LA REGINA CARLOTTA ERA DAVVERO NERA? – NELLA SERIE DI NETFLIX “BRIDGERTON” LA MOGLIE DI GIORGIO III È INTERPRETATA DALL’ATTRICE DI COLORE GOLDA ROSHEUVEL, MA ERA DAVVERO “MULATTA”, COME SEMBRA ANCHE DAL RITRATTO DI ALLAN RAMSAY DEL 1762 E DAGLI STUDI DI ALCUNI STORICI? WALTER SCOTT, SUO CONTEMPORANEO, LA DEFINIVA “ILL-COLOURED”, DOVE ILL PUÒ SIGNIFICARE MALATO, MA ANCHE…

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golda rosheuvel la regina carlotta in bridgerton 1 golda rosheuvel la regina carlotta in bridgerton 1

Paola De Carolis per il “Corriere della Sera”

 

A prima vista la scelta di un'attrice nera per la parte della regina Carlotta, nota soprattutto come moglie di Giorgio III, potrebbe sembrare un esempio di casting «colour-blind», un'assegnazione dei ruoli che non presta attenzione al colore della pelle degli attori.

 

bridgerton 2 bridgerton 2

Eppure lo sceneggiato Bridgerton , saga romantica ambientata all'inizio del XIX secolo e tratta dall'omonima serie di romanzi di Julia Quinn, ha dato nuova vita in Gran Bretagna al dibattito sulle origini di una sovrana i cui meriti forse, nell'arco della storia, non sono stati pienamente riconosciuti.

Il duca di Hastings Bridgerton Il duca di Hastings Bridgerton

 

Nel torpore del lockdown, lo sceneggiato di Netflix ha conquistato il pubblico, tanto che il quotidiano britannico Telegraph è giunto a concludere che il piccolo schermo di Natale ha consegnato due regine campionesse d'ascolti, Elisabetta e Carlotta. Chi ha apprezzato Downton Abbey , così come gli appassionati di Jane Austen, troveranno in Bridgerton un mondo che riconoscono, con alcune differenze.

 

ritratto della regina carlotta allan ramsay ritratto della regina carlotta allan ramsay

I puristi lamentano che la musica per i balli non è quella di Bach o Händel, ma di Ariana Grande, che gli inchini non seguono la giusta formula, che il linguaggio non ha niente a che vedere con le argute osservazioni sociali di Orgoglio e pregiudizio , che c'è troppo sesso.

 

E poi c'è la questione della razza: il duca di Hastings, protagonista maschile della serie, è nero, così come lo sono altri membri dell'aristocrazia e dell'entourage della regina. All'epoca sarebbe stato impossibile. Sulla sovrana, però, mancano certezze. Che fosse bi-razziale è una possibilità di cui si parla già da tempo grazie anche allo storico Mario de Valdes y Cocom, originario del Belize, che cominciò le sue ricerche sull'albero genealogico della regina alla fine degli anni 60.

 

Nella letteratura non mancano i riferimenti al colore della pelle della sovrana: «Ill-coloured'» scrisse Walter Scott, poeta e scrittore scozzese contemporaneo di Carlotta, dove «ill» può significare malato, ma anche infelice o sbagliato. Il medico della regina, il barone Stockmar andò oltre, sottolineando che la sovrana aveva «il viso di una mulatta».

 

regina carlotta e meghan markle regina carlotta e meghan markle

C'è poi il caso del ritratto di Carlotta realizzato da Allan Ramsay nel 1762: alcune caratteristiche del viso della sovrana potrebbero indicare un'etnia diversa dalla consuetudine per la famiglia reale, anche se la pelle appare bianca. Si tratta di illazioni. La verità probabilmente non si saprà mai anche se c'è a chi piace pensare che già la regina Vittoria, nipote di Carlotta, potesse essere un esempio di una Gran Bretagna più aperta alla diversità.

 

regina carlotta in bridgerton regina carlotta in bridgerton

L'arrivo di Meghan Markle, duchessa di Sussex colpita da una potente campagna razzista, verrebbe letto in un'altra luce. Certo è che la regina Carlotta non venne apprezzata per la sua bellezza, se anche Dickens arrivò a definirla in Racconto di due città «una regina dal viso banale», e che nei tanti anni al fianco del re - sorpassata per longevità tra i consorti solo dal principe Filippo - fondò i giardini botanici di Kew Gardens, tra le mete più visitate da britannici e turisti, e fu una generosa patrona delle arti.

 

studi sul ritratto della regina carlotta di allan ramsay studi sul ritratto della regina carlotta di allan ramsay

Non è però tra i membri della famiglia reale che la gente conosce, se non grazie alla pièce di Alan Bennett e il film che ne è stato tratto, La pazzia di re Giorgio . Discriminazione o solo l'oblio della storia? Ora, grazie a Bridgerton , sappiamo che una sua parola bastava a creare o distruggere la fortuna di famiglie intere. È fiction, è chiaro.

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