È MORTO A 96 ANNI ENZO GARINEI, GRANDE ATTORE DI CINEMA E DI TEATRO – FRATELLO DI PIETRO DELLA CELEBRE DITTA GARINEI E GIOVANNINI, IN CARRIERA HA REALIZZATO PIÙ DI 100 FILM – ESORDÌ AL CINEMA NEL 1949 CON TOTÒ: “NON SO PERCHÉ NON SONO MAI DIVENTATO PRIMO ATTORE, FORSE PERCHÉ ERO MAGRISSIMO, BRUTTINO. I CARATTERISTI SONO SOTTOVALUTATI. PER NOI È NECESSARIO MORIRE PER OTTENERE CONSIDERAZIONE” 

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1 - MORTO L'ATTORE ENZO GARINEI, FRATELLO DI PIETRO

enzo garinei e toto enzo garinei e toto

(ANSA) - È morto a 96 anni Enzo Garinei, attore di cinema e di teatro e fratello di Pietro della celebre ditta Garinei e Giovannini, oltre che doppiatore. In carriera realizzò più di 70 film e partecipato a molte commedie teatrali. Esordì al cinema nel 1949, in Totò le Mokò, e con il Principe De Curtis, che fu per lui un maestro, realizzò diversi film.

 

Nel teatro leggero fu interprete di numerosi spettacoli di Garinei e Giovannini, come ad esempio Alleluja brava gente e Aggiungi un posto a tavola. In carriera anche ruoli in alcune serie televisive.

 

2 - “TOTÒ REGALAVA SOLDI A CHI ERA IN DIFFICOLTÀ, GASSMAN FU SALVATO DAL CINEMA”

Estratto dall'articolo di Alessandro Ferrucci per “il Fatto Quotidiano” del 15 settembre 2019

 

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[…] Quando parla è giusto guardarlo tra gli occhi e il sorriso, come una proiezione in cinemascope: ha lo sguardo e il sorriso identico a quando girava con Totò, Mastroianni o chiunque altro big della storia del grande e poi piccolo schermo; film comici, seri, drammatici (“nel 1960 ero a Venezia con Citto Maselli per I delfini e l’anno dopo a Cannes con La ragazza con la valigia di Zurlini, uno di quei registi che si innamorava sempre dell’attrice principale, in quel caso la Cardinale”);

 

lui dagli anni Cinquanta è spesso presente, anche un cammeo o poco più e per ben 108 volte; lui rientra nella categoria “caratteristi”, uno degli ultimi di una compagine gloriosa, maschere che hanno arricchito la storia del cinema, caratterizzato momenti e battute, “proprio per questo non siamo attori di grado inferiore, anzi”.

 

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Ogni tanto quando racconta cita, testuali, le battute di film di cinquanta o più anni fa e quando ricorda la sua carriera da doppiatore – non secondaria – cambia tono e si trasforma in Lionel Jefferson, protagonista dell’omonima serie televisiva statunitense. Si diverte. Ama divertire. Sa qual è il valore della risata, quanto è complicata la leggerezza, quanto è seria l’ironia, soprattutto dopo che “ti muore un figlio: Andrea è stato un bravissimo attore e ci tengo a tenere in vita il suo ricordo. Ma ne parleremo dopo, solo se vorrà…”.

 

Suo fratello Pietro, insieme a Giovannini, è il genio della commedia musicale, da Rugantino ad Aggiungi un posto a tavola (“mi raccomando, non lo definisca musical, quello è un’altra cosa”).

 

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Insomma, i caratteristi sono sottovalutati.

Sì, e me ne sono reso conto al funerale di Carlo Delle Piane: per noi è necessario morire per ottenere considerazione.

 

Per capire il reale valore.

Eppure sono in grado di interpretare qualunque tipo di personaggio, ma non sono un primo attore, non me ne frega niente, non me n’è mai fregato niente, ma senza i caratteristi non esisterebbero il cinema e il teatro.

 

Ha girato molto con Totò.

Con il principe sono stato sette volte su un set, il primo nel 1949, Totò le Mokò, e avevo il ruolo del palo nella banda criminale; poi anche Totò e Carolina (1953) per la regia di Mario Monicelli, film che ha causato qualche guaio al principe stesso: lì interpretava la parte di un celerino e allora Mario Scelba era ministro degli Interni (governo De Gasperi); in una scena Totò caricava una prostituta su una jeep per poi accompagnarla da un dottore, e a quel tempo era politicamente inconcepibile.

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Totò.

Persona generosa, quando un attore era in difficoltà economica gli regalava 500 lire, e in quegli anni significava la metà di uno stipendio medio; e poi a differenza di altri grandi interpreti non si dava le arie, non si atteggiava, solo che quando finiva di girare, toglieva la bombetta, si spogliava degli abiti di scena, immediatamente tornava il principe Antonio de Curtis.

 

E arrivederci…

Non viveva tutto il giorno con la sua maschera di scena, non era come Carlo Dapporto che anche fuori dal set continuava a recitare le barzellette; (abbassa gli occhi) era un mondo meraviglioso e ho avuto la fortuna di lavorare con tutti i più grandi, e con tutti sono riuscito a costruire un rapporto bellissimo, forse perché sono cresciuto con una generazione di attori che amava profondamente la professione, a prescindere da soldi e fama; ciò non toglie che ognuno aveva le sue fissazioni.

 

Quali?

enzo garinei enzo garinei

Totò voleva esser chiamato principe, come Mario Mattoli pretendeva l’appellativo di “avvocato”.

 

Come ha iniziato?

Ho perso mio padre all’inizio della guerra e per malattia, mio fratello Pietro è diventato subito il mio riferimento e allora la nostra famiglia viveva grazie a una farmacia aperta anni prima nel centro di Roma; un luogo particolare, non solo medicine e cure, ma punto di ritrovo per una serie di artisti, attori, registi, e allora era normale darsi appuntamento “da Garinei”.

 

Insomma…

Lì ho conosciuto tutti, era facile condividere, chiedere, incuriosirsi e venir coinvolti; un periodo entusiasmante durante il quale era normale mischiare le esperienze. E inoltre mio fratello aveva iniziato con la sua eccezionale carriera.

 

Un periodo fecondo…

enzo garinei foto di bacco (3) enzo garinei foto di bacco (3)

Le do un esempio: per Alleluja brava gente Pietro e Giovannini crearono un vero linguaggio, qualcosa di inedito, che ha ispirato lo stesso Monicelli per L’Armata Brancaleone, e mio fratello scherzando non mancava di sottolinearlo a Mario: “Aoh, m’hai fregato la parlata”; insomma, come spiegavo prima, quelle erano commedie, storie, perché potevano tranquillamente venir solo recitate tanto da ispirare i registi cinematografici. […]

 

Ha studiato e lavorato con Mastroianni.

Ci siamo conosciuti all’inizio delle nostre carriere, tutti e due iscritti al CUT, il Centro universitario teatrale; lui era l’uomo più semplice e timido mai conosciuto e frequentato. […] Una sera gli indico una donna: “Marcè, te piace quella?” “Sì” “Perché non ce provi?”. E lui: “Enzo, se devo scopare preferisco una puttana”. Però è vero, le donne ci provavano sempre, ho assistito a scene poi diventate sceneggiate.

 

Cioè?

enzo garinei foto di bacco (2) enzo garinei foto di bacco (2)

Il giorno della partenza per la nostra prima tournée teatrale, destinazione Merano, a un certo punto in stazione si materializza Silvana Mangano, bellissima, innamorata di Marcello, piangeva disperata, inconsolabile, e lui un po’ imbarazzato: “A Silvà, mica vado in guerra, tra una settimana torno. Sta’ bona, calmate”. […]

 

Dopo la guerra la sinistra ha poi egemonizzato.

Sì, certo, dopo è nato anche l’attore “del sistema”, piazzato ovunque e a prescindere.

 

Tipo chi?

Silvio Orlando da giovane: era un buon caratterista.

 

Ora è primo attore.

Ma tutti lo siamo: il personaggio è una caratterizzazione.

 

Lei non l’è mai diventato: come mai?

Non lo so, forse perché ero magrissimo, bruttino, però ho conquistato delle bellissime donne grazie al fascino dell’attore.

 

enzo garinei e carlo azeglio ciampi enzo garinei e carlo azeglio ciampi

Gassman, Tognazzi, Manfredi, Sordi, Mastroianni. Chi il più bravo?

Tecnicamente Vittorio, talmente perfetto da risultare esagerato: ricordo un Riccardo III con lui protagonista, regia di Luca Ronconi, qualcosa di unico…

 

Ma…

Non amo sentire la recitazione, preferisco la naturalezza e Vittorio si è salvato con il cinema: con il grande schermo è stato costretto ad abbassare il diaframma e cambiare il suo stile.

 

Tecnicamente Gassman, artisticamente?

Mastroianni. Meraviglioso. In grado di coprire un’ampia gamma di personaggi.

 

Amico con Gassman?

enzo garinei foto di bacco (1) enzo garinei foto di bacco (1)

Lui era complicato. Durante le riprese de La ragazza del palio, girato tutto a Siena, spesso andavamo a cena insieme, ma era impossibile mantenere una conversazione normale e rilassata, dopo un po’ calava il ritmo e si finiva nel silenzio; allora cambiavo argomento. Inutile: stessa storia.

 

Insomma?

Vittorio era difficile capirlo, anche a colazione non interagiva, preferiva leggere, restare con se stesso; Sordi era un po’ più aperto di Vittorio, ma non troppo dissimile nei silenzi. […]

 

vittorio gassman dino risi vittorio gassman dino risi

Come cura la memoria?

Leggo tutti i giorni sia i giornali che i libri, ma evito Internet, ho paura di venir irretito, di fissarmi e perdermi.

 

E oltre alla sua professione?

Amo le partite, tifo da sempre per la Lazio, ed era una passione comune con mio figlio; ancora oggi quando giocano mi piazzo davanti al televisore e accanto metto una sedia vuota, è come averlo al mio fianco, come un tempo quando gioivamo o ci incazzavamo; lui se n’è andato troppo presto e temo venga dimenticato, per questo quando mi assegnano un premio lo dedico sempre a lui. Se lo merita (chiude gli occhi e resta in silenzio).

 

Riceve molti premi?

Per il teatro capita, mentre dal cinema neanche uno, e non ne capisco il motivo. Mi piacerebbe, invece silenzio. Forse a Roma non sanno che sono sempre vivo. E soprattutto lucido. Quindi si sbrigassero.

 

vittorio gassman dino risi 1 vittorio gassman dino risi 1 mastroianni mastroianni toto' con la figlia liliana toto' con la figlia liliana che fine ha fatto toto baby che fine ha fatto toto baby marcello mastroianni 8 marcello mastroianni 8 toto letto a tre piazze 1 toto letto a tre piazze 1

 

 

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