"E MO’ CHE FACCIO CON QUESTA TAZZINA?” – MARISA LAURITO RACCONTA NEL SUO LIBRO LA COLAZIONE FANTOZZIANA A CASA DELL’AVVOCATO TRA GAFFE, 180 BICCHIERI E 745 POSATE DIVERSE - PER PRIMA COSA SERVONO UNA TAZZINA. PENSAVO CHE FOSSE CAFFÈ, INVECE ERA BRODO DI TARTARUGA. CHIESI IL BIS, E CERCAI DI GIUSTIFICARMI: "ERA VERAMENTE POCO ". TEMETTI CHE AD ARBORE PRENDESSERO LE CONVULSIONI. GLI AGNELLI MANGIAVANO POCHISSIMO. ERANO…” – LUCIANO DE CRESCENZO E LA GAG CON IL CAMERIERE 

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Estratto da “Una vita scapricciata" (ed. Rizzoli) , l’autobiografia di Marisa Laurito

 

laurito arbore laurito arbore

Il giorno dopo la festa a casa Agnelli pioveva a dirotto. Eravamo andati a dormire alle cinque del mattino ridendo come pazzi ed ero ancora tra le braccia di Morfeo quando squillò il telefono. "Marisa, ha chiamato l' Avvocato e ci ha invitato a colazione". "Quale avvocato? Che abbiamo fatto?".

 

"Mari', colazione a casa di Gianni Agnelli. Hai qualcosa di adeguato da metterti?". "Ho una gonna bluette e una camicia di seta fucsia". "Sei pazza? Sta piovendo!". (…) Gli invitati a questa colazione erano il produttore storico di Renzo, Ugo Porcelli, Luciano De Crescenzo, io e ovviamente Renzo, che ci istruì. "Mi raccomando, non ci facciamo riconoscere. Voi guardatemi sempre e, quando alzo gli occhi al cielo, vuol dire che state facendo qualcosa che non dovreste fare".

 

Dal momento che Ugo era sempre inappuntabile, il discorsetto era rivolto a Luciano e me. (…) Giunti alla villa pioveva a dirotto; dal taxi alla porta di casa mi ritrovai zuppa, la povera camicetta mi si era incollata addosso. Ci accolse Marella Agnelli, perfetta nel suo maglioncino beige di cachemire leggero, calze e scarpe chiuse di pitone in tinta.

marisa laurito marisa laurito

 

 Da lì cominciai a scusarmi. Renzo alzò subito le sopracciglia. Marella ci aveva fatto accomodare in un salotto bianco, stupendo; io mi guardavo intorno incantata, quando all' improvviso si sentì arrivare dal giardino l' Avvocato. Istintivamente, noi quattro ci sistemammo in posa per sembrare un po' più classicamente nobili.

 

marisa laurito cover marisa laurito cover

Gianni Agnelli ci apparve: elegantissimo, seguito da tre cani husky dai "capelli" argentati e occhi azzurri uguali ai suoi. Le bestiole si lanciarono sui divani bianchi e affettuosamente su Arbore, passeggiando sulla moquette assieme all' Avvocato, senza sporcare niente. Tutti asciutti dal muso alle zampe. Non riuscii a trattenermi: "Un miracolo!". Renzo alzò le sopracciglia portando gli occhi all' insù.

 

"Renzo, non ho detto niente di strano". (…) Durante l' aperitivo in salotto ero seduta accanto a Marella e di fronte a noi si era posizionato un cameriere che, di tanto in tanto, abbassava la testa e sorrideva. Io, essendo di sinistra, gli rispondevo facendo altrettanto, come a dire: "Sono solidale, io e te siamo complici".

 

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Il cameriere però era un po' troppo alleato, continuava ad abbassare la testa e a sorridermi. (…) Poi abbassò di nuovo la testa incontrando stavolta lo sguardo di Marella, che subito si rivolse a me: "Possiamo andare, il pranzo è pronto". Tutti quei sorrisi erano cenni per dire che si poteva andare a tavola Che figuraccia! Mentre stavamo per andare in camera da pranzo, un altro cameriere si avvicinò all' orecchio di Luciano sussurrandogli: "Ingegnere, vuole che il taxi la attenda per tutta la durata del déjeuner?". Luciano, saltando sulla sedia esclamò: "Ma che, site asciuto pazz'?", e si precipitò a pagare il taxi. Ormai, a furia di guardare in su, gli occhi di Renzo sembravano quelli della bambina dell' Esorcista. A tavola venni fatta sedere alla destra dell' Avvocato.

 

E indovinate cosa servirono per antipasto e soprattutto chi servirono per prima? Me! Il cameriere mi depositò una deliziosa tazzina da caffè; guardai interrogativamente Arbore, che a sua volta mi gelò con lo sguardo. Certo, se mi fossi sentita libera, avrei detto cose tipo: "Il pranzo è finito?

 

marisa laurito marisa laurito

Siamo al caffè?". Ma tacqui. "E mo', che faccio con questa tazzina?" Mentre cercavo di capire cosa contenesse, l' avvocato Agnelli lentamente allungò il braccio, la prese per il manico e ne bevve un sorso. Lo imitammo tutti. Lui la ripoggiava sulla tavola e noi facevamo lo stesso.

 

marisa laurito tra i vicoli di forcella 2 marisa laurito tra i vicoli di forcella 2

Era brodo ristretto. All' ultimo sorso, l' Avvocato fece due colpi di tosse: manco a dirlo, noi lo imitammo in coro, anzi, per eccesso di zelo, noi li facemmo molto più sonori e il cameriere andò a chiudere tutte le finestre. La tavola era apparecchiata con 180 bicchieri e 745 posate diverse. Seppi più tardi che il brodo in questione era di tartaruga. Non resistetti e chiesi: "Ne potrei avere un altro?". Arbore guardò il soffitto e io cercai di giustificarmi: "No, perché era veramente poco ". Renzo roteò gli occhi ancora più indietro e temetti che gli prendessero le convulsioni.

 

gianni agnelli gianni agnelli

Imparai, durante quel pranzo, che a casa Agnelli si mangiava pochissimo: erano magri, ma saziarsi era impossibile. Il secondo piatto fu una porzione di carne grande quanto una fetta biscottata, servita con una salsa. "Questa è facile". Mi servirono per prima: misi la carne nel piatto sbattendoci sopra un cucchiaio di salsa e lasciando le due fogliette di insalata intorno. Ma quando fu il turno della padrona di casa, vidi che Marella poggiava delicatamente un cucchiaio di salsa sul piatto per poi metterci la carne sopra.

 

Per non essere da meno, con un veloce gesto della forchetta e del coltello ribaltai la fetta di carne. Credevo che non mi avesse visto nessuno ma, manco a dirlo, Renzo mi stava guardando malissimo, anche perché uno schizzo della salsa gli sporcò il polsino della camicia e stette tutto il tempo del pranzo a cercare di allungare la manica della giacca per coprire il mio misfatto. (…)

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