN ANTICIPO CHE LE NOSTRE STRADE SAREBBERO STATE "DISOCCUPATE DAI SOGNI" - LUI E’ ALDILÀ DELLE BATTUTE DEI CAZZARI ANALFABETI CHE LO ASSOCIANO ALLA "SFIGA", BATTUTE DEGNE DI CHI NON SA ANDARE OLTRE UN "DAJE!" E UN "ANVEDI", OLTRE IL CIPSTER-SOUND DEI ROVAZZI E DEI GABBANI” - VIDEO!

 

Fulvio Abbate per “il Dubbio”

 

FULVIO ABBATEFULVIO ABBATE

Claudio Lolli è il Leopardi della canzone italiana d'autore, un poeta, l'unico ad aver detto in anticipo perfino sui sociologi che le nostre strade sarebbero state "disoccupate dai sogni". Lolli aveva visto bene, lui per tutti noi, ed era soltanto il 1978. Adesso, solo per lui, cantautore, poeta, scrittore, ex insegnante di lettere in un liceo della sua Bologna, giunge la Targa Tenco "per il Disco in assoluto", accade in occasione dell'uscita del nuovo album "Il grande freddo" (La Tempesta Dischi) e di un libro che ne ripercorre i testi, i pensieri, e perfino il volto con le foto di Erik Toccaceli, "E' vero che il giorno sapeva di sporco" di Mario Bonanno, Stampa Alternativa.

 

CLAUDIO LOLLICLAUDIO LOLLI

Come fai adesso a spiegare ai ragazzi che tutto ignorano, se non i luoghi comuni sulle colpe dei genitori già "comunisti" o "contestatori", poveri stronzi che volevano fare la rivoluzione, chi è davvero Lolli? Esatto, come gli restituisci il suo canto, il suo recitar cantando la rivolta e perfino la malinconia?

 

Basterà dirgli che è un poeta come già Pascoli o Pavese o Neruda? Cazz!, com'è difficile riavvolgere il nastro spezzato di questa storia dall'inizio, il suo esordio, cioè l'arrivo di un'elegia  dolente e insieme politica, canzoni di rivolta e insieme d'amore, lontane lontane dagli inni con grancassa e ottoni ammaccati, assai oltre gli Ivan Della Mea, i Pietrangeli, le Giovanna Marini, sia detto senza nulla togliere alla grazia di questi ultimi.

 

CLAUDIO LOLLI CLAUDIO LOLLI

C'è di mezzo l'incanto della grana della sua voce, del suo discorso poetico. Ogniqualvolta abbiamo la sensazione che la poesia - nel senso dell'emozione che sospende il tempo del quotidiano - manchi alla canzone, manchi all'Italia "civile", manchi al mondo della rivolta, facciamo puntualmente ritorno a quel suo album che aveva il volto di una banconota, le antiche 5000 lire di Colombo, lì dentro c'erano gemme come "Aspettando Godot" e "Michel"...

 

Ora, quest'ultimo disco, intitolato, neanche a farlo apposta, "Il grande freddo", tra cinema e storia, sembra quasi una metafora, pronta a fare torto a una profonda verità. La voce di Lolli, in questi anni, sebbene segreta, ha continuato a darci calore, ci bastava raggiungerla nel purgatorio dei vinili finiti ai piani bassi delle scansie, molto aldilà delle battute dei cazzari analfabeti che lo associano alla tristezza e alla "sfiga", battute degne di chi non sa andare oltre un "daje!" e un "anvedi", oltre il cipster-sound dei Rovazzi e dei Gabbani, un mondo di hipster che ha sfondato anche a sinistra, Jovanotti su tutto, cipster-song pure lui.

CLAUDIO LOLLI   CLAUDIO LOLLI

 

L'ho già detto: per comprendere cosa sia mai divenuto il mondo in questi nostri anni, basterebbe tornare ad ascoltare "Disoccupate le strade dai sogni", un ellepì che vale dieci cento mille diecimila editoriali di Umberto Eco o di Eugenio Scalfari o di Franco Ferrarotti, li vale per lucidità chirurgica. Lolli, cantando nel 1978, spiegava verso cosa saremmo, appunto, andati: "Disoccupate le strade dei sogni ed arruolatevi nella polizia, ci sarà bisogno di voi per un nuovo progetto il socialdemocrazia...". 

 

La malinconia, certo, ma anche la consapevolezza della parola che si fa canzone, davvero sarebbe bastato ascoltare quel disco per capire dove siamo adesso, in quale sottoscala della povertà materiale e del fantastico. C'è poi quell'altro suo pezzo che prova a raccontare la pasta umana della nostra borghesia, quasi un sinonimo di Lolli:  "Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa, non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia..." E ancora: "... vecchia piccola borghesia, il tempo un giorno ti spazzerà via...".

 

CLAUDIO LOLLI    CLAUDIO LOLLI

Da molti anni già, ai suoi concerti, un istante dopo quell'"un giorno...", Lolli ferma la musica e apre un inciso doveroso, la parentesi della coscienza del limite, Lolli, insomma, aggiunge un "forse", un "chissà", un "non è escluso", un "tuttavia", un "tu che dici?", segno che c'è perfino modo di virare la denuncia nella sua sorella siamese, l' ironia. E non c'è rabbia in tutto ciò, soltanto coscienza del dopo.

 

Oppure: "Ho visto anche degli zingari felici", del 1976, che è forse il suo disco-carta di credito, una piccola sinfonia, un canto generale generazionale che un po' si fa anche inno, soprattutto dove dice  "riprendiamoci la vita la terra la luna e l'abbondanza". Chi l'ha mai più vista quell'abbondanza? Quell'abbondanza poetica che Claudio Lolli ci ha donato, lui che nella canzone "Anna di Francia" abbatte per sempre ogni retorica musicale "colta":  "... e Luigi Nono è un coglione".

 

CLAUDIO LOLLI     CLAUDIO LOLLI

Come fai a spiegare Claudio Lolli al tempo di una sinistra che sembra avere perso ogni bandolo poetico, a parte barba da santo Hipsterone e tatuaggi da Festival Tattoo Bar, e tuttavia ha fatto proprie le merci del consumo indistinto spettacolare? Come fai a spiegare versi di canzoni come " Potrò mai perdonare a te ragazza piccola il bacio che hai preferito gettare dal balcone, quel bacio che non mi hai voluto regalare nemmeno il giorno prima della rivoluzione " a chi è arrivato adesso?

 

Eppure, quando vado ai suoi concerti, prima che salga sul palco, gli dico sempre: Claudio, mi raccomando, canta, donaci il crescendo, fino a "Borghesia" che tutti pretendono per sollevare perfino il pugno chiuso nonostante tutto, canta piuttosto che parlare tra i pezzi, ti prego, ci siamo capiti, siamo d'accordo?

 

Forse, per davvero raccontare Claudio Lolli dovrei partire dal dato personale, dal vissuto, affinché tutti capiscano e provino a immedesimarsi. E' il 1971, quando la canzone politica, d'improvviso, trova un piede di porco poetico pronto lì, in pugno, a scardinare le inferriate della retorica militante, portandoci tutti oltre, è proprio Lolli a rompere il lucchetto del conformismo, con il suo album, appunto, il suo volto sulla banconota al posto di Cristoforo Colombo. In quegli anni, quando un amico me lo fa scoprire, in quegli anni, io, giovane militante comunista, sono ancora convinto che si dica Pink Freud, giuro... Poi, improvvisamente, tutto si illumina, e la luce mi viene da Claudio Lolli.

CLAUDIO LOLLI      CLAUDIO LOLLI

 

Nel mondo, in quei giorni, c'è ancora la guerra del Vietnam e tuttavia, intanto, nei palazzi di fronte a casa mia, i ragazzi del quartiere festeggiano, ballano, dentro i loro mangiadischi c'è Lucio Battisti con "Emozioni" e "La canzone del sole", da sotto, dalla strada, sento il rumore dei bicchieri di plastica accartocciati, li vedo che si baciano lassù in terrazza, e anch'io vorrei una ragazza da baciare, vorrei essere accarezzato, baciato, che mi gettassero un bacio, appunto, dal balcone, ma vorrei anche una canzone che mi restituisse il bisogno di rivolta, ed è allora proprio allora che mi viene incontro la voce di Claudio Lolli, il suo canto, la sua emozione, la sua grazia poetica. Il Premio Tenco è solo un minuscolo risarcimento.

CLAUDIO LOLLI  CLAUDIO LOLLI

Ultimi Dagoreport

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...