PAZZO D’OPERA - ALBERTO MATTIOLI: “QUESTA NUOVA ‘AIDA’ DELL’OPERA DI ROMA È SOPRATTUTTO E SOPRA TUTTI L’‘AIDA’ DI MICHELE MARIOTTI - EKATERINA SEMENCHUK È LA MIGLIORE DI UNA COMPAGNIA SOLIDA MA NON ESALTANTE - APPLAUSI CONVINTI MA NON CATACLISMATICI ALLO SPETTACOLO IPERACCESSORIATO DI DAVIDE LIVERMORE - VENENDO DALLA LUGUBRE SOBRIETÀ DI QUELLE DELLA SCALA, QUANTO SONO PIÙ DIVERTENTI LE PRIME DI ROMA, TUTTO UN ‘COME STAI-TE TROVO BBBENE-QUANTO TI FERMI’, POI TUTTI AL BUFFET A DIRE CINICHE SCIOCCHEZZE…”

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Alberto Mattioli per Dagospia

ALBERTO MATTIOLI PAZZO PER L OPERA ALBERTO MATTIOLI PAZZO PER L OPERA

 

Questa nuova “Aida” dell’Opera di Roma è soprattutto e sopra tutti l’”Aida” di Michele Mariotti. Perché che “Aida” sia in realtà un’opera intimista e psicologica e di interni lo dicono tutti i direttori, ma così la fan pochi.

 

Nei momenti, per così dire, privati, cioè i tre quarti dell’opera, Mariotti esplora tutte le possibili dinamiche dal mezzoforte in giù, fino a pianissimi impalpabili e di straordinaria suggestione. In quelli pubblici e trionfali, il suono non è mai bombastico, ma secco, nervoso, tagliente.

 

La modernità dell’opera viene fuori tutta: basta ascoltare l’accompagnamento che si direbbe mahleriano, letteralmente inaudito, di “Presago il core”. Ogni frase è illuminata da un gioco sottilissimo di rubati: l’orientalismo così francese e impressionistico di quest’Egitto all’acquarello parte dal Saint-Saëns dei ballabili del secondo atto per approdare al Debussy del preludio del terzo.

 

aida riccardo zanellato (ramfis) ph fabrizio sansoni 13 opera di roma 2023 aida riccardo zanellato (ramfis) ph fabrizio sansoni 13 opera di roma 2023

Insomma, una meraviglia vera, anche grazie a un’orchestra in stato di grazia e a un coro che Ciro Visco rende capace di pianissimi sfumati e di esplosioni di potenza quasi scaligera.

 

Aggiungo che Mariotti non sa solo dirigere ma anche concertare: finalmente si è sentito un Radamès attaccare sottovoce “Se quel guerrier io fossi”, che è un soliloquio, non un comizio; e per la prima ma speriamo non ultima volta Ekaterina Semenchuk, Amneris, ha cantato quasi sempre piano, salvo scatenarsi nella scena del Giudizio.

 

aida zanellato (ramfis) kunde (radames) semenchuk (amneris) ph fabrizio sansoniopera di roma 2023 aida zanellato (ramfis) kunde (radames) semenchuk (amneris) ph fabrizio sansoniopera di roma 2023

aida ph fabrizio sansoni opera di roma 12 2023 aida ph fabrizio sansoni opera di roma 12 2023

È lei la migliore di una compagnia solida ma non esaltante. Krassimira Stoyanova canta tutto lirico, fra il piano e il pianissimo, e tutto bene, compreso il micidiale do acuto dei “Cieli azzurri”, anche se, è parso, con una presa abusiva di fiato. Però non deborda esattamente di carisma e le mancano quei gravi carnali e carnosi che vorremmo in ogni Aida, insomma la si ammira sì, ma “a freddo”.

 

Gregory Kunde canta bene, anzi benissimo se consideriamo l’età e la carriera pregressa. A settant’anni, è chiaro, si va a serate: questa era una serata sì, con la voce amministrata con saggia prudenza, una gran facilità in acuto nel terz’atto e bei piani nel finale.

 

aida veronica marini (sacerdotessa) ph fabrizio sansoni 15 opera di roma 2023 aida veronica marini (sacerdotessa) ph fabrizio sansoni 15 opera di roma 2023

La voce è rinsecchita e talvolta stimbrata, però che Kunde sappia cantare lo si è capito fin dal si bemolle di “Celeste Aida” che Verdi vorrebbe pianissimo e “morendo” (vuole ma di solito non ottiene, perché quasi nessuno ci riesce). Kunde invece lo attacca forte, lo smorza e poi lo rinforza con una specie di falsettone: bello anche se, alla fine, leggermente crescente.

 

Della Semenchuk si è detto, più interprete che in altre occasioni. Si suppone che ci sia lo zampino di Mariotti, idem per Vladimir Stoyanov, che fa un Amonasro molto nobile e signore invece del solito invasato, in una parte che sveglia sempre l’energumeno che dorme in ogni baritono.

 

Prevedibilmente buoni i bassi, Riccardo Zanellato-Ramfis e Giorgi Manoshvili-Re e ottima la Sacerdotessa di Veronica Marini. Il sor Carlo Bosi è il miglior Messaggero che io abbia mai sentito, e di Aide me ne sono toccate tante (anzi no: troppe).

michele mariotti michele mariotti

 

Spettacolo iperaccessoriato benché non fastoserrimo di Davide Livermore con le scene di Giò Forma dominate dal cubo al led con proiezioni fra l’onirico e il sabbioso e i costumi bellissimi di Gianluca Falaschi che si collocano a metà strada fra l’“Aida” umbertina di Zeffirelli, “Cabiria” e il “Ciro in Babilonia” realizzato a Pesaro, temporibus illis, dalla stessa squadra.

 

È un Egitto-Egitto, senza piramidi ma con i copricapi e i gonnellini di prammatica; Trionfo coraggiosamente vuoto; balletti di alterna gradevolezza con un gruppo di mimi bravi: molto piacevole quello dei moretti senza moretti politicamente scorrettissimi.

 

aida riccardo zanellato ph fabrizio sansoni opera di roma 13 2023 aida riccardo zanellato ph fabrizio sansoni opera di roma 13 2023

A proposito: “Calibano”, la nuova raffinatissima rivista dell’Opera diretta da Paolo Cairoli, è tutta dedicata al problema del blackface, quindi si era curiosi di vedere se Aida sarebbe stata etiope o meno. Problema risolto pittando di bianco gli egizi e un po’ più scura ma non nera lei, insomma “abbronzata” come avrebbe detto un indimenticabile presidente del Consiglio.

 

Tornando allo spettacolo, da segnalare qualche incidente tecnico, perfino con la manona di un macchinista che spunta per sistemare un siparietto riluttante. L’idea davvero buona è quella del finale, dove Aida non entra fisicamente nella tomba di Radamès (ci siamo sempre chiesti come potesse, in effetti). È già morta ma non sepolta e viene a trovarlo come fantasma o sogno tenendo in mano una specie di lampada votiva nel buio della “fatal pietra”: molto bello.

aida ekaterina semenchuk (amneris) 4 ph fabrizio sansoni opera di roma 2023 aida ekaterina semenchuk (amneris) 4 ph fabrizio sansoni opera di roma 2023

 

Applausi convinti ma non cataclismatici. E lasciatemelo dire, venendo dalla lugubre sobrietà di quelle della Scala: quanto sono più divertenti le prime di Roma, tutto un “come stai-te trovo bbbene-quanto ti fermi”, poi tutti al buffet a commentare gli ultimi botox e a dire ciniche sciocchezze modello “e che sarà mai” su “Aida”, su Verdi, sull’opera e in generale sul mondo.

alberto mattioli alessio vlad foto di bacco alberto mattioli alessio vlad foto di bacco

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