fabio fazio

MEJO COME CIOCCOLATAIO CHE COME INTERVISTATORE - IL NUOVO BUSINESS DI FABIO FAZIO È IL CIOCCOLATO: "CON UN AMICO ABBIAMO SALVATO LA FABBRICA LAVORATTI DI VARAZZE. HO INCROCIATO QUESTA PASSIONE CON QUELLA PER I LIBRI. DA RAGAZZO NON ERO UN GRANDE LETTORE. ANCHE PERCHÉ HO STUDIATO NORMALMENTE. I MIEI GENITORI ERANO IMPIEGATI, HO FATTO IL LICEO, POI HO INIZIATO A LAVORARE IN RAI. MI SONO LAUREATO DOPO E NON HO NIENTE DELL'INTELLETTUALE..."

Caterina Soffici per la Stampa - Estratti

fabio fazio lavoratti 76

 

Incontro Fabio Fazio in un luogo magico, la Libreria Pontremoli di Milano, paradiso per appassionati e collezionisti. Lui è come un bambino in un negozio di cioccolata. E di libri e cioccolata parliamo (e anche di Savona, Albissola, Liguria e di olio). Questa curiosa unione è tenuta insieme dalla passione. Scordatevi del personaggio televisivo. Qui parleremo dei luoghi del cuore e dell'immaginario, dell'amore per i libri, della follia del collezionismo e di incontri speciali. Ogni pezzetto di questa storia ha dentro un'altra piccola storia, e tutto alla fine sta insieme grazie a un oggetto immortale: il libro.

 

 

Per non perdere il filo di questo racconto bisogna fare un passo indietro a tre anni fa, quando Fazio e un suo amico, un piccolo imprenditore, tornano a mani vuote da un giro in cerca di funghi a Varazze ma convinti di rilevare una fabbrica di cioccolato, la Lavoratti.

 

Com'è andata?

fabio fazio lavoratti 66

«Varazze è a sei chilometri da Savona, è il paese dove è nato mio padre, il paese dei miei nonni. Ci passavo le vacanze, ho immagini e memorie bellissime legate a quel posto e a quegli anni. L'uovo di Pasqua arrivava esclusivamente dalla Lavoratti, un cognome toscano di giostrai che da Pistoia si trasferirono in Liguria e nel 1938 aprirono questa fabbrica di cioccolato, una realtà molto locale».

 

Sembra un racconto di Collodi.

«Stavamo tornando da una battuta di funghi dove non avevamo trovato niente quando siamo finiti davanti alla Lavoratti e il mio amico Davide Petrini mi ha detto: lo sai che chiude? Nooo, avevo un ricordo così bello, quel profumo di cioccolato, ricordo di aver pensato. E istintivamente gli ho detto: perché non la prendiamo? Era estate, non avevamo molto da fare e siamo andati a chiedere. Alla fine l'abbiamo comprata, senza sapere niente di cioccolato. Da tre anni, piano piano, la stiamo rimettendo in piedi. Faticoso, ma il cioccolato è buonissimo».

 

Che c'entra con la sua passione per i libri?

«È quella che ci ha dato l'idea di definirci editori del cioccolato. I prodotti li chiamiamo libri, alcuni li inseriamo in scatole a forma di cofanetti. Rispecchiano la mia ossessione per l'estetica del libro: la forma rispetta la sezione aurea, i colori della carta sono quelli di Adelphi, le cornicette sulla copertina sono quelle di Gallimard.

fabio fazio 3

 

Altri prodotti si chiamano Matite, quest'anno presenteremo i Fogli, tre millimetri di cioccolato ripieni di frutta. Il foglio di albicocca, di fragola e altri sapori. Essendoci autodefiniti editori del cioccolato ci è poi venuta la voglia di editare anche qualcosa di carta».

 

Ci racconti.

«Appoggiandoci alla Libreria Pontremoli, stampiamo dei libretti ispirati a quelli creati nel 1960 da Arrigo Bugiani, un geniale operaio editore toscano. Li faceva per conservare traccia della rivista Mal'Aria che aveva fondato, diretto e poi chiuso nel 1955. Erano fogli in formato A4, in carta recuperata da lui in cartiere, tipografie e ovunque riusciva a trovare carta di risulta o di scarto.

 

Erano piegati in quattro in modo da avere otto pagine. Su questi piccoli volumetti, stampava sempre una poesia, un testo, un'incisione. Tutte cose donate da un gruppo di artisti, poeti e scrittori che hanno supportato per trent'anni questa meravigliosa avventura editoriale. Bugiani poi li confezionava e li spediva personalmente. Ci scrivevano Boccioni, De Pisis, Morandi, Modigliani, Sbarbaro, Caproni, Luzi. Cose riprese o inediti.E poi ci ispiriamo all'Olio Sasso».

 

Cioè?

fabio fazio lavoratti

«Nella scatola con cui spedivano le lattine dell'olio mettevano una pubblicazione che prima era pubblicitaria, poi diventò una rivista letteraria clamorosa, sotto la direzione del poeta Mario Novaro che aveva sposato la figlia dei proprietari dell'azienda. Si chiamava La Riviera Ligure, è stata pubblicata dal 1895 al 1919, ci collaboravano tutti gli artisti più importanti dell'epoca.

 

Su questa rivista accadevano cose meravigliose, pubblicavano autori giovani come Piero Jahier, Camillo Sbarbaro, Giovanni Boine, ma anche Pirandello, Gozzano, Montale, Campana, Pascoli, Rebora. La distribuivano gratuitamente a clienti della Sasso e pagavano bene gli autori. Capisce che Italia era? Ispirandoci indegnamente a questa idea che un'azienda pubblichi qualcosa, noi facciamo i Libretti».

 

Li distribuite con il cioccolato?

fabio fazio

«No. Ne stampiamo solo 80 copie numerate e altre dieci in numeri romani. E si possono comprare sul sito della Lavoratti. Come i Libretti di Mal'aria sono testi che stanno su otto pagine. Il primo è stato Reticolati del cielo, dedicato alla cucina futurista. L'ultimo che presentiamo in questi giorni è Ragionamenti del mio viaggio intorno al Mondo di Francesco Carletti e parla della scoperta del cioccolato, lo porteremo a Bookcity».

 

Lettore fin da bambino?

«No, non ero un grande lettore. Anche perché ho studiato normalmente. I miei genitori erano impiegati, ho fatto il liceo, poi ho iniziato a lavorare in Rai. Mi sono laureato dopo e non ho niente dell'intellettuale».

 

Collezionare libri è unire un'idea a una cosa fisica.

«Sì, si imparano molte cose. Si studia molto quando collezioni. Perché ti interessa la storia di quel particolare libro. La sintesi della vita e delle opere di un autore è il libro come oggetto fisico.

 

(...)

Umberto Eco raccontò che si divertiva a stupire gli ospiti che di fronte alla sua libreria gli chiedevano: ma li hai letti tutti? E lui, serio: certo.

FABIO FAZIO CARLO VERDONE - CHE TEMPO CHE FA

«Umberto Eco mi ha regalato alcuni suoi libri comprati sulle bancarelle e usati per fare ricerche per i suoi libri. Ho un bel ricordo delle chiacchierate con lui».

 

Calasso ha scritto un bellissimo libro sull'ordine dei libri. Una libreria in fondo definisce chi sei. È una carta d'identità. Questo la spaventa?

«Le racconto questa. Calasso aveva un'insana simpatia per me. Anche a me stava molto simpatico e ho avuto la fortuna di frequentarlo. E quando andavo nel suo ufficio in via San Giovanni sul Muro, dietro la scrivania notavo sempre un armadietto su cui arrivava una luce bellissima, quasi impressionista, che entrava dalla finestra e filtrava dalle fronde di un albero. In questo armadietto c'erano dei libri che, si capiva, avevano una storia.

fabio fazio

 

E non è difficile immaginarlo, visto che leggeva in francese, inglese, tedesco e russo e credo che ci fossero prime edizioni pazzesche di cose che poi Adelphi ha pubblicato. Tutti i volumi erano coperti da carta pergamino ed era impossibile capire i titoli e gli autori. Un giorno mi ha spiegato: "In questo modo, nessuno può sapere chi sei, perché non saprà mai che libri hai e non ti potrà giudicare».

 

I libri che la attirano di più?

«Quelli che non ho».

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