tina turner libro

"IL BUDDISMO MI HA SALVATO LA VITA" - TINA TURNER IN VERSIONE SPIRITUALE NEL SUO LIBRO "DIVENTARE FELICITÀ" SCRITTO DOPO AVER COMPIUTO 80 ANNI: "DURANTE I MIEI PRIMI TRENTACINQUE ANNI MI SONO SENTITA SPESSO TRAVOLTA DALLA SOFFERENZA. ALLA FINE DEI MIEI VENT'ANNI HO PERSINO PENSATO DI MORIRE. SONO STATA DISCRIMINATA SUL COLORE DELLA MIA PELLE, SUL SESSISMO E SUI PREGIUDIZI IN MERITO ALL'ETÀ. POI HO CAPITO CHE L'AIUTO PIÙ PREZIOSO VIENE DA DENTRO"

Sofia Mattioli per "La Stampa"

 

TINA TURNER

È un taccuino spirituale in cui Tina Turner annota pratiche quotidiane di meditazione e ripercorre, a ritroso, il viaggio alla ricerca di sé, dall'infanzia segnata dall'abbandono al debutto, diciassettenne, a St. Louis fino ai picchi stratosferici del successo.

 

Dentro c'è la forza di uscire da una relazione di violenze e abusi e la vita interiore riconquistata quando, fin dagli Anni 70, Turner abbraccia la pratica buddhista, asso portante del suo presente.

 

IL LIBRO DI TINA TURNER

Il libro Diventare felicità - Diario spirituale per una vita migliore (Mondadori), scritto dopo aver compiuto 80 anni, tra le pagine porta i segni di platee e cadute, corpi che, prima delle conquiste in tema di diritti civili in America, combattono stereotipi, sbriciolano classifiche e custodiscono intatta un'energia capace di superare il potere corrosivo del tempo.

 

La prima domanda è d'obbligo, è felice?

«Sono più felice ora che in qualsiasi altra fase della mia vita e non è per il successo economico o la fama. È per ciò che c'è nella mia mente e nella mia anima, questa è per me la vera felicità. E la vera felicità è immutabile, non dipende dalle circostanze della vita. Ma quando la trovi è una condizione permanente, è questo che ho sviluppato nella mia pratica spirituale. Certo a volte provo delusione, rabbia o dolore. Ma i sentimenti negativi non durano tanto perché nel profondo sono piena di gioia».

 

TINA TURNER

«Sono per natura una sopravvissuta» ha detto, cosa intendeva?

«Durante i miei primi trentacinque anni mi sono sentita spesso travolta dalla sofferenza, intrappolata in cicli di negatività. Già da molto giovane, affrontando grandi problemi familiari, ho capito di avere una resilienza che mi faceva guardare al futuro. Per quanto mi sforzassi, però, non riuscivo a liberarmi dalla tristezza e dalla disperazione che provavo. Alla fine dei miei vent'anni, ho persino pensato di morire. Il buddismo mi ha salvato la vita. Il lato positivo delle esperienze negative era che avevo trovato una fonte di forza dentro di me, avevo solo bisogno di un modo per amplificare quella forza ed elevarmi. È quello che la mia pratica buddhista mi aiuta a fare».

 

tina turner

Come ricorda la prima volta in un club di St. Louis?

«Ero una ragazza del contryside, ed eccomi lì, a 17 anni, sul palco con bei vestiti e tacchi alti. Era un sogno che si realizzava. Tutte le porte si sono aperte. Avevo sempre amato esibirmi fin da bambina - nel coro della chiesa o con i miei amici - ma St. Louis è dove ho capito che avevo il potenziale per farne una carriera».

 

E il tour con gli Stones nel 1966?

TINA TURNER

«Divertentissimo! Era dopo aver inciso River Deep Moutain High, durante quel tour ho avuto un assaggio della vita oltreoceano, l'ho amato. E ho incontrato per la prima volta Mick Jagger, che è diventato, poi, mio grande amico».

 

Dopo aver divorziato da Ike Turner, con cui ha condiviso gli inizi, quando ha capito che il suo enorme successo dipendeva solo da lei?

«Quando la mia prima canzone di successo da solista, What's Love Got to Do with It, è arrivata al numero 1 negli Usa e stavo realizzando i miei sogni come artista».

 

tina turner con ike

Ha dovuto combattere (e ha frantumato) molti pregiudizi. Scrive: «Il mio essere donna e black non corrispondeva alla loro idea di rockstar».

«Nella mia vita ho affrontato molte battute d'arresto a causa della discriminazione, non solo basata sul colore della mia pelle, ma anche sul sessismo e sui pregiudizi in merito all'età. Ci sono state molte circostanze che non potevo controllare o cambiare ma potevo cambiare il mio modo di rispondere a quelle sfide. Ho capito che l'aiuto più prezioso viene da dentro. La cosa che più conta è che non mi sono mai arresa».

 

tina turner 2

David Bowie l'aveva soprannominata fenice. Perché?

«È vero, il mio caro amico David Bowie mi chiamava fenice, l'uccello mitico che risorge dalle ceneri. Credo che sia perché vedeva in me la capacità di non arrendersi mai, di attingere alle sorgenti del mio coraggio interiore, della mia saggezza e della mia compassione. Nella comunità buddista, chiamiamo questo processo "rivoluzione umana"».

 

tina turner 2

Nel libro cita anche il discorso ai neolaureati pronunciato da Beyoncé e l'invito a «essere leader con un'anima». Cosa significa per lei?

«Possiamo tutti diventare leader con un'anima nelle nostre famiglie, nei nostri quartieri, purché facciamo del nostro meglio per diffondere la gentilezza. Questo è ciò che ho cercato di fare nel corso della mia carriera e ora anche attraverso le pagine di Diventare Felicità. Una delle mie citazioni preferite è di Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai International. Ha detto: "Una persona che, per quanto disperata sia la situazione, dà agli altri speranza è un vero leader"».

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