eco paolo fabbri

IL NOME DELLA COSA - QUANDO SE NE VA UN INTELLETTUALE COME PAOLO FABBRI, LA MORTE È SOLO UN ATTO BUROCRATICO. LA SUA VOCAZIONE ERA LA SEMIOTICA. IN PAROLE MENO OSCURE: LA CAPACITA’ DI ATTRAVERSARE ARTE, FILOSOFIA, LINGUAGGIO, COMUNICAZIONE, CONNETTENDO I SEGNI E I SIGNIFICATI DELLE COSE - LA SUA CULTURA SCONFINATA ERA SUPERIORE A QUELLA DI UMBERTO ECO DI CUI È STATO A LUNGO IL PARTNER ACCADEMICO PREFERITO - VIDEO: INTERVENTO SUL DEEP WEB

Marco Belpoliti per “la Repubblica”

paolo fabbri

 

Umberto Eco l' aveva battezzato Doctor agraficus per la sua scarsa propensione alla scrittura e l' aveva ficcato nel suo Nome della rosa come Paolo da Rimini, la città dove Paolo Fabbri era nato ottantun anni fa e dove si è spento ieri.

 

Dello stesso Eco era stato probabilmente il primo assistente a metà degli anni Sessanta, quando il semiologo insegnava a Firenze nella facoltà di Architettura agli inizi della sua carriera accademica.

 

paolo fabbri umberto eco

Una strana carriera è stata invece quella di Fabbri, uno degli uomini più colti che ci siano stati nell' Italia degli ultimi cinquant' anni: aveva letto tutto ed era informato su tutto, curioso e vorace, rapidissimo nel pensare e nel parlare.

 

Dopo una laurea in Legge a Firenze nel 1962, era approdato a Parigi per studiare con Lucien Goldmann, lo specialista di Pascal e Racine, per via dei suoi interessi di filosofia del diritto, e lì aveva conosciuto Algirdas Julien Greimas, un lituano i cui studi avrebbe poi cambiato la semiologia, anche lui, forse non a caso, laureato in Legge.

Gianni e Paolo Fabbri

 

Il corso che Fabbri seguì era dedicato proprio alla semiologia del diritto e così il laureato in giurisprudenza diventò il principale assistente di Greimas. Con lui conobbe tutto il gruppo degli strutturalisti parigini, Roland Barthes in testa, che iniziò a frequentare assiduamente, e negli anni successivi: Lyotard, Virilio, Latour e Baudrillard; con quest' ultimo, poi, ci passava le vacanze.

 

paolo fabbri

A un certo punto avrebbe dovuto succedere al suo maestro, ma sino a quel punto aveva scritto ben poco: nessun libro, solo alcuni articoli, e l' accademia francese gli preferì un altro. Forse per questa spiccata vocazione all' insegnamento orale il suo libro più efficace è una ampia raccolta d' interviste uscite nel 2017 da Mimesis, L' efficacia semiotica.

 

Oltre che da una curiosità onnivora - Greimas, diceva, gli indicava i libri da non leggere -, Fabbri possedeva una spiccata inquietudine, così che è stato una sorta di chierico vagante, passato in tanti luoghi di studio e d' insegnamento, in molte università in giro per il mondo, da Palermo a Madrid, da Venezia a Lima.

 

paolo fabbri umberto eco

Una cosa importante è stata la fondazione del Centro internazionale di Semiotica e Linguistica a Urbino, che ha diretto, in particolare i seminari estivi cui partecipano scrittori come Italo Calvino e Gianni Celati. Proprio lì, alle lezioni di Fabbri, sono nate alcune idee del Calvino combinatorio negli anni Settanta, di cui Fabbri fu amico e suggeritore. Non c' è solo questo incontro importante.

il nome della rosa

 

Negli anni Settanta Fabbri è andato a insegnare a San Diego, e lì ha collaborato con Erving Goffman, il grande sociologo, studioso dei comportamenti in pubblico. Da quel periodo deriva l' attenzione di Fabbri per la microsociologia, per gli aspetti minuti della vita quotidiana, su cui ha scritto brevi ma fulminanti articoli sui giornali.

 

La vocazione più profonda di questo intellettuale di taglio enciclopedista, quasi un collaboratore postumo dell' impresa di Diderot e D' Alambert, era proprio per un sapere ibrido e per lo scambio delle lingue, come ha spiegato in un suo libro, Elogio di Babele.

 

La semiotica deve molto a Fabbri che, pur non essendo un personaggio noto al grande pubblico, ha rifondato sulla scia di Greimas quella disciplina: La svolta semiotica del 1998 ne è un efficace esempio.

ECO IL NOME DELLA ROSA

 

Parigi è stata la sua patria di elezione; lì è stato anche uno straordinario direttore dell' Istituto italiano di cultura negli anni Novanta. Senza dimenticare poi l' insegnamento al Dams di Bologna, dove lo aveva voluto Eco, negli anni Settanta durato oltre vent' anni con Semiotica delle arti; proprio lo scorso anno è uscito il grosso volume dedicato ai suoi scritti sull' arte contemporanea, Vedere ad arte (Mimesis).

 

deep web

La sua scrittura non è per nulla facile, e tuttavia mai oscura, scrittura densa dove ogni parola è soppesata e incastonata in frasi a tratti imprevedibili ed ironiche, come è consueto nello spirito romagnolo, di cui è stato un autentico interprete.

 

In ricordo di Paolo Fabbri - Un intervento sulla comunicazione al nero

https://www.raicultura.it/articoli/2020/04/Paolo-Fabbri-Deep-Web-0cf8d5ba-0a85-4bc2-a293-ab40b2ba9acd.html

 

Il 2 giugno è morto a Rimini il grande semiologo Paolo Fabbri. Lo ricordiamo con l'intervento al Festival della Comunicazione di Camogli 2016 in cui risponde alla domanda pro o contro il web posta da Umberto Eco.

 

L'idea di Eco era che bisogna fare una critica della società informatica come c'è stata una critica della società industriale. Ci preoccupiamo troppo della comunicazione esplicita ma non ci preoccupiamo del segreto nella comunicazione.

 

DEEP WEB

L'informazione oggi è enorme, abnorme, c'è un'esorbitazione comunicativa. Il deep web è il sommerso del web; il web in chiaro rappresenta forse il 4% della totalità del web. Fabbri conduce qui nei meandri del deep web.

 

All'interno del mondo nero esistono trappole, siti civetta, finti profili. In Siria hanno costruito un falso sito che è servito per catturare gli oppositori di Hassad.

 

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