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1. È RECORD PER IL CINEMA ITALIANO E PER CHECCO ZALONE. ‘QUO VADO?’ USCITO IERI, PRIMO GENNAIO, INCASSA 7 MILIONI DI EURO. 2. RIUSCIRA’ A SORPASSARE I 51 MILIONI DI EURO DEL MEDIOCRE ‘’SOLE A CATINELLE’’ DEL 2013? 3. MARCO GIUSTI: "TUTTO CIO' DIMOSTRA ANCORA UNA VOLTA CHE LA CRISI DEL CINEMA ITALIANO E' SOLO CRISI DI IDEE E DI BUONE SCENEGGIATURE

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Lastampa.it

 

È record per il cinema italiano e per Checco Zalone. L’attesissimo nuovo film Quo Vado? uscito ieri, primo gennaio, ha sfiorato negli incassi i 7 milioni di euro. Per il film prodotto dalla Tao 2 e Medusa gli incassi, secondo i dati Cinetel, sono stati ieri, primo giorno di uscita, 6.857.000 su 1078 sale.

 

SONIA BERGAMASCO QUO VADOSONIA BERGAMASCO QUO VADO

«Il dato è provvisorio per difetto - commenta soddisfatto il produttore Pietro Valsecchi - mancano all’appello circa 250 sale e supereremo così i sette milioni. Sono stati venduti per questa commedia apprezzata anche dalla critica oltre un milione di biglietti».  

 

quo vado  checco zalone foto dal filmquo vado checco zalone foto dal film

Polverizzato il record precedente di 3 milioni e mezzo. «Anche a voler essere molto ottimisti nessuno avrebbe potuto immaginare una partenza così - ha proseguito Valsecchi -. Si tratta di una performance veramente unica che conferma l’eccezionalità di Checco Zalone nel panorama cinematografico italiano. Il 2016 si apre così per il nostro cinema con un’iniezione di fiducia di cui si sentiva davvero il bisogno: dovrebbe uscire un nuovo Zalone ogni anno per dare una spinta all’intero sistema del cinema italiano.» 

quo vado spot tv ufficiali del nuovo film di checco zalonequo vado spot tv ufficiali del nuovo film di checco zalone

 

Quo vado? è il quarto film del comico, attore e regista pugliese che già detiene il record del film più visto di sempre in Italia con Sole a catinelle del 2013, suo terzo lavoro. Con 51 milioni di euro precede Che bella giornata, sempre di Zalone, 42.779 milioni di euro. 

 

2. IL TRIONDO DI CHECCO

Marco Giusti per Dagospia

 

SONIA BERGAMASCO QUO VADOSONIA BERGAMASCO QUO VADO

Gnaaammm!!! In un solo giorno Checco Zalone si pappa con le 1300 copie di "Quo Vado" 6.852.291 euro pagati alle casse dai nostri cinema da quasi un milione di italiani. E ne sono pure stati felici. Con questo incasso spaventoso Zalone si piazza all'ottavo posto della classifica stagionale gia' sopra i comici poracci di "Vacanze au Caraibi"‎, 6,8, e "Natale col boss", 6,7.

 

Non solo. Fa il triplo di quanto fece al primo giorno "Star Wars: Il risveglio della forza", ridotto ieri al terzo posto con 666 mila euro, dietro a "Il Piccolo Principe" con 836 mila. "Natale col Boss" e "Vacanze ai Caraibi" erano invece sesto e settimo con pochi spiccioli, 276 mila e 258 mila euro. E' il trionfo.

sonia bergamaschisonia bergamaschi

 

Pensiamo solo che "Si accettano miracoli" di Alessandro Siani, campione italiano del 2015, uscito a Capodanno giusto un anno fa fece 7 milioni si', ma in quattro giorni. Lo stesso Checco con "Sole a catinelle", il suo ultimo film, fece 2,3 milioni il primo giorno e 5,7 il secondo, quindi 8 in due giorni. Ma era novembre, e non la splendida data del 1 gennaio, che ha veramente aperto la porta di Ali Baba a Valsecchi e a tutta Medusa.

SONIA BERGAMASCOSONIA BERGAMASCO

 

 Impossibile capire cosa potra' fare adesso "Quo Vado". Dal momento che il film, qualche buonismo a parte e a parte l'appoggio di Mancuso e perfino di Meregetti, e' davvero buono, divertente, civile, uno spettacolo per tutti con poche parolacce (il mitico bokking), che non potra' che salire ai 50 e passa milioni. Non ha neanche rivali importanti per tutto gennaio.

 

Tutto cio' dimostra ancora una volta che la crisi del cinema italiano e' solo crisi di idee e di buone sceneggiature. E i produttori non devono massacrare registi e sceneggiatori nella costruzione dei loro film e al montaggio, Checco e Gennaro sono totalmente liberi ormai grazie a questi incassi mostruosi.

 

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Dimostra che il pubblico si muove solo per eventi che riconosce come tali e per film comici senza ambiguita'. E sa che Checco e Gennaro non tradiscono. Inoltre Checco al suo quarto film ha ancora miracolosamente intatta la sua freschezza originale, come se fosse il suo primo film. Grazie alla sua completa chiusura, niente pubblicita', pochissime apparizioni pubbliche, e' come se il suo ritorno fosse davvero un grande evento alla Celentano.

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Il fatto poi che fossero andati bene i film di Boldi, Abatantuono, Pieraccioni, perfino i due cinepanettoni, hanno solo rafforzato l'uscita di Checco, che ha avuto facile gioco di tutti e di tutto. I critici, ha ragione Checco, non contano niente o quasi. Prima ne parlavano malissimo, poi scrissero che il suo "non e' cinema", poi i giornali obbligarono Serra, Maltese e Sofri a andare a vederlo e si degnarono di dir la loro.

 

Checco, e questa e' la sua forza assoluta, se ne frega di tutto e di tutti. Finge di essere il cafone assoluto e non lo e'. Fa il cinema che vuole col suo regista e cosceneggiatore di sempre, Gennaro Nunziante, formando con lui una coppia perfetta. Cioe' Checco rende divertenti e assolutamente originali le situazioni che assieme a Gennaro mettono in scena. E i due si sforzano davvero di non copiare da nulla ne' situazioni ne' gag ne' battute.

 

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Checco conosce tutti i suoi limiti, ma sa anche quanto sono modesti e poco funzionanti i film comici che si fanno in Italia. Per questo riesce a sbancare in Italia. Perche' lui e Gennaro sanno esattamente come farci ridere e pensare, sanno costruire situazioni comiche da drammi ripresi dalla nostra realta' come facevano Sonego, Marchesi, Risi.

 

Non hanno la cultura dei nostri grandi autori comici, ma questo li rende in qualche modo piu' puri. E perfino l'odio palpabile che il mondo del nostro cinema più intellettuale dimostra nei loro confronti alla fine funziona da prova reale della loro innocenza. E con tutto questo, riescono anche a dirci due cose importanti sulla realta' di questo paese, sul posto fisso, dentro al cinema fortunello e miliardario di Medusa. 

"quo vado?", zalone 4

 

3. MONUMENTAL CHECCO

Mariarosa Mancuso per “il Foglio”

 

Guardate i trailer che annunciano il nuovo film di Checco Zalone, please. Bastano tre minuti. Poi guardateli un' altra volta. E un' altra volta ancora, per capire quanto contano nel mestiere di far ridere la precisione dei tempi comici e le controscene (dicesi controscena quando è l' altro a parlare, in questo caso la cliente della farmacia, mentre viene inquadrato Zalone in camice bianco che ascolta e, per capirci, "fa le facce").

 

 

"Mestiere di far ridere" qui significa: trasformare una gag che sulla carta è carina, ma certo non da sganasciarsi - la moglie trascurata dal marito, effetti e contromosse - in un gioiellino. Aiuta anche la tecnica: nello stesso trailer (che poi trailer a rigore non sarebbe, non mostra neanche un fotogramma di "Quo vado", più secretato di un' intercettazione giudiziaria), l' attore sfodera toni, accelerazioni, frenate, sussurri che sfuggono alla maggior parte dei diplomati al Centro sperimentale di cinematografia. Gente che poi occuperà militarmente il cinema italico, convinta che "recitare" voglia dire pronunciare la battuta - spesso scritta in un italiano di plastica - con impostazione da filodrammatica.

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Avvertenza: se siete interessati a temi quali la conferenza sul clima, la geopolitica mediorientale, la rivolta delle classi subalterne e il sole dell' avvenire che sulle medesime presto brillerà, sconsigliamo di proseguire la lettura.


La farmacia, il divanetto dello psicoanalista dove Zalone scopre che non gli escono più di bocca le parolacce ("ci ho costruito la carriera, immagini la delusione dei bambini..."), il Vaticano (con l' uso astuto del semibuio e qualche soldino investito nei costumi, pare più credibile di quello visto in "Suburra" di Stefano Sollima, sono i misteri del cinema italiano): gli sketch ricordano allo sterminato pubblico che il 1° gennaio, diretto (e sceneggiato) come gli altri exploit zaloniani da Gennaro Nunziante, esce "Quo vado": quest' anno i soldini messi a pizzo per i film delle feste bisogna farli durare fino all' Epifania.

 

checco zalone da massimo giletti  6checco zalone da massimo giletti 6


Ogni previsione è naturalmente fuori luogo. Mai come in questo momento siamo seguaci di Mark Twain, che trovava ardue le previsioni "riguardo al futuro". Si può solo riproporre l' escalation: "Cado dalle nubi", anno 2009 e 14 milioni di incasso; "Che bella giornata", anno 2011 e 43 milioni di incasso; "Sole a catinelle", anno 2013 e quasi 52 milioni di incasso (più l' indotto, segnalò una volta Luca Medici, il laureato in Giurisprudenza e musicista e autore comico che il personaggio Zalone lo ha inventato e lo interpreta: "I cinema si riempiono e pure le pizzerie vicino ai cinema lavorano").

 

checco zalone da massimo giletti  4checco zalone da massimo giletti 4

 

Non male per uno che fece irruzione nel pop con la canzone "Siamo una squadra fortissimi / fatta di gente fantastici". Il tormentone dell' estate 2006, trascinato dalla vittoria italiana ai Mondiali di calcio: di palloni e giocatori non sappiamo nulla, ma a sentirla sulla suoneria di un cellulare fu colpo di fulmine.


Più o meno in quel periodo, su Telenorba, Checco Zalone faceva l' imitazione di Nichi Vendola. Abito grigio semi lucido - quella tinta che sul tessuto di lana o altre fibre naturali neppure prende, attecchisce solo sul sintetico - e parrucchetta in tinta bassa sulla fronte, quando attacca con "La Puglia è la terra che scorre nel sangue delle mie vene..." siamo già conquistati.

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fabrizio uni sonia bergamaschifabrizio uni sonia bergamaschi

Anche prima di sentire che il sangue che scorre nelle vene, oltre a portarsi dietro la terra di Puglia che alla circolazione bene non fa, è "raggrumito dalla barbarie dei poteri forti". Che, va da sé, affliggevano "la vita dei nostri padri contadini chini sotto il sol levante". Per punteggiatura, gli sputi a ogni "s". "Sputavi" era uno dei motivi per cui Walter Matthau -Willy non voleva rifare coppia con George Burns -Al nel film "I ragazzi irresistibili", tratto dalla commedia di Neil Simon. Erano due attori di vaudeville, e il colpevole, per dispetto, aumentava le parole con la "s".

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Con questi inizi e i record di incassi, il resto dovrebbe essere storia. Della comicità, se la materia fosse presa da queste parti un po' sul serio. Sappiamo benissimo che a spiegare le battute le si ammazza, e noi di mestiere non studiamo le rane morte. Però fuori d' Italia il comico viene considerato un mestiere rispettabile, oltre che molto difficile (lo sanno i dilettanti allo sbaraglio nelle serate "open mic", come li vediamo nella serie "Louie" e come li vedevamo nella serie "Seinfeld").

 

Non si configura come l' evoluzione di chi a cena dopo qual che bicchiere racconta bene le barzellette. Perfino Obama - una sera all' anno, alla cena per i giornalisti accreditati alla Casa Bianca - si fa scrivere il testo da professionisti e fa il suo numero, stuzzicando anche le questioni delicate.

checco zalone luca medici e il suo cd immensemente angela in cado dalle nubi checco zalone luca medici e il suo cd immensemente angela in cado dalle nubi


Nella litania italiana dei "poeti, santi, navigatori", il comico non ci sta (e non ci sta neppure il romanziere). Gli effetti si vedono, nel paese di Bartali e Coppi: satira politica - e solo satira politica - per undici mesi l' anno. I comici svincolati dall' appartenenza politica (indipendentemente dalla bravura e dalle preferenze) escono dalla tana assieme alle renne e alle palle colorate.

GIORGIO NAPOLITANO CON CHECCO ZALONE GIORGIO NAPOLITANO CON CHECCO ZALONE


Gli italiani comprano in massa libri e biglietti del cinema solo a Natale e dintorni: i primi vengono regalati, quindi non sussiste l'obbligo di lettura (copyright Luciano De Crescenzo); i secondi servono per levarsi i parenti di dosso (copyright nostro). Sono film da ridere, perlopiù. Ma non sembra mai il momento adatto per discutere come funziona - o come non funziona - la comicità. Al massimo, si dibatte sul tema "cinepanettoni sì, cinepanettoni no". Magari, per noi che li dobbiamo vedere tutti: "Cinepanettoni, quanti ne sfornano quest' anno?"

 

Sole a catinelle checco zalone Sole a catinelle checco zalone CHECCO ZALONE E FRANCESCO TOTTI DA ASSUNTA MADRECHECCO ZALONE E FRANCESCO TOTTI DA ASSUNTA MADRE

Legittimo il proposito di partecipare alla festa, nel periodo più generoso di spettatori. Però, insomma, almeno variare le battute, ritoccare la formula, guardare fuori dalla finestra cosa suc cede (se proprio uno non ha voglia di salire sul tram, come suggeriva Cesare Zavattini agli sceneggiatori che volessero farsi un nome). Se non lo si fa, vietato lamentarsi se poi gli incassi calano, a dispetto di cast che ormai paiono l' elenco del telefono: la speranza è che ognuno porti al cinema i propri fan, come nei saggi scolastici ogni bambino convoca i genitori e tutti i parenti che riesce a trovare.

 

Una generazione che ride cercandosi gli sketch sul web - e ha a disposizione il meglio della comicità, se vuole, anche in materia di pecoreccio e toilet humour - ha standard diversi dai genitori e dai nonni.

fChecco Zalone e cda b bd ce fChecco Zalone e cda b bd ce


Per quanto amassimo Checco Zalone - complice anche una meravigliosa parodia di "A te" di Jovanotti, eseguita alla presenza di Jovanotti, e anche qui c' erano le "s", però con la zeppola: "Fe folamente lo fapessi fuffulterei" - nessuno poteva garantire la riuscita di "Cado dalle nubi" (il cimitero dei comici bravi mai arrivati al cinema è affollato).
Ricordiamo perfettamente la prima risata a scroscio, quando "Angela" nella canzone faceva rima con "Losangela": "Ami solo me, spositi con me, che in viaggio di nozze io ti porto a Losangela".

 

NUNZIANTE E ZALONE NUNZIANTE E ZALONE


Va ascoltata da uno con la maglietta rosa, cantante di piano bar a Polignano a mare, voglioso di raggiungere "L' acne del successo" (era già una battuta di Marcello Marchesi, ma tra grandi si può fare). Salito a Milano canta la canzone "Gli uominisessuali" in un locale gay, indicando ogni avventore con il dito. A memoria di spettatore, non c' era paragone con la concorrenza, che proponeva gag sui telefonini finiti nel culo del tacchino, o sciate a gambe larghe contro l' albero, mentre in "Cado dalle nubi" l' ingenuo venuto dal sud prendeva una busta di cocaina e lo usava come stucco per riparare il lavandino.
 

Scene da Che bella giornataScene da Che bella giornata

Accadeva molto prima che Roberto Saviano aprisse "Zero Zero Zero" con un monologo da cui si evince che se non conosci almeno dieci sniffatori, per rispetto delle statistiche il cocainomane sei tu. A Saviano la parodia toccò nello spettacolo "Resto Umile World Tour": lo scrittore era "all' acne del successo", grazie al suo programma assieme a Fabio Fazio, e anche questo sta nella categoria "grandiosi tempi comici".

 

CHECCO ZALONE UNIVERSITA ALDO GRASSO CHECCO ZALONE UNIVERSITA ALDO GRASSO

A noi piaceva anche zio Michele da Avetrana, che dava gli ingredienti delle ricette come in un masterchef campagnolo e subito li ritrattava. Ma il paese non era ancora pronto, e probabilmente non lo sarà mai. I comici americani invece hanno campato - ma pro prio campato, per anni - su O. J. Simpson e il suo processo. Ma appunto, il loro presidente un giorno all' anno afferra il microfono, spara qualche battuta, e nel paese delle class action e del politicamente corretto nessuno ha da obiettare.Saviano era il Saviano televisivo, indeciso tra il Nobel per la letteratura e il Nobel per la pace, magari tutti e due.

Checco ZaloneChecco ZaloneCHECCO ZALONE FOTO DA RAGAZZO PALESTRATO CHECCO ZALONE FOTO DA RAGAZZO PALESTRATO


Aria seria e compunta di chi rivela una notizia che non puoi non sapere (conosciamo gente che a Milano ha smesso di mangiare pizza, dopo che Saviano ha snocciolato l' elenco delle mozzarelle contaminate dalla camorra, e questa non è - ripetiamo, non è - una battuta di Zalone). Informazioni a raffica, scandite con il tono che ora quando lo rifà Carlo Lucarelli sembra uno scopiazzatore, e invece - da centinaia di puntate - scandiva già così i delitti.

CHECCO ZALONE IN VERSIONE JEP GAMBARDELLA DA MARIA DE FILIPPI CHECCO ZALONE IN VERSIONE JEP GAMBARDELLA DA MARIA DE FILIPPI

 

Stessa sorte toccò a Jep Gambardella, zalonizzato nel salotto di Maria De Filippi (con quel nome e con quei vestiti, che altro si poteva fare?). Tempismo perfetto anche in questo caso: Jep Gambardella fu sbeffeggiato non quando il film uscì (se lo filavano francamente in pochi, a parte gli intellettuali e i critici convinti che il personaggio fosse ispirato a loro).

checco zalonechecco zalone

 

GENNARO NUNZIANTE E CHECCO ZALONEGENNARO NUNZIANTE E CHECCO ZALONE

Fu sbeffeggiato quando il film vinse l' Oscar e fu trasmesso in tv. Totalizzando 10 milioni di spettatori, dicono. E tanti dovevano essere. Il giorno dopo era impossibile mettere piede dal fruttivendolo o al supermercato, senza sentire qualcuno che dicesse: "Com' era poi? io mi sono addormentato quasi subito...".


Al cinema, Checco Zalone non fa le imitazioni e non fa satira politica, e neanche le mette insieme nella combinazione che sta affossando Maurizio Crozza (con l'eccezione di uno pseudo Papa Francesco che consegna personalmente un frigorifero in fondo a via Salaria, incontrando puttane e rapinatori).

 

checco zalone da fazio  checco zalone da fazio

Costruisce personaggi, e questi sono merce rara. Costruisce personaggi della nostra epoca, e questa è merce ancora più rara (non possiamo ridere per gli anni che ci restano con le barzellette che resero grande la Settimana enigmistica, con le crociere che imbarcano moglie e amante, con i cellulari infilati nel culo del tacchino).

CHE BELLA CAGATA -  CHECCO ZALONECHE BELLA CAGATA - CHECCO ZALONE

 

Checco Zalone sfoderò i depressissimi Emo, che magari non sono la novità più nuova sulla faccia della terra, ma son sempre meglio dei milanesi che orripilati vanno al sud per lo sposalizio dei figli (i quali amoreggiano via skype e parlano al telefono con New York, ma una pernacchia ai genitori che reagiscono come in "Indovina chi viene a cena?" non la fanno mai).

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I film di Checco Zalone hanno successo perché lo meritano: dietro ci sono la fatica, le riscritture, il perfezionismo del comico e del regista Gennaro Nunziante. Per "Quo Vado", viene voglia di riciclare un commento sfuggito in occasione di "Sole a catinelle", prima che diventasse assoluto campione di incassi: "Se facciamo trenta milioni di euro, diranno che ha incassato poco" (si sono visti produttori accendere ceri alla Madonna per parecchio meno).

Checco Zalone Checco Zalone

 

checco zalone da massimo giletti  1checco zalone da massimo giletti 1checco zalonechecco zalone

Restano i critici, più o meno con questa dinamica: il primo film non lo prese sul serio nessuno; il secondo non si poteva ignorare, e anche chi non aveva visto il primo commentò "meglio, più maturo"; al terzo tutti si dichiararono zaloniani della prima ora, con poche voci contrarie improntate al modello di pensiero: "se piace a tanti e incassa molti soldi io sono contro". Al quarto, sarebbe giusto considerarlo come farebbero gli americani, o anche i francesi e gli inglesi: un patrimonio nazionale.

 

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