gigi proietti

"PROIETTI, L’ULTIMO DEI MOHICANI" – DOTTO: "COME PETROLINI, COME EDUARDO, L’ULTIMO GRANDE ATTORE DI UNA TRADIZIONE CHE DISCENDE DAI GRANDI GUITTI DELL’AVANSPETTACOLO, DAI MATTATORI OTTOCENTESCHI E, PRIMA ANCORA, DALL’ATTORE SHAKESPEARIANO. IL MIO PROIETTI PRIVATO? OTRANTO, MENTRE RACCONTAVA DEI SUOI GIORNI A TEATRO CON CARMELO BENE" - VIDEO

 

 

Giancarlo Dotto per il Corriere dello Sport

 

GIGI PROIETTI CAVARADOSSI

L’ultima volta gli avevo chiesto, dopo essermi sfinito solo a leggerla la sua vita enciclopedica su wikipedia: “Non ti prende mai una stanchezza mortale solo a ripensare a tutto quello che hai fatto?”. E lui, l’antiretorica fatta uomo: “Si sente, vero, che j’ho dato giù? Mi sono sfogato. Anzi, quando ci ripenso, me sa che ho proprio esagerato…”. Il suo cuore ha ceduto. Stanco da tempo e, alla fine, stremato. Lui che era nel cuore di tutti. E peccato che questo sia un modo di dire, un canone dell’elogio funebre quando l’estinto di turno è un nome popolare.

 

GIGI PROIETTI CAVARADOSSI

Perché, nel caso di Gigi, era tutto meno che un modo di dire, anche se non c’è un altro modo per dirlo. Gigi Proietti dopo Alberto Sordi, un lutto nazionale e cittadino, una vendemmia di dolore, quello vero che sa di smarrimento. Anche lui Gigi, come Albertone, romano, romanista e attore nel senso più totale e scandaloso, del talento innato, quello che non si spiega. Lui che aveva il vezzo d’insegnare ai giovani attori e non si contano quanti usciti dalla sua scuola, avendo imparato tutto, ma non l’unica cosa che non si può insegnare: i tempi. Gigi era un genio dei tempi teatrali. Quelli della battuta e quelli della pausa. Lui, come Ettore Petrolini. Secondo solo, forse, a Eduardo.

 

GIGI PROIETTI CAVARADOSSI

Nato e morto il 2 novembre, nemmeno fosse una sua freddura macabra, tra otto decadi vissute a perdifiato. Per tutta la giornata di ieri è stato un malinconico e affettuoso tam-tam, nei cellulari calienti, che puntualmente sfocava in un’allegra risata (non tutte le risate sono allegre), a raccontare un aneddoto, una battuta, il frammento di un film, di uno spettacolo o una barzelletta, quella dell’amico, quella del marito o della moglie.

 

Tutti, ma proprio tutti, con il loro piccolo brandello di memoria custodito con devozione. Devi morire per scoprire quanto sei amato e, dunque, condannato Gigi, come tutti, a non saperlo mai. Questa è la vera tragedia della vita, che non gli avrebbe comunque impedito di scucire il suo leggendario ghigno sardonico.

 

gigi proietti

Il mio Gigi Proietti privato? Due almeno. Lui che canta “Nun je da retta Roma” , brano di Armando Trovajoli, nella parte di Cavaradossi carcerato a Castel Sant’Angelo, in attesa d’essere giustiziato. Avete pelle abbastanza da farvi scorticare? Ascoltatelo. Ma ascoltate anche la sua versione del “Barcarolo romano” e mettetela nella stessa bacheca di Gabriella Ferri.

 

L’altra, insieme a Otranto, quindici anni fa, per una commemorazione di Carmelo Bene voluta da Maurizio Costanzo. Lui, Gigi, il cinico, il disincantato, non lo dimenticherò mai, tradito da quell’attimo di commozione mentre raccontava dei suoi giorni a teatro con Carmelo ne “La cena delle beffe”, a duellare sul palco del Sistina per finta e per vero.  I due, poco più che trentenni e straripanti di talento. “Con Carmelo era un happening quotidiano”.

 

proietti carmelo bene

Gigi Proietti, l’ultimo dei mohicani. L’ultimo grande attore di una tradizione che discende dai lombi dei grandi guitti dell’avanspettacolo, dai mattatori ottocenteschi e, prima ancora, dall’attore shakespeariano (chi non ha visto il suo “Edmund Kean” si è perso qualcosa). Lui che ti scrutava dallo sprofondo di quelle che non erano rughe ma solchi di una pianta secolare che si è pigramente ma inesorabilmente diffusa in tutto lo scibile dell’umano intrattenimento.

 

Cantante nei night da studente universitario, i primi teatrini sperimentali negli anni ’60 a elucubrare Beckett o Genet, attore e clown a teatro, i grandi teatri, il varietà, il cinema e la televisione. Tra esagerate libagioni di caffè, sigarette e alcol. Come tutti i pigri, un forsennato. Le sue pause liriche erano incursioni fuori dal tempo in qualche osteria, con gli amici, la sua Sagitta con cui è stato sposato da sempre, o anche da solo.

 

proietti carmelo bene

Condannato per quasi tutta la sua vita di attore di rubare gli occhi della gente. “A me gli occhi”, il suo spettacolo padre, tutti gli altri a seguire figli e nipotini. Là dove capisce, replicandolo all’infinito, che non c’erano limiti alla sua arte. Quando scopri che non hai bisogno di scenografie, costumi, che puoi saltare da un genere all’altro, dai versi di Laforgue al jazz e al fattaccio greve romanesco.

petrolini

 

Curioso come pochi al mondo, il suo è stato un lungo viaggio tutto dentro il mestiere, senza mai un’oncia di vanità o di protagonismo. In questo radicalmente diverso dai Bene, dai Gassman e dagli Albertazzi, schiaccianti e consapevoli artefici della propria icona. “Mai avuto il tempo per dirmi quanto sono bravo”, mi disse una volta. Non aveva il tempo e nemmeno l’indole.

 

Paradossale la sua storia nel cinema. Un rapporto mancato o solo sfiorato, anche se poi una discreta parte della sua popolarità la deve a Mandrake, il sublime cialtrone, indossatore e aspirante attore di “Febbre da cavallo”. Mai entrato, come fu per Gassman, nei circuiti della commedia commerciale. Lo stesso “Febbre da cavallo” all’inizio fu un mezzo fiasco, salvo poi diventare un cult con il passaparola. Stranissima vicenda. Fosse stato un successo commerciale da subito, sarebbe probabilmente cambiata la sua storia con il cinema.

suso Cecchi d'amico eduardo de filippo

 

Mai stato Gigi uno nostalgico. Non si guardava mai indietro. A sospirare o a lamentarsi dei tempi grami. Sapeva bene che ogni epoca ha le sue ragioni e se c’era da sporcarsi le mani in qualche fiction televisiva travestendosi da maresciallo dei carabiniere o in qualche sgangherato cinepanettone si faceva pagare ma non si faceva pregare, ben sapendo e però infischiandosene che i suoi siparietti avrebbero trasformato quelle cose irrilevanti in qualcosa d’imperdibile.

carlotta proietti con la mamma sagitta alter proietti

 

Dimenticavo, pochi sanno che Gigi Proietti era, è, anche un discreto musicista. Suonava decentemente la chitarra, il basso e il flauto. Padre affettuoso di Carlotta e Susanna, che lui ha contagiato nel modo più bello, con la passione per la musica, il teatro e la vita.

 

 

giancarlo dottoCarmelo Bene e Giancarlo Dotto

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)