MASCHERINA, TI CONOSCO - ARCURI INDAGATO: AVREBBE IGNORATO OFFERTE VANTAGGIOSE PER L’ACQUISTO DI PROTEZIONI E CAMICI _ LE "IENE" SCODELLANO LA VIOLENTISSIMA TELEFONATA TRA FILIPPO MORONI E L’EX COMMISSARIO DURANTE LA QUALE L'IMPRENDITORE CHIEDEVA URLANDO UN INTERVENTO IMMEDIATO, "PERCHÉ LA GENTE STAVA MORENDO". NON RICEVERÀ MAI UN ORDINE NÉ UNA RISPOSTA. LA SUA OFFERTA AVREBBE CONSENTITO UN RISPARMIO MEDIO DELLA METÀ. MORONI È STATO CONVOCATO IN PROCURA- VIDEO

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https://www.iene.mediaset.it/video/mascherine-telefonate-commissario-arcuri_1002269.shtml

 

Valentina Errante per “il Messaggero”

 

ARCURI FILIPPO MORONI ARCURI FILIPPO MORONI

 La struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri avrebbe ignorato le offerte vantaggiose di alcuni imprenditori italiani, preferendo rivolgersi all'ex giornalista Mario Benotti per l'acquisto di mascherine e camici. È questa l'ipotesi della procura di Roma, che, come ha anticipato ieri il quotidiano La Verità, ha iscritto sul registro degli indagati con l'ipotesi di peculato i nomi dell'ex commissario e di Antonio Fabbrocini, all'epoca dei fatti, stretto collaboratore di Arcuri.

 

Al centro dell'inchiesta l'acquisto di 801 milioni di mascherine avvenuto in pieno lockdown da tre diversi consorzi cinesi e mediato da Benotti, che con Arcuri aveva un rapporto diretto. Una commessa da 1,25 miliardi che ha garantito agli intermediari, indagati per traffico illecito di influenze, di incassare dai cinesi almeno 72 milioni di provvigioni, soldi sequestrati dai pm Fabrizio Tucci e Gennaro Varone. Non solo, le mascherine non sarebbero neppure state certificate. Una vicenda che lo scorso 24 febbraio ha portato a un arresto e quattro misure interdittive.

 

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Da qui l'ipotesi di peculato: Arcuri avrebbe avvantaggiato terzi, sprecando soldi pubblici. L'ad di Invitalia ha diffuso una nota per chiarire «di non avere alcuna notizia di indagini sul suo conto e che continua a collaborare con le autorità inquirenti e a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini». Intanto le verifiche sulla qualità di quelle mascherine, mai controllate, non sono ancora concluse: un lotto potrebbe fare parte dei dispositivi sequestrati un mese fa dalla Guardia di Finanza di Gorizia, che ha anche acquisito documentazione a Invitalia.

 

telefonata tra filippo moroni e domenico arcuri 2 telefonata tra filippo moroni e domenico arcuri 2

Filippo Moroni, che vive Cina, è uno degli imprenditori che, nel marzo 2020, quando l'Italia è alla ricerca disperata di dispositivi di sicurezza, contatta la struttura commissariale. La prima volta il 10 marzo: è pronto a fornire in 24 ore due milioni di mascherine e in cinque giorni dieci milioni, senza commissioni e al prezzo di fabbrica. Insiste, manda email, telefona: ha la fabbrica a Shnzhèn, dove vengono prodotte le mascherine. Parla personalmente con Arcuri.

 

Le Iene hanno anche diffuso una violentissima telefonata tra Moroni e Arcuri, durante la quale l'imprenditore chiedeva urlando un intervento immediato, «perché la gente stava morendo».

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Non riceverà mai un ordine né una risposta. La sua offerta avrebbe consentito un risparmio medio della metà. Moroni è stato convocato in procura, ha prodotto una montagna di documenti e le registrazione delle conversazioni, che adesso sono agli atti dell'inchiesta. Ma non è il solo. C'è anche Pier Luigi Stefani, un altro imprenditore che ha proposto alla struttura di acquistare mascherine Ffp2 dalla Corea a 70 centesimi ciascuna. Ma anche la sua offerta è caduta nel vuoto.

 

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 L'indagine del nucleo di polizia Valutaria Finanza ha ricostruito il percorso della commessa avvenuta con la mediazione - non contrattualizzata dal commissario - di alcune imprese italiane,: la Sunsky srl di Milano, la Partecipazioni spa, la Microproducts IT srl e la Guernica srl di Roma. È emerso che la somma di 1,25 miliardi è stata così impiegata: 590 milioni di euro alla Wenshou light per mascherine ffp2 e p3, alla Luokay, costituita cinque giorni prima di firmare il contratto, la cifra più cospicua: 633 milioni di euro, per mascherine chirurgiche e ffp3. Il sospetto è che la provvigione ricevuta dagli intermediari superi i 72 milioni. A incassare i soldi, oltre a Benotti, sono stati l'ingegnere milanese Andrea Tommasi, il finanziere sammarinese Daniele Guidi e il trader ecuadoriano Jorge Solis (accusato anche di riciclaggio). Ma i pm hanno avviato una rogatoria a San Marino alla ricerca di altri soldi: le provvigioni destinate al cosiddetto «gruppo Daniele» e citate in alcune email agli atti dell'inchiesta.

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