george segal

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – IL PUBBLICO DI OGGI NON HA ASSOLUTAMENTE IDEA DEL RUOLO CHE HA AVUTO GEORGE SEGAL, CHE SE NE È ANDATO A 87 ANNI IN CALIFORNIA PER UN PROBLEMA LEGATO AL BY-PASS, NEL CINEMA DEGLI ANNI ’60 E ’70 – MALGRADO NON FOSSE BELLO COME ROBERT REDFORD O PAUL NEWMAN O NON FOSSE MODERNO COME JACK NICHOLSON O ELLIOT GOULD, POTEVA RECITARE CON ATTRICI DI QUALSIASI GRANDEZZA E NON COSÌ FACILI DA GESTIRE. DEL RESTO NELLA SUA LUNGA CARRIERA HA DAVVERO LAVORATO CON TUTTI I PIÙ GRANDI REGISTI – VIDEO

 

Marco Giusti per Dagospia

 

george segal

Il pubblico di oggi non ha assolutamente idea del ruolo che ha avuto George Segal, che se ne è andato a 87 anni in California per un problema legato al by-pass, nel cinema degli anni ’60 e ’70.

 

Malgrado non fosse bello come Robert Redford o Paul Newman o non fosse moderno come Jack Nicholson o Elliot Gould, da grande attore di teatro e improvvisatore poteva recitare con attrici di qualsiasi grandezza e non così facili da gestire, pensiamo a Barbra Streisand in “Il gufo e la gattina” nella versione di Herbert Ross, a Goldie Hawn in “La volpe e la duchessa” di Melvin Frank, a Eva Marie Saint in “Loving” di Irvin Kershner o a Susan Anspach in “Una pazza storia d’amore” di Paul Mazursky, a Jane Fonda in “Non rubare… se non è strettamente necessario” di Ted Kotcheff.

 

loving

Senza scordare i suoi incredibili duetti con la mamma ebrea cattivissima di Ruth Gordon in “Where’s Poppa” di Carl Reiner, o con Glenda Jackson in “Un tocco di classe” di Melvin Frank, che per quel film vinse l’Oscar.

 

jane fonda george segal non rubare… se non e' strettamente necessario

Un po’ per il fisico, un po’ per la formazione teatrale non era in grado di eccellere nei generi più avventurosi e spettacolari, western o spy, anche se lo abbiamo visto in “Invito a una sparatoria” di Michael Wilson e, soprattutto, in “Quiller Memorandum” di Michael Anderson, era cioè destinato alla commedia urbana, ebreo-newyorkese, preferibilmente di coppia. Non solo con attrici, anche con attori.

 

senta berger george segal the quiller memorandum

 

Con Elliot Gould fece una coppia meravigliosa in “California Poker” di Robert Altman, quando già non era più considerato di moda alla fine degli anni ’70. Ma sapeva tenere testa a qualsiasi attore, anche quelli più impostati e teatrali come Rod Steiger serial killer di vecchiette in “Non si maltrattano così le signore” di Jack Smight o Jason Robards come Al Capone in “La notte di San Valentino” di Roger Corman o Alec Guinness in “Quiller Memorandum” o Orson Welles cacciatore di tesori in Africa in “La stella del sud” di Sidney Hayers.

george segal where's poppa

 

Mi diceva Ursula Andress di quanto fosse paziente e civile su quel set George Segal e delle notti che hanno passato con Orson Welles sotto le stelle delle notti che raccontava storie su storie con la sua voce meravigliosa.

 

george segal elizabeth taylor chi ha paura di virginia woolf

Del resto nella sua lunga carriera, prima cinematografica, poi soprattutto televisiva ha davvero lavorato con tutti i più grandi registi, Stanley Kramer, Sidney Lumet, Mike Nichols, Carl Reiner, Herbert Ross, Robert Altman, ma anche registi innovativi come Ivan Passer, in “Il mio uomo è una canaglia” fa un tossico in cerca di eroina degno di Al Pacino e Dustin Hoffman, e si scontra con un giovane pusher interpretato da Robert De Niro.

 

una pazza storia d’amore

Malgrado la nomination all’Oscar per “Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Nichols, dove recitava con mostro come Richard Burton e Liz Taylor, non vinse quell’anno, l’Oscar andò a Walter Matthau per “Non per soldi, ma per denaro”, né vinse nessun altro grande premio gli anni dopo. Un po’ snobbato dal mondo del cinema, che lo considerava forse non così antico né così moderno già alla fine degli anni ’60.

 

just shoot me

E negli anni ’70 non seppe forse capitalizzare il successo delle sue commedie newyorkesi e diventare una superstar. Anche perché, si dice, rifiutà il ruolo da protagonista in “10” di Blake Edwards che fece diventare Dudley Moore una superstar al posto suo.

george segal elliot gould california poker

 

Nato a Great Neck, New York, nel 1934, quarto figlio su quattro di una coppia di ebrei-russi non religiosi, George Segal si innamora da subito del lavoro dell’attore vedendo Alan Ladd in “This Gun Is for Hire”. “Era solo un tizio con addosso trench e una pistola in mano, ma Veronica Lake era pazza di lui. Qualcosa mi disse che quello era un lavoro e io lo volevo fare”.

virna lisi george segal tenderly

 

Fa il militare, torna e si laurea alla Columbia University. Invece di iscriversi all’Actor’s mette in piedi una compagnia di teatro d'improvvisazione. E nel 1956 è già in scena a Broadway in un “Don Giovanni” con Peter Falk protagonista, poi con Jason Robards in “The Iceman Cometh”, poi attore per Mike Nichols in “The Knack”. Il cinema si accorge di lui.

ben gazzara george segal robert vaughn

 

Un piccolo ruolo in “The Young Doctors” di Phil Karlson nel 1961, poi in “Il giorno più lungo” assieme a tutte le grandi star del momento. Nel 1963 si trasferisce da New York a Los Angeles. Lo vediamo in “Invito a una sparatoria” di Michael Wilson in un ruolo da protagonista un po’ zotico rispetto al pistolero dandy creolo di Yul Brynner, poi in “La nave dei folli” di Stanley Kramer, dove recita con un debordante e meraviglioso Lee Marvin.

george segal in the goldbergs

 

Ma il primo ruolo dove lo notiamo tutti è in “King Rat”/“Qualcuno da odiare”, diretto dall’inglese Bryan Forbes nel 1964, partendo da un testo di James Clavell, un film di guerra, tutto ambientato in un campo di prigionia giapponese, dove divide la scena con una giovane star inglese del momento come Tom Courtenay.

 

george segal

Ma il suo personaggio di ebreo-americano che se la cava anche nelle situazioni più difficili ci rimane dentro. Lo ritroviamo in un altro film di guerra, “Né onore né gloria” di Mark Robson, con i francesi in Indocina, dove divide la scena con i parecchio invadenti Anthony Quinn e Alain Delon, che prende il posto di Marcello Mastroianni, poco adatto a fare il militare. Nel film è sposato con la nostra bellissima Claudia Cardinale.

 

Un film che non vediamo da allora, come “King Rat”. Mike Nichols lo lancia definitivamente con “Chi ha paura di Virginia Woolf?” a metà degli anni ’60, un film che rivoluziona un po’ il modello di teatro filmato del tempo e porta avanti anche dei temi e dei linguaggi più crudi. Candidato all’Oscar, George Segal è richiestissimo.

 

quiller memorandum

Lo vediamo un “Il massacro del giorno di San Valentino” di Roger Corman con la Fox, in “Bye Bye Braverman” di Sidney Lumet, mai arrivato da noi, nel fondamentale thriller “Non si maltrattano così le signore” di Jack Smight, dove si divide tra Lee Remick e il cattivo di Rod Steiger.

 

Poi arriva in Italia per recitare nella buffa commedia di Franco Brusati “Tenderly”, a fianco di una Virna Lisi, bellissima, ma non così giusta per la parte di ragazza svampita che non sa come dire no ai maschi. In una scena recita anche con Mario Brega! Poi va in Africa con Orson Welles e Ursula Andress nell’avventuroso “La stella del sud”.

 

ursula andress george segal la stella del sud

 I ruoli migliorano decisamente nei primi anni ’70, che lo vedono protagonista assoluto nel ruolo dell’ebreo newyorkese alla prese con mamme eccessive, come in “Senza un filo di classe” di Carl Reiner con Ruth Gordon, o con donne eccessive, come in “Il gufo e la gattina” di Herbert Ross. Ottimo anche in ruoli più drammatici come in “Il mio uomo è una canaglia” di Ivan Passer o  in “La pietra che scotta” di Peter Yates, dove recita a fianco di Robert Redford, on “The Terminal Man” di Mike Hodges da Michael Crichton.

 

orson welles la stella del sud

Non seppe sfruttare a pieno il successo di “California poker” di Robert Altman e furono un flop sia lo spy “Roulotte russa”, opera prima del montatore di Altman e Sam Peckinpah, un drogatissimo Lou Lombardo che non riuscì a terminare le riprese, sia lo stravagante “L’uccello tutto nero” di David Giler, con Stephane Audran e Lionel Stander, dove si tentava di fare dell’ironia sui noir di Dashiell Hammett. Mentre non si dimostrò adatto a fare il protagonista di film fracassoni come “Rollercoaster”.

 

 

george segal nel 2017

I suoi ultimi film di successo furono il giallo-comedy “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi del mondo” di Ted Kotcheff con Jacqueline Bisset, Robert Morley e il nostro Gigi Proietti e “L’ultima coppia sposata” di Gilbert Cates con Natalie Wood. Negli anni ’80 il cinema non gli offrì più gli stessi ruoli che aveva avuto nei due decenni precedenti e George Segal finì in tv in ruoli da padre e non più da protagonista.

 

Lo recuperò il mondo delle serie con successi come “Murphy’s Law”, “Just Shoot Me!” e, soprattutto, “The Goldbergs”, dove ha recitato come Albert Pops Solomon per otto anni con grande successo. Ma non era certo più il George Segal degli anni ’60. Si sposò tre volte, con la montatrice Narian Sobel (1956-83), la manager musicale Linda Rogop (1983-96) e Sonia Schultz Greenbaum, la moglie attuale.

george segal entra nella walk of fame goldie hawn george segal la volpe e la duchessagoerge segal chi ha paura di virginia woolfcalifornia poler george segal blume in love george segal virna lisi tenderly una pazza storia d’amore 1george segal tenderly loving il gufo e la gattina la stella del sud george segal the goldbergseva marie saint george segal loving barbra streisand george segal il gufo e la gattina george segal entra nella walk of fame con kevin smith e davis spade george segal barbra streisand il gufo e la gattina

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?