QUANDO BATTISTI DISSE BASTA ALLE INTERVISTE: “NEI GIORNALI C'È UNA MANIPOLAZIONE SMACCATA CHE ARRIVA AL PUNTO DI INVENTARE NOTIZIE, FRASI, PER IL GUSTO DI SCHIACCIARTI” – LA RIVELAZIONE IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DELLA RINATA “NUMERO UNO”, LA CASA DISCOGRAFICA "INDIPENDENTE" FONDATA DA MOGOL (AFFIANCATO POI DA BATTISTI) – MOGOL RICORDA: "LUCIO DICEVA DI ESSERSI FIDATO DI UN PAZZO" - MARA MAIONCHI: "NON MI SONO MAI DIVERTITA TANTO..."

Da “la Repubblica”

 

battisti mogol

Una registrazione del 1976 riemerge alla presentazione della rinata casa discografica Numero Uno di Carlo Moretti «Non faccio da 5 anni interviste nei giornali dove c' è una manipolazione smaccata, arriva al punto di inventare notizie, frasi, per il gusto di schiacciarti».

 

Lucio Battisti spiegava così la scelta di non rilasciare più interviste alla carta stampata in una registrazione del '76 fatta ascoltare alla Milano Music Week, in occasione della presentazione della rinata Numero Uno. Un' etichetta coraggiosa, fondata nel '69 da Mogol, dal padre Mariano Rapetti e dal discografico Alessandro Colombini, affiancati poi dallo stesso Battisti, che puntò sul rock della Formula 3 e che scoprì cantautori come Eugenio Finardi, Ivan Graziani e Edoardo Bennato. La Sony, che rilancia il marchio, ricomincia puntando su artisti indie come Iosonouncane, Colapesce e Dimartino e La rappresentante di lista.

MOGOL BATTISTI

 

Inevitabile il confronto con gli anni d' oro. Mogol ricorda come Battisti riconobbe il valore delle scelte compiute: «Mi disse: "Il mio merito è di aver creduto a un pazzo come te", e non aveva torto, in quegli anni ero abbastanza irresponsabile».

 

Mara Maionchi, che alla Numero Uno si occupava di promozione, la definisce «una stagione fantastica: mi sono divertita e ho imparato cose che mi sono state utili dopo».

 

 

RINASCE LA NUMERO UNO

mogol lucio battisti

Paolo Giordano per ilgiornale.it

Allora ieri è rinata la casa discografica Numero Uno, che era scomparsa dai radar musicali 22 anni fa. Molti se la sono forse dimenticata ma è stata l'etichetta di Lucio Battisti, di tanti altri super nomi della musica italiana (ad esempio Pfm, Bruno Lauzi, Finardi,Toni Esposito, Pappalardo, Tony Renis, Ivan Graziani, Formula 3) e di alcuni dei migliori autori (Alberto Salerno, Mario Lavezzi, Oscar Prudente, Bruno Tavernese).

 

È stata presentata ieri alla Milano Music Week con la direttrice artistica Sara Potente («Le nostre tre parole chiave sono avanguardia, innovazione e ricercatezza») e il direttore esecutivo Stefano Patara che hanno parlato di fianco (virtualmente) a Mara Maionchi (che allora era l'ufficio stampa: «Non mi sono mai divertita tanto»), Mogol («Battisti diceva di essersi fidato di un pazzo...») e Franz Di Cioccio, ossia i testimoni di quel tempo passato. Quelli di adesso, cioè i cavalli di razza sui quali punta questa nuova fase, sono Colapesce e Di Martino, Iosonouncane e La rappresentante di Lista.

 

Di certo, il livello è molto alto. E a questo si aggiungerà una serie di ristampe prestigiose e, senza dubbio, molto seguite dagli appassionati anche di Battisti, del quale ieri sono stati fatti ascoltare due stralci di una intervista inedita del 1976 nella quale confermava la sua volontà di non fare interviste perché «la manipolazione arriva al punto di inventare notizie, frasi».

mogol lucio battisti

 

Fondata nel 1969 da Mogol, suo padre Mariano Rapetti e Alessandro Colombini, ai quali poi si sono uniti lo stesso Battisti, Claudio Bonivento, Franco Daldello e il gigante ormai trascurato Carlo Donida, la Numero Uno ha creato tanti numeri uno, non soltanto in classifica. D'altronde la storia della musica è costellata di queste «culle produttive» che hanno davvero cambiato la storia.

 

Spesso ruotavano intorno a un fuoriclasse, come è stato per la Apple con i Beatles e la Sun Records, che ha scoperto Elvis Presley, Johnny Cash, Carl Perkins, Roy Orbison e Jerry Lee Lewis. Oppure erano veri e propri talent scout di un genere musicale. Ad esempio la Motown che, da Marvin Gaye a Jackson 5, Diana Ross e Commodores, è diventata il simbolo di soul e rhythm'n'blues. Anche la Def Jam di Rick Rubin è stata il primo collettore di rap e hip hop (Beastie Boys e Public Enemy) ma anche di thrash metal (Slayer). Idem per la Sub Pop, testimonial del grunge con Nirvana, Soundgarden, Mudhoney tanto per citarne qualcuno.

 

BATTISTI MOGOL

Al di là delle (ultime tre) major, vale a dire Universal, Sony e Warner Music, l'universo delle case discografiche è sterminato e spesso si ingarbuglia grazie a manovre di mercato o compravendite che passano inosservate al grande pubblico ma hanno comunque rilievo anche sull'andamento delle classifiche. La prima di tutte le discografiche è stata probabilmente la Columbia Records, fondata addirittura nel 1888 e tuttora «titolare» di un parterre formato tra gli altri da Aerosmith, Bob Dylan, Santana, Springsteen e Adele.

 

Ma tante altre micro aziende sono poi diventate giganti, magari per poco, magari solo per una fase artistica. Dal 1957 al 1976 quando chiuse per bancarotta, la Stax Records firmò Rufus e Carla Thomas, Otis Redding, Eddie Floyd e Wilson Pickett, diventando centrale nella mappa geomusicale del tempo.

BATTISTI MOGOL

 

Spesso queste realtà sono state poi assorbite dai grandi colossi. Oppure hanno accettato una partnership (chiamiamola così) che ha lasciato sopravvivere il marchio ma ha talvolta limitato la spregiudicatezza corsara degli esordi. La Verve è un grande nome del jazz (Ella Fitzgerald, per dire) e ora è parte della Universal, come la Blue Note e la Ecm di Jan Garberek, Pat Metheny, Keith Jarrett, Bill Frisell ma anche lo Stefano Bollani del 2009.

battisti numero uno

 

Insomma, l'industria musicale è un gigantesco puzzle nel quale è difficile rimanere indipendenti. In Italia, dove la Black Out ha scovato e rafforzato talenti come Casino Royale, Giovanni Lindo Ferretti, Ritmo Tribale e Negrita, ci sono due etichette che sono rimaste orgogliosamente indipendenti. Una è la Sugar di Caterina Caselli, che ha un elenco di artisti da major come Bocelli, Negramaro e via dicendo.

 

battisti numero uno

E l'altra è la Carosello, nata nel 1959 e ora diretta da Dario Giovannini. Negli uffici di Galleria Del Corso a Milano sono passati fuoriclasse come Domenico Modugno e Giorgio Gaber e hanno firmato contratti Nicola Di Bari, Memo Remigi e persino Vasco Rossi (per dischi come Vado al massimo e Bollicine, ad esempio).

 

Insomma, il caso della rinata Numero Uno è un segnale di ripartenza nella ricerca musicale attenta ai soffi creativi più nascosti ma allo stesso tempo slegata da grandi pressioni di mercato. Nei corsi e ricorsi della storia, questo è probabilmente il rinascimento della musica di qualità.

 

mara maionchi alberto salernomaionchi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”