angelo guglielmi

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – "LA TELEVISIONE E' UN LINGUAGGIO": LA MASSIMA RIVOLUZIONE IN MEZZO SECOLO DI TV ITALIANA È ARRIVATA DALLA RAI TRE DI ANGELO GUGLIELMI, IL PRIMO DIRETTORE COMUNISTA DELLA PRIMA RETE COMUNISTA DELLA RAI – CHE BISOGNO AVEVA DI FARE IL CINEMA O LA PROSA IN TV QUANDO AVEVA “CHI L’HA VISTO?” E “UN GIORNO IN PRETURA”? IL PROCESSO A PACCIANI È MEGLIO DI QUALSIASI GRANDE FILM COMICO O HORROR ITALIANO - GLI PIACEVANO CHIAMBRETTI E GIULIANO FERRARA, LA "SELVAGGERIA" DI ALBA PARIETTI, IL "FINTO INGLESE DI PRATI" CORRADO AUGIAS, NON AMAVA FABIO FAZIO. PERCHÉ NON PRESE FUNARI? TROPPO COATTO? - VIDEO

Marco Giusti per Dagospia

 

GUGLIELMI

“La televisione è un linguaggio”, sosteneva Angelo Guglielmi. “Se adoperi la televisione come sala per proiettare dei film o, come si faceva una volta, per trasmettere del teatro di prosa, diciamo che usi la televisione ma in modo non del tutto proprio. In ogni caso non usi il linguaggio televisivo, ma usi la televisione come un contenitore di linguaggi altri”.

 

Possibile che la massima rivoluzione in mezzo secolo di televisione italiana sia arrivata dalla Rai Tre di Angelo Guglielmi, il primo direttore comunista della prima rete comunista della Rai, intellettuale militante, veniva dal Gruppo 63, e critico raffinato e non facile, detestava i romanzi di Pasolini.

GIUSTI E GHEZZI

 

Ma Guglielmi, schiaffato dal potere e sottopotere democristiano, come molti intellettuali comunisti della Rai negli anni ’60 e ’70, nelle zone marginali del Palazzo a produrre fiction o film sperimentali, come l’incredibile piccola serie “Tre nel Mille” di Franco Indovina scritta da Luigi Malerba e Tonino Guerra con Carmelo Bene e Franco Parenti, girata nel 1970 e trasmessa tre anni dopo, o a dirigere la sede Rai del Lazio, a differenza di tanti direttori che abbiamo avuto, conosceva perfettamente la macchina Rai e gli uomini che aveva a disposizione.

ANGELO GUGLIELMI SANTORO

 

Devo dire, anzi, che raramente ho incontrato qualcuno che fosse produttivamente così sicuro di quel che stava facendo, che conoscesse gli uomini che aveva scelto così intimamente, una vera squadra, da Stefano Balassone a Enrico Gabutti, da Stefano Munafò a Bruno Voglino, da Vieri Razzini a Enrico Ghezzi e che così rapidamente sapesse decidere che programmi fare e che linea dare alla sua rete.

 

GUGLIELMI ALBA PARIETTI

Guglielmi non ti faceva perdere tempo in inutili attese. Decideva subito. Sì o no. Tutti quelli che hanno lavorato a quella Rai Tre lo hanno amato e considerano quell’esperienza la migliore della loro vita. Difficile non ammetterlo. Ma c’era, ovviamente, chi lo detestava. Perché non fu assolutamente tenero con il partito degli intellettuali e intellettualini, spesso un po’ imboscati in Rai, e fuori dalla Rai, che pensavano di poter ottenere qualcosa dal suo ruolo di direttore.

 

michele santoro e giovanni mantovani

Non fu così. Guglielmi, anche se faceva naturalmente parte della sinistra in cachemire della Rai, e due giorni fa era in prima fila al funerale di Vieri Razzini, altra colonna della rete, negli anni della sua direzione a Rai Tre scelse sempre e soltanto programmi di puro linguaggio televisivo fuori da ogni piccola o grande lobby culturale.

 

Chiamando come testimonial personaggi del tutto diversi, spesso nuovi o nuovissimi, e completamente diversi tra di loro, come Piero Chiambretti o Giuliano Ferrara, che amava, Alba Parietti celebrata per la sua “selvaggeria” e Fabio Fazio, che non amava.

 

donatella raffai corrado augias telefono giallo

E altri, invece, cresciuti dentro la tv e dentro la Rai ma poco visti, come Donatella Raffai, la sua vera musa, o come Michele Santoro, la punta del talk politico e del giornalismo sulla realtà, o ripescati tra i grandi classici, come Andrea Barbato, nel ruolo di vecchio saggio in grado di spiegare la tv (“Fluff”), di scrivere lettere ai potenti (“La cartolina”), di fare il Corrado di Domenica In nel salotto rosso di Rai tre,

donatella raffai chi l'ha visto

 

O ripescando tra la sinistra in cachemire personaggi perfetti per il ruolo che dovevano svolgere, pensiamo al finto inglese di Prati Corrado Augias che avrebbe dovuto risolvere con le sue giacche sempre perfette i grandi gialli della realtà della cronaca, o Gad Lerner, con birignao da Lotta Continua dei piani alti, che racconta al popolo della sinistra inorridito ma curioso i primi rutti di Bossi e di quei cafoni dei leghisti. Spesso Guglielmi sperimenta, programmi e presentatori.

GUGLIELMI

 

Al punto che Santoro si mangia il coautore Mantovani (chi se lo ricorda più?), la Raffai si mangia tutti i suoi partner maschili. Alla “Tv delle Ragazze” di Amurri-Dandini-Brunetta-Costa vince chi rimane in sella. E’ la vita. Ma quel che Guglielmi e la sua squadra stanno creando è una rete, una tv, completamente nuova dove ogni programma, giornalistico, politico, di sguardo sulla realtà, non solo è originale, altro che format comprati, non solo ha dei volti nuovi in video, ma, soprattutto, è costruito come una fiction. Con un narratore e una sostanza narrativa, come è il grande modello del “Chi l’ha visto?” di Lio Beghin, programma manifesto della tv di Guglielmi, che oltre al racconto sparge con grande furbizia una serie incredibile di personaggi e situazioni da commedia all’italiana sempre diversi.

 

 

santoro berlusconi

Che bisogno ha Guglielmi di fare il cinema o la prosa in tv quando ha “Chi l’ha visto?” e “Telefono giallo”, quando ha costruito per la sua prediletta Roberta Petrelluzzi la grande arena di “Un giorno in pretura”. Il processo a Pacciani è meglio di qualsiasi grande film comico o drammatico o horror italiano. Ma il cinema si farà, perché a quel tempo sono le tre reti della Rai a produrre in proprio con proprio budget, non come ora, e Rai Tre finirà pure per vincere l’Oscar con “Nuovo cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore in versione rimontata da Franco Cristaldi.

 

freccero

E ricordo bene che mettemmo gli Oscar d’oro al posto delle virgolette che accompagnavano le annunciatrici quel giorno nei programmi di Rai Tre. Trionfo assoluto per la rete comunista. Comunista poi? Quanto lo erano Giuliano Ferrara e Sandro Parenzo che produceva i suoi programmi. A tutto questo questo flusso continuo di fiction e eccessi di sguardi sulla realtà italiana, Guglielmi mette una specie di occhio magico che tutto vede, digerisce e restituisce in forma critica che è “Blob” di Giusti e Ghezzi, un occhio che deve spiegare allo spettatore cosa è l’Italia e la tv del giorno prima e a sua volta costruire un racconto che viva di vita propria.

donatella raffai paolo guzzanti

 

Un programma bandiera che non può vivere fuori dall’idea di tv di Guglielmi, come dall’idea di contro-informazione militante che hanno i suoi autori. Chiuso nella prigione-montaggio di Blob non mi rendevo perfettamente conto di quel che Rai Tre stesse producendo nell’immaginario del paese. Ricordo che venne a trovarci Carlo Freccero, allora in Francia, ancora legato a Berlusconi, e ci fece una lezione sull’importanza di “Chi l’ha visto?”.

 

FABIO FAZIO

Qualcosa era cambiato per sempre e non sarebbe stato facile negli anni né demolire quello che Guglielmi e la sua squadra avevano creato, né far finta che nulla era cambiato. Tutto era cambiato, perché la tv aveva finalmente imposto il suo linguaggio. Che non era quello della Rai dei padri fondatori o dei democristiani più o meno illuminati o dei socialisti.

 

Quello che saranno i successivi venti, trenta anni di televisione lontano da quell’esperienza, è un’altra storia, dove, se volete, possono anche venire a galla i limiti dell’esperienza di Rai Tre. E Carlo Freccero fu il più bravo di tutti a ricostruire quell’esperienza, prendendone il meglio per progettare una Rai Due di grande livello alla fine degli anni ’90 chiamando a raccolta le Serene Dandini, le Sabine Guzzanti, i Corrado Guzzanti, i Piero Chiambretti, i Fabio Fazio, i Michele Santoro di Rai Tre. Dimostrando che se non c’è un lavoro sul linguaggio televisivo, sulla costruzione di un palinsesto, non ci può essere una rete.

 

giuliano ferrara foto di bacco (4)

Pur non essendosi mai amati, Guglielmi e Freccero, che sono stati per anni i miei direttori, avevano in comune un percorso critico sulla tv che Guglielmi aveva aperto, e Freccero riuscì a riportare avanti dieci anni dopo con la stessa lucidità malgrado il momento politico fosse completamente diverso.

 

E malgrado il fatto che Berlusconi, entrato in politica, che aveva fatto smantellare la Rai Tre di Guglielmi negli anni del suo maggior successo, aveva cancellato negli stessi anni anche la rete sperimentale di Carlo Freccero in Mediaset, Italia 1, dove era approdato Giuliano Ferrara, dove si faceva l’anti-Biscardi con Mosca e Herrera e dove venne lanciato clamorosamente il talk politico di Gianfranco Funari.

angelo guglielmi foto di bacco

 

Un Funari che, poco prima, stava per essere preso in forze proprio da Rai Tre da Guglielmi, che, come Blob insegnava, ne aveva capito in pieno le potenzialità televisive. E ancora mi domando perché Funari non venne preso da Guglielmi, così attento ai nuovi linguaggi della tv. Troppo coatto? Troppo lontano dalla zona Prati-Parioli? Impresentabile a cena con Furio Scarpelli e Barbato? Chissà… Certo, dopo la cacciata di Guglielmi e del suo vice Balassone, per anni Rai Tre non fu più la stessa.

 

serena dandini

Senza fare la vedova inconsolabile, ce ne erano già a decine, era evidente che non sarebbe stato facile ritornare a quel tipo di libertà e felicità creativa. In qualche modo, e lo penso seriamente, l’arrivo di Berlusconi e delle forze della destra in Rai, ci chiuse in faccia la possibilità di inventare, di sviluppare nuovi programmi, di far crescere culturalmente quelli che stavamo facendo.

 

Ci fermò nel momento più bello della Rai degli anni ’90. E non fu facile, negli anni di Freccero, riprendere il discorso interrotto (per poi farci chiudere di nuovo nella salamoia del nulla e dell’ovvietà). Anche perché i lamenti della sinistra di Prati orfana di Rai Tre e della direzione Guglielmi erano negativi rispetto a ogni novità o a ogni possibilità di nuove idee originali.

 

gianfranco funari e francesco cossiga

E, come spesso capita, a volte è meglio tagliare completamente col passato che seguitare con i lamenti, Va detto però che la Rai Tre di Guglielmi, pur senza Guglielmi, è andata avanti fino a oggi, spargendosi su più reti, sviluppandosi anche in programmi nuovi su La7 come “Propaganda Live”, che mischiano il sub-dandinismo alla deriva da tardo-Espresso o da vecchia Prati in cachemire.

 

 

Ma credo in tutta onestà che è la rete generalista nel suo complesso, guglielmina o frecceriana o colettiana che sia, a non esistere più negli anni dei social e delle piattaforme, dove il mio Blob me lo faccio a casa con twitter o Instagram o Tik Tok, e i personaggi storici di Rai Tre sono quasi tutti pronti per Techetechete.

 

GIULIANO FERRARA

Dove contano più i tuoi agenti che le tue idee sulla tv, dove una Raffai e un Santoro non potrebbero mai essere scoperti. Magari, allora, la cosa che più ci lega a quell’ormai vecchio e glorioso modello di tv, cioè dove ritrovare il linguaggio televisivo, sono programmi come “X-Factor” o “The Voice” che Guglielmi non avrebbe mai fatto.

 

Bruno Voglino

Per fortuna. Alla fine, e lo dico con tristezza, la tv la usiamo, se volete la uso, solo per vedere serie, tv, i tiggì e qualche raro talk con Cacciari e Travaglio usati come fossero Billi e Riva. Si è avverato, insomma, almeno per me, quello che Guglielmi aveva completamente tolto da Rai Tre. L’altro. Quello che non è televisione.

angelo guglielmibruno voglino fabio fazio angelo guglielmiBruno Voglino fabio fazio luciana littizzetto marco giustiAngelo Guglielmi angelo guglielmiluciana castellina angelo guglielmiGUGLIELMI FESTA 90 ANNI

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...