napoleone

UN PENE POCO IMPERIALE – LA LEGGENDA NARRA CHE BONAPARTE FOSSE POCO DOTATO. IL SUO PENE MISURAVA 4,5 CM A RIPOSO E 6 IN EREZIONE. L'ABATE VIGNALI GLI SEGÒ IL GIOIELLINO DI FAMIGLIA, CHE FU MESSO ALL'ASTA NEL 1999 E AGGIUDICATO PER 4MILA DOLLARI DAL DOTTOR LATTIMER, DELLA COLUMBIA UNIVERSITY. LA FIGLIA A SUA VOLTA L'AVREBBE POI MESSO ALL'INCANTO PER... – L’AFORISMA DI ANDREOTTI: “CI SONO PAZZI CHE CREDONO DI ESSERE NAPOLEONE E PAZZI CHE CREDONO DI POTER RISANARE LE FERROVIE DELLO STATO” - VIDEO

 

 

1 - IL PENE DI NAPOLEONE

Da “Anteprima. La spremuta di giornali di Giorgio Dell’Arti”

NAPOLEONE 4

 

L'abate Vignali gli segò il pene che nel 1999 fu messo all'asta e aggiudicato per quattromila dollari al dottor John E Lattimer, della Columbia University. La figlia di costui lo avrebbe a sua volta messo all'incanto per centomila dollari.

 

2 - I MITI DA SFATARE SU NAPOLEONE BONAPARTE: NON ERA COSI’ BASSO, NON AVEVA PAURA DEI GATTI E NON FU LUI A RUBARE LA GIOCONDA. MA LA LEGGENDA VUOLE CHE FOSSE POCO DOTATO. IL SUO PENE MISURAVA INFATTI 4,5 CM A RIPOSO E 6,1 IN EREZIONE

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/pene-napoleone-poco-imperiale-miti-sfatare-bonaparte-147189.htm

 

3 - PICCOLO UOMO, EGO GIGANTESCO

Francesco Merlo per "Robinson - la Repubblica"

 

NAPOLEONE 19

Unità di misura della pazzia, voglia d' onnipotenza dell' impotente, Napoleone ha fatto ammattire Goethe, che lo paragonava alla "Apocalisse di San Giovanni", Hegel, che a Jena lo vide per fortuna una sola volta a cavallo ma gli bastò per immaginare l' Assoluto, e ovviamente quelli che lunatici lo erano già di natura, come Nietzsche che, ricoverato in manicomio a Jena (rieccola), diceva di essere l' imperatore, e come Dostoevskij, che spaccò in due l' umanità: i "Napoleone", ai quali tutto è permesso, e "i pidocchi" che tutto devono subire.

 

renato rascel

Ed è naturale che Napoleone sia l' imperatore pure delle barzellette: «è a lei che devo la mia guarigione» scrive al suo medico il rinsavito firmandosi però "Napoleone", e il medico, allibito per quella pazza firma di un rinsavito, volendosi grattare la sapiente testa si toglie il petit chapeau di feltro nero e infila la mano nel gilet sotto la giubba grigia.

 

Le barzellette che, come la filosofia, stanano le verità nascoste e spesso scomode, raccontano che c' è un Napoleone che sonnecchia in ciascuno di noi, insomma un' identità in crisi, direbbero gli studiosi che sono ammattiti studiando i matti. Tutti gli psichiatri e gli psicanalisti si sono esercitati sull' uomo qualunque che si sente Napoleone, ed è famoso l' aforisma di Lacan: «Un pazzo che pensa di essere Napoleone è evidentemente un pazzo, ma è ancora più pazzo un re che crede di essere un re». E sembra, lo so, un pirandellismo o un pirandelleggiare, un perdere se stesso nel territorio del vuoto.

 

NAPOLEONE 4

Perciò è bello e istruttivo rileggere L' Imperatore inesistente (Sellerio), tre saggi ottocenteschi, matte "stanzette letterarie" del negazionismo, messe insieme da Salvatore Silvano Nigro, che "provano" che il generale Bonaparte è un essere immaginario, un' allegoria, un quiproquo, una mitologia, un errore collettivo: non è mai esistito.

 

l'imperatore inesistente cover

Ecco, appunto: roba da matti. All' opposto dei negazionisti, matti sono pure gli iperrealisti, vale a dire i feticisti storici che collezionano cimeli napoleonici sempre e solo "autentici" sino alla polvere da sparo e alla giberna da granata: «credesi Napoleone I, - classificava Cesare Lombroso pensando d' essere "un Cicerone al serraglio" - crede cioè di essere un gran talento, di essere un eroe, e vuol sempre aver ragione, ha il brutto vizio di menar le mani». Con più poesia, «Napoleone era fatto così: se diceva di no, non diceva di sì» spiegava Sergio Endrigo.

 

Ma non esistono Napoleoni illegittimi, tutti hanno diritto di diventare Napoleone, anche Wellington, the Duke, l' elegante gradasso asserragliato nella fattoria di Hougoumont, vincitore perché raccontato come un altro Napoleone, e pure il prussiano in fuga era Napoleone, e si può andare avanti così, sino a comprendere il mito ottocentesco dell' eroe romantico e il superman moderno, che vince anche quando perde, come lo immaginava il malinconico Renato Rascel: «Guarda che bel generalon / Bonaparte Napoleon / Se Bonaparte è questa qua / l' altra parte quale sarà?/ Napoleon, Napoleon, Napoleon / nel caffellatte io ci metto tre cannon».

napoleone

 

E c' è pure l' idea, ovviamente pazza, che tutte le pazzie della storia siano napoleoniche. E difatti gli archivi dei manicomi, specie francesi, raccontano le mille metamorfosi del mito di Napoleone nella testa di incendiari, erotomani, omicidi, ossessi, deliranti, schizoidi, come l' insigne studioso di Napoleone, il prof Sokolov, che nel novembre del 2019, vestito da Napoleone, ha squartato con una sega la sua studentessa, vestita da Joséphine tutti esiliati da se stessi come Napoleone che a Sant' Elena diceva: «vedo l' infinito in me». E pochissimi storici resistono alla tentazione di usare Napoleone per misurare le follie di Hitler e di Stalin, come se i due sanguinari dittatori non bastassero a se stessi. Andreotti, umilmente, lo usò così: «Ci sono pazzi che credono di essere Napoleone e pazzi che credono di poter risanare le ferrovie dello Stato».

sergio endrigo

 

napoleone a roma

Anche l' aggettivo napoleonico è impazzito diventando, via via, napoleonesco, napoleoniano, napoleonotto, napoleonista aggettivi psicologici che comprendono tutte, ma proprio tutte le varianti della grandiosità. Del resto Napoleone è stato pure moneta, gioco d' azzardo, una speciale intensità del colore rosso E forse siamo un po' pazzi anche noi che cerchiamo logiche napoleoniche negli svenimenti e nei deliqui di Alessandro Manzoni e, Napoleoni del citazionismo, classifichiamo, tra i sani che Napoleone fece un po' ammattire, Stefan Zweig con il suo momento fatale, e Victor Hugo con il suo enigma di Dio e soprattutto con l' idea pazzamente francese che a Waterloo non vinse Napoleone, ma Cambronne. Si sa come andò. Quando il nemico inglese gli chiese di arrendersi, Cambronne rispose "merda" e condannò i suoi uomini alla morte per massacro. E però Victor Hugo scrisse: «Dire quella parola e poi morire, cosa c' è di più grande?». E ancora: «Chi ha vinto a Waterloo è Cambronne!».

GIULIO ANDREOTTI

 

Napoleone Bonaparte

Di nuovo: roba da matti. Al contrario, per gli inglesi l' epica di Waterloo è ancora quella di Walter Scott, per i tedeschi il testo sacro è von Klausewitz, e poi ci sono ovviamente Stendhal e Joseph Roth. Secondo un sondaggio già vecchio il 54 per cento dei giovani inglesi da 18 a 24 anni non sa che Waterloo è la battaglia dove fu sconfitto Napoleone. Per loro non è neppure una metafora: «è nient' altro che una stazione di Londra».

Nel 2015 andai a Waterloo e nel campo che fu di battaglia, nella periferia ricca di Bruxelles, 40 ettari di terra grassa, vidi la ricostruzione della più gloriosa delle disfatte insieme a 200mila spettatori che avevano comprato il biglietto. E ogni sera e per tre sere la carnevalata storica diventava industria, nel fumo e nelle fiamme dei più assordanti fuochi d' artificio, bum bum bum alla napoletana ma con la pompa magna di Napoleone.

 

napoleone josephine

E dunque incontrai il più vero dei finti Napoleone che da vent' anni recita il suo ruolo di Imperatore in tutti i campi di battaglia ricostruiti: a Jena, a Austerliz e appunto a Waterloo. È un avvocato di Orleans con studio a Parigi, piccolo calvo e con gli occhi blu e rotondi. Sincero sino all' identificazione, mi disse: «Ahimè, misuro un metro e settantadue, tre lunghissimi centimetri in più». Ma raggiunse la perfezione quando diede l' ordine di attacco piegandosi leggermente su se stesso per simulare le imperiali emorroidi che in quel 18 giugno, secondo la storiografia del dettaglio, tormentarono Napoleone e forse gli impedirono di vincere.

NAPOLEONEfrancesco merlo foto di bacco (2)napoleone bonaparteNAPOLEONE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”