E PURE STO “JOVA BEACH PARTY” SE LO SEMO LEVATO DAI COJONI - JOVANOTTI CHIUDE IL SUO TOUR CON CENTOMILA PERSONE ALL’AEROPORTO DI LINATE - ALLE TRE DEL POMERIGGIO IL CANTANTE ERA GIÀ SUL PALCO, AD ARRINGARE LA FOLLA SORPRENDENTEMENTE NUMEROSA SULLA BELLEZZA DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA: “E’ IL GESTO PIU’ ROCK ‘N ROLL CHE CI SIA…”

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Piero Negri per “la Stampa”

 

JOVE BEACH PARTY - IL CONCERTO DI JOVANOTTI A LINATE JOVE BEACH PARTY - IL CONCERTO DI JOVANOTTI A LINATE

Quando ricapiterà mai che centomila persone (o quasi, non c'è una cifra ufficiale ma siamo lì intorno, probabilmente leggermente sotto) entrino nell' aeroporto di Linate per ascoltare musica e ballare? E quando mai ricapiterà che un cantante italiano riesca a portare il suo spettacolo in quindici spiagge, una montagna e un aeroporto facendo ovunque il tutto esaurito?

 

Una sensazione di irripetibilità avvolge il Jova Beach Party finale, che ieri ha occupato il vastissimo prato che si stende a fianco della pista dove tra qualche settimana torneranno a decollare e atterrare gli aerei. E Jovanotti, che questa incredibile giostra ha pensato e realizzato, con una squadra che ha celebrato l' impresa compiuta tatuandosi il simbolo del Kon-Tiki, l' irripetibile giornata ha voluto viverla fino in fondo.

 

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Alle tre del pomeriggio era già sul palco, ad arringare la folla sorprendentemente numerosa sulla bellezza della raccolta differenziata. Alle quattro e mezza ha cantato Gente della notte con gli Ex-Otago, poi è salito sul palco con il meraviglioso chitarrista tuareg Bombino, con gli Ackeejuice Rockers, musicisti elettro-reggae che hanno partecipato a tutte le diciassette tappe del tour, con i produttori di successi estivi Takagi & Ketra, con il rapper milanese Rkomi.

 

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Ha duettato con la bravissima cantante maliana Fatoumata Diawara, che ha pure intervistato a beneficio del pubblico, ha presentato un po' tutti, soprattutto il dj Benny Benassi: «È un mio amico, ma è anche uno dei più grandi dj al mondo»). Ha benedetto le nozze di Susanna e Andrea in una tuta da lavoro attraversata da una fascia non tricolore ma animalier (l' idea originaria, cioè celebrare matrimoni veri sul palco, si è rivelata irrealizzabile) e ha fatto avanti e indietro con il retropalco, un vero villaggio di tende in stile indiano con ottimo cibo e gente che improvvisava jam session, per cambiarsi d' abito e di cappello. Insomma, si è goduto la giornata irripetibile.

 

JAM SESSION E DUETTI

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Così, quando un po' prima delle 20.30 è salito sul palcoscenico, prima affiancando Benassi poi solo con la sua band, il passaggio è sembrato fluido, quasi impercettibile. La prima canzone è una scelta sorprendente, Il sole sorge di sera, e la spiegazione sono quei versi («Tutto si muove») che lui collega subito al luogo in cui si trova e che è l' occasione per parlare del tema dell' ambiente, divenuto forse al di là delle sue intenzioni il centro di questo concerto: «La mia generazione e quelle dopo la mia risolveranno il problema». Poi, con un video registrato prima del decollo interviene Luca Parmitano, ora in orbita nella Stazione spaziale internazionale: «Quando interagite con la Terra, pensate sempre che non vi appartiene, appartiene al futuro».

 

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Il più grande spettacolo dopo il Big Bang dà finalmente il via alle danze, seguito subito da Ciao mamma, una canzone del 1991 che è incredibilmente diventata un inno da stadio (e ora da aeroporto). Lo spettacolo è impressionante visto dall' alto, nelle immagini dei droni che sorvolano i (quasi) centomila. Visto dal basso, colori e luci da luna park rendono tutto più amichevole e divertente. «L' atmosfera è quella di una festa di trenta amici che si conoscono da una vita - dice Jovanotti -, ma siamo qualcuno di più».

 

Grandi schermi e torri di casse diffondono suoni e primi piani nel vasto spazio, ma le dimensioni sono tali che solo le canzoni possono sperare di avvincere e tenere insieme la folla. Chi è stato alle prime tappe di questo JBP assiste ora a uno spettacolo diverso, più simile a un concerto che a un dj-set. A sorpresa salgono sul palco Salmo, il rapper più hard rock della scena italiana, e Tommaso Paradiso, ex Thegiornalisti, che incontra oggi per la prima volta, «dopo molti messaggini».

 

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Poi cinquanta percussionisti suonano L'ombelico del mondo, Vittorio Brumotti fa acrobazie in bicicletta su Raggio di sole, l'astronauta Parmitano torna per duettare su una inedita versione di Non m' annoio. Non ci si annoia infatti quasi fino a mezzanotte, tre ore di musica in cui il 53enne Jovanotti si amministra con intelligenza, anche suonando dischi altrui. Chi c'è stato, ricorderà questa serata a lungo.

 

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«Qui ci sono centomila persone che si divertono - ha detto Maurizio Salvadori, organizzatore del tour - ma vi assicuro che il più felice sono io, perché siamo arrivati alla fine. Ci lavoro da novembre, a volte ho temuto di non uscirne vivo». C' è da dire che lo sforzo organizzativo si vede. Ma anche che portare la musica fuori dai luoghi deputati può cambiarla per sempre. Si pensi a cosa accadde cinquant' anni fa quando mezzo milione di persone andò ad ascoltare gli eroi del rock nella fattoria del signor Yasgur, nei pressi di Woodstock. Chissà se la musica italiana saprà approfittarne.

 

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